narratore allo specchio

…quando l’alter ego vi osserva

Chi è il tuo alter ego, caro scrittore? No, non è il lettore. Il lettore è quell’individuo che devi convincere ad acquistare il tuo libro e a farselo piacere. No, non è neanche il protagonista. Il protagonista è quel personaggio a cui devi complicare la vita per poter raccontare una storia al lettore. Eh no, non è nemmeno l’antagonista. L’antagonista è solo un poveraccio a cui è capitata una parte decisamente scomoda.

Caro aspirante, vedo che non impari proprio mai. Il tuo alter ego è il narratore, chi altri? Come dici? Perché il narratore dovrebbe essere il tuo alter ego? Te l’ho spiegato la volta scorsa, mi pare. Tu e il narratore non siete la stessa persona. Tu inventi la storia e la scrivi, lui la racconta. Mi pare chiaro, no? Perché dovrebbe essere il tuo alter ego, chiedi? Semplice: tu e il narratore andate sempre d’accordo?


violentata nel bagno

…quando il telefono fisso esisteva ancora

È il 14 giugno del 1962. Ore 05:47 pomeridiane. Un furgone blu parcheggia di fronte agli edifici in mattoni di Gainsborough Street, nel quartiere di Back Bay, Boston, Massachussets. È una zona povera. Le case, una in fila all’altra, sono piccole come loculi. Un uomo, vestito con una tuta da lavoro verde, scende dal furgone e si avvicina a una di queste. Sale gli scalini, legge qualcosa su una cartellina che porta con sé, poi controlla il nome sul campanello. Prima di suonare si ferma un attimo, fa un lungo tiro dalla sigaretta che stringe fra i denti, quindi getta via il mozzicone, giù, in strada, e preme il pulsante.

Dall’appartamento giunge una sinfonia. È musica classica e copre i passi della donna in accappatoio che, pochi secondi dopo, apre la porta e si affaccia dallo spiraglio.


narratore

…quando la diegesi è filtrata dal narratore

Ti sei mai chiesto, caro aspirante, chi narra le tue storie? Una domanda facile, immagino… ma la risposta è: no, non sei tu. Tu, caro aspirante, al massimo la storia la scrivi. A narrarla, filtrandola tra te e il lettore, è il: narratore!

So cosa stai pensando… stai pensando che, in fondo, il narratore e lo scrittore siano la stessa persona, giusto? Sbagliato. Tu scrivi, solo questo. È lui, però, a raccontare la storia al lettore. E no, non siete la stessa persona. Questo, a meno che tu non stia scrivendo un’autobiografia. In quel caso, e solo in quello, sei autorizzato a esserne anche il narratore. In tutti gli altri casi, caro aspirante, il narratore te lo devi scegliere. Quindi, cerca di scegliertelo bene.


stalker

…quando la passione si trasforma in ossessione

Passi leggeri nella notte. Ombre, appostamenti, minacce. Il telefono squilla, di nuovo. È lui… Lo sai che è lui. È qui fuori, anche questa notte, e ti sta osservando. Dalla macchina scruta la luce della tua finestra. Ti immagina passeggiare avanti e indietro, le braccia nervosamente incrociate sul petto, le labbra prese a morsi dalla frustrazione… E ha ragione, naturalmente, ti conosce bene. Lui sa cosa provi. E ne approfitta.

Ne avverti la presenza epidermicamente. Come se fosse su di te. Come se fosse accanto a te. Sei indecisa. Vorresti parlarci. Vorresti farlo ragionare, convincerlo che è finita, che hai paura e deve smetterla. Piangerà. Ti supplicherà. Ti farà un sacco di promesse fasulle. E se rifiuti, se tieni duro e mantieni la tua posizione… ti minaccerà. Peggio, diventerà violento. Perché lui è uno: stalker!


lettrice 2014

…ma sempre a piagne’ state!

Il 15 gennaio scorso, l’ISTAT (istituto nazionale di statistica), ha pubblicato il solito report annuale sulla produzione e lettura di libri in Italia. L’attimo subito successivo alla messa in web di questo pamphlet, editoriali giornalistici delle più svariate testate nazionali e regionali hanno pubblicato i soliti titoloni del tipo: “L’Italia non è un paese per lettori” (parafrasando involontariamente McCarthy), oppure “In Italia si legge sempre meno” o, ancora, “Nuovo trend negativo”, manco stessimo parlando di quotazioni azionarie.

«Ma sempre a piange’ stanno questi?».

«Vecchio, cerchiamo di mantenere la calma!».

«Ma carma er cazzo, c’hanno rotto li cojoni».

«Vecchio, t’è uscito un leggero accento romanaccio questa volta…».

«So’ stato in vacanza ar Campo de’ Fiori…».

«Come mai?».

«Pensavo se trattasse de un parco nazionale, c’hanno portato coi purman sabbato scorso, envece ce stavano ‘e bancarelle!».

Stendendo un velo pietoso sulle condizioni mentali dei vecchi nel bel paese, in particolare la carogna fuggita dalla pensione/lager che mi si è appioppata addosso su questo blog, proviamo per un attimo ad analizzare i dati dell’ISTAT.