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Avverbi di giudizio


Lo scorso lunedì abbiamo parlato degli avverbi di quantità, oggi vediamo gli avverbi di giudizio, ovvero: di affermazione o negazione. Presentando come probabile o improbabile un evento, cioè affermando o negando, gli avverbi di giudizio trasmettono «un’informazione sull’atteggiamento del parlante in merito a quanto sta comunicando»[1]: «forse è questo racconto che è un ponte nel vuoto» [Calvino]; «a quest’ora probabilmente non troveremo nessuno» [Serianni]; «e tu certo comprendi / il perché delle cose» [Leopardi]; «ho davvero avvertito la tua mancanza».

Altre forme atone


I puristi dell’Ottocento consideravano errato l’uso di lo con verbi quali essere, parere, sembrare, divenire – «è avaro, anche se non lo sembra» – consigliandone l’omissione («è avaro, anche se non sembra»). Per la loro sensibilità, ci ricorda il Serianni, il costrutto peccava di francesismo (sbaglio o in linguistica si dà sempre del francesismo sconsiderato a tutte le locuzioni che ci suonano scorrette? – N.d.R.), «giacché lo andrebbe usato solo in funzione di complemento oggetto». Ma si obbiettò che «il tipo “lo è” è molto antico e soprattutto trova riscontro con altri pronomi personali».