Ciao,
è online un nuovo articolo. Parla delle baruffe verbali in cui ogni tanto ci capita di essere trascinati nostro malgrado sui social. Se ti interessa leggerlo, fai un salto sul blog.


Stavo cazzeggiando nell’attesa che mi assalisse la voglia di lavorare al romanzo quando, nel mio solito giro di social, quotidiani online, chat, controllo della posta elettronica, noto un titolo che attira la mia attenzione: Consigli per superare pensieri suicidi, secondo chi c’è passato. L’articolo è apparso su VICE il 29 agosto 2018. Poiché prima dell’estate avevo scritto qualche post sull’argomento, poiché io stesso quest’anno ho avuto un paio di settimane buie, poiché la mia ex ex ex compagna si è suicidata a seguito di quella che i dottori avevano diagnosticato come una depressione maggiore, qualsiasi cosa voglia dire, un titolo del genere non poteva non attirare la mia curiosità.

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Oggi ti sei svegliato con una sorta di rivelazione, non è così caro follower? Capita, voglio dire. Certe mattine di svegli e quell’idea che ti frullava sottile per la testa da giorni, troppo trasparente per essere agguantata, l’hai finalmente compresa. Poiché sai scrivere, e scrivere bene, hai usato il tuo spiccato talento per la sintesi e l’hai condensata in una bella frasetta. Cosa ci farai, con questa bella frasetta? Un tempo, forse, l’avresti scritta sul tuo diario personale, tenendola segreta da occhi indiscreti. È troppo intimo il pensiero per poterlo condividere con estranei a cuor leggero. Il pensiero comunica come funziona il nostro cervello, le nostre emozioni. E poiché il comportamento è sempre un’azione conseguente a un’emozione, svelare le emozioni comunica come ci comportiamo. Oppure l’avresti confidata alla mamma, ché il babbo certe cose non le capisce, o a un’amica/amico del cuore. Oppure l’avresti lasciata fluttuare nella tua testa, assieme a molti altri pensieri, andando a formare la base delle tue impressioni sul mondo, la vita, l’esistenza.

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Ecco una classifica in prosa dei metodi di suicidio più diffusi nel mondo della scrittura.


Nel 1930 Robert Musil pubblicava a Berlino il primo dei due volumi de L’uomo senza qualità, un vastissimo romanzo diviso in tre parti. Il secondo volume uscirà nel 1933, mentre il terzo non uscì affatto. L’Uomo senza qualità, opera monumentale, al pari dell’Ulisse di Joyce e della Ricerca del tempo perduto di Proust è considerato uno dei massimi capolavori della letteratura mondiale rimasto, ahimè, incompiuto. È ambientato nella capitale di un impero pluri-etnico immaginario chiamato Kakana, la quale non è dissimile dalla Vienna dell’autore, che è austriaco. Narra la vicenda esistenziale e spirituale di Ulrich – l’uomo ideale – il quale riassumendo in sé le qualità del secolo appena iniziato, il Novecento, vive un’esistenza priva di autentici interessi in modo quasi alienato dal mondo reale.