Ecco una classifica in prosa dei metodi di suicidio più diffusi nel mondo della scrittura.


Non è un addio, naturalmente. I contenuti del blog resteranno on-line a disposizione di quanti, passando di qui, li riterranno ancora utili al proprio cammino. Nei prossimi giorni e settimane, inoltre, appariranno degli articoli che avevo già programmato prima delle vacanze; fin quando non si estingueranno da soli. Non escludo, peraltro, di tornare a scrivere qualcosa, di tanto in tanto, se ne avrò il tempo e qualcosa di intelligente da dire. Pensandoci, se tutti si sforzassero di scrivere solo avendo delle cose davvero intelligenti da comunicare, forse in Italia ci sarebbero molti meno “scrittori” e molti più lettori. Ma tant’è…


È capitato a tutti almeno una volta nella vita di prendere una decisione d’impulso, istintiva, viscerale, magari con fare un po’ sborone, come direbbe qualcuno, pensando di essere dalla parte giusta della barricata, il lato forte di un’alleanza che non è più tale, per poi vedere le sorti esattamente ribaltate rispetto a come ce l’eravamo immaginate. È questo che deve aver pensato Federico Motta la mattina del 18 maggio 2017, quando le code davanti ai botteghini del Lingotto Fiere, in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino (di Torino!), diventavano prima una serpaia disordinata, poi una fiumana indistinta, quindi un’oceano sconfinato di voci, volti, colori.


Gente seria ne è rimasta poca, almeno nella comunità di aspiranti scrittori (o scrittori già affermati, giornalisti, critici letterari, addetti ai lavori…) di cui faccio parte. E questa la considero la più grande fortuna che mi potesse capitare in questa vita. La storia è questa:

#Anfusochelegge