Equilibrismi

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Quando le rondini tornano a librarsi

A Torino in questi giorni una luce magnifica illumina il cielo, scaldando le membra e l’anima; permettendomi di dimenticare quanto lungo e soffocante sia stato quest’inverno appena trascorso. Le montagne incorniciano il paesaggio lambendo i confini aridi della città, tanto da farmi immaginare che allungando la mano potrei quasi spolverarne le cime innevate. Gli alberi allineati dei viali ricominciano piano piano a colorarsi di verde. In cielo di rondini non ne ho ancora avvistate, ma non dubito che presto arriveranno pure loro. Al mattino l’aria è ancora frizzante ma tutto sembra far presupporre che la primavera, con la sua carica di energia, buonumore e testosterone sesso-dipendente stia per sopraggiungere. Allora com’è che non mi sento rilassato?

Non sono in cerca di motivi; me ne frego dei motivi. Li elenco solo per riempire questa pagina, visto che da settimane non riesco a scrivere un post decente, tanto che la mia tanto decantata programmazione è ormai andata a farsi benedire. Intendiamoci, nessun problema a riempire questo bel bianco con tanto, tanto nero: ché a farlo ci metto poco; e a scanso di equivoci in questo periodo ho scritto un paio di “racconti” che mi rendono fiero di aver posato le dita sui tasti. Ma di parlare di scrittura e di tutte quelle belle cose che continuiamo a ripeterci ormai da anni non ne ho proprio voglia. E sì, che questo è un blog di scrittura creativa, ma in questo momento la mia creatività sente più il bisogno di esprimersi che di indagare. Così sto facendo, e nei prossimi giorni non dubito che potrete, se vi va, leggerne i frutti. Rimane però il problema della programmazione, e non è l’unico…

La mia azienda, quella in cui lavoro da ormai tredici anni, sta finalmente chiudendo i battenti. Non ho ancora una data precisa né un contratto alternativo in tasca, anche se mi è stato promesso, ma presto o tardi potrei ritrovarmi col portafoglio pieno di banconote da spendere e la scrivania zeppa di curricula da distribuire. È un’epoca che si conclude, questa che sta finendo; col suo carico di  pensieri, ricordi, sensazioni da raccontare ai colleghi, soprattutto quelli più giovani, rilassati attorno a una scrivania in una delle ormai infinite pause lavorative. Tredici anni possono sembrare un battito di ciglia, ma è un tempo dannatamente lungo. Se ne fanno di cose, in tredici anni. E io ne ho fatte tante: ho conosciuto gente, visitato posti, chiuso due convivenze, cambiato casa tre volte, concluso contratti da decine di migliaia di euro; combattuto, lottato, perduto e vinto; amato, odiato, pianto, preso a pugni le pareti di casa e chiesto scusa; osservato nella solitudine e nel silenzio magnifici tramonti e bellissime aurore; ho vissuto…

Da mesi sono iscritto a uno di quei servizi on line in cui ogni giorno via mail ti recapitano le offerte che si avvicinano maggiormente alle tue aspettative. Affitto o acquisto? Non lo so. So che presto cambierò casa. E il fatto di non sapere se avrò ancora un posto di lavoro quando questo capiterà rende tutto molto più interessante. Lasciare Torino? Restarci? Se dovessi immaginare me stesso – ma come potreste contraddirmi? – mi immaginerei coi piedi sepolti nella sabbia di una calda spiaggia italiana, col suono della risacca in lontananza e gabbiani che stridono nel cielo contendendosi gli avanzi di una vicina discarica, ché di pescare per vivere anche loro non ne hanno più voglia.

Comunque, questo servizio on line di trova-case è una cosa orribile. Due soli annunci interessanti in mesi e mesi di iscrizione. Uno riguarda una casa in vendita: cucina, camera da letto, bagno e terrazzino: infissi nuovi, vetri doppi e bagno ristrutturato di recente tanto che mi ricorda quelli delle camere d’albergo in cui da tredici anni passo una buona parte della mia esistenza; l’altro un appartamento in affitto di stampo chiaramente borghese in una zona IN della città, più ampio dell’altro e a un prezzo stuzzicante, con cucinino, tinello immancabilmente abitabile, camera da letto, ripostiglio, due balconi, portoncino blindato e un’entrata condominiale da far morire d’invidia i passanti. Ah, sì, anche l’ascensore, ché nell’altra invece bisogna arrampicarsi fino al quarto piano gradino dopo gradino. Non sono un borghese; in effetti non mi ci sento proprio, ma una sera passandoci davanti mi pare d’averci visto entrare una giovane, deliziosa creatura di sesso femminile. Ma ero brillo e potrei aver visto male.

Aspetto una risposta che dovrebbe arrivare, incrociando le dita, verso la fine di maggio. A fine giugno, invece, sono stato selezionato dalla quasi defunta azienda per cui ancora lavoro per andare a presidiare il nostro stand alla fiera di Verona. Sarò circondato da extracomunitari britannici; tanti extracomunitari britannici, a cui non mancherò di chiedere se adesso, dopo la Brexit, si sentano più liberi o più poveri di prima. In genere, in queste manifestazioni, giusto per mercificare il corpo femminile anche dopo il ’68, vengono mandate a scodinzolare in giro per gli stand giovani attraenti tenneger “maggiorenni” vestite solo di un tubino attillato; delle quali mi sono sempre chiesto se sotto il vestito indossino anche qualcos’altro. Se ci saranno anche quest’anno non lo so, ma nel caso mi sono già munito di macchina fotografica.

Questa cosa la so da mesi. La voce mi è stata prima sussurrata a un orecchio, poi è cominciata a dilagare nei corridoi e, infine, giusto perché mi piace tentare la sorte a dare il peggio di sé, ho chiesto conferma direttamente al grande boss: il maragià dei miei quasi defunti bonifici bancari. Da mesi non riesco più a dormire bene. Ma le rondini stanno per tornare, il sole splende alto sulle cime della città, gli alberi saranno presto in fiore e questo post finalmente è arrivato alla fine: va tutto bene…

46 Comments on “Equilibrismi”

  1. Tredici anni nella stessa azienda non li ho mai fatti, anzi qualche tempo fa ho calcolato che in media cambio azienda ogni due anni e ammetto che comincio a sentire il bisogno di un po’ di stabilità. Comunque ho icominciato a lavorare giusto a Febbraio, dopo aver sfruttato un po’ il generoso welfare tedesco.
    Insomma ti capisco (non fosse per la distanza ti proporrei una birra 😉 )

    P.S. per la cronaca qui piove, è decisamente arrivata la primavera…

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    • Sì, sono tanti. Sono sempre stato convinto che bisognerebbe cambiare lavoro almeno ogni dieci anni. Dieci anni sono sufficienti a imparare tutto quello che c’è da imparare in un certo settore e a raggiungere le vette delle proprie capacità. Poi ci si siede sugli allori. Però… in Italia non c’è tutto questo movimento. Inoltre quasi sicuramente, per restare più o meno nello stesso mercato, dovrei trasferirmi a Milano e la cosa non mi piace. Non mi piace Milano; non mi piace la Lombardia. Mi trasferirei volentieri nelle Marche, invece. Ma lì non c’è assolutamente nulla, a parte il mare, le dolci colline e la buona gente. Comunque una birra potresti anche scendere a fartela con me!

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  2. Non ti sento mai parlare di te, della tua vita alla luce del sole. Si parla del più e del meno o al 99% di scrittura. Ci sono dei momenti di sfogo, ma superficiali, non profondi. “Come stai? Bene, ok.” ” Perché sei nervosa? Vabbè, ho un po’ paura, ma passa.”
    Stavolta non mi va di parlare di scrittura, ne parliamo allo sfinimento. Forse perché di scrivere non è un argomento tabù. Almeno per me, e vedo anche tu, la riservetazza è un modo di essere. Non riesco a parlare di me, profondamente, per il resto sono fin troppo logorroica. E non sempre è un bene tenersi tutto dentro. Si gioisce e si soffre senza che nessuno ha avuto il minimo sospetto di ciò che abbiamo dentro.
    Io sono uguale. Poi però arrivi al punto che devi sfogarti. Ed io questo l’ho visto nel tuo post. È fisiologico far vedere quello che sei, chi non ti capirà o non piace come sei, non lo farà anche se glielo mostri più esplicitamente.
    Quel poco che ho sempre percepito di te è quello di essere una persona forte, onesta, schietta e sensibile. Testa dura.
    Molti snocciolano i loro pensieri con facilità, anche della loro vita, problemi e vittorie come fosse semplice. Io preferisco farlo attraverso le storie che scrivo. Di me non può fregare nulla. Cosa vuoi che importa se…
    È la prima che ti sei esposto, so che faticaccia che è. Ma io quello che sei lo so anche senza bisogno di dire tutti i giorni quello che si fa.
    Di postare ogni giorno le nostre vite agli altri, non è necessario. Se è possibile è bello farlo un privato. Se non è fattibile, ce lo teniamo per dirle al momento giusto con le persone giuste.
    Ti abbraccio. Spero che si sistemi tutto prima possibile.

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    • Non mi piace parlare di me. Il che è strano per uno scrittore. Sono piuttosto riservato, anche con chi mi conosce. Ma credo comunque di essere un libro aperto: mi guardi e sai subito quello che penso. Non so se è un bene…

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      • Io sono uguale a te. Che vogliamo fare?
        Non è strano, siamo così. È il nostro modo di essere. Non lo trovo sbagliato del tipo: ” poche chiacchiere, ma sai come la penso.”
        I cambiamenti sono necessari, spaventano un po’, ma si cresce. Io sono abituata a gestirli da sola, non ho bisogno di rassicurazioni e consensi, solo con chi mi sta accanto. Ma molte volte porto avanti un progetto e lo mostro a cose fatte. Non voglio influenze. Qualcuno che ti dice perché lo fai mi metterebbe i bastoni fra le ruote. Voglio sbagliare da sola. E poi, non mi piace parlare di me.
        Se uno ci tiene, può chiederlo. Si sicuro non mi so vendere. Non so pubblicizzarmi o rendermi migliore. Di solito mostro il peggio, subito, così rimane chi ha voglia di starti accanto.
        In bocca al lupo. Tutto passa.

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    • Ciao Nora, benvenuta nel blog (anche se so che mi leggi spesso). Un po’ di paura, un po’ di emozione, un po’ di timore, un po’ di curiosità… un bel mix, non c’è che dire. Crepi. 😉

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  3. Potrebbe toccarti di fare lo scrittore professionista! Questa chiusura capita in un momento della tua vita in cui tuo è mutamento, quindi al momento giusto. Ma come capisco il tuo non dormir bene in un momento in cui non sai neppure dove visualizzarti nel futuro, se a Torino o altrove!

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    • Ecco, questa cosa dovrebbe preoccuparmi. Anche perché lo scrittore professionista, esclusi alcuni, sono quasi tutti dei morti di fame… 😛

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  4. L’equilibrismo è l’abilità di rimanere stabili anche dove stabilità non c’è. Ma è anche emozione, sensazione di onnipotenza, brivido nell’osservare il vuoto sotto di sé. Te la caverai alla grande, me lo sento. 😉

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  5. Secondo me non c’è niente di male nel voler scrivere per esprimersi. Anch’io, di recente, ho sentito la medesima esigenza, tant’è che ho ideato la serie #imieiprimipensieri, che cerco di portare avanti con almeno un post al mese. E penso che non ci sia niente di male nemmeno nel voler scardinare il blog dalla solita programmazione. L’ho visto sulla mia pelle: quando un blog è consolidato, non risente di qualche cambio di rotta. Anzi: certi post, buttati lì senza uno scopo, sono un lampo positivo che rompono la routine e ridanno senso all’arte.

    Fai bene a cercare. Fai bene a guardarti in giro. Sono sicura che quando troverai la soluzione giusta (abitativa, professionale ecc.) la riconoscerai al volo, e non ci saranno più dubbi. Per trovarla, però, è necessario rendersi pronti ad accogliere qualunque novità. 🙂

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    • E’ questa la cosa che spaventa di più, vero? essere pronti ad adattarsi. Che farlo da ventenne è una cosa, da quarantenne un’altra.

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      • Accogliere le novità, secondo me, non significa adattarsi. Significa riconoscere il potenziale evolutivo presente in qualunque situazione. Ogni esperienza è importante, ma nessuna decisione è scolpita nella pietra. 🙂

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  6. Quelli che chiami equilibrismi io li trasformerei in opportunità. Hai davanti a te un’occasione golosa, cambiare vita senza aver dovuto fare drastiche scelte. Cambiare città, lavoro, ritmi, gusti, abitudini. Come il grande foglio bianco che ti sei ritrovato a vergare prima di farlo diventare il tuo equilibrismo del mercoledì.
    Non solo tutto dipende dal punto personale di osservazione ma anche da quanto grandi sono le tue aspirazioni. E’ una bellissima opportunità quella che hai davanti.
    E, per essere molto pratici e chiari, di mare restando in Italia ce n’è tanto, se non hai ancora scelto, io e Pier per le nostre zone ti possiamo dare una mano, io meno per il lavoro visto che in Liguria scarseggia, ma potresti sempre prima fare un po’ il turista, ovunque tu decida di andare.
    E poi sono di gran lunga questi post personali alle solite dissertazioni sulla scrittura, certo uno ogni tanto non fa male, ma leggere quello che scrivi è sempre un piacere.

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    • Grazie, Nadia. Quella del turista non è mica brutta come idea. Nessuno però si può davvero permettere di non lavorare per un lungo periodo, non in Italia. So che in Liguria le difficoltà sul fronte lavoro non sono poche. Hanno chiuso un sacco di aziende grosse. Ma forse è l’Italia a non dare chance a nessuno, tranne che ai soliti noti.

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      • Sì situazione tutta italiana, però pensaci a vivere da turista la zona che ti incuriosisce, potresti mutare idea e anche trovare proprio quello che cerchi, e più che altro ti leverai molti dubbi.

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  7. Questo sì che è un bel post. In fondo i blog sono nati per questo, per raccontarsi. Anch’io lavoro nell’attuale azienda da tredici anni, e ti do ragione al 100%: dieci anni sono il massimo, poi ti stufi. Non lo considero un difetto, anzi, una mente aperta non si può fossilizzare troppo a lungo in un posto, è invece segno di una testa che funziona.
    Sono d’accordo con Nadia, hai la possibilità di cambiare la tua vita “costretto” dalla vita stessa, e non per una scelta che spesso si carica di dubbi e rimorsi.
    In fondo, quasi tutti i romanzi iniziano così.

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  8. Anch’io sto vivendo un periodo difficile, duro, complicato. Non è il primo, non sarà di certo l’ultimo. Ma mentre la vita mi tiene all’angolo e mi sferza con pugni serrati al corpo e al viso, io so con certezza che non crollerò al tappeto. Le mie gambe seppur malconce non franeranno. La mia testa seppur confusa non mi abbandonerà. Perché io con me porto il fuoco. Il fuoco sacro di un sogno e il fulgore di un obiettivo. Una precisa volontà. Quando in simili periodi si dissolve la parte di noi che ci ha sostenuto, non è importante contemplare il tanto che abbiamo perduto, ma trarre forza dal poco che ancora ci rimane. Esistono tante fasi nella vita. Il periodo della crisi, quello in cui le certezze perdute vengono messe in discussione, questo è il momento migliore per rinnovarsi, per mutare pelle, per cogliere da ciò che ci circonda quel che esiste e non vediamo nitido. Nelle tue parole di matura consapevolezza, colgo le sfumature della tristezza. Del tanto e del poco. Di quel che si è fatto e di quel che non si è fatto mai. Quindi nel mio arrancare non posso passarti una borraccia come Bartali con Coppi, ma posso dirti: trova il tuo equilibrio sulla fune e corri, corri su quell’esile filo senza badare ai pericoli. Cerca il tuo obiettivo che non si accontenti del sopravvivere e vallo a placcare, mordilo, distruggilo. Il più grande spreco è il talento sprecato e tu, che ne hai in abbondanza, non sprecare il tuo.
    Un caldo abbraccio, amico mio.

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    • Lo so, caro Marco, che ne stai passando di cotte e di crude pure tu, e i miei occhi sono sempre puntati anche sugli amici più lontani, benché non se ne accorgano. Alle mie orecchie giungono voci, portate non dal vento ma da altre bocche. Ti sono vicino. Non sono però sicuro di avere il sacro fuoco del talento, e ultimamente mi trovo a domandarmi sempre più spesso se valga ancor la pena nuotare contro corrente o sia, invece, più proficuo lasciarsi trasportare da essa. I flutti della vita hanno una saggezza intrinseca che per noi non è facile comprendere. Ricambio il caro abbraccio.

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  9. Questo è proprio il tipo di post che una lettrice si aspetta di trovare sul blog di uno scrittore.

    Intimo, capace di andare oltre le parole scritte, fragile.

    So che in momenti come questi sembra una frase fatta, ma è davvero così: “quando l’acqua ti arriva alle spalle, quello è il momento in cui impari a nuotare.”

    Forse temiamo i cambiamenti perché ci focalizziamo troppo su tutto quello che perderemo a causa di quel cambiamento.
    Non ci concentriamo mai abbastanza su tutto quello che invece potremmo guadagnare.

    Nei momenti di maggiore caos della mia vita non ho nemmeno avuto il tempo di respirare. Sono andata avanti a istinto, ascoltando la pancia e non la testa.
    E quando il momento passava – una settimana, sei mesi, un anno – e mi concedevo il lusso di guardarmi indietro, ero così sbalordita dai passi che avevo fatto da temere di non essere più me stessa.

    Questa è una enorme possibilità per te.
    Puoi dare vita ai progetti che avevi sepolto da qualche parte, perché troppo impegnato con il lavoro. Il talento c’è. Il cuore pure. Fidati di te, farai grandi cose!

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    • Mmh… è quando leggo commenti come questo che le gambe cominciano davvero a tremarmi. Sicura che non mi stai sopravvalutando? Tutto questo talento mi ha portato ad avere quarant’anni senza aver combinato davvero nulla di importante. Talento in abbondanza io non ne vedo. Ma forse sono miope e, come dici tu, ho solo bisogno di una spintarella. Speriamo che il dirupo non sia troppo profondo.

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  10. La vita stessa, caro Salvatore, è un equilibrio precario. Ma questo lo sai benissimo. Grazie per averci confidato le tue paure e le tue aspettative, i tuoi timori e le tue speranze. Un bel post confidenziale che esprime che bella persona che sei. Ti auguro di tutta quella tranquillità di cui hai bisogno.

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  11. Anch’io abito in una casa senza ascensore e vorrei cambiare con una nuova, ma sto aspettando che si definisca il mio nuovo settore lavorativo (sia pur nella stessa azienda) che potrebbe anche farmi cambiare sede e forse città. Così spesso la notte mi sveglio e penso al futuro e assalita dall’ansia cerco di contenerla leggendo. Questo è uno dei miei momenti insonni e leggendo il tuo post mi sono un po’ riconosciuta anche se tu con la tua azienda hai motivi maggiori di incertezza e mi dispiace molto. Potrebbe essere una nuova opportunità che ti apra nuovi orizzonti migliori di quelli attuali. Questo è il mio augurio sincero di cuore. Purtroppo viviamo tutti un apparente equilibrio pronto a incrinarsi con una folata di vento, ma conta lo spirito con il quale lo affrontiamo che ci fa restare in piedi e magari procedere con maggior forza. Un abbraccio.

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    • Grazie, Giulia. In realtà dovrei avere un contratto in tasca, e molti soldi a riempire l’altra. Ma sai come si dice: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Il brutto è che sono costretto ad aspettare, per cambiare casa, di sapere quale sarà il mio destino. E’ un po’ come essere presi all’amo: metà dentro l’acqua, metà fuori.

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  12. Uhm…ecco gli effetti della primavera, a nemmeno due giorni dall’equinozio e con il cambio ora in arrivo. No, davvero, non scherzo. Gli effetti di queste cose non sono da sottovalutare. Consiglio di integrare con vitamine in quantità, la C almeno 1 gr al giorno. Per dormire, la melatonina, ce ne sono in vari formati, da pastiglie e bustine senz’acqua (quest’ultime riescono a far dormire persino me, che notoriamente non ho effetti nemmeno dalla pre-anestesia della sala operatoria!).
    Detto ciò, capisco la stanchezza dei tredici anni (io 14…e non c’è mattina che io non pensi di inscatolare tutto e andare all’estero). Capisco anche quell’ansia che deriva dalla mancanza di direzione della propria nave, perchè in un viaggio occorre sempre un punto d’arrivo, più o meno lontano. Però è un’illusione. In qualsiasi momento, l’imprevisto può sconvolgere il nostro “progetto di vita”, se non addirittura spazzarlo via completamente. In questo caso hai il vantaggio di saperlo per tempo e questo ti da modo di organizzarti. Poi, il mio mantra personale dice “è solo lavoro, si può sistemare” (è tutto il resto che non si sistema più, e non ci posso fare niente). Alla fine si vive un giorno alla volta, qui e ora.

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    • Ne sono convinto anch’io. Per caso, sotto questo articolo, mi è comparso il link di un altro che avevo scritto più o meno nello stesso periodo l’anno scorso: il sopraggiungere della primavera è per me un passaggio di stagione davvero pesante. Mi butta giù.

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  13. Da una come me, che per ogni porta chiusa alle spalle vede solo un mare di opportunità davanti, che commento ti puoi aspettare? E per uno come te, intelligente, preparato e pieno di risorse, non sono per nulla preoccupata perché sono certa che se anche all’inizio imboccassi la strada sbagliata, te ne accorgeresti subito e troveresti quella giusta. Andrà tutto bene, di più, andrà tutto meglio 🙂

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