Gli indefiniti negativi

negativi

Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

Dai collettivi passiamo ai pronomi e aggettivi negativi; essi, come dice il nome stesso, negano, cioè «escludono del tutto un certo dato»[1]: «non l’ho detto a nessuno», «non c’è niente da mangiare in cucina».

TIPO

MASCHILE FEMMINILE

PR.ME AGG.

nessuno nessuna

PR.ME AGG.

veruno

veruna

PR.ME

niente

PR.ME

nulla

Nella tabella, presa dalla Grammatica del Serianni, sono riepilogati tutti i negativi; alcuni rientrano sia nella categoria degli aggettivi sia dei pronomi, altri solo in quella dei pronomi. Tutti però si adoperano soltanto al singolare. Di norma gli aggettivi negativi non ammettono l’articolo o l’aggettivo dimostrativo: «il nessun libro» [Serianni].

«Nessuno può tuttavia essere articolato in usi intensivi (e con valore analogo si adopera qualche volta il superlativo)».[2]

Ecco alcuni esempi:

«La giustizia si faceva al buio; atroce pel mistero, e inutile pel nessuno esempio» [I. Nievo].

«Trevisan sottaceva a Rubè la sua nessunissima ambizione di seguirlo» [G.A. Borgese]

Entrambi gli esempi sono un po’ al limite dell’accettabile.

Qualche volta i negativi richiedono un’altra negazione all’interno della stessa frase, quando cioè sono inseriti dopo il verbo: «nessuno è venuto» ma «non è venuto nessuno» [esempi del Serianni].

Questa norma dev’essere rispettata oggi con scrupolo, ma nei secoli scorsi «non mancavano le deflessioni»[3]: «Una di quelle donnette alle quali nessuno, quasi per necessità, non manca mai di dare il buongiorno» [Manzoni].

Questo dell’inversione è un fenomeno che riguarda qualunque coppia di elementi negativi, e che popolarmente in genere vengono ridotti per semplificazione a un solo membro: «ho mica soldi». È un fenomeno molto in voga nel settentrione, e non solo per bocca dei parlanti: «c’è della gente che ha nulla da fare a questo mondo» [De Marchi], «Fa niente. Vuol dire che intanto ne prenderemo una tazza noi» [Bassani]. Gli scrittori settentrionali, infatti, approfittano di questa variante per rendere il parlato della forma scritta radente con quello reale.

«Con niente e nulla è normale l’ellissi della negazione quando i pronomi siano usati in contrapposizione – anche sottintesa – con concetti che indichino una totalità o una certa quantità: “Era tutto. Era il matrimonio. O era niente”».[4]

L’ellissi della negazione si ha anche quando l’aggettivo indefinito viene adoperato in correlazione con un aggettivo che indica una quantità: «ha poca o nessuna esperienza». Senza contare le espressioni idiomatiche: «e questo è niente!», «hai detto niente…», ecc.

I negativi possono essere adoperati anche con senso affermativo, specie in frasi interrogative o ipotetiche: «io ero piccolo, non ricordo; voi ricordate niente, zio Juanniccu?» [Deledda], «c’è nessuno che sappia dove cercano un buon chitarrista?» [Pavese], «se vaglio a nulla comandatemi» [Alfieri].

Nessuno e Veruno

Come aggettivo, in alcune frasi negative, nessuno si alterna ad alcuno, e costituisce una scelta più usuale sia per il linguaggio parlato sia scritto: «nessuno trovava, in questa doppia natura e in questa doppia nascita, nessuna contraddizione» [Levi, Cristo si è fermato a Eboli]. Anche se in questa frase di Levi probabilmente molti di noi avrebbero scelto alcuna.

Anche in questo caso abbiamo delle formule cristallizzate, come: figlio di nessuno, donna di nessuno, terra di nessuno, ecc. Nessuno può valere anche come “persona qualunque”: «questo, dunque, doveva essere l’antichissimo “pacifico cittadino”, il modesto, onesto, tranquillo “nessuno”» [Fruttero e Lucentini].

Veruno, «usato in prevalenza come aggettivo»[5], è un termine decisamente antiquato, anche se rappresenta un perfetto sinonimo di nessuno: «creature senza veruna consistenza né possibilità di un ragionevole riflettere» [Palazzeschi].

Niente e Nulla

Entrambe le forme sono corrispondenti al neutro di nessuno; entrambe sono di uso corrente e diffuso.

«In molti casi il valore dei due pronomi non è né negativo, né pienamente affermativo, ma piuttosto restrittivo».[6]

Cioè veicolano messaggi come “inezia”, “piccolezza”, ecc., come nelle risposte di cortesia: «Scusi» / «Niente»; «Grazie» / «Di nulla», e in molti costrutti in cui il pronome è retto da per o da: «lei rideva per niente» [Pavese]; «la stessa piazzetta da niente» [Bufalino]. Altre volte per niente (nulla) ha valore negativo, e assume una funzione avverbiale intensiva: «ho lavorato tanto per niente», «Sei soddisfatto?» / «Per niente!».

Da sottolineare la litote [figura retorica grazie alla quale si formula in modo attenuato un giudizio o idea attraverso la negazione del suo contrario] non per niente, che significa “non a caso” o “non senza motivo”.

Niente e nulla si usano anche con funzione avverbiale, come modificatori di un aggettivo: «non son niente pratico di questo paese» [Manzoni]; con funzione aggettivale, con un sostantivo: «niente politica, quindi, niente dibattiti nel campeggio di Cannigione» [Il Giornale] uso questo particolarmente in voga nel giornalismo; o come sostantivi: «il nulla mischiato col niente».

Nonniente e nonnulla, per accorpamento di non con i due pronomi, hanno un invece un valore positivo. La prima è arcaica; la seconda oggi la si usa solo con valore sostantivale: «si arrabbia per un nonnulla».

Forme antiquate

Fino agli inizi del Novecento c’erano anche i negativi niuno e nullo, oggi considerati antiquati. Il primo è sia aggettivo che pronome e si sostituisce a nessuno. Il secondo, anch’esso aggettivo e pronome, condivide le accezioni di nessuno, ma oggi si adopera solo come aggettivo qualificativo: «questo matrimonio è nullo».

Conclusioni

Non so il perché ma a me i negativi mettono addosso sempre una certa allegria, che nessuno pare capire. Li trovo così divertenti…

____________________

Note

[1] Luca Serianni, Grammatica Italiana, UTET 2006

[2] Ivi p. 305

[3] Ivi p. 305

[4] Ivi p. 306

[5] Ivi p. 307

[6] Ivi p. 307

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7 Comments on “Gli indefiniti negativi”

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  2. nessuno ti fa divertire…che detta così non si capisce niente.
    (visto che i negativi ti divertono)
    a proposito ma oggi non c’è nessuno?
    Io quando uso i negativi tendo sempre a “incartarmi” con la doppia negazione e tendo a usarli poco

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  3. Un effetti sono una questione di un certo interesse, soprattutto nel confronto con le altre lingue: per dire, la locuzione negativa “non…mica”, tipica del parlato, ha la stessa struttura del sistema standard usato in francese (ne…pas). Invece la doppia possibilità di usare un negativo solo prima del verbo o di legarlo a un “non” quando segue mi ha fatto tornare in mente il caso dell’inglese: “There is no bread left”/”There isn’t any bread left”.

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    • Sono tutte lingue che conservano una radice comune; persino l’inglese ha colto qualcosa dal latino. Mi chiedo invece come funzioni in lingue molto distanti dalla nostra, tipo il russo, il mandarino, l’arabo…

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