Pronomi doppi e congiunzioni relative

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Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

Ci siamo lasciati lunedì scorso con i pronomi relativi, oggi vediamo una variante: i pronomi doppi. E poiché tutto è relativo, e noi non ci facciamo mancare nulla, non possiamo non occuparci anche delle congiunzioni relative.

Pronomi doppi

Essi inglobano in sé due distinti pronomi, ad esempio: un dimostrativo e un relativo («Verserò subito il dovuto a quanti ancora non hanno preso lo stipendio» = a quelli che), o un indefinito e un relativo («c’è chi scrive sui muri dei bagni» = qualcuno che). A differenza dei pronomi relativi, i pronomi doppi non richiedono un antecedente: esso è già sotteso in essi.

Nella categoria rientrano questi tre signori: chi, quanto e quale. Il pronome chi è di gran lunga il più adoperato, ma può riferirsi solo ad esseri animati e non ha il plurale:

«[…] l’accordo al plurale era possibile nell’italiano antico: “Beati chi non vedranno e crederanno” Giordano da Pisa».[1]

Al posto di chi, nell’esempio di Giordano da Pisa, oggi useremmo coloro. Il alcune frasi sentenziose il valore di chi si avvicina a quello di chiunque: «Chi troppo vuole, nulla stringe». Ne possiamo infatti distinguere varie funzioni:

  • Chi può essere soggetto nella reggente e nella relativa: «Chi tace, acconsente»;
  • Chi può essere complemento (indiretto) nella reggente e soggetto nella relativa: «Chi ha molto bisogno è più debole di chi ha poco bisogno» [Serianni];
  • Chi può essere oggetto nella reggente e soggetto nella relativa: «assolver non si può chi non si pente» [Dante, Inferno];
  • Chi può essere oggetto nella reggente e complemento (indiretto) nella relativa: «non ho a chi confidare questo segreto» [Serianni];
  • Chi può essere oggetto nella reggente e nella relativa: «disprezzo chi hai avuto come maestro»;
  • Chi può essere complemento (indiretto) nella reggente e oggetto nella relativa: «sono certo dell’innocenza di chi hai accusato» [Serianni];
  • A condizione che la preposizione sia la stessa, chi può essere complemento (indiretto) nella reggente e nella relativa: «da’ questa lettera a chi ti ho detto» [Serianni].

In due casi, invece, chi non ha funzione di pronome doppio ma di indefinito:

  • Quando, con valore condizionale, corrisponde a se qualcuno: «quel bel verso, chi volesse saper donde venga, è tratto da una diavoleria inedita» [Manzoni, I promessi sposi];
  • Col verbo al plurale o accordato in 3ª persona, quando è usato come correlativo: «i contadini si levano a buio, perché devono fare chi due, chi tre, chi quattro ore di strada per raggiungere il loro campo» [Levi, Cristo si è fermato a Eboli].

Anche quanto è piuttosto comune. Esso ha valore neutro al singolare ma con una sfumatura collettiva: «quanto piace al mondo è breve sogno» [Petrarca, Canzoniere]. Spesso, ci dice il Serianni, compare in frasi nominali: «le telefonate e le conversazioni di Renato Guttuso erano registrate di nascosto da qualcuno che voleva controllare il maestro: è quanto dichiarato da Marta Marzotto al giudice» [Corriere della Sera – 21.02.1987 cit. Serianni]. Al plurale, invece, si riferisce a persone o animali: «quanti invocavano un governo degli onesti e dei capaci» [Panorama – 17.08.1986 cit. Serianni].

Quale, invece, è secondo il Serianni «solo arcaico, anche se è sopravvissuto nel linguaggio poetico molto a lungo». Ci permettiamo di dissentire: «Andreotti, quale maggiore esponente della politica nazionale per quasi mezzo secolo, non poteva che diventare il Divo di Sorrentino».

Congiunzioni relative

Vedremo meglio le congiunzioni più avanti ma, prendendo la palla al balzo, preferisco sottolineare subito alla vostra attenzione una delle possibili funzioni di dove (ma anche di ove, donde e onde): «possono essere adoperati in funzione di congiunzioni relative in subordinate aventi valore locativo, reale o figurato»[2].

Ovvero svolgono esattamente la stessa funzione dei pronomi relativi, ma solo nelle subordinate aventi i suddetti valori: «l’ufficio dove lavoro» (= nel quale); «in quelle occasioni dove non c’era pericolo» [Manzoni, I promessi sposi] (= nelle quali); «le torri dei radi paeselli donde si parte un suono di campane» [Nievo] (= delle quali). A proposito di donde, esso può assumere valore causale e corrispondere a un costrutto che introduce l’effetto o la conseguenza o la conclusione di qualcosa: «a Roma […] le “canterine” venivano proibite. Donde lunghe contese, e infrazioni al divieto medesimo» [F. Cardini, Storia illustrata 1986] (= da cui).

A differenza di quale, il Serianni ritiene che donde e ove non siano inconsueti da incontrare nel linguaggio scritto. A parte certa letteratura “alta” contemporanea (che fa anche un po’ sorridere) o di testi classici, mi permetto nuovamente di dissentire. Antiquato o poetico anche per lui è invece onde con valore causale.

Conclusioni

E per oggi abbiamo concluso. La prossima settimana non perdetevi… non ve lo dico. Mi piace tenervi sul chi vive.

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Note

[1] Luca Serianni, Grammatica italiana, UTET 2006 – corsivo nostro

[2] cit. Serianni

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21 Comments on “Pronomi doppi e congiunzioni relative”

  1. Bellissima canzone ed esempio.
    Mi è balenato “Il sabato del villaggio”( che sapevo tutta a memoria, ora un po’ meno)

    …onde, siccome suole,
    ornare ella si appresta
    dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
    Siede con le vicine
    su la scala a filar la vecchierella,
    incontro là dove si perde il giorno;
    e novellando vien del suo buon tempo,
    quando ai dí della festa ella si ornava,
    ed ancor sana e snella
    solea danzar la sera intra di quei
    ch’ebbe compagni nell’età piú bella.

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      • Secchione… 😛
        Oggi tutti complimenti.
        Intanto mi sparo il “molleggiato” come il “vecchio “Gianluca.

        …cattivo come adesso non lo sono stato mai e quando mezzanotte viene, se davvero mi vuoi bene, pensami mezz’ora almeno e dal pugno chiuso, una carezza nascerà. … la …la…la…
        Sicuro che leggendola, l’hai cantata.
        Fammi lavorare.
        Chi non lavora…😁

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    • A occhio e croce, considerando gli argomenti che dobbiamo ancora toccare (e non pensare subito a robe erotiche), direi ancora un annetto e mezzo di mini-ripassi. Nel frattempo comunque, se hai tanta fame, puoi sgranocchiarti qualche pronome regolare – sai, fa bene all’intestino – o una preposizione impropria, se proprio vuoi darti al vizio.

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        • Mi sa che faccio una dieta dissociata, mi dissocio. 😛
          P.s Mi sa che mi servOno queste insalate di matematica (ma pure sulla grammatica per masticare variegato), mi sto impantanando con le divisioni e ho detto tutto.
          P.s 2 Sono fuori di testa a seguirti e googlando “insalate di matematica”.
          Si sa… la follia è contagiosa 😛

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