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Come si pubblicavano i libri nell’antica Roma


Costretto ad allestire per sé e gli amici una vera e propria “tipografia” amatoriale, si può facilmente immaginare come Attico avesse in seguito deciso di trasformarla in un’attività speculativa. Nascono così le “librerie editrici”; ovvero delle taberne aperte sulla pubblica strada, come parte aperta delle domus private o negli edifici pubblici, in cui si vendevano manoscritti di autori classici. Competitori di Attico in questa attività troviamo i Sosii, proprietari di un negozio di libri (i volumina) nei pressi del vico Tuscus, come ci ricorda Orazio; mentre Tito Livio, e più tardi Seneca, facevano i loro acquisti da Doro. Infine, molto nota, era anche la bottega di Trifone.

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Iudicantibus


A chi non capita di giudicare? Diciamocelo, una delle cose che ci distinguono dal mondo animale non è il pollice opponibile o l’articolazione di suoni fonetici, ma la capacità di formulare, dentro o fuori di noi, un giudizio di valore, di merito, di approvazione o di biasimo su persone o cose che fanno parte, per breve o lungo tempo, del nostro mondo, della nostra realtà.