Prima persona narrante

…quando il bivio svolta nella prima persona narrante

Questo è il primo vero ostacolo e la prima scelta importante che si deve compiere quando si decide di narrare in prosa una storia. Ci sarebbe anche la seconda persona come opzione; qualcuno c’ha anche provato, ma i risultati non sono stati soddisfacenti. Narrare in seconda persona significa raccontare al lettore quello che lui stesso sta facendo… come se fosse il protagonista. Potete tentare, se volete, giusto per divertirvi, ma non vi porterà da nessuna parte.

Restiamo dunque alle opzioni classiche: prima o terza persona? Sono entrambe scelte valide e plausibili. La ragione per cui si sceglie l’una o l’altra, riguarda l’effetto che si vuole ottenere presso il lettore. Effetti molto diversi fra loro, devo dire. Quali sono, lo vedremo fra un attimo. Prima lasciate che vi chieda: voi come scegliete il punto di vista della narrazione? Lo fate a casaccio, vero? Non esiste niente di più sbagliato…

5 categorie di serial-killer


Serial-killer

Il mostro allo specchio

Cari follower, ve l’avevo promesso ed eccoci qui: il primo articolo della nuova rubrica Umane Deviazioni. È doveroso fare una premessa e anche ripetere, per i nuovi lettori, il programma di questa rassegna. La premessa è semplice: non sono un esperto. Chiunque approdi qui lo faccia con lo spirito del curioso, poiché questa rubrica nasce proprio dalla curiosità del sottoscritto e dalla voglia di scrivere storie attinenti al genere.

Tuttavia non dubitiate che abbia fatto i compitini per benino, cari lettori assetati di sangue umano, avvalendomi di numerosi tomi dal peso non indifferente. Non sempre i grammi di un libro sono indice di qualità, certo, ma potete credermi sulla parola: quelli che ho consultato lo sono.

Per quanto riguarda la programmazione, Umane Deviazioni uscirà sempre, senza eccezioni, tutti i lunedì. È Natale? Bene, un po’ di sangue non può far male. È Pasqua? Meglio, seviziamo l’agnellino prima di papparcelo. È il Vostro compleanno? Chissà allora chi suonerà alla vostra porta questa sera?! La rubrica, inoltre, è stata divisa in tre sotto-categorie: Serial Killer, Stupratori Seriali & Psicopatici, Tecniche & Indagini. Più una quarta: Psicologia Criminale; ancora da programmare per bene.

Ora, caro follower, è arrivato il momento di lasciare le chiacchiere alle nostre spalle e di addentrarci in questo pazzo, pazzo mondo.

Sophya


Sophya di notte sotto la neve

Lo stomaco brontolò.

Strano, – pensò Sophya, – lo fa solo quando penso alla parola: cibo.

Lo fece di nuovo.

Chissà se le due cose sono collegate? – si chiese.

In accordo con i pensieri, lo stomaco brontolò per la terza volta.

Seduta su una panchina di legno, di quelle molto vecchie, in un angoletto carino di una via stretta, Sophya osservava curiosa i passanti. Andavano tutti molto di fretta. Alcuni erano carichi di borse. Altri, infreddoliti, si infilavano rapidamente nei negozi, lasciandosi alle spalle solo uno sbuffo di vapore.

La via aveva una pavimentazione in acciottolato e le case attorno indossavano ancora facciate di mattoni. Festoni luminosi addobbavano la strada collegandosi, per tutta la via, da un palazzo a quello di fronte e molti negozietti, eleganti e ben arredati, si affacciavano in fila. Al loro interno, calde luci gialle mettevano in risalto la mercanzia esposta.

Sophya si scaldava alla sensazione di calore che quelle luci le trasmettevano. Immaginava se stessa entrare in uno di quei negozi. Vestita bene e senza l’intenzione di rubare. Magari… mano nella mano con una mamma. Non per forza la propria, che neanche ricordava, ma una che non fosse solo frutto della propria immaginazione.

Con uno sbuffo allontanò quel pensiero da sé. Poi guardò la nuvoletta di vapore dileguarsi in fretta nell’aria. Quindi si lisciò il cappotto, troppo ampio e logoro, e se lo strinse maggiormente sul petto, vicino alla gola. Dall’alto, qualche pennacchio bianco iniziava a cadere in modo disordinato, qui e là.

Sophya alzò gli occhi per valutare la situazione. Erano pochi al momento, ma il colore eburneo del cielo non prometteva niente di buono. Poi vide un ciuffo di neve avvicinarsi leggero al suo viso. Tirò fuori la lingua e il fiocco ci si posò sopra. Resistette qualche attimo prima di sciogliersi. In risposta, il suo stomaco, brontolò ancora.

Nell’edificio di fronte, dal negozio di dolciumi, si aprì una porta e ne uscì un uomo. Con passo calmo, l’uomo, si diresse proprio verso di lei. Con diffidenza, Sophya, lo osservò avvicinarsi. Aveva più o meno una cinquantina d’anni, era alto e magro, e  indossava abiti di buona fattura. I capelli, un po’ stempiati ma ancora scuri, erano pettinati con la riga di lato. Sul viso, un paio di occhiali dalla montatura sottile e dorata, davano all’uomo un’aria distinta.

Se siete scrittori, smanierete sostenere…


simpatico svago

…superbi scritti scanditi sottilmente.

Se state scorrendo siffatto stelloncino suppongo sappiate stimare sinuosi scritti spartiti secondo savi scopi sostenuti, soprattutto, senza superbia.

Sappiate sostituire sostantivi senza sostanza solamente se saggiamente selezionati, scegliendoli sopra singole sottese smanie.

Sappiate stabilire soggetti straordinari sinceramente sospinti su scopi solari, senza sciupare scoraggianti sfumature.

Solo scegliendo sagacemente sontuosi sinonimi saprete sperimentare simboliche sfide, senza sentirvi scadenti scrittori.

Se state scrivendo senza sistema, suggerisco scomporre sensatezze senza senso somministrando soppesate sottigliezze.

Sappiate soprattutto scrivere sostenendo soluzioni scandite secondo sagace sensibilità, se sfigurare sarete smaniosi sfuggire.

Sospinto sinceramente secondo supremo scopo sopraggiungo servilmente scarna soluzione.

Saluti.

S.S. (Successivamente Scritto) Simpatico svago sottratto senza sostegno: da dove sto scrivendo

La canticchiante merda del mondo


fiocco di neve

…quando stupire non è un opzione

“Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti.” – Andy Warhol lo diceva ormai trent’anni fa. È ancora vero? Io credo di no. Televisione, internet, reality show, social media, video-tube, blog… nel mucchio, non conta più un cazzo nessuno.

Siamo una generazione di individui omologati. Usciamo dalla fabbrica con il codice a barre marchiato a fuoco sulla nuca, già impacchettati e pronti per formare una nuova generazione di individui indistinguibili. Per uscire dal gruppo, perfino Jack1 ha dovuto omologarsi.

Per dimostrare che non è così, noi cosa facciamo? Ci tatuiamo, foriamo, bruciamo, dilatiamo, ci facciamo iniezioni di botox, ci gonfiamo i muscoli e il seno, alcuni perfino le chiappe, e naturalmente, apriamo blog in cui mettere in bella mostra la nostra stupefacente personalità.

«Ehi Jack, che ne pensi di questo mio blog, fratello?»

L’unica cosa che non facciamo è accorgerci di quanto tutte queste cose ci rendano identici. L’argomento di questo post è: voi, io e la canticchiante merda del mondo.