Scrivere una sinossi

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Strategie di pianificazione

La prima cosa da chiedersi, riguardo alla sinossi, non è il come ma il quando. Molti invece si pongono la domanda sbagliata. Se hai scritto un intero romanzo, certamente non avrai problemi a stendere una sinossi. La sinossi non è altro che un riassunto completo della storia che hai trattato nel tuo libro. In essa devono essere inseriti: il dispositivo drammatico, i principali snodi narrativi (cioè, i fatti salienti), i personaggi principali (protagonisti e antagonisti) e l’ambientazione; raccontando tutto questo seguendo esattamente lo svolgersi cronologico adottato nel romanzo.

La lunghezza ideale è quella che voi stessi concedereste a un altro autore: se vi stufate dopo mezza paginetta… tiratene le somme. Lo stile non deve essere piatto, ma nemmeno “originale”: dovrebbe incalzare il lettore (il quale, se intendete inviare il vostro manoscritto a una casa editrice, è quasi certamente un professionista che di sinossi ne ha già lette a noia) ma senza tentare di buggerarlo; cioè, non dovreste sforzarvi di scrivere in modo attraente la sinossi se poi lo stile adottato nel romanzo è piatto e noioso. Il lettore, se è un professionista, se ne accorgerà; e a nessuno piace essere preso per il naso. L’ideale sarebbe modulare il linguaggio in modo da non allontanarsi troppo da quello adottato per la stesura del libro, così che il vostro lettore possa farsi un’idea precisa della vostra capacità linguistica prima ancora di prendere in mano il manoscritto, ma ricordandovi che in quelle poche righe vi giocate la “prima impressione”.

Detto questo, forse ho dimenticato qualcosa – di certo su internet se n’è parlato in lungo e in largo – ma ciò mi pare riassuma tutto quello che c’è da dire sul come. Passiamo al quando.

Vi siete mai chiesti come possano le case editrici smaltire tutte le proposte editoriali che gli vengono inviate senza dover affogare nei manoscritti? La risposta sta nella sinossi. Quasi tutte chiedono di accompagnare il manoscritto con un riassunto del contenuto; lo chiedono perché attraverso di esso possono farsi un’idea del romanzo senza la necessità di leggerlo. Se la sinossi è convincete, allora passano al manoscritto. Per questo motivo quasi tutti gli scrittori novizi tendono a scrivere la sinossi a stesura completata. È la mossa vincente?

È la mossa vincente se si è fatto un buon lavoro con il romanzo. Se si è fatto un buon lavoro con il romanzo, la mia opinione è che la sinossi non possa in alcun modo essere da meno. Lo ripeto: «Se hai scritto un intero romanzo, certamente non avrai problemi a stendere una sinossi». Se sai scrivere non avrai problemi a scriverla. Se il romanzo è scritto bene e il meccanismo portante funziona come un orologio svizzero, la sinossi funzionerà altrettanto bene. … ma cominciare una frase con se lascia sempre il tempo che trova, dico bene? Prima bisogna scriverlo, il romanzo.

Al riguardo ci sono molti approcci possibili. Conosco scrittori che scrivono di getto, e ogni loro pagina è così perfetta da non aver quasi bisogno di una revisione. Magari impiegano anni a stendere un romanzo, ma quando hanno finito è completo. Loro, la storia, se la portano dentro. La cullano da tutta una vita. Ne conoscono ogni piega. Passano giorni interi a ragionare su un singolo periodo, e quando lo stendono è quello giusto. Questi scrittori non hanno bisogno di preparare il lavoro in anticipo. Non gli servono scalette o sinossi preliminari. Devono solo scriverla, e lo fanno con i loro tempi. E se alla fine qualche incongruenza nella loro trama può essere in effetti rilevata, essa è compensata da una tale ricerca della verità da far fare spallucce al lettore.

Altri fanno scalette, e scrivono romanzi il cui intreccio effettivamente funziona come un orologio svizzero. Per questi il lavoro preliminare è fondamentale. Preparano schede dei personaggi, dell’ambientazione, mappe, timeline e via dicendo. Molti, appeso al muro sopra o a fianco alla scrivania, hanno una lavagnetta magnetica in cui tracciano i nodi e i collegamenti dell’intreccio. Quando cominciano a scrivere sanno già tutto; non devono inventare nulla. E se qualche accusa di superficialità può in effetti essergli mossa, il meccanismo con cui funziona l’intreccio è così ben congeniato da far fare spallucce al lettore.

Poi ci siamo noi: tutti gli altri. Quelli che si trovano in una sorta di zona grigia. Quelli che, spinti dalla loro volontà di riuscire, ondeggiano dall’uno all’altro metodo. Passiamo intere nottate a stilare scalette, a compilare schede personaggio, a disegnare mappe o a scaricare immagini da Google, e poi, quando ci stufiamo, cominciamo a scrivere senza aver completato il lavoro preliminare – perché è questo che ci piace fare: scrivere! – lasciandoci dominare dall’istinto e dall’ispirazione. Io, ad esempio, scrivo quasi tutto di getto. Sono troppo pigro per impegnarmi in un lavoro di preparazione che quasi certamente mi toglierà ogni energia e desiderio di proseguire nel progetto. La storia si forma senza che io sappia assolutamente nulla di lei. Ma, alla fine, ha quasi sempre un senso e una sua “ragionevolezza” strutturale. Mi bastano poche parole per cominciare a scrivere, e poi non mi fermo più. Tuttavia manca quasi sempre qualcosa nei miei lavori, non sono mai come vorrei che fossero. L’istinto prende il sopravvento sulla ragione. Non è una cosa di per sé sbagliata: ché se una cosa l’ho scritta è perché ce l’avevo dentro. Ma il risultato è spesso grezzo, e richiede un lavoro di revisione quasi sempre corposo. In questo caso bisogna ricordarsi che modificare qualcosa di già scritto è più difficile che riscriverlo da capo.

Ognuno ha la propria natura, non ci si può incriminare per questo. Ma se come me avete questo tipo di difficoltà, l’idea di stendere la sinossi prima di cominciare la stesura della storia potrebbe essere la vostra mossa vincente. La sua stesura vi aiuterà in molti modi: a capire se quello che state scrivendo è davvero quello che vorreste scrivere; a farvi notare eventuali incongruenze nell’intreccio; a delineare delle possibili sottotrame; a farvi un’idea preliminare del vero carattere dei personaggi e della vera natura dei rapporti che intercorrono tra loro. Tutto questo senza impegnarvi troppo tempo e troppe energie, e senza far venir meno quello che amate di più della scrittura: lasciare che le parole scorrano sotto i vostri polpastrelli. Poi, si sa: il lupo perde il pelo…

88 Comments on “Scrivere una sinossi”

  1. Quando? Dopo aver finito il romanzo o il film. ( eh, sì, la sinossi vale anche in campo cinematografico) Sul fatto di non aver problemi, non è proprio così. La sinossi è un riassunto dell’opera ma devo contenere tutti gli elementi necessari all’andamento della storia. Non deve contenere giudizi e critiche personali, niente enfasi o qualcosa per attirare l’attenzione ( quello usiamolo per la quarta). Mettila così, con la sinossi devi dare informazioni specifiche, una visione completa dell’opera a chi non la conosce. La sinossi è insidiosa, non pensare. Non deve essere lunga, 2 pagine per alcuni editori sono pure troppe. Un buon esercizio. Leggi un libro e fai la sua sinossi. O un film.
    Io facevo sinossi come esercizio di sintesi col mio professore di spagnolo. Ma addirittura dei cortometraggi. Lo so, non siamo normali. Io o altri abbiamo metodi alternativi, ma da ognuno impari qualcosa. Un esercizio che consiglio.

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    • Per un film va scritta per forza prima, altrimenti come lo trovi un produttore che ci metta I soldi?

      P.S. sarebbe interessante fare un film di getto; forse qualche regista un po’ folle ci ha anche provato 😀

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    • E’ un suggerimento interessante il tuo, Tiziana; quello di esercitarsi con libri già scritti, da qualcun’altro. Tuttavia in questo post io ipotizzo un altro utilizzo per la sinossi: quello di scriverla prima di cominciare la stesura del romanzo; di fare, cioè, una sorta di riassunto preventivo. In questo modo hai già uno strumento valido con cui valutare la storia che poi andrai a raccontare nel tuo romanzo.

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      • Ma quella del riassunto della storia per me non è una sinossi. È una bozza di una storia che vuoi raccontare, serve a te.Una sinossi deve essere fatta dopo a storia finita ed è per un editore o per un lettore come presentazione del libro.
        Per me due cose diverse. Io ho appuntato im modo disordinato il succo di ciò che voglio scrivere. Se lo vedono così, anche aggiustato, mi cacciano prima del tempo. Allora direi di non chiamarla sinossi, a mio parere, ma bozza, riassunto, schema della storia per scopo personale.

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        • Cioè se la scriviamo prima la chiamiamo riassunto e se la scriviamo dopo la chiamiamo sinossi? E questo che stai affermando? E non è la stessa cosa?

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          • Sto dicendo che sono due cose diverse. Una sinossi per te è un appunto di tutta la storia, se devi inviarlo a un editore devi badare a forma, sostanza, senza errori. Per te puoi fare prima, dopo, durante questo riassunto, per la sinossi no. Devi farla a storia ultimata. Anche perché difficilmente ciò che hai riassunto all’inizio dell’ipotetico romanzo che vuoi scrivere, sarà poi così. Strada facendo è probabile che modificherai la storia. Se valesse quella di prima stesura, poi che fai la scrivi un’altra?
            Ripeto: la bozza della tua storia non è la sinossi.
            Quella viene dopo la fine del tuo romanzo.
            Scriviamo. La sinossi è il lavoro successivo.
            Io ho appuntato la storia su un susseguirsi di post It ( quelli piccoli gialli ) perché ho avuto un lampo di genio mentre stavo facendo altro. Ho scritto il riassunto lì. Ora, quella non è la sinossi. Ecco perché dicevo che sono due cose diverse. Per te stesso, anche se sintetizzi bene la storia, non sarà la sinossi finale , sia per la forma, sia perché è scritta prima che il romanzo sia finito. Sicuramente modificherai molte cose in seconda battuta.

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            • Se durante la stesura ritieni che la sinossi stesa in precedenza non era sufficientemente puntuale la modifichi, certo. Oppure no, e te ne freghi. L’importante è che questo strumento ti sia di aiuto. L’unica variabile che vedo tra scriverla prima e scriverla dopo e che nel secondo caso lavori su una storia già finita; di conseguenza sarà finita anche la sinossi. Scriverla prima è sempre una sorta di ipotesi. Ma è un’ipotesi plausibile e comunque il meccanismo e la competenza con cui la scrivi è sempre lo stesso. La mia idea si basa proprio su questo meccanismo: scrivere una sinossi di una storia che ancora non esiste come se esistesse già. E vedere cosa viene fuori. Da lì in avanti, è tutto lavoro di sviluppo.

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  2. Quando ero a scuola odiavo I riassunti, e anche le schede dei personaggi, il più delle volte li copiavo da qualche compagno 😛 Se fossi uno scrittore probabilmente tentere la stessa strada e me la farei scrivere da qualcuno 😀 Altro che scriverla prima 😛

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  3. Io ho scritto la sinossi la scorsa primavera, quando un giovane editore si è interessato al mio romanzo, incuriosito dal blog, e mi ha chiesto di averla, insieme a qualche capitolo. Così, gliel’ho mandata. Scriverla è stata una fatica, perché appartengo alla categoria di scrittori che, pur progettando, si lasciano trasportare dalla storia (e che quindi impiegano anni). Morale? Ne sto preparando un’altra, con alcune modifiche. Lui sa già che la riceverà a breve: è un ragazzo giovane, si è creato fin da subito un rapporto informale, sapeva fin dall’inizio che si trattava di un lavoro provvisorio ed è stato bendisposto. Fortunatamente, cambia solo un dettaglio relativo a chi fa una certa cosa. Niente di sostanziale. 🙂

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    • Complimenti per il tuo aggancio, Chiara. Scrivere la sinossi prima di aver terminato la stesura del romanzo ti ha in qualche modo aiutata a farti un’idea più precisa della storia e di come raccontarla al lettore?

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      • Sì, certo, perché mi ha aiutato a chiarirmi le idee su alcuni passaggi. Tuttavia, secondo me, se si vuole scrivere una sinossi prima di terminare la prima stesura, come ho fatto io, occorre avere la mente aperta e la consapevolezza che qualcosa può cambiare. Diversamente, si rischia di incanalare la creatività dentro argini che possono risultare un po’ strettini. Quando l’editore me l’ha chiesta e io gliel’ho mandata, sono stata molto chiara al riguardo. Per questo è stato disponibile a ricevere una seconda versione.
        C’è anche da dire, però, che questa seconda versione non snatura completamente la storia. Si tratta per lo più di qualche dettaglio. 🙂

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  4. Comunque, per espereinza, ti posso dire che basta leggere le prime dieci pagine di un manoscritto (spesso anche meno). Al Massimo una buona sinossi può darti una ragione per procedere in una lettura che proprio non va avanti (se la storia funziona puoi sempre pensare ad un pesante editing, ma dubito ci siano molti editori disposti ad investire in pesanti editing).

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    • Questo non lo so ma se provo a mettermi al posto dell’editore, io leggerei solo le sinossi. Poi, se una storia a i connotati per vendere o per piacermi anche solo a livello personale, approfondirei col manoscritto. Magari le case editrici lavora diversamente…

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      • Non lo so, a me mandavano il manoscritto e, per “contratto”, lo leggevo tutto facevo la scheda, ma ti assicuro che parecchi li avrei interrotti dopo poche pagine. All’inizio, in modo un po’ ottimista, pensavo, “beh, poi magari si riprende. magari c’è una bella storia dietro”, ma niente da fare, se parte male, se è faticoso da leggere, non si riprende più (almeno in tutti I casi che mi sono capitati). Capita invece spesso l’opposto, che parta bene poi si perda. Non sono stato così fortunate da trovarne uno che parta bene e mantenga le promesse fino alla fine 😛

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      • P.S. io, che ragiono da lettore, partirei dal manoscritto, sai com’è, per paura di spoiler, magari il romanzo è buono e mi perderei il gusto, ma un editre non ha tempo da perdere, quindi probabilmente ragiona in modo diverso.

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      • Ha ragione Grilloz. Leggere le prime pagine ti fa capire molte cose. È il metodo che adotto per comprare un libro o meno. Ebbene sì, quella che legge in libreria le prime pagine e poi ripone il libro, sono io. Poi prendo quello che mi ha colpito. Una dura selezione, sappiatelo. Con il primo capitolo ti giochi tutto. Allegria. 😀

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        • Però le prime pagine che leggi in libreria sono quasi sempre prime pagine di libri che hanno meritato la pubblicazione, le prime pagine di cui parlo io di rado la meritavano 😛

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          • Inviami un estratto, li voglio leggere.
            Hanno meritato la pubblicazione, ma mica tutti sono meritevoli di tale fortuna . 😛Che cattiva. Sto rosicando. Se sono lì su quello scaffale un qualcosa c’è. Beati loro, comunque. 😀

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          • Uno su mille ce la fa. 😉

            Agli editori arrivano le schede tecniche di solito.
            Le schede tecniche le preparano gli agenti letterari
            e qualche scrittore (o editor per lui) illuminato.
            Sono al massimo una cartella, una cartella e mezza e dentro c’è tutto
            ciò che serve davvero. Alla sinossi spettano venti righe.

            Se non accendi la miccia in dieci/venti righe dimostri di non avere le
            idee chiare. Un romanzo per un editore è un prodotto.

            Se tu che hai creato il prodotto non riesci a presentarlo in modo chiaro, perché l’editore/imprenditore dovrebbe prenderti in considerazione?

            Poi ci sono altre mille possibilità.
            Anche se hai scritto una sinossi perfetta puoi comunque essere scartato.
            Ma presentare in modo professionale un romanzo, secondo me, in questo momento in cui gli editori sono bombardati, è un ottimo biglietto da visita.

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            • Beh, io facevo solo il “lettore qualificato”, si dice così? Non so se ala CE arrivassero le schede tecniche, ma si trattava di una piccolo casa editrice emergente. Certo presentarsi in modo porfessionale è importante, vale in tutti gli ambienti, ad esempio sarebbe bene evitare di mettere 5 refuse nelle prime due righe (visto dal vero) 😛

              Poi dall’essere valutato (letto fino in fondo) alla pubblicazione ce ne passa ancora, entrano in gioco altri fattori, come la linea editorial, la commerciabilità, ecc. ecc.

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              • Esatto.

                Sì, il valutatore è un lettore esperto, tecnico, capace.
                Chiamalo come vuoi.

                Ma tu eri un aiutante dell’editore.
                Fungevi da filtro, grazie alle valutazioni, delle varie cose che
                arrivavano. Non credo ti assegnassero tutti tutti i manoscritti.

                Di solito l’editore pesca dal mucchio, anche se piccolo, e fa una cernita
                sulla base di una serie di fattori.
                Farsi pescare e leggere da qualcuno è uno degli obiettivi di una
                buona sinossi e di una buona scheda tecnica.
                Per un aspirante scrittore già arrivare a essere letto da un collaboratore
                della casa editrice è tanta robbbba.

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                • Se quelli che mi arrivavano erano già frutto di una scrematura non oso immaginare il resto. Poi io forse sono un lettore troppo critico 😛
                  Figurati che fino a quell momento non mi ero mai posto il problema che per una casa editrice piccolo potrebbe essere difficile avere abbastanza materiale a disposizione :O

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  5. Scrivere prima la sinossi? Per me impossibile. Scrivo di getto ragionato, rivedo e ricalibro. Ma solo quando ho finito ho il quadro della storia. Le mie sinossi sono scritte come se fossi un lettore esterno. Per farle altro che prima, aspetto un bel po’ dopo aver finito…. MI aiuta a guardare le cose da un altro punto di vista. Per il resto è solo fortuna. La sinossi giusta nella casella dell’editore al momento giusto

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    • Sei nella mia stessa situazione allora, Elena. Però valuta la possibilità, se ritieni di averne bisogno, di scrivere la sinossi prima: può essere di aiuto. Se invece quello che scrivi è già perfetto, tanto meglio. 🙂

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    • Non so cosa intendi per perfezione. Secondo me se scrivi “qualcosa”, qualunque cosa, dev’essere il più “perfetto” possibile dato lo scopo che deve raggiungere: un articolo deve essere comprensibile e fornire o informazioni o un punto di vista originale; un racconto deve almeno intrattenere, e via dicendo.

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      • La perfezione è impossibile da definire a mio parere. Tuttavia certamente chi scrive ha il dovere perlomeno di ricercarla. Continuo a non rilevare come scrivere in anticipo la sinossi sia non solo possibile ma auspicabile. Altra cosa è il progetto, ma mi pare che sia argomento altro da quello che volevi trattare. Se scrivere in anticipo la sinossi ti aiuta a trovare un punto di vista originale, o a migliorare la capacità di intrattenere e tutto il resto allora è bene farlo.
        Comunque mi eserciterò anche in tal senso, chissà che non ne venga fuori qualcosa di nuovo e inaspettato

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  6. Anche io scrivo di getto e coltivo la storia dentro. Mano a mano che escono fuori i personaggi mi segno le caratteristiche che ho svelato per non dire che prima era biondo e poi bruno e anche il nome per non modificarlo strada facendo (cosa che mi capita in effetti). Solo che proprio non sono capace di progettare nulla a tavolino, la cosa mi inibisce moltissimo. La trovo una gabbia, una costrizione e spesso infatti se seguo questo metodo mi blocco. Per cui la sinossi la scrivo solo dopo a cose fatte, a libro completo.

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  7. Prima addirittura di aver cominciato a scrivere la storia non so se riuscirei a farlo, penso che perderei un po’ interesse anche nel raccontare. Mi piace la sensazione di scoprire cosa succede man mano che scrivo, pure se esiste comunque per me una sorta di pianificazione a grandi linee. Però condivido in pieno l’importanza di non scrivere la sinossi alla fine, quello è davvero un pessimo momento. Intanto perché sei stanco e poi perché comincia inevitabilmente il distacco dalla storia. Infatti questa volta ho giocato d’anticipo e già sto scrivendo la sinossi, man mano che vado avanti. So che è solo una bozza, ma mi è utile a non perdere l’orientamento. E una volta arrivata la sospirata conclusione, almeno ce l’avrò pronta.

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    • Anche questa può essere una buona idea: scriverla durante e farla evolvere mano mano. Però rimane, secondo me, sempre la difficoltà di creare una storia senza incongruenze o buchi che non richieda un enorme lavoro di revisione a posteriori: cosa difficilissima da realizzare. In teoria l’ideale sarebbe mettersi a scrivere solo quando hai le idee così chiare che non devi più inventare nulla. Però anch’io amo la sensazione di raccontarmi una storia mano a mano che la scrivo.

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      • In realtà la sinossi a me aiuta proprio a evitare buchi e ingruenze. Comunque la sto affiancando a uno schema che collega tutti i vari elementi. Non è facile trovare il giusto equilibrio tra questo procedere libero e lo schematizzare, sicuramente mi sta rallentando, ma almeno eviterò di perdere tempo dopo con la revisione.

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        • Lo scopo è proprio questo, e non credo sia tanto un problema di tempo da spendere dopo, quanto piuttosto il fatto di riuscirci poi in revisione a recuperare i “problemi” della trama. Non è facile modificare un testo già scritto.

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  8. Per uno scrittore scrivere la sinossi da presentazione è una delle cose più difficili. Non ne ho mai trovato uno che mi abbia detto: l’ho scritta facile. Quando ho presentato il mio primo romanzo all’editor per una valutazione, mi chiese la sinossi. Provai a scriverla. Una difficoltà mostruosa.
    Riscritta venti volte e sempre da cestinare.
    Ho cercato di analizzare perché uno scrittore riesce a scrivere un romanzo di 400 pagine e fatica come un asino per due pagine di sinossi. Eppure conosci la storia, sai fare i riassunti e sbatti la testa contro il muro. Perché?

    Il motivo principale è l’ansia. Condensare il romanzo in poche parole facendo sì che sia: esaustivo, accattivante, scritto bene e con tutte le paturnie allocate al posto giusto, è difficile.
    In pratica si tende a dire troppo. Ti dici: questa scena è fondamentale e la devo mettere; quel dialogo rivela il personaggio e non lo posso ignorare; poi se non racconto di questa situazione non si capisce quell’altra.
    Un romanzo è una sinfonia che ha un suo perché. Un suo suono, una melodia ben definita. Trarre una sintesi che renda l’atmosfera, le situazioni brillanti in due pagine, se non una, è pressoché impossibile.
    Quindi rileggi la sinossi cento volte, limi, aggiungi e ti sembra sempre piatta. Non rende quel che hai espresso. Vedi un cadenzare di fatti che si susseguono senza anima.
    Così vai in crisi ed entri in un circolo chiuso da lettino da analisi.

    Il problema dello scrivere la sinossi è semplice. Le sinossi sono quasi sempre tutte brutte. Compreso il dilemma, lo scrittore se ne fa una ragione e può scriverla decentemente.
    Poi esistono anche romanzi dove la sinossi è da cestinare subito. Basta prendere Stoner. Che trama interessante vuoi delineare? Il romanzo è straordinario per come è scritto e reso, ma la vita ordinaria del protagonista, elencata in una sinossi, non fa una grande figura.

    Però non è tutta colpa dello scrittore. Spesso ti dicono: nella sinossi occorre scrivere tutto, compreso il finale.
    Ecco, quando ti dicono questo, l’autore fa prima ad andare al suo funerale. Non è vero. Per condensare una storia decentemente in una pagina non devi scrivere tutto, ma l’essenziale della trama. Se il protagonista va al bagno, non fa parte del tutto. Se c’è il flashback dove il nemico è diventato cattivo perché quando gli è caduto il dentino da piccolo il topino non gli ha lasciato i soldini, si può omettere. Una sinossi deve essere sintetica di fatti rilevanti.

    Per fortuna, quando ho contatto la mia seconda editor ho chiesto: per valutare il romanzo hai bisogno della sinossi? Mi ha risposto, no, io leggo direttamente il libro.
    Ecco, laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle! 😀

    P.s. Di come vada scritto un romanzo, se strutturato, ragionato, di getto, con sinossi antecedente, credo che ciascuno debba trovare il suo metodo. Non esiste una regola che vada bene per tutti. Quindi come diceva Camilleri per gli arancini, basta che le storie sunu boni. 😉

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    • Bisogna secondo me non confondere la promozione di una storia, quella che puoi leggere ad esempio nella quarta di copertina, con la sinossi. La sinossi è un elemento tecnico che non arriverà mai nelle mani di un lettore finale. Il finale lo devi mettere; gli snodi narrativi – come ho scritto nel post – li devi mettere. Il dialogo con tizio no, che centra il dialogo? La sinossi è sempre un riassunto. Ora, scriverla prima, per chi non riesce a progettare a priori e per chi non vuole poi ritrovarsi con un lavoro di revisione enorme a posteriori, potrebbe essere un’idea. Un’idea non significa che lo si debba fare per forza o che vaga per tutti.

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      • Certo che sono due cose differenti. Anzi tre.
        La sinossi per l’editore è una cosa, la sinossi per te stesso un’altra, la quarta di copertina un altro pianeta ancora. Se non si conosco bene gli strumenti non si va da nessuna parte.

        Per me è necessario conoscere la sinossi della storia. Ho montagne di romanzi da scrivere perché già conosco le storie. E conoscere le storie molti anni prima è un’ottima cosa, perché nel tempo sommi idee, scene, eventuali dialoghi, personaggi. I libri maturano con me. Il romanzo che sto scrivendo adesso è nato di getto. I primi quattro/cinque capitoli tutti di fila per ore senza fermarsi. Ma finita la giornata ho messo il punto ed è cominciata la strutturazione della storia. Non potrei andare avanti senza pianificare. King e altri ci riescono, io che sono uno strutturalista, no.

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        • Non starei a dare troppo credito a ciò che gli scrittori dicono di se stessi… 😉

          La mia idea è questa scrivere la sinossi di una storia che non esiste ancora come se esistesse già. E poi vedere che succede. Da lì in avanti è tutto lavoro di sviluppo. 🙂

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  9. Per fortuna ho lasciato… ehm, il topino ha lasciato, qualche moneta a mia figlia per il dentino 😀

    Probabilmente ü anche sbagliato l’approcio di affrontare la sinossi come n riassunto del libro, mgari rileggendolo e riassumendolo pezzo per pezzo. Forse sarebbe meglio partire da una frase che racchiuda il senso del libro e poi da lì espanderla.
    Ho notato che una delle difficoltà che hanno gli autori nel fare la sinossi è poprio quella, conoscono il loro libro a menadito ma non n conoscono il cuore.

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    • Questo è il grande discrimine Grilloz! 😉

      Lo scrittore bravo conosce il suo romanzo alla perfezione.
      Lo scrittore eccezionale comunica il senso del suo romanzo fin dalla prima riga, in ogni descrizione, evento, dialogo.

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    • Certo, per lo sviluppo psichico del bambino mai sottovalutare il topino che lascia i soldini. 😀

      Sì, hai ragione. La sinossi non può essere solo una sequela di fatti. Deve cercare di entrare nel cuore del romanzo. Poi che uno scrittore non conosca il cuore del proprio libro, o solo in parte, spesso è vero. Io ad esempio attraverso l’editor ho compreso che, alcune implicazioni del libro, probabilmente scritte inconsciamente, portano a suggestioni alle quali non avevo pensato.
      Ma questo è normale. Umberto Eco, nelle postille al Nome della Rosa, ci racconta e spiega anche queste implicazioni accessorie al romanzo. Per evitare queste implicazioni a libro finito, per Eco, lo scrittore dovrebbe morire subito dopo aver pubblicato. Ecco, forse per questo inconsciamente non mi va di pubblicare il mio. 😀

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        • Perché un testo è una matrice intricata di informazioni, emozioni, riferimenti storici, sociali, psicologiche. E poi c’è la componente lettore. Ogni romanzo viene reinterpretato secondo l’esperienza di chi legge.

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  10. Trovo la sinossi un buono strumento di lavoro, anche se non è certo la panacea di tutti i mali. Però quando ne devo scrivere una seria per gli editori mi tremano le mani. Ho appena mandato un romanzo a un concorso e ammetto che ho pensato “grazie a Dio non chiedono la sinossi”.

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  11. Devo scrivere la sinossi adesso, a romanzo terminato, e vorrei tanto averla fatta prima… anche se non avrei potuto, in realtà, perché la trama è cambiata radicalmente più di una volta e fino alla fine.

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  12. Non so se il paragone regge, ma a volte quando scrivo la meta descrizione di un post (che per certi versi sta alla sinossi come il romanzo sta al post) capisco meglio quello che volevo dire del post e sovente lo modifico di conseguenza.
    Cioè, indipendentemente dal fatto che si scriva di getto o con progettazione, l’essere costretti a fare il punto della situazione per scrivere una sinossi può portare in luce in modo più chiaro dove ci si sta dirigendo. Quindi, forse, è opportuno farlo prima di avere del tutto terminato l’opera. Quale sia, poi, il momento più proficuo, credo che sia soggettivo. Forse è il momento in cui la storia è abbastanza delineata da farci capire perché la stiamo scrivendo, anche se non è ancora così chiara da farci sapere dove andremo a finire.
    Bel post. 🙂

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    • Sì, mi pare che il paragone sia azzeccato. Per un post io in genere non faccio alcun “riassunto” preventivo, ma forse prima di intraprendere la stesura di un romanzo potrebbe valerne la pena. Anche solo a grosse linee.

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  13. Arrivo dopo 77 commenti e dopo aver letto il post appena uscito in una pausa dal lavoro, ma ormai lo sapete i miei tempi sono questi. Mi rendo conto che non ho mai scritto una sinossi perché finora non ho mai mandato un mio romanzo a una CE (almeno da quando sono self) forse dovrei provare a farlo come esercizio per trovare eventuali incongruenze come fa Maria Teresa. Ho scritto solo quarte di copertina finora e già quelle le trovo difficili, in ogni caso mentre la quarta la puoi scrivere anche prima (mi è capitato di farlo pensando alla storia) la sinossi devi scriverla alla fine o almeno quando sei verso la fine con la storia già delineata. Questo è il mio pensiero. E adesso mi preparo per andare a lavorare! Bacioni

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