consonanti doppie

Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

La volta precedente abbiamo parlato delle vocali: cosa sono, come si formano e come si sono evolute dal latino ai giorni nostri. Adesso parliamo di consonanti.

Consonanti

Diversamente dalle vocali, le consonanti per essere prodotte presuppongono, a un certo punto del canale espiatorio, un ostacolo. Tale ostacolo può comportare la chiusura del canale (occlusive), o il suo restringimento (costrittive). Una classe intermedia è rappresentata dalle affricate, cioè dal risultato della fusione di un’occlusiva con una costrittiva. Inoltre, una consonante viene definita anche dal luogo dell’articolazione, cioè della posizione in cui la lingua si articola per produrre il suono (bilabiali, labiodentali, dentali, alveolari, alveopalatali, palatali, velari), e dai tratti distintivi (sordo/sonoro, orale/nasale).

Una consonante è sorda se le corde vocali al passaggio dell’aria restano in posizione rilassata; sonora, se le corde vocali vibrano toccandosi. È nasale se l’aria viene espulsa sia dalla bocca, sia dal naso; orale, se le fosse nasali vengono ostruite dal velo palatale. Queste cose le abbiamo già viste la volta scorsa.

Ora, il luogo d’articolazione dipende dalla posizione della lingua e dalle labbra: sono bilabiali se le labbra si toccano (/p/, /b/, /m/); sono labiali se le labbra si accostano (/f/, /V/); sono dentali se la lingua poggia sugli incisivi superiori ostruendone gli interstizi (/t/, /d/, /n/); alveolari, se la lingua poggia con la punta sugli alveoli degli incisivi superiori, facendo produrre all’aria di passaggio un suono lievemente sibilante (/s/, /z/, /r/, /l/); ecc.

Curiosità

È interessante notare che la realizzazione della uvulare /r/ comporta una vibrazione a livello dell’ugola.

Le bilabiali sono tra le consonanti più diffuse nelle lingue di tutto il mondo e compaiono in numerose parole del linguaggio infantile: ad esempio, in italiano, mamma e papà.

Le affricate

Le affricate sono articolazioni doppie costituite da un’occlusiva dentale (/t/ o /d/) in cui la lingua, togliendo l’occlusione, non passa all’articolazione vocalica successiva (come ricorderete le consonanti si definiscono tali perché con-suonano con una vocale), ma resta nella stessa posizione (quella, cioè, fricativo omorganico all’elemento occlusivo). La differenza, ad esempio, tra zia e cena, non è nel primo elemento, che è sempre /t/, ma nel secondo: la sibilante /s/ in zia (tsia); la sibilante palatale /ʃ/ (di scimmia) in cena (tʃena). Per intenderci, se volessimo rappresentare in forma grafemica il suono ze-ze (come la mosca), dovremmo scriverlo: tse-tse.

In lingue prive di affricate, per riprodurlo ove se ne senta la necessità, si usano dei gruppi grafici. Per rimanere in campo letterario, ad esempio: Cechov in francese è reso come Tchékhov, dove l’affricata alveopalatale sorda è scomposta nei simboli dell’occlusiva dentale (t) e della sibilante palatale (in francese ch).

Le affricate sono le meno diffuse nei sistemi fonetici del mondo e lingue come il francese, l’inglese e lo spagnolo non le possiedono; mentre sono solo sorde in lingue come il tedesco (zehn = dieci) e il russo (cel’ = bersaglio).

Raddoppiamenti

Le consonanti possono essere pronunciate con diversa energia articolatoria. Di conseguenza rappresentate graficamente o con un raddoppiamento, o senza raddoppiamento.

In posizione intervocalica:

  1. Quindici consonanti si presentano sia tenui, cioè senza raddoppiamento, come ad. es. fato, sia intense, cioè con raddoppiamento, come ad. es. fatto. Sono le occlusive: /p/, /b/, /m/, /t/, /d/, /n/, /k/ (di cane, chiesa, questo), /g/; le costrittive: /f/, /v/, /s/, /r/, /l/; e le due affricate: // (di cena) e // (di gente, gioco). Esempi: capicappi, natanatta, nonanonna, casacassa, carocarro, ecc.
  2. Cinque consonanti hanno pronuncia solo intensa: le palatali [ʎʎ], [ɲɲ] e [ʃʃ], e le affricate alveolari [tts] e [ddz]. Esempi: figlio [fiʎʎo], bagno [baɲɲo], lascia [laʃʃa], pezza [pɛttsa], mezzo [mɛddzo]. Si pronunciano intense anche quando sono iniziali di parola preceduta da un’altra parola terminante per vocale: lo sciame [lo ʃ’ʃame], lo gnomo [lo ɲ’ɲɔmo], ecc. Le affricate alveolari, in particolare, sono sempre intense, anche dove la rappresentazione grafica indica una sola z: nazione [nat’tsjone], azoto [ad’dzɔto].
  3. Una consonante può essere solo tenue, la sibilante sonora /z/ di rosa [rɔza] ed esile [ɛzile].

La ragione del raddoppiamento, cioè della pronuncia intensa, delle cinque consonanti del punto (2) risalgono all’etimo latino.

Le tre palatali provengono, nella quasi totalità dei casi, da una base latina o latino-volgare con consonante intensa: figlio < FĪLLJUM, bagno < BĂNNJUM, lascia < LĀXAT.

Le affricate sorde hanno sempre avuto una pronuncia intensa in parole popolari, cioè provenienti dal volgo, come: pezza < PĔTTJAM, che è di origine celta; tenue, in parole dotte: nazione fino al XVI sec. si pronunciava tenue, poiché dal latino NATIŌNEM. Poi ha prevalso la pronuncia di azione (at’tsjone) per via del nesso CT (ACTIŌNEM).

Nelle affricate sonore la pronuncia è sempre stata intensa nelle parole di tradizione indigena, come nei grecismi: azoto, sinizesi. Nelle parole di origine dotta o di uso non comune la grafia con una sola z influenza spesso la pronuncia inducendo a realizzare [dz] al posto di [ddz].

Conclusioni

Il punto non è imparare a memoria l’intero vocabolario e le derivazioni dal latino. Le regole sovraesposte dovrebbero servire proprio a scongiurare questo e i dizionari (che si chiamano così proprio perché indicano, o dovrebbero farlo, la dizione dei vocaboli) fanno il resto. Conoscere perché e in che circostanza una consonante raddoppia può aiutarci a evitare errori ortografici. Sapere che zio, zia, zie si scrivono sempre con una sola “z” anche se si pronunciano raddoppiate ha lo stesso scopo: evitare l’errore. E il miglior modo per evitarlo, è capirlo. La prossima volta ci occuperemo delle semiconsonanti, semivocali e dittonghi. Ne siete felici, immagino.

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Note:

Il testo di riferimento è: Luca Serianni, Grammatica italiana, UTET universitaria, 2006.

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6 Comments on “Con-sonanti”

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