Tag: Romanzo

Scrivere per obiettivi


Alla fine della sua lettura questo articolo avrà decine di commenti, forse più di un centinaio. Come faccio a saperlo? Lo so perché è già successo: molte volte, con molti altri post. La certezza, o il presentimento di una sua elevata probabilità, mi stimola a procedere nella stesura. I commenti, come sanno coloro che tengono aggiornato con costanza il proprio blog, sono sempre fonte di gratificazione; tale a volte da spingere il blogger a svilupparne addirittura una dipendenza. Anche non essere letti per nulla innesca lo stesso meccanismo, seppure in senso inverso. Tutto questo rientra in un processo che per semplicità chiamerò riflesso condizionato.

Ora, l’obbiettivo di scrivere un post è quello di essere letti e commentati da più persone possibili. La gratificazione si ottiene se questo accade davvero. Possiamo non essere d’accordo e dire che l’obbiettivo dovrebbe in realtà essere quello di comunicare informazioni valide e oneste ai propri lettori, e concorderei con voi se fosse questo l’argomento dell’articolo, ma… assecondatemi. Se accade, se il post viene letto e commentato da molte persone, abbiamo un rinforzo positivo. Se non accade, abbiamo un rinforzo negativo. Si viene cioè a creare un collegamento automatico tra un’azione e la sua conseguenza statisticamente più scontata. La stessa cosa si può forse dire del riuscire a portare a termine la stesura di un romanzo…

STOP!


Non è un addio, naturalmente. I contenuti del blog resteranno on-line a disposizione di quanti, passando di qui, li riterranno ancora utili al proprio cammino. Nei prossimi giorni e settimane, inoltre, appariranno degli articoli che avevo già programmato prima delle vacanze; fin quando non si estingueranno da soli. Non escludo, peraltro, di tornare a scrivere qualcosa, di tanto in tanto, se ne avrò il tempo e qualcosa di intelligente da dire. Pensandoci, se tutti si sforzassero di scrivere solo avendo delle cose davvero intelligenti da comunicare, forse in Italia ci sarebbero molti meno “scrittori” e molti più lettori. Ma tant’è…

I tre atti di una storia


Che siate scrittori di racconti o di romanzi; sceneggiatori, drammaturghi o narratori; perfino semplici cronisti; dovete sapere che qualsiasi cosa stiate scrivendo, quella cosa è divisa in tre parti: incipit, svolgimento e conclusione. Qualsiasi storia, se viene narrata, sarà raccontata rispettando questa partizione. Un vecchio detto dei tempi della commedia tardo settecentesca recita: «Digli cosa stai per fare, fallo, poi digli cosa hai fatto». Sembra ripetitivo ma è un modo molto efficiente di raccontare una storia. Tuttavia c’è un modo più efficace di dire questa cosa: nel primo atto fai un nodo, nel secondo un fiocco, nel terzo scioglili. Il segreto della narrativa, in ogni sua forma, è tutto qui.

Tre parole chiave


Si legge in un fortunato saggio di Leonardo Sciascia, La storia della Mafia, che il primo vocabolario siciliano in cui compare questa parola è quello del Traina: «importata in Sicilia dai piemontesi, cioè dai funzionari e soldati venuti in Sicilia dopo Garibaldi, ma proveniente forse dalla Toscana dove maffia (due effe) vuol dire miseria e smàferi vuol dire sgherri»[1] – era il 1868.

Come progettare un romanzo


Le storie narrate nei romanzi sono prodotti di finzione. Possono essere ispirate a storie vere, ma vengono plasmate e modificate per risultare verosimili. Questo vuol dire che i romanzi sono interpretazioni della realtà. Una buona trama ha una struttura solida, un significato preciso ed è portatrice di un messaggio universale che in realtà la vita vera non ha.