Furto d’autore

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Anche le case editrici rubano

E vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti,
brutta banda di ruffiani e di intriganti,
camuffati bene o male, da intellettuali e santi,
io vi odio a voi romani tutti quanti.

–  Alberto Fortis

È in qualche modo piacevole constatare come, in un paese quale l’Italia in cui appare sempre più evidente che leggere è un’opzione a perdere e in un’epoca storica in cui la vita media di un romanzo, anche di un buon romanzo, non supera i sei mesi di vita sugli scaffali delle librerie, constatare come una coraggiosa casa editrice romana, la Bibliotheca Edizioni s.r.l., decida di ripescare un mio vecchio – ma ancora molto letto – post del 10 aprile 2015 (questo), in cui spiego come scrivere un dialogo che funziona, per riproporlo papale papale nel proprio blog.

Il loro post s’intitola: 10 modi per convincere una casa editrice a pubblicare il tuo manoscritto. Se ne può scaricare perfino una versione in pdf, iscrivendosi alla loro mail-list. Uno di questi dieci modi riguarda i dialoghi, o meglio, il modo di scriverli. Non posso che sentirmi onorato del fatto che quanto io abbia da dire su di essi è, a loro parere, un modo vincente per convincere una casa editrice a pubblicare un manoscritto. Che io sia un fenomeno nello scrivere dialoghi, o quantomeno post che ne parlano, era già ben noto ai miei tanti follower che mi seguono ormai da anni. Proprio una di loro, o dovrei dire una di voi, un paio di settimane fa ha ritenuto opportuno scrivermi in privato per farmi notare questa strana somiglianza: tra i miei e i loro contenuti.

Ho voluto verificare di persona, piacevolmente constatando che non si trattava affatto di una somiglianza, bensì di una citazione: se con citazione s’intende riportare un testo scritto da qualcun altro all’interno di un proprio articolo senza modificarne neanche una virgola. Una citazione è una cosa seria. Degna, dovrei dire, di un popolo istruito che propaga la propria cultura. Io stesso ne faccio spesso ricorso. Ora, potrei anche sbagliarmi, e vi prego di correggermi se così fosse, ma se non ricordo male la legge “consiglia” di indicare la citazione come tale, ad esempio circoscrivendola all’interno di virgolette o caporali, e di fornire ai propri lettori la fonte da cui è tratta e l’autore di riferimento. Io, ad esempio, nei miei articoli, quando mi capita di citare un autore esterno, metto un link che rimanda alle note (in fondo all’articolo) in cui compare il nome dell’autore, il libro o la fonte da cui la citazione è tratta e la casa editrice che lo ha reso pubblico. Magari anche l’anno di pubblicazione. Una dimenticanza, quella della casa editrice romana su citata…

O meglio, sarebbe una dimenticanza se la prima parte del post non fosse interamente costituita da un’altra citazione: questa volta del nostro Daniele Imperi (da questo articolo). In pratica, la casa editrice romana, ha preso due post, il mio e quello di Daniele, e, riportando il tutto con il rigore che ci si aspetterebbe da un’impresa seria, ne ha fatto un bel mix: la prima parte del loro articolo, che mi scuserete se non vi segnalo con un link per evitare di regalargli visite, è tratto dall’articolo dell’Imperi; la seconda, dove si scende più in dettaglio con i suggerimenti e i modi, è copiato… cioè riportato, sempre con la stessa integra serietà, dal mio post. Viene quasi il sospetto che questa loro dimenticanza sia il sintomo di qualcosa di più profondo, qualcosa che proprio non funziona. C’è da chiedersi se nella loro produzione ci sia qualcosa di originale.

Sospetto acclarato da altre “citazioni”, tratte qua e là, ad esempio dal blog di Maria Teresa Steri (da questo articolo tra gli altri) o da quello di Chiara Solerio (qui) e altri blogger, sempre con le stesse modalità: completa amnesia sugli autori o i loro diritti. Naturalmente sono sarcastico. Copiare e incollare un testo altrui nel proprio blog, peggio ancora in un blog aziendale, senza citarne la fonte non può essere trattato alla strenua di una semplice dimenticanza. Il ragazzino che copia e incolla una mia frase sul proprio blog, senza sapere che è quanto meno cortese indicare chi ne sia l’autore, può essere compatito con una scrollata di spalle. Ma da una casa editrice questo non è accettabile. Loro sono una s.r.l., e la limitazione delle responsabilità indicata dalla sigla non li legittima ad appropriarsi dei contenuti di altri autori senza neanche riconoscergli la paternità. Non si deve chiedere il permesso all’autore per inserire una sua citazione, ma la citazione dev’essere tale: con riferimenti, link e quant’altro. Altrimenti sembra, al lettore sprovveduto, che il contenuto sia loro, della casa editrice romana.

Per fortuna la seguace che mi ha scritto mi legge con attenzione e ha immediatamente riconosciuto la mia scrittura. Per fortuna ho uno stile riconoscibile. E questi signori non si sono neanche dati la pena di escludere dal “riporto” le locuzioni idiomatiche di cui faccio ricorso nel post originale. Quello che hanno fatto è semplice e descrivibile nel seguente modo: col mouse selezioni il testo che ti interessa rubare, poi premi il tasto destro, copi l’articolo o la porzione evidenziata, quindi incolli sul tuo blog. Si chiama furto!

Il fatto che il mio blog sia pubblico, come anche quello degli altri amici sopra citati, non autorizza ad appropriarsi dei contenuti che, tra l’altro, sono protetti dai diritti d’autore: «Il diritto d’autore è l’istituto giuridico che ha lo scopo di tutelare i frutti dell’attività intellettuale attraverso il riconoscimento di una serie di diritti (di carattere morale e patrimoniale) all’autore originario dell’opera»[1]. Dietro a un semplice post c’è un investimento di tempo, impegno, creatività, studio e competenza; la stessa competenza che non si dimostra copincollando illegittimamente l’articolo di qualcun altro.

Ora vorrei rivolgermi a loro, ai professionisti della carta stampata, dell’editoria più nobile e alta:

Cari Signori,

ma in quanto editori non dovreste essere voi un’impresa che i contenuti li produce? Prenderli da altri, senza chiedere il permesso, senza neanche citarli come autori, senza pagarli per la proprietà intellettuale… rientra nei vostri standard lavorativi? E cosa dovrebbe pensare un vostro lettore, uno di quelli che i vostri libri li compra e li paga, di questo vostro vizietto?

Ma il web è grande, lo capisco. È facile pensare che tanto, se rubate contenuti, nessuno se ne accorgerebbe. Solo che nel web, essendo una rete, ogni tanto si rimane… invischiati.

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Note

[1] Cit. Wikipedia

Nel frontespizio, un breve stralcio del testo rubato pubblicato nel sito della casa editrice citata.

Più sopra: Diabolik.

45 Comments on “Furto d’autore”

  1. Io credo che al sucitato la definizione di editore stia un po’ “larga”, al massimo gli concedo l’appellativo di “sedicente”.

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  2. Come evidenzierò nel mio articolo di domani, quanto accaduto è lo specchio di una società che non ha più il coraggio e la voglia di inventare nulla.

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    • E’ anche figlia di una società che non paga il lavoro creativo. Non dico che sia questo il caso, ma se chi scrive contenuti web lo paghi 5€ per mille parole non puoi pretendere che le scriva tutte di suo pugno. Resta che è in ogni caso squallido e contrario a qualsiasi deontologia professionale.

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    • Magari non erano in grado di inventare nulla di meglio di quanto abbiamo scritto noi; non potendo, hanno pensato di trascriverlo. Ciò fa onore, a noi.

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  3. Convengo con la segnalazione,presto segnalazioni, con il tenere i toni educati e con l’attendere che ognuno esprima il proprio disprezzo, ma anche di far visita in gruppo e mostrare i denti.

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  4. Come commentavo ieri sul blog di Maria Teresa, sono esterrefatta dalla stupidità di un tale gesto. Davvero pensavano che nessuno si sarebbe mai accorto di nulla? Oltre che ladri, mi sembrano veramente poco intelligenti.

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    • Di fatto non se n’è accorto nessuno. Se non mi avesse scritto quella mia follower, che ha riconosciuto la mia scrittura, questi post non ci sarebbero e noi oggi e negli altri giorni, negli altri blog, staremmo parlando d’altro.

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  5. Magari la casa editrice, seppur responsabile di quello che c’è sul proprio sito, c’entra poco, e la colpa è del (discutibile) personaggio che crea i contenuti per loro. Se è così, contattandoli bastoneranno il tizio e dovrebbero rimediare, scusandosi pure.

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  7. Quand’è che posso sguinzagliare i pinguini? 😀
    No eh? Ma almeno posso condividere i post sulle loro bacheche chiedendo lumi? Magari mi fingo un loro -futuro- cliente, spaventata da queste illazioni…
    Scherzi a parte, che qui c’è poco da scherzare, sembra incredibile che qualcuno pensi di passarla liscia ai giorni nostri. In realtà no, perchè bisogna considerare il loro target. E’ stato un caso più che fortuito che la tua lettrice li abbia beccati. Quanti di quelli che leggeranno i loro contenuti si saranno accorti che in rete ci sono soprattutto i vostri articoli? O quanti di quelli che li avranno anche associati avran pensato: “Ecco, anche questo Anfuso la fa tanto lunga ma alla fine lavora dentro una casa editrice!” (oltre il danno la beffa, a chiamarla “casa” 😛 ) Ci provano, e al 99,9% gli va pure bene. Stavolta la statistica li ha fregati.
    Attendo di sapere quale sarà la loro risposta…SE risponderanno. Più facile che facciano sparire il loro blog per intero.

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    • Infatti è stato proprio un caso fortuito averli beccati. Viene quasi da chiedersi quante altre volte i nostri contenuti sono stati “riprodotti” senza che ce ne accorgessimo…

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  8. Una bella azione di gruppo ci sta. Un singolo tizio che si lamenta del furto può anche essere ignorato, quando sono tra i cinque e i dieci, ognuno con il loro nucleo di lettori, la cosa si fa più complicata.
    Comunque consiglio anche a te la maledizione babilonese per far seccare alcune parti del corpo (lascio alla tua fantasia quali) a chi copiasse gli articoli, efficacia comprovata da 3000 anni.

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  9. Stavo aspettando questo articolo!
    Ha ragione Daniele: alla “casa editrice a pagamento mascherata da casa editrice seria che non si scrive manco i contenuti” stanno fischiando le orecchie da ieri.
    E fra un po’ mi sa che dovrà dare una bella rinfrescata anche al sito. 😉

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  10. Ci eravamo già sentiti ieri. Piena solidarietà e mi spiace Salvatore.
    Chi ruba a destra e a manca per riempire un suo lavoro non ha capito il sacrificio del lavoro che c’è dietro. Le scuse al fatto di essere i dipendenti sanno di assecondare. Io scrivo di testa mia, non copio e incollo. Il mazzo ce lo facciamo tutti, spesso andandosi a leggere e documentarsi per poi fare un articolo, uno scritto o quello che vuoi. Non di certo a copiare e incollare. Oppure citare la fonte se vuoi mettere il suo testo.
    Seppure era un modo per farsi pubblicità perché ti (vi) citava e poi incuriositi vedere come lavora la casa editrice. Così ci si va per quanti ha plagiato. Ho visto da Daniele che ce ne sono tanti altri. È un vizio non indefferente. Non una bischerata, ma un’attitudine.

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