
Con il disegno mi sono sempre usciti solo scarabocchi. Da ragazzino, tuttavia, c’è stato un periodo in cui mi ero messo in testa d’imparare. Per assecondare quella mia momentanea passione avevo acquistato, tra le altre cose, un manuale: “L’arte di disegnare a matita: corso pratico completo” di Francisco Asins. Questo libro, che conservo ancora oggi, spiegava la differenza tra i vari tipi d’impasti di grafite, come tenere in mano una matita quando si disegna e le tecniche della prospettiva e del ritratto. Venivano mostrati molti esempi. Molti di questi disegni, eseguiti dall’autore stesso, erano semplicemente eccezionali. Quando lo ebbi fra le mani, lo sfogliai ammirato. Mi fermai a osservare i volti, gli occhi, le orecchie; tutti disegnati a matita. Poi lessi avidamente la parte che parlava di strumenti e di tecniche. Provai anche a copiare qualcuno di quei ritratti, anticipando di molto i tempi. Capii che il disegno non faceva per me quando arrivai alla parte più noiosa del manuale: gli esercizi.
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