divisione sillabica

Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

La volta scorsa abbiamo parlato di apocope. Per questo mini-ripasso, invece, salterei le varianti regionali del troncamento, l’alfabeto grafemico (tanto più o meno lo conosciamo tutti, giusto?) e i digrammi (cioè le combinazioni di lettere diverse con valore fonetico unico: montagna, bagno, gnu, chicco, ecc.), per passare direttamente a parlare di divisione sillabica e di accento. Per quanto riguarda l’accento, visto che già da solo è un argomento corposo, non so in questo post fino a che punto spingermi. Vedremo strada facendo…

La sillaba

La sillaba è una: «entità […] sfuggente, eppure saldamente presente nel linguaggio umano» [Bertinetto].

In termini generali, la sillaba è un fonema, o un gruppo di fonemi, stabile e ricorrente nella catena parlata (e di conseguenza: scritta). La sillaba può essere libera o implicata. Le sillabe libere, uscenti in vocale, possono essere composte da una sola vocale (a-ra), da consonante + vocale (a-ra), da due consonanti + vocale (gra-no), da tre consonanti + vocale (stra-no); le vocali possono essere sostituite da dittonghi ascendenti o discendenti: ie-ri, frui-bi-le, ecc. Le sillabe implicate, uscenti in consonante, possono essere composte da vocale + consonante (al-to), consonante + vocale + consonante (sal-to), due consonanti + vocale + consonante (stal-la), tre consonanti + vocale + consonante (spran-ga), una o due consonanti + vocale + due consonanti (e-clamp-sia); anche in questo caso, al posto della vocale può esserci un dittongo: iel-la, fiam-ma, eccetera.

A seconda del numero di sillabe di cui è composta una parola si distinguono i monosillabi (una sola sillaba: è, la, gap, ecc.) e i polisillabi (tutti gli altri). Non starei a dilungarmi troppo; aggiungo solo che non sono previsti termini che distinguano parole composte da cinque-sei-sette o più sillabe (pre-ci-pi-te-vo-lis-si-me-vol-men-te).

Divisione sillabica

Un punto su cui l’ortografia tradizionale insiste molto (e a causa del quale alle elementari si prendevano cerci scapaccioni…) è la corretta spezzatura delle parola andando a capo. Ecco alcune regole per la corretta sillabazione:

  1. Una vocale iniziale seguita da una consonante costituisce da sola una sillaba: a-mo-re.
  2. Una consonante semplice (cioè: singola, non appartenente a un gruppo consonantico) costituisce sillaba con la vocale seguente: ca-sa.
  3. Nei gruppi di consonanti non si dividono (e quindi fanno sillaba con la vocale seguente) i gruppi solo grafici come ch, gh, gl, gn, sc, cia, cio, ciu, ecc.: spu-gna, ca-mi-cia, ta-glio.
  4. Non si dividono i gruppi consonantici costituiti da b, c, d, f, g, p, t, v+l o r: re-cla-mo, le-pre.
  5. Non si divide il gruppo costituito da s seguita da un’altra consonante: na-sco, ra-spa, no-stro.

Si dividono invece:

  1. I gruppi di due consonanti uguali: fat-to, val-le, ecc.
  2. Si dividono i gruppi costituiti da due consonanti diverse; ciò in base al criterio di non far cominciare la sillaba con un nesso: pal-ma, ar-co, rab-do-man-te.
  3. Nei gruppi di tre o più consonanti la divisione avviene in genere tra la prima e la seconda consonante (sem-pre, al-tro, ecc.); nel caso l’incontro tra la seconda e la terza consonante dia luogo a un nesso non tollerato, la spezzatura si sposta in avanti tra la seconda e la terza consonante: tung-ste-no.
  4. Nell’incontro di vocali si possono dividere solo le vocali in iato, non i dittonghi o i trittonghi: a-iuo-la, be-a-to, ma-ni-a-co, ecc.

«Tuttavia, una buona norma è di non andare mai a capo con una vocale (bea=to; mania=co); tanto più che in molti casi, parlando, si oscilla tra vocale e semiconsonante: la pronuncia normale di viale [vi’ale] autorizzerebbe una scansione vi-a-le, ma una pronuncia rapida [‘vjale] la renderebbe arbitraria» [Serianni].

Per le parole composte è sempre consigliabile seguire le regole che valgono per le parole semplici: tran-so-ce-a-ni-co (come tran-si-to). Tuttavia è possibile la spezzature tra prefisso e base: quindi sub-lu-na-re (sub = che sta sotto la luna).

Negli ultimi anni – dice il Serianni – sta riprendendo voga la consuetudine dell’apostrofo alla fine del rigo (prima dell’accapo), com’era comunemente accettato fino alla metà dell’Ottocento. Non ci sono particolari controindicazioni al riguardo. Ciò che invece non va mai fatto è reintegrare la vocale elisa, ad esempio: dell’/oro, del/l’oro, dell’o/ro; ma mai: dello/oro.

La divisione in sillabe può essere utilizzata a fini espressivi per rappresentare una pronuncia scandita, enfatica: «Vivo! Sono vi-vo, capisci?».

«Le norme della sillabazione (ma in fondo tutte le norme, n.d.r.) possono essere consapevolmente violate dalla pubblicità scritta (per attrarre l’attenzione del lettore) e dalla poesia d’avanguardia» [Serianni].

Conclusione

Faccio notare che se avessimo saltato la parte sui fonemi, che effettivamente riguardando più la lingua parlata che quella scritta ci interessano meno, avremmo già adesso delle difficoltà a comprendere alcuni meccanismi del linguaggio scritto. È più evidente nella sillabazione; ma anche nell’elisione, nel apocope, ecc.

Faccio inoltre notare come il Serianni abbia introdotto, anche se con nonchalance, per la prima volta il concetto che, seppur con consapevolezza, le norme si possono violare…

Per quanto riguarda l’accento, be’… lo vedremo la prossima volta, forse tutt’assieme (elisione, perché non si scriverebbe mai tutt da solo). Statemi bene.

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Note:

Il testo di riferimento è: Luca Serianni, Grammatica italiana, UTET universitaria, 2006.

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7 Comments on “La divisione sillabica”

  1. Pingback: L’Apocope | Salvatore Anfuso – il blog

  2. La divisione sillabica la conosco abbastanza bene (almeno credo), diciamo che tra le regole grammaticali è quella che ho imparato meglio. Tuttavia capita anche a voi di notare negli eBook delle divisioni sillabiche sbagliate?Non perché abbia sbagliato l’autore ma perché nel formato eBook (soprattutto nel cellulare) lo spazio è ridotto… Considerazione che faccio così, pensando ad salta voce 🙂

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    • Probabilmente è a causa della formattazione degli eBook. È diversa rispetto a un normale file di testo e molti tra quelli che si auto pubblicano non sanno gestirla.

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      • Non è un problema di chi si autopubblica, io l’ho trovata anche in eBook di grandi case editrici. Credo sia proprio una formattazione degli eBook.

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