Conoscere gli scrittori è un bene?

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Strategie di marketing

Mai bisognerebbe conoscere l’autore di un libro che ti è piaciuto molto. Quei pochi che ho incontrato di persona erano, sono e lo saranno sempre, persone sgradevoli. E la domanda che mi pongo ormai tanto più spesso è: «Ma se incontrassero se stessi, cosa penserebbero di loro?» La risposta a questa domanda è quasi scontata, visto che nella maggioranza dei casi non ci sopportiamo a vicenda. Non sopportiamo l’aspirante scrittore che ci tempesta con il suo bisogno di attenzioni, che ci contesta nei commenti per mettersi in mostra, che dà vita a prodotti narrativi di dubbio gusto e qualità, ma solo perché ci ricorda troppo da vicino noi stessi. Quello che lui sta facendo, noi l’abbiamo già fatto. Quello che pensa, quello che scrive… ci siamo già passati. L’odio viscerale, il fastidio non li si prova per una persona che ci è del tutto indifferente. Questi sentimenti li riserviamo a noi stessi. E gli altri, come diceva Osho, sono solo il nostro riflesso.

Ma ve lo immaginate conoscere di persona Stephen King? Vi siete mai chiesti che tipo di uomo sia? Potrebbe essere un, ormai, vecchietto assolutamente noioso e pedante. Sempre col naso incollato su qualche libro di serie B e poco disposto a darvi retta. E George Martin? Uno che ha fatto dell’omicidio seriale una strategia narrativa, vi guarderebbe immaginando la vostra morte in uno dei suoi romanzi. J. D. Salinger sappiamo per certo che non era tipo con cui andare a bere una birra insieme. Ma Hemingway?  Troppo “americano”, e sempre con la fissa del uomo vero. Kerouac? Faulkner? Bukowski? Di alcuni sappiamo che erano individui poco piacevoli, altri invece fingevano solamente per creare quella patina utile a far parlare di sé: i libri li si deve pur vendere in qualche modo.

Il modo migliore per vendere libri è risultare assolutamente sgradevoli. Il libro lo compri per vedere cosa dice chi la pensa in modo radicalmente diverso da te. Se senti alla radio uno che dice quelle che all’apparenza ti sembrano delle enormità tanto sono contestabili – vedi ad esempio il programma La zanzara – lo ascolti con maggiore attenzione e assiduità perché il fatto che lo speaker sia detestabile in modo tanto palese ti definisce come persona. L’odio è un sentimento più forte dell’amore. L’amore non smuove niente; l’odio sposta le montagne. Volete avere successo come scrittori? Scrivete qualcosa di così estremo e contestabile da non poter passare inosservato. Andate contro corrente (vedi Saviano) e state pur certi che i lettori e anche i non lettori non vi toglieranno gli occhi di dosso. Certo, poi bisogna avere le spalle abbastanza larghe da sopportarne il peso.

Io ho amato molto entrambi i libri di Harper Lee. Sono di una leggerezza che oggi nel nostro mondo non trova più posto, pur affrontando temi – come il razzismo – che di leggero non hanno nulla. Ma avrei voluto conoscerla di persona? La risposta è no. Il rischio di rimanere delusi è troppo grande. L’opinione che ci formiamo dello scrittore si riflette immediatamente su ciò che scrive. In questo senso tenere aperto un blog è un’operazione di marketing furba? Lo è solo se siete contestabili in un modo così palese da procurare l’orticaria in chi vi legge. Se non smuovete gli animi, se quello che scrivete non fa la differenza, allora è tempo perso. Se è vero che nella narrativa vince chi riesce a far dire al lettore: «Sembra che stia parlando di me»; nella vita reale è lo scrittore che risulta più sgradevole ad attirare di più l’attenzione. Ricordate forse Aldo Busi? Aldo Busi appare tanto detestabile in TV quanto sorprendentemente pacifico e amabile nella quotidianità. La stessa cosa forse si può dire per Vittorio Sgarbi. Tuttavia mi domando se sia voluta, l’una o l’altra cosa.

Degli psicologi si dice che abbiano cominciato a studiare i difetti del comportamento umano per curare prima di tutto se stessi. La stessa cosa può essere detta degli scrittori. Nella maggior parte dei casi – i casi che contano – siamo individui pessimi, che non vale la pena conoscere. Un motivo c’è se ce ne stiamo rintanati in casa, a scrivere. Non sopportiamo gli altri e gli altri non sopportano noi. Raccontiamo dell’uomo, i suoi difetti, le sue contraddizioni, solo perché siamo dei sociopatici. Avessimo una vita normale o anche solo decente, non passeremmo tanto tempo a rimuginare su ciò che non ci piace dell’umanità. E non cominciate a dire «no, io no, io scrivo perché mi piace farlo». Perché se la risposta è questa, e non dubito che in alcuni casi lo sia davvero, non siete scrittori veri. Raccontiamo storie incredibili per evadere da un mondo che non amiamo e in cui non riusciamo a vivere. Inventiamo realtà alternative perché nella nostra siamo dei disadattati. I nostri personaggi sono ciò che noi vorremmo essere, se solo ne avessimo il coraggio.

Poi… poi c’è tutto il resto: le invidie, ad esempio. Quando vediamo uno di noi che ha successo, immediatamente ci chiediamo il perché. Com’è possibile che proprio lui, che non scrive bene quanto potrei fare io, vende racconti o vince concorsi? ma non si rendono conto di quanto sgradevole sia come persona? L’invidia, amici miei, è un sentimento umano: non va negato. Va solo vissuto correttamente. Se lo scrittore potesse eliminare senza conseguenze tutte quelle persone che gli stanno sulle palle, come fa George Martin nei suoi romanzi, il mondo sarebbe una landa deserta. Ma non si può, e ignorare chi vi suscita invidie appare impossibile. È come un prurito che vi pizzica la pelle in un punto che solo a stento riuscite a raggiungere. È il taglietto sul palato in cui la lingua continua a battere per caso. La mente continua a tornarci. E per quanto vi sforziate, non potete farci nulla. Siamo quello che siamo…

La domanda a questo punto mi pare scontata: se incontraste voi stessi per strada o a una festa, cosa pensereste di voi?

 

58 Comments on “Conoscere gli scrittori è un bene?”

  1. Non mi riconosco nelle tue parole.
    Sarà che non odio nessuno, che non vedo me stessa nei fallimenti o nelle miserie altrui, che non rimarrei delusa se scoprissi che Vittorio Sgarbi è, in realtà, un’amabile persona, che non amo provocare orticarie perché non mi interessa far parlare di me, che vivo bene nel mondo in cui vivo e non ho bisogno di evadere (sarà per questo che le mie storie non hanno nulla di speciale?), che non voglio essere come alcuno dei personaggi che creo, che non sono invidiosa, che non voglio fare nulla perché mi va bene come sono…
    Ecco ti risponderei che se io incontrassi me stessa per strada mi dedicherei un grande sorriso e a una festa mi offrirei da bere e mi regalerei una bella chiacchierata. 😊

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  2. Be’, io in realtà sono una brutta persona. Se incontrassi me stesso come minimo passerei sull’altro marciapiede pur di evitarmi. Probabilmente anche l’altro farebbe lo stesso: ecco il punto. Col rischio di trovarci uno di fronte all’altro.
    Ma tanto non lo saluterei. E lui, idem 😉

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  3. Pensa a una bella cena tra scrittori, mamma mia che paura. Scontro tra ego, violento, sibilante, brutale. Con gli aggettivi giusti ed eloquio fluente, persino colto… ma pur sempre una gara a chi ce l’ha più lungo. Trivialità in vestito da sera.
    Incontrare me stesso oggi vorrebbe dire farsi una bella chiacchierata divertente davanti a un boccale di birra o una bottiglia di quello buono, incontrare me stesso 20 anni fa… esito scontato, serata a non dare respire a qualunque donzella tra i 20 e i cinquant’anni.

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    • A me vengono solo in mente le scazzottate fra scrittori. E non sarebbe neanche tanto male. Invece il mio timore è che gli scrittori siano troppo viscidi per palesare i loro sentimenti.

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      • Ah beh, abiamo esempi lampanti tra grandi presenti malevoli e grandi assenti “minatori”. Però c’è del buono tra noi scribacchini, ci consoliamo sapendo che gli scrittori, quelli veri, sono quasi tutti morti, gli altri sono dediti al millantato credito 😀 😀 😀 😀 😀

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  4. Tempo fa ci fu a Torino una mostra dedicada a pittori cileni. All’innaugurazione era presente Isabel Allende, così io, che sono un suo appassionato lettore, mi precipiti, e mentre gli altri si dedicavano a buffet la ascoltai parlare in spagnolo mentre l’interprete prontamente traduceva. Ed ascoltandola mi resi conto che in realtà di fronte avevo la cugina della scrittrice.
    Per il resto ho incontrato solo pezzi piccoli e quindi poco significativi 😛

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  5. Adoro il tuo articolo! E’ tutto vero! Anche se altri diranno di no!
    Primo: anche io ho incontrati scrittori di libri che mi sono piaciuti (li recensisco sul mio blog: lettererumorose), e sono terribili. Capisco che possano essere tempestati di richieste, domande, etc…, ma porca miseria!
    Secondo: scrivo anche io, e conosco diverse persone che scrivono. Ho pochissime certezze, ma una sicuramente è l’anormalità della categoria in questione.
    Però a questo punto, dovremmo capirli questi autori, visto che se non la bravura, la sociopatia è la stessa che per noi!
    Un bacio e a presto

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    • Ti ringrazio per la tua sincerità, Elvira. Sei una delle poche che dicono le cose come stanno. Gli altri mentono solamente, dandomi in questo modo ragione. Sono tutte cattive persone, non ci sono dubbi. 😉

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  6. PErò la domanda fondamentale è: com’è l’Anfuso di persona? Forse devo spiacciarmi con sta birra prima he diventi scrittore sul serio 😀

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  7. Io vorrei conoscere la scrittrice della foto iniziale.

    Ho conosciuto un solo autore finora, Joe Lansdale, quando venne a Roma. Non è
    assolutamente sgradevole, anzi è molto disponibile.
    Anche Björn Larsson è simpatico, ha anche imparato l’italiano per parlare coi lettori italiani.

    “Il libro lo compri per vedere cosa dice chi la pensa in modo radicalmente diverso da te.” Non sono d’accordo, a me non interessa leggere chi la pensa in modo opposto a me.

    Aldo Busi l’ho visto un paio di volte in TV e mi risulta viscido, quindi non solo non lo vorrei conoscere ma neanche mi interessa ciò che scrive.
    Sgarbi mi stava antipatico, ma poi ho cambiato idea perché mi trovo d’accordo su molte cose che dice.

    A una festa io proprio non potrei incontrarmi, perché le evito come la peste 😀
    Non sono uno che socializza e ama socializzare e non credo di risultare simpatico a prima vista. Sono scostante e polemico e non ho peli sulla lingua (e ci mancherebbe, visto quanto ne è provvisto il resto del corpo).

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    • Ho due amici che sono andati ad assistere a una presentazione di Lansdale a Milano e confermano quello che dici tu. Un autore veramente disponibile e addirittura gentile. I grandi generalmente sono così, non hanno bisogno di atteggiamenti di posa.

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  8. Mi sento di dissentire in toto sta volta, ho avuto la fortuna di conoscere e chiacchierare con autori del calibro di Jeffery Deaver, Michael Cunnigham per citarne due piuttosto celebri e premiati, ma ne ho conosciuti tanti altri, e ho trovato persone squisite con le quali intrattenermi molto piacevolmente.
    Se incontrassi me stessa, be’ mi sarei molto simpatica, ma le direi di soffermarsi meno sul successo, che va bene pure così.

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  9. Bellissimo articolo. Io non avrei timore ad incontrare i miei scrittori preferiti, ogni uno di noi è fatto a proprio modo e non apprezzare lo stile di vita di qualcuno non vuol dire non poter apprezzare una sua opera. Questo vale per qualsiasi artista, che sia uno scritto o un cantante o un disegnatore insomma.
    La mente potrebbe venire condizionato solo se si hanno dei paraocchi, come potrei smettere di leggere i libri di Erri De Luca se scoprissi che come persona non è assolutamente come me lo immagino? Non avrebbe senso e sarebbe stupido.
    Ho imparato con il tempo a non dare giudizi affrettati, tutti commettono degli errori o hanno dei momenti no, non per questo bisogna giudicarli a priori.
    Per questo non posso rispondere alla domanda che ci hai posto, cosa penserei se mi incontrassi. Mi fermerei a riflettere come con chiunque altro credo.

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    • Dici cose giuste, Bluebell. Il lettore deve sempre e solo giudicare l’opera. Tuttavia, proprio perché siamo tutti troppo umani e pieni di… quei difetti che hanno gli umani, preferisco non conoscere i miei scrittori preferiti (che comunque sono tutti morti e sepolti), perché sarebbe per me inevitabile formarmi di loro un giudizio che si tramuterebbe in pregiudizio su ciò che scrivono. Anch’io, in fondo, sono umano. Forse…

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  10. Sono sostanzialmente timida quindi incontrare me stessa per strada non sarebbe sufficiente per stringere un’amicizia a meno che la scena si ripetesse un tot di volte. Le feste le evito a meno che sia stata io a organizzarla a casa mia con chi voglio io.
    Per il resto non mi considero sociopatica: ho pochi amici ma per me sono persone molto importanti. Non amo invece circondarmi di persone solo per stare con qualcuno, in quel caso preferisco stare da sola perché ho talmente poco tempo libero che seleziono accuratamente chi frequentare. Diciamo pure che sono molto selettiva.
    Infine, gli scrittori di cui ho amato le opere non credo che vorrei conoscerli, preferisco che mi rimanga un’idea di loro costruita nella mia fantasia. Penso che sia giusto così.
    Ps. Credo che Sgarbi sia una persona molto preparata e molto più intelligente di ciò che dimostra. Tuttavia mi fa pena perché se ha dovuto costruire un personaggio sgradevole per poter essere qualcuno anziché usare le sue doti reali tutto ciò è molto triste. E ci si potrebbe scrivere una storia.

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  11. Leggendo l’articolo, mi sembrava proprio tu stessi parlando di me. Anche io tendo spesso a stare antipatico alle persone, anche se non ho la più pallida del perché, di solito 😀 . Ma è vero anche il contrario: di norma anche le persone tendono a rivelarsi antipatiche in breve. Quindi, per rispondere alla tua domanda: se mi incontrassi da solo,probabilmente mi odierei 😀 .

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  12. Non ho mai avuto voglia di incontrare i miei scrittori preferiti perché non mi interessa cosa fanno nella vita quando non scrivono e quello che hanno da dirmi o da insegnarmi è già nei loro libri, qualcosa sui loro siti web. Non ho tutta questa curiosità di scoprire che persone siano, cosa mangiano, quanti figli hanno. Saranno simpatici e antipatici come tutti, no?
    Se devo odiare qualcuno, è qualcuno che ha un peso negativo sulla mia vita e non certo perché ha scritto un libro e se la tira. Detesto le persone ottuse e mi irrita la presunzione degli ignoranti, ma non serve essere scrittori per questo.
    Tu mi hai vista a una presentazione che me la facevo sotto anche se c’erano meno di dieci persone in sala. L’unica cosa che puoi aver pensato è: “Non sa nemmeno parlare, figuriamoci scrivere”, io l’avrei pensato. Se incontrassi me stessa mi farei tenerezza 🙂

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  13. “Questa è scema. Oppure finge di essere scema, ed è pericolosa. No, no, pare tanto scema. Bionda è bionda, quindi…”
    Questo se incontrassi me per strada. E a una festa…dipende dal tipo di festa. Ci sono luoghi dove mio malgrado sono quella che fa più casino e altri dove intrattengo delle proficue conversazioni con la carta da parati, che quella sì ne ha di storie da raccontare!
    Non credo di essere sociopatica, non evito la gente, evito alcune persone e determinati luoghi, dove so già che perdo inutilmente tempo. E’ una cosa che comprendi con l’età: il tempo è limitato e vale la pena, dopo il lavoro che paga le bollette, passarlo dove, come e con chi si sta meglio. A volte anche da soli, senza paura.
    Non ho mai conosciuto scrittori.
    Che cavolo dico? Ho conosciuto di persona Sandra Faè! Che è simpatica ve lo posso mettere per iscritto, dove devo firmare? E’ tale e quale come la leggete sul suo blog, niente trucchi! 🙂
    Non l’ho conosciuta di persona, ma online e per contatto indiretto, la scrittrice Diana Gabaldon e mi sono fatta l’idea di una persona amabile, ma a volte ruvida. Del resto riceve centinaia di commenti al giorno, risponde spesso, almeno ai primi cinquanta, ma credo abbia dei momenti in cui il vaso è pieno e allora qualche risposta denota un po’ di stizza.
    Aldo Busi in tv l’ho trovato qualche volta illuminante, altre un po’ troppo saccente. Quando vedo Sgarbi, cambio canale diretta o spengo tutto proprio. Non capisco perché debba offendere così gratuitamente le capre. Forse da bambino le caprette non gli hanno fatto ciao.
    Il punto rimane però la questione dell’invidia: perché spendere le proprie energie nell’invidia, quando si può fare ben dell’altro? (e qui ci potete inserire di ogni, dal suonare la chitarra al cucinare un torta…) L’invidia è uno spreco. E non brucia nemmeno i grassi!

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  14. Di scrittrici ne ho conosciute tre che hanno confermato l’idea positiva precedente. Se incontrarsi me stessa invece mi farei tenerezza e mi direi:ma dove pensa di andare con il grembiule da cucina addosso. Poi le darei la mano e ci chiacchiererei un pochino insieme, giusto da capire se ha sale in zucca o solo sogni.

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  15. Questo è il classico problema dell’autore implicito: nella teoria si ricorda sempre che l’autore non è il narratore, perché il primo sta fuori dal libro e il secondo è parte della costruzione narrativa; ciò non di meno, quando leggiamo, e soprattutto quando la storia è narrata in terza persona, tendiamo a sovrapporli lo stesso e ci creiamo nella mente un’immagine di chi ha scritto il libro sulla base di com’è il narratore. La cosa vale sia per gli autori viventi, sia per quelli più lontani – penso a Manzoni, il cui narratore è il ritratto stesso della bonarietà e dell’equilibrio, mentre lo scrittore di persona non doveva essere un tipo facile – e finisce per contrapporsi al vero proprio perché l’autore sa questa cosa e la sfrutta in sede di scrittura: se in televisione può giovare dar di sé un’immagine detestabile, sulla pagina si tende a essere una persona ben migliore, il che spiega la delusione dell’incontro reale. Che dici, mi dilungo? Perché in quel caso il mio narratore coincide con me perfettamente… 😉

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  16. Io penso che il pericolo di conoscere uno scrittore sia, come detto nell’articolo proprio quello di incontrare l’uomo. Una volta fatto questo, bisogna saper distinguere nei momenti opportuni l’uno e l’altro, non sempre è facile. Io ho avuto due esperienze in merito: ho conosciuto uno scrittore di romanzi storici che è davvero una persona simpatica e alla mano. Ho però anche conosciuto un altro romanziere che invece è davvero l’emblema dell’essere pavone. Ho fatto l’errore di conoscerlo prima di leggere i suoi libri e questo temo mi abbia creato qualche pregiudizio. Giusto ora sto leggendo un suo romanzo e credo gli farò anche una recensione sul mio blog, tuttavia già so che dovrò lottare per non pensare a lui come persona mentre leggo.

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    • Anche se ci fanno una buona impressione, l’impressione dello scrittore/uomo può farci sviluppare un pregiudizio sulle sue opere. Credo che si basino su questo gli incontri in libreria con lo scrittore: «Non vedi come sono buono, semplice, umile? Allora compra il mio libro e si buono con la mia storia». Bisognerebbe pubblicare in anonimato, così è il libro a dimostrare se vale o meno qualcosa.

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