Intervista col fantasma

berenice

Mettere a nudo una ghost-writer

C’è una cosa che ho sempre voluto fare da quando ho aperto questo blog, ed è intervistare un/una ghost-writer. I motivi sono tanti, e sono riassumibili nelle domande che leggerete di qui a breve. Il problema, tuttavia, era riuscire ad acchiapparne uno: per loro natura i fantasmi sono sfuggenti. E per quanto in giro ci siano ormai una valanga di persone che si promuovono come tali, almeno tanti quanto gli editor freelance, ero sicuro che per la mia intervista non avrei mai voluto rivolgermi a nessuno di loro. Il motivo è semplice: c’è qualcosa di sacro e misterioso nella scelta dell’anonimato; ancor di più in uno scrittore che decide di cedere la propria opera restando nell’ombra. Ed era svelare questo mistero la cosa che tanto mi premeva di questa intervista. Va da sé che se uno scrittore si promuove come ghost è perché nell’ombra non ci vuole stare.

Sono passati due anni e mezzo, senza riuscire a ottenere assolutamente nulla. Ma già l’anno scorso ero entrato in contatto con una ghost-writer. Alla fine la cosa evaporò nel nulla, ma mi diede la spinta per prendere un’altra direzione. Per l’intervista che leggerete a breve ho dovuto adoperare tutto il mio carisma, la mia retorica e ogni sorta di lusinghe. Per mesi ho dovuto lavorare alacremente. In genere la popolarità del blog mi apre molte porte, ma una ghost che vuole restare nell’ombra non è in cerca di pubblicità. Anzi, semmai la notorietà può rappresentare un problema. Quindi capirete quanto difficile sia stata questa impresa. Per lo stesso motivo non posso e non ho intenzione di rivelare il suo nome. Vi dico solo che nell’ambiente è molto conosciuta.


Le preposizioni proprie: A

.

anarchy-symbol-svg

.

Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

Come dicevamo la scorsa volta, le preposizioni si distinguono in proprie e improprie: le prime si adoperano solo come tali, a differenza delle seconde che invece possono assumere anche altre funzioni: ad esempio di congiunzione, di avverbio, ecc. Le proposizioni proprie sono otto (più una): di, a, da, in, con, su, per, tra (fra). Le ultime due, lo vedremo meglio dopo, sono identiche per significato e funzioni.

A

La preposizione a, può dare luogo a un primo gruppo di relazioni che esprime il rapporto di «destinazione del punto o della linea di arrivo di un’azione»[1]. Se ne traggono i seguenti complementi:


Furto d’autore

bibliotheka

Anche le case editrici rubano

E vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti,
brutta banda di ruffiani e di intriganti,
camuffati bene o male, da intellettuali e santi,
io vi odio a voi romani tutti quanti.

–  Alberto Fortis

È in qualche modo piacevole constatare come, in un paese quale l’Italia in cui appare sempre più evidente che leggere è un’opzione a perdere e in un’epoca storica in cui la vita media di un romanzo, anche di un buon romanzo, non supera i sei mesi di vita sugli scaffali delle librerie, constatare come una coraggiosa casa editrice romana, la Bibliotheca Edizioni s.r.l., decida di ripescare un mio vecchio – ma ancora molto letto – post del 10 aprile 2015 (questo), in cui spiego come scrivere un dialogo che funziona, per riproporlo papale papale nel proprio blog.

Il loro post s’intitola: 10 modi per convincere una casa editrice a pubblicare il tuo manoscritto. Se ne può scaricare perfino una versione in pdf, iscrivendosi alla loro mail-list. Uno di questi dieci modi riguarda i dialoghi, o meglio, il modo di scriverli. Non posso che sentirmi onorato del fatto che quanto io abbia da dire su di essi è, a loro parere, un modo vincente per convincere una casa editrice a pubblicare un manoscritto. Che io sia un fenomeno nello scrivere dialoghi, o quantomeno post che ne parlano, era già ben noto ai miei tanti follower che mi seguono ormai da anni. Proprio una di loro, o dovrei dire una di voi, un paio di settimane fa ha ritenuto opportuno scrivermi in privato per farmi notare questa strana somiglianza: tra i miei e i loro contenuti.


Le preposizioni proprie: Di

.

di

.

Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

Come dicevamo la scorsa volta, le preposizioni si distinguono in proprie e improprie: le prime si adoperano solo come tali, a differenza delle seconde che invece possono assumere anche altre funzioni: ad esempio di congiunzione, di avverbio, ecc. Le proposizioni proprie sono otto (più una): di, a, da, in, con, su, per, tra (fra). Le ultime due, lo vedremo meglio dopo, sono identiche per significato e funzioni.


La guerra ai cliché

robert-mckee

Come difendersi da storie usa e getta

«Quello attuale potrebbe essere il momento peggiore per fare lo sceneggiatore», dice Robert McKee, attore di teatro da giovane e adesso insegnante di “Struttura delle Storie” per giovani sceneggiatori in giro per il mondo (ma soprattutto tra Los Angeles e New York, Londra, Parigi, Roma, Tel Aviv, Singapore, San Paolo, eccetera); un’affermazione che non è vera solo per gli sceneggiatori, ma per tutti coloro che intendono intrattenere il loro pubblico raccontando ad essi delle storie. Che vi troviate in uno dei peggiori bar della Tiburtina o nel dietro le quinte di un palcoscenico a poche ore dalla prima o chini sul vostro portatile mentre cercate di escogitare qualcosa di nuovo per i vostri lettori, il problema resta sempre lo stesso: «Cosa potreste raccontare voi che loro non abbiano già visto [… o letto, n.d.r.]?»