Avverbi di quantità

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avverbi di quantità

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Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

La scorsa settimana abbiamo parlato degli avverbi di luogo; oggi passiamo agli avverbi di quantità. Essi definiscono una quantità, con riguardo all’abbondanza o scarsità, senza misurarla con precisione: più, meno, molto, poco, ecc.

«Alla base dell’opposizione abbondanza/scarsità sta spesso, implicitamente, il concetto di “adeguatezza”: gli avverbi che esprimono il concetto di adeguatezza quantitativa sono abbastanza e sufficientemente».[1]

Sottintendendo in concetto di adeguatezza, gli avverbi di quantità in genere si adoperano in proposizioni in cui nella subordinata compaiono per o da o perché: «è un’iniziativa troppo bella per essere vera!» [Serianni]; «è un tecnico abbastanza esperto perché gli si affidi la progettazione dello scavo» [Serianni].

Tutti gli altri, per eccesso o per difetto, possono esprimere invece il concetto di inadeguatezza della quantità, secondo una scala progressiva di valori che va da pochissimo a poco, un po’ pochino, appena un po’, appena appena, un po’, abbastanza, piuttosto, molto, un po’ troppo, moltissimo, troppo: «qualche lume in distanza: cascine, automobili / che si sentono appena» [Pavese], «fate con questi ingredienti una pasta piuttosto soda, lavoratela moltissimo con le mani e lasciatela un poco in riposo» [Artusi], ecc.

Gli avverbi si adoperano anche per formare delle proposizioni comparative, ad esempio utilizzando al pari di o, come già visto a proposito degli aggettivi e pronomi indefiniti quantitativi, tanto e quanto in coppia.

«Nell’uso più recente, specie orale e giornalistico, va diffondendosi un uso intensivo di abbastanza, da evitare nello scritto formale».[2]

Alcuni avverbi di quantità:

  • Affatto, significa ʻdel tuttoʼ e originariamente si adoperava in frasi affermative: «la forma estetica è affatto indipendente dall’intellettiva» [Croce]; ormai però s’è consolidato l’uso come rafforzativo della negazione, tanto da potersi trovare spesso anche da solo col significato di ʻper nienteʼ: «Disturbo? – Affatto!». Nell’uso più sorvegliato il Serianni nella sua grammatica raccomanda di accompagnarlo comunque con un avverbio o pronome negativo: nient’affatto.
  • Altrettanto, che indica reciprocità, si adopera spesso in risposta a frasi augurali: «Buon appetito. – Altrettanto!».
  • Assai, che significa molto ma anche abbastanza, è caratteristico con i verbi sapere, importare in senso «antifrastico» (cioè di significato opposto) di ʻnon sapere nullaʼ, ʻnon tenere in alcun contoʼ: «M’importa assai dei tuoi problemi!»
  • Troppo, indica comunemente eccedenza, ma in alcune espressioni serve a rafforzare in senso positivo o addirittura superlativo l’aggettivo: «troppo figo!» A quest’uso si affiancano quelli esclamativo («è troppo!») e quello con litote[3] intensiva («non sto troppo bene»).

Tra le locuzioni avverbiali quantitative si ricordano: press’a poco, all’incirca, su per giù, più o meno, né più né meno, ecc. Rientrano in questa categoria anche i numerali distributivi: due per volta, tre per volta, ecc.

Conclusioni

Oggi siamo stati brevi. Ci avviamo verso l’estate, si allungano le giornate: è normale dedicare più tempo libero allo svago che allo studio. Il prossimo lunedì parleremo degli avverbi di giudizio. State bene.

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Note

[1] Luca Serianni, Grammatica italiana, UTET 2006

[2] Cit. Serianni

[3] Cioè che ha lo scopo di attenuare un’espressione o un giudizio, ottenendo per lo più di rafforzarla.

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