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Occhi fissi sulla meta


Lo nistagmo si presenta come un movimento pendolare dell’occhio, il quale oscilla in almeno due direzioni diverse senza che il soggetto possa fissare lo sguardo su qualcosa. La velocità di oscillazione può essere costante o saccadica, composta da una fase veloce e una lenta. Chi è affetto da questa patologia tende a essere ipovedente (come conseguenza del fatto di non riuscire a fermare lo sguardo su ciò che vorrebbe vedere), e incline a tutta una serie di sintomi secondari, come: cefalea, vertigini, nausea e irritabilità. Il soggetto, come si può immaginare, fatica a praticare sport, a studiare, a eseguire nei casi più gravi operazioni semplici come, ad esempio, annodarsi le stringhe delle scarpe.

Coniglio in salmì


Ad ogni modo, vi racconto tutto questo solo per rassicurarvi del fatto che a voi, care lungimiranti e intelligenti cavie, non succederà nulla di simile. Si spera… E poi di cosa vi lamentate? Non fate forse da cavia per un sacco di aziende? Non passate forse il vostro tempo a guardare spot pubblicitari in televisione, facendo zapping quando qualcosa non vi interessa, o restando fermi, occhi a palla, quando la réclame presenta un prodotto di vostro gusto? Siete delle cavie da sempre. È il vostro status di consumatori a trasformarvi automaticamente in cavie. Prima siete cavie e poi, come conseguenza, diventate consumatori. In pratica vi autocannibalizzate… Ma non è solo marketing. Siete cavie anche quando si parla di argomenti che riguardano la società. Non guardate forse i telegiornali a cena? Dunque, se fate da cavie a me almeno io sono disposto a farvi i miei complimenti…

Tempo e spazio nei romanzi (parte I)


Il nostro non può che essere un punto di vista limitato e momentaneo di un qualcosa che è di gran lunga più grande (leggi = solenne) e, allo stesso tempo, più semplice di quello che i nostri sensi ci fanno intendere. In tutto questo, il nostro posto, che pur esiste, è quello di osservatori. Se la creazione fosse un libro, noi saremmo i suoi lettori.

Pubblicare su una rivista


Insomma, pubblicare è come vivere: c’è la gioia e ci sono i dolori. La prima è quasi sempre al singolare, i secondi quasi sempre al plurale. Ma se non ci fossero entrambi, forse di vivere non ne avremmo la voglia.

Abluzioni quotidiane


La sera, prima di cominciare, riordino la scrivania. La pulisco con un panno umido, spolvero e allineo i libri. Ne sfoglio qualcuno. Mescio un caffè lungo, all’americana, che con il suo pennacchio di fumo riempie la stanza di calore e aroma. Poi mi siedo, accendo il mac, e comincio a scrivere…