rasoio

Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

Anche questo lunedì prosegue la nostra mattanza dell’aggettivo qualificativo, in particolare ne osserveremo l’uso sostantivato.

Contiguità sintattica

Capita che a volte, andando quasi sempre a braccetto assieme, l’aggettivo e il sostantivo si scambino fra loro dei favori: come vecchi amici che hanno imparato a conoscersi bene le incombenze dell’uno passano sulle spalle dell’altro. Così come esistono dei sostantivi che in alcune frasi possono aggettivarsi, fungere cioè da aggettivo, capita che anche un aggettivo in alcune frasi passi a comportarsi da sostantivo: sostantivandosi.

«La contiguità sintattica e il costante riferimento dell’aggettivo al nome sono di per sé responsabili […] di tutta una serie di costrutti ellittici in cui il nome rimane inespresso».

Luca Serianni, Ivi p. 205

Il primo dei due casi, quello che vede il sostantivo aggettivarsi, è più raro e comporta, più che l’ellissi della frase, una vera e propria sostituzione di categoria: «così briciola com’era» [Nievo, Le confessioni di un italiano]; «oltre a essere per sua natura invidiosa e vespa» [De Marchi, Demetrio Pianelli]; «tutto questo bollore di menti bambine che si sentivano crescere» [Bufalino, Dicerie dell’untore].

Sostantivazione dell’aggettivo

Il secondo caso, la sostantivazione dell’aggettivo, è invece più frequente. Eccone i casi:

  • Ci si trova di fronte a un aggettivo sostantivato quando la contiguità semantica tra la funzione attributiva e l’uso sostantivato dell’aggettivo è ancora ben presente e chiara: il caldo / un clima caldo; un povero / un uomo povero; un giovane / un giovane uomo; la sventurata / una ragazza sventurata; ecc.
  • Ci si trova di fronte a un aggettivo sostantivato quando un nome astratto (ad esempio la «bellezza») viene sostituito da un aggettivo maschile (dove il maschile rappresenta la marcatura neutra): «ciò che è bello» → «il bello». Questo procedimento negli ultimi anni comprende anche la sfera propria del linguaggio filosofico e sociologico: «il politico» (intesa come sfera di rapporti sociali e di comportamenti), «il pubblico», «il privato». «Questo nuovo uso» della sostantivazione dell’aggettivo «si è affermato in particolare per influenza del linguaggio filosofico tedesco, dove aggettivi sostantivati (di genere neutro) come das Politische (ʻil politicoʼ), das Weibliche (ʻil femmininoʼ) sono da tempo molto comuni» [il Serianni].
  • Ci si trova di fronte a un aggettivo sostantivato quando, spesso ma non sempre, si ravvisa un’ellissi del nome: «le dita della (mano) sinistra», «un calcio col (piede) destro», «una (linea) retta», ecc. Nell’esempio di Vittorini viene sottinteso il nome periodo: «Vi è mai stato un momento in cui uomini del neolitico si sono chiesti se il neolitico era già cominciato?». Questa tecnica spesso viene adoperata per evitare la ripetizione del nome: «Ecco che si accostano due ragazze, timide timide, una bruna e l’altra bionda. La bruna aveva un corpetto di velluto nero […]. La bionda non aveva nemmeno la borsetta» [Moravia].
  • Ci si trova di fronte a un aggettivo sostantivato quando, ma non sempre, si usa un aggettivo al plurale nel seguente modo: «i ricchi», «i poveri», «i vivi», «i morti», ecc. La stessa cosa vale per i nomi di popoli: «gli italiani», «i baresi», «gli americani», «i californiani», ecc. Naturalmente al maschile singolare preceduto da articolo l’aggettivo etnico sostantivato designa anche una lingua (o dialetto): «l’italiano», «il pugliese», «l’americano», ecc. Sostantivato al singolare l’aggettivo etnico può anche designare gli stranieri in accezione ostile: «il tedesco scambia la disfatta dell’esercito per la disfatta della nazione» [Bocca, Storia dell’Italia partigiana]; o il tipo etnico come paradigma: «il romano è amante della buona cucina» [esempi del Serianni].
  • Usi stabili a cui alcuni aggettivi hanno fatto talmente il callo da perdere la loro funzione primaria di aggettivi per entrare permanentemente in quella dei sostantivi. A causa di questo non sempre è così facile riconoscere un nome da un aggettivo:

Alcuni aggettivi utilizzati comunemente come sostantivi [tratti dalla Grammatica del Serianni]:

il ballatoio l’intendente la capitale
il bianco (dell’occhio) il largo (piazza piccola) la cattedrale
il boccale i latticini la chiara (dell’uovo)
i bovini il litorale la collana
il breve (documento pontificio) il Natale la fontana
il cantante l’ordinario (carica) la gassosa
il chiaro (del giorno) il rasoio la pedana
il giornale lo stretto (di mare) la tramontana

«Molti di questi nomi si sono formati per ellissi del sostantivo cui si riferivano (o si riferiscono ancora implicitamente): (acqua) fontana, (formaggio) latticino, (chiesa) cattedrale (da cattedra ʻsedia vescovileʼ, simbolo del potere del vescovo), (coltello) rasoio, ecc. Qualcuno di essi continua a usarsi, con altra accezione, anche come aggettivo: “la capitale d’Italia” / “una scoperta d’importanza capitale”, “uno stretto di mare” / “un passaggio stretto”, ecc.».

Luca Serianni, Ivi p. 209

Curiosità

Qualsiasi aggettivo sostantivato può reggere, sia precedendolo sia seguendolo, qualsiasi comune aggettivo qualificativo.

Conclusioni

Lunedì prossimo, ultima lezione dedicata agli aggettivi (forse), parleremo di “gradi”. State bene.

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Note

Luca Serianni, Grammatica italiana, UTET 1989

In calce: un rasoio.

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12 Comments on “Sostantivazione dell’aggettivo”

  1. Questo lunedì il Serianni mi ha risarmiato la citazione del tedesco, avendola lui anticipata 😉
    Interessante la tabella finale degli aggettivi ormai talmente sostantivizati da averne dimenticato l’origine di aggettivo.

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  2. Sempre interessante. La sostantivizzazione dell’aggettivo è dunque un grande terreno di evoluzione della nostra lingua. Mi piace molto l’opposto, anche se più raro: “briciola com’era”, “menti bambine” e simili li trovo originali e belli da leggere, si possono fare esperimenti interessanti. 🙂

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  3. Pingback: Il lato Superlativo dell’aggettivo | Salvatore Anfuso – il blog