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I “classici” di oggi

La memoria, diceva Umberto Eco, ha due funzioni principali. La prima è di contenere. Ovvero fare da contenitore a ricordi non solo propri, ma anche appartenenti a componenti della propria famiglia, della cerchia di amicizie e conoscenze, e della comunità a cui si appartiene. La memoria, come contenitore, ci permette di possedere un’identità. Senza identità saremmo come lo smemorato di Collegno: conteso da due mogli e incapace di scegliere quale vita vivere. La storia, in questo senso, è uno strumento della memoria collettiva. La seconda funzione è quella di filtrare. Sarebbe infatti impossibile contenere tutti i ricordi, tutte le informazioni, nostre e altrui, che andiamo via via accumulando nel corso della vita. Finiremmo per somigliare a quei soggetti affetti dalla sindrome di Asperger: capaci di memorizzare fin nei minimi particolari le molte sfaccettature di un soggetto, ad esempio la pianta di una città, ma incapaci di vivere. Filtrare le memorie, selezionarne alcune e scartare le altre, è quindi una funzione indispensabile per poter vivere pienamente. In questo senso, i classici, sono il risultato di entrambe queste operazioni.
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