Intervista col fantasma

Mettere a nudo una ghost-writer
C’è una cosa che ho sempre voluto fare da quando ho aperto questo blog, ed è intervistare un/una ghost-writer. I motivi sono tanti, e sono riassumibili nelle domande che leggerete di qui a breve. Il problema, tuttavia, era riuscire ad acchiapparne uno: per loro natura i fantasmi sono sfuggenti. E per quanto in giro ci siano ormai una valanga di persone che si promuovono come tali, almeno tanti quanto gli editor freelance, ero sicuro che per la mia intervista non avrei mai voluto rivolgermi a nessuno di loro. Il motivo è semplice: c’è qualcosa di sacro e misterioso nella scelta dell’anonimato; ancor di più in uno scrittore che decide di cedere la propria opera restando nell’ombra. Ed era svelare questo mistero la cosa che tanto mi premeva di questa intervista. Va da sé che se uno scrittore si promuove come ghost è perché nell’ombra non ci vuole stare.
Sono passati due anni e mezzo, senza riuscire a ottenere assolutamente nulla. Ma già l’anno scorso ero entrato in contatto con una ghost-writer. Alla fine la cosa evaporò nel nulla, ma mi diede la spinta per prendere un’altra direzione. Per l’intervista che leggerete a breve ho dovuto adoperare tutto il mio carisma, la mia retorica e ogni sorta di lusinghe. Per mesi ho dovuto lavorare alacremente. In genere la popolarità del blog mi apre molte porte, ma una ghost che vuole restare nell’ombra non è in cerca di pubblicità. Anzi, semmai la notorietà può rappresentare un problema. Quindi capirete quanto difficile sia stata questa impresa. Per lo stesso motivo non posso e non ho intenzione di rivelare il suo nome. Vi dico solo che nell’ambiente è molto conosciuta.






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