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Avverbi di luogo


Lunedì scorso abbiamo parlato degli avverbi di tempo, questo lunedì passiamo a quelli di luogo. Come dice il nome stesso, essi specificano il luogo in cui si compie un’azione, ma anche la collocazione di un oggetto nello spazio o la distanza che lo separa dagli interlocutori. Rispetto a un luogo, noto o ignoto, essi possono indicare se qualcuno si trova fuori o dentro, dietro o davanti, sopra o sotto, vicino o lontano rispetto ad esso: «ti aspetto fuori», «ci stai seduto sopra!», «laggiù, sopra la credenza», eccetera.

Altre forme atone


I puristi dell’Ottocento consideravano errato l’uso di lo con verbi quali essere, parere, sembrare, divenire – «è avaro, anche se non lo sembra» – consigliandone l’omissione («è avaro, anche se non sembra»). Per la loro sensibilità, ci ricorda il Serianni, il costrutto peccava di francesismo (sbaglio o in linguistica si dà sempre del francesismo sconsiderato a tutte le locuzioni che ci suonano scorrette? – N.d.R.), «giacché lo andrebbe usato solo in funzione di complemento oggetto». Ma si obbiettò che «il tipo “lo è” è molto antico e soprattutto trova riscontro con altri pronomi personali».