Stephen King

… quando i segreti fanno l’arte

Un sogno. È quello che segretamente coltiviamo: vivere dei frutti della nostra passione. Ah, come sarebbe bello poter dedicare buona parte del giorno, o della notte, a scrivere i nostri romanzi, oppure a far ricerche per i nostri romanzi, o, ancora, a viaggiare per osservare dal vivo i luoghi in cui i nostri romanzi saranno ambientati. Lo so, lo so cosa state pensando: solo pochi, pochissimi, forse addirittura nessuno, può permettersi di vivere di sola scrittura.

Non intendo contestare quest’affermazione. D’altronde è un’evidenza. Non vale solo per la scrittura però, vale per ogni campo, artistico o meno, dell’umana intelligenza. Un esempio? In Italia quale esempio più calzante dei calciatori? Forse sono un centinaio i calciatori che possono essere definiti ricchi, ricchissimi. Non tutti, ma buona parte di quelli che giocano in serie A. Gli altri, però, di calcio ci vivono, giusto? Almeno fino a un certo livello… Vale a dire al di sopra del dilettantismo. Oltre questo livello, di calcio non si vive. Ma sono in molti i giovani che sperano, che alimentano la speranza di diventare calciatori ricchi e famosi.


Questo doveva essere l’incipit del romanzo sui serial killer che stavo scrivendo e che non scriverò più, almeno per il momento… Ho qualcosa di più interessante per le mani. Almeno, spero. Nel frattempo, ditemi che ve ne pare.

Lizzie

Capitolo 1

La prima luce del giorno filtra attraverso la veranda, illuminando una cucina disordinata. Un uomo è seduto al tavolo e legge il San Diego Sentinel. Lo tiene steso davanti a sé, impugnandolo agli angoli con entrambe le mani. Veste bene, anche se la cravatta è allentata sul colletto e la camicia è di una taglia più piccola del dovuto. Davanti a sé ha una tazza di caffè ormai freddo. Il vapore ha smesso di salire da tempo. Gli occhi dell’uomo non si muovono, fissano il giornale, ma senza intensità.

La televisione, in alto su una mensola, è accesa su Channel 51. È piccola e vecchia, di quelle ancora con il tubo catodico. Sta trasmettendo il solito notiziario delle sette, a ciclo continuo di mezz’ora fino alle nove e trenta, orario in cui iniziano i programmi del mattino. Se l’uomo ascolta quello che sta dicendo il giornalista, lo fa distrattamente, come con la lettura del giornale. La gamba, sotto il tavolo, balla con frequenza crescente.

Connection


scrittori connessi

… quando scrivere è virtuale

Immaginate un mondo senza internet. Un mondo in cui le persone parlano fra loro, ma guardandosi negli occhi. Un mondo in cui chi scrive lo fa su carta e chi legge, legge inchiostro. Un mondo in cui le parole: social network, blog, web, self-publishing… non hanno alcun significato. Un mondo fatto di sentimenti reali, di materia organica vivente; in cui l’elettricità serve a illuminare gli ambienti, non la mente; un mondo fatto di librerie reali, non virtuali; un mondo che abbiamo già visto, alcuni di noi almeno. Ci riuscite?

Io, no. Non più. L’argomento di questo post è: l’importanza di essere connessi.

Self-publishing compulsivo


Self-Publishing

…quando la quantità compensa la qualità

Scrivere oggi. Potrebbe essere questo il titolo del post che state per leggere. Cosa significa scrivere oggi? Significa avere una scelta. Scegliere di inviare il proprio manoscritto a una casa editrice, attraverso i canali ufficiali, per iniziare un rapporto di collaborazione, oppure di pubblicarlo da soli, su Amazon ad esempio, o su uno dei tanti portali disponibili. Avere una scelta è già molto, più di quanto avessimo dieci o venti anni fa.

Scrivere oggi significa anche tentare di guadagnare soldi con la scrittura e farlo in modi non tradizionali. È possibile, alcuni ci riescono. Come? Semplice, con il self-publishing compulsivo. Come funziona? Questo è proprio l’argomento del post di oggi.