Ciao! Ho pubblicato questo nuovo post in cui parlo delle espressioni latine più usate nell’italiano moderno: quali sono, cosa significano e come si scrivono.

Se sei interessato ad approfondire l’argomento o anche solo curioso di conoscerle, fai un salto sul mio blog.

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Le interiezioni primarie stanno ai margini del nostro sistema linguistico, presentando una grafica e una fonetica del tutto peculiari. Il grafema h, ad esempio, compare spesso o in posizione finale (mah) o all’interno di parola (ehi), ma solo occasionalmente ha un reale valore fonetico. Tuttavia allo scrittore torna comodo per evitare «omografie» (e ed eh potrebbero confondersi fra loro se non fosse per la h); diventando così un marchio distintivo dei monosillabi esclamativi.


Dopo le congiunzioni e i connettivi siamo giunti alle interiezioni. Il termine indica una parola invariabile per genere e numero che esprime una «reazione improvvisa dell’animo»[1] (gioia, rabbia, sorpresa, dolore, ecc.) o manifesta un’intenzione precisa (un ordine, un saluto, una preghiera, ecc.). Nel colloquio orale è spesso accompagnata da un gesto («Alt!», disse la guardia parando la mano); in quello scritto è spesso graficamente seguita da un punto esclamativo o interrogativo – quando si vuole indicare meraviglia, perplessità, incredulità («Eh?») – oppure da tre puntini, se si vuole indicare incertezza o esitazione: «Mah…».


«Negli studi linguistici più recenti, le congiunzioni tendono a confluire nella più vasta categoria dei connettivi, […]. I connettivi sono, a loro volta, parte dei cosiddetti segnali discorsivi».


Lasciati alle spalle gli avverbi, oggi diamo una rapida sbirciata alle congiunzioni. La congiunzione è un meccanismo sintattico che ha lo scopo di collegare fra loro due o più parole, o gruppi di parole, o frasi di uno stesso periodo. Il tipo di collegamento distingue le congiunzioni in coordinative, dove il rapporto fra le parti collegate è di equivalenza («Giulio e Luigi stanno fuori a fumare»; «faceva molto freddo, eppure sono uscito» [Serianni]), e in subordinative dove, come indica lo stesso termine, le parti collegate sono in rapporto di dipendenza («Non ho mangiato perché non ho fame»).