C’è una cosa che ho sempre voluto fare da quando ho aperto questo blog, ed è intervistare un/una ghost writer. I motivi sono tanti, e sono riassumibili nelle domande che leggerete a breve qui di seguito. Il problema, però, era riuscire ad acchiapparne uno: si sa che i fantasmi sono per loro natura sfuggenti. E per quanto in giro ci siano ormai una valanga di persone che si promuovono come tali, almeno tanti quanto gli editor freelance, ero sicuro che per la mia intervista non avrei mai voluto rivolgermi a nessuno di loro. Il motivo è semplice: c’è qualcosa di sacro e misterioso nella scelta dell’anonimato; ancor di più in uno scrittore che decide di cedere la propria opera restando nell’ombra. Ed era svelare questo mistero la cosa che tanto mi premeva di questa intervista. Va da sé che se uno scrittore si promuove come ghost è perché nell’ombra non ci vuole stare.