Le preposizioni proprie: Di

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di

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Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

Come dicevamo la scorsa volta, le preposizioni si distinguono in proprie e improprie: le prime si adoperano solo come tali, a differenza delle seconde che invece possono assumere anche altre funzioni: ad esempio di congiunzione, di avverbio, ecc. Le proposizioni proprie sono otto (più una): di, a, da, in, con, su, per, tra (fra). Le ultime due, lo vedremo meglio dopo, sono identiche per significato e funzioni.

Di

La preposizione di, quella di uso più comune, riesce a reggere molti complementi (cioè il tipo di relazione che si stabilisce tra le componenti collegate dalla preposizione). In genere il valore del determinato (il componente base) viene “specificato” dal determinatore (cioè dall’aggiunto), nel seguente modo: determinato + di + determinatore. I tipi di relazione possono essere:

  • Di specificazione in senso proprio: «si udì un fruscio di frasche per la via» [Verga, I Malavoglia], in versione soggettiva; «la paura della morte» [Serianni], in versione oggettiva; «una grande lista non di partito fatta da esponenti trasversali», con negazione; «Machiavelli […] non fu di nessun partito» [Serra], per indicare appartenenza; «colpevole di amare», per indicare una colpa o pena.
  • Di denominazione: «la città di Torino», «un giorno di luglio», «un libro di Albinati».
  • Di argomento: «E di una cintura – insisteva la madre – di una cintura d’oro che ne diresti?» [Moravia, Gli indifferenti]; questo vale anche per i titoli di opere letterarie, filosofiche, giuridiche, ecc.: «Dei delitti e delle pene» [Beccaria], anche se oggi di uso limitato alle scritture più formali.
  • Di materia: «una pentola di peltro».
  • Di abbondanza o privazione: «era dotato […] di uno spirito che si potrebbe dir manzoniano, pieno d’amenità, di bonomia» [Soffici].
  • Di qualità: «Un uomo di legge» (inteso della legge, rigoroso); «una notte, sulla mia finestra si posò un gufo immenso, di razza reale» [Morante, L’isola di Arturo], per indicare una razza o specie.
  • Di quantità: «un triangolo con superficie di …»; «un uomo di trent’anni»; uno sconto di cinquanta euro» [tutti e tre del Serianni].
  • Di causa: «Soffrire d’ansia».
  • Di limitazione: «Duro di modi, ma di cor gentile» [Manzoni, Autoritratto].
  • Partitivo: «molti di noi» [Serianni].
  • Di paragone: «Stefania è più grande di me».
  • Di fine: «In una stanzetta che gli serviva di ufficio» [Levi, Cristo si è fermato a Eboli]

«In altre accezioni la preposizione di non sembra ricondursi a questo primo tipo di relazione determinato-determinatore».[1]

Ciò vale ad esempio per i valori locativi, attraverso i quali la preposizione di può esprimere:

  • Moto da luogo: «a fine mese andrò via di casa».
  • Il passaggio da un luogo all’altro o da una condizione a un’altra, in coordinazione con in: «andrò di casa in casa»; «di male in peggio».
  • Moto per luogo: «se passo di là, te lo farò sapere» [Serianni].
  • Moto a luogo e stato in luogo, in collaborazione con gli avverbi qua e : «vado di là»; «rimango di qua».

La stessa cosa vale anche per valori di origine e provenienza: «sono di Torino», «le donne di Modena» [Francesco Baccini], «di che famiglia è nato» [Tozzi], «Leonardo Sciascia, di Pasquale Sciascia e Genoveffa Martorelli»; di modo e maniera: «agire di forza», «di buon trotto» [Pascoli]; di determinazioni di tempo: «di notte», «di giovedì», «d’estate», ecc. e con pronome dimostrativo: «di questi tempi» [Serianni]; di mezzo e strumento: «fu bisogno che io copiassi l’opuscolo di mia mano» [Leopardi]; di mescolanza: «cotone misto di seta» [Serianni] anche se è più facile imbattersi nell’ellissi (cotone misto seta); di causa efficiente: «bagnato di sudore»; e di alcuni costrutti predicativi: «essere di casa».

Dal linguaggio giuridico abbiamo le due locuzioni di fatto e di diritto: «Le Camere si riuniscono di diritto il primo giorno non festivo di febbraio e di ottobre» [Costituzione, art. 61 – cit. in Serianni].

Di, come anche molte altre preposizioni proprie, nell’incontro con un articolo può articolare. Le forme articolate sono: del, dello, della, dei, degli, delle.

Conclusioni

Avrei voluto proporvi un articolo riepilogativo di tutte le preposizioni proprie, ma ogni volta c’era qualcosa da aggiungere (e in questo il Serianni non lesina) che pareva male lasciare nell’oblio. Alla fine quindi ho deciso di presentarvi otto diversi articoli, uno per ogni preposizione. La prossima volta, quindi, parleremo di a.

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Note

[1] Luca Serianni, Grammatica italiana, UTET 2006

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17 Comments on “Le preposizioni proprie: Di”

  1. Non le ho mai chiamate “proprie”, ma semplici, anche quando mio figlio fa l’analisi grammaticale, per distinguerle da quelle articolate. ( della, sulla, alle, coi…)
    Non si finisce mai d’imparare, presumo.

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  4. Giusto oggi leggevo (Italo Calvino, eh, non uno che scrive a caso) “agnello di latte”, invece che da. Che ne dice l’Anfuso/Serianni?

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