Preposizioni improprie

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Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

Con lo scorso lunedì abbiamo terminato la lunga carrellata sulle preposizioni proprie o semplici, oggi portiamo a termine il nostro discorso occupandoci delle preposizioni improprie. Ricordo, per chi non avesse seguito i precedenti mini-ripassi, che la distinzione tra preposizioni proprie e improprie risiede nel fatto che queste ultime possono essere adoperate oltre che come preposizioni anche come avverbi, aggettivi, verbi. Quello degli avverbi adoperati con funzioni preposizionali, ad esempio, è un gruppo piuttosto consistente, come gli avverbi di luogo: sopra/sotto, davanti/dietro, dentro/fuori, vicino/lontano. Ma come facciamo a distinguere le due funzioni fra loro?

«La parola adoperata in maniera assoluta modifica semanticamente tutta la frase, e dunque esercita funzione avverbiale».[1]

Dove la parola, pur di natura avverbiale, mette invece in rapporto due componenti della frase, allora il suo valore è «sintatticamente vincolato» a una costruzione preposizionale. In questo caso la sua posizione sarà fissa: prima del determinatore e dopo il determinato; e la sua «autonomia semantica» sarà condizionata dal significato delle parole che mette in relazione. Ad esempio: «quando lo vidi in casa, entrai subito dentro» (funzione avverbiale); «quando lo vidi, entrai subito dentro la casa» (funzione preposizionale) [entrambi esempi del Serianni].

La maggior parte delle preposizioni improprie hanno un valore semantico «locativo»:

  • Contro: «Mi veniva in mente Linda. Me la sentivo contro il braccio» [Pavese].
  • Davanti / dietro: «avete imparato a scendere dal treno in corsa, e scendevate davanti alla casa» [Vittorini]; «lo zio Crocifisso stavolta si mise la mano dietro l’orecchio, per sentirci» [Verga].
  • Dentro / fuori: «ogni volta che rientrava dal lavoro mi veniva voglia di scivolare in silenzio fuori di casa».
  • Lungo: «un gruppo di capre stava lungo il muro biancastro» [D’Annunzio].
  • Oltre: «ella era là, oltre quella soglia» [D’Annunzio].
  • Sotto / sopra: «ci nascondevamo spesso sotto i ruderi assopiti del vecchio monastero»; ma anche «le chiavi stanno sopra il tavolo, in cucina» (stato in luogo) e «vorrei sentire un tuo giudizio sopra Hemingway» (argomento).
  • Verso: «mentre il sole scendeva verso il tramonto» [Calvino]; «per un po’ di giorni, verso i primi di agosto, era venuto soltanto don Ferdinando» [Verga].
  • Vicino / lontano da: «il fatto era accaduto vicino a una chiesa di cappuccini» [Manzoni]; con lo stesso valore anche presso: «lavora presso una ditta di computer» [Serianni].

Fra le altre preposizioni improprie figurano:

  • Mediante: «ogni ragionamento fatto da noi, ogni sistema edificato mediante la distinzione di materia e forma» [Foscolo].
  • Secondo: «secondo natura» [Serianni]; «secondo te dovrei andarci con un filo tra le dita, io, verso l’avvenire, a prender le misure» [Pirandello].
  • Senza: «parla senza esitazione» [Serianni]; «il proverbio dice: né visita di morto senza riso, né sposalizio senza pianto» [Pirandello]; se lo si fa precedere da avverbio di negazione, senza assume valore positivo: «ti ho detto non senza difficoltà quello che il mio cuore cova per te».
  • Prima di, durante, dopo (espressioni temporali): «Ho pensato spesso, durante questi anni, a quei giorni pieni di desolazione e sconforto» [Tarchetti].

Tra le locuzioni preposizionali troviamo insieme con e la sua variante insieme a: «questa volta, insieme con la voce, venne fuori l’uomo, don Abbondio in persona» [Manzoni]; «il cappellano era insieme a un soldato» [Cassola]. Entrambi, dice il Serianni, sono ormai da ritenersi legittimati all’uso (questo risponde alla domanda di un follower di qualche mini-ripasso fa).

Conclusioni

E con questo abbiamo detto tutto quello che c’era da dire, almeno per quanto mi riguarda, sulle preposizioni. Lunedì prossimo, visto che li abbiamo tirati in ballo, ci occuperemo degli avverbi. State bene.

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Note

[1] Luca Serianni, Grammatica italiana, UTET 2006

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10 Comments on “Preposizioni improprie”

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