Il loquace silenzio del punto

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Come si usa, il punto?

Siamo abituati a immaginare le interpunzioni come a delle pause; le stesse che si fanno parlando o leggendo ad alta voce. Tuttavia la lingua scritta non ha marcature specifiche atte a indicare delle interruzioni fonetiche: servirebbero per esse molti più punti. Quelli esistenti servono invece a indicare una marcatura ideale che è traccia «dei processi di pianificazione e guida per la lettura»[1] di un testo.

Una strutturazione difettosa si manifesta attraverso un disagio interpuntivo. L’indecisione a inserire il punto corretto nella giusta posizione è sintomo di quel «male oscuro» che è l’incapacità di costruire il testo. Costruire un testo in forma scritta segue procedure diverse da quelle del parlato. Nell’oralità le pause e le intenzioni sono indicate dall’intonazione e dal ritmo naturale del respiro. Il compito della punteggiatura, invece, è di marcare la struttura sintattica. Lo si nota in modo lampante quando si cerca di trascrivere, nel modo più fedele possibile, le registrazioni di colloqui orali.


Love coach

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In edicola la prossima settimana

Alcune sere d’autunno sanno essere interminabili. Soprattutto quando te ne stai chiusa in casa, in attesa che qualcosa succeda. Ma a starsene sola le probabilità che questo avvenga, che la tua vita improvvisamente prenda una nuova piega, non sono favorevoli. Cosa potrebbe mai accadere? Il principe azzurro non bussa alla tua porta; quasi mai…

Con mio padre ho sempre avuto un pessimo rapporto. Lui era buono, gentile, premuroso ma, per quanto amorevole potesse essere, prevaleva l’apprensione, l’ansia, la paura che qualcosa potesse accadermi. E infatti in tutta la mia infanzia e in buona parte dell’adolescenza non mi è mai capitato nulla. Ero una figlia devota, una bambina educata, una compagna di scuola gentile; in una parola: insipida e insicura. La prima parte della mia vita è scivolata via senza lasciare alcuna traccia; come se non l’avessi veramente vissuta. Il resto è trascorso nell’ansia di recuperare il tempo perduto.

A casa mi sentivo soffocare. Così, quando finita l’università mi trovai un lavoretto da segretaria in una grossa azienda, presi un piccolo appartamento in affitto in centro città, con il cuore colmo di speranza, e fuggii dalla campagna. In città speravo che qualcosa capitasse, che qualcuno mi notasse, che l’amore tanto desiderato, quello dei romanzi, di certi romanzi, bussasse alla mia porta.

I primi tempi, quando i trent’anni erano ancora lontani, per lenire quest’ansia piena di aspettative mi affezionavo a chiunque dimostrasse nei miei confronti anche solo un pizzico di curiosità. Bastava uno sguardo attento davanti alla fotocopiatrice, o una parola gentile in coda alla macchinetta del caffè, o un gesto pieno di attenzioni quando un foglio restava bloccato nella stampante: e io cominciavo a sospirare. Passavo il resto della giornata a fantasticare su quello sguardo, su quel gesto, su quella parola; a immaginarmi tra le braccia di quell’uomo così gentile da aver notato la mia presenza in questo mondo. Sognavo sere romantiche, cene a lume di candela, parole dolci come il miele. Sognavo notti infuocate, gesti azzardati, una fuga verso la felicità.

Quando questo avveniva, quando credevo di innamorarmi, capitavano due tipi di cose…

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… continua sullo speciale 01/2017 di Confidenze, in edicola dal 28 dicembre.

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Note

Quest’anno quelli di Confidenze hanno deciso di raccogliere nel loro numero uno, il primo volume dell’anno, solo racconti d’amore.


L’interpunzione nei dialoghi

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Come usare la punteggiatura nei dialoghi

Imparare ad adoperare correttamente la punteggiatura non è quasi mai uno spreco di tempo; per uno scrittore lo è ancora meno. L’uso controllato dei segni para-grafemici non solo aiuta chi vi legge a capire ciò che state dicendo, rende anche più naturale e quindi gradevole la vostra scrittura. Ciò che si ama davvero di un romanzo è la capacità dello scrittore di catapultarvi lì: dentro la storia. Gran parte del merito va alla sua immaginazione, una parte cospicua alla capacità retorica; ma retorica e fantasia nulla possono davanti a una punteggiatura scorretta. La naturalezza, in un romanzo, è sempre il prodotto di un abile artificio.


Postulanti, supplici e questuanti

 

posta

Di mail, chat, messaggi e altre facezie

Chi mi segue anche sui social si sarà accorto che da qualche tempo posto alcuni spezzoni, resi anonimi, presi da alcune delle mail che quotidianamente ricevo da aspiranti scrittori che mi chiedono un parere sui loro scritti, o da esordienti a caccia di recensioni, o da premi letterari che vorrebbero una mano nel sponsorizzare il loro concorso; più raramente da lettori che mi fanno i complimenti o chiedono ragguagli tecnici sulla grammatica o su qualche tecnica narrativa che leggono nei miei post – ma questi sono percentualmente pochi rispetto alle altre categorie; e in tutto questo la domanda che ogni volta mi pongo è: perché scrivono proprio a me?


Gli indefiniti quantitativi

 

quantitativi

Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

L’ultima volta abbiamo visto i pronomi e aggettivi negativi, oggi parliamo dei quantitativi. Essi sono l’ultimo gruppo tra gli indefiniti, ed esprimono una quantità generica nello spazio («oggi c’è molta nebbia»), nel tempo («verrò tra pochi minuti»), o in astratto («hai troppa pazienza con lei»).