Love coach

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In edicola la prossima settimana

Alcune sere d’autunno sanno essere interminabili. Soprattutto quando te ne stai chiusa in casa, in attesa che qualcosa succeda. Ma a starsene sola le probabilità che questo avvenga, che la tua vita improvvisamente prenda una nuova piega, non sono favorevoli. Cosa potrebbe mai accadere? Il principe azzurro non bussa alla tua porta; quasi mai…

Con mio padre ho sempre avuto un pessimo rapporto. Lui era buono, gentile, premuroso ma, per quanto amorevole potesse essere, prevaleva l’apprensione, l’ansia, la paura che qualcosa potesse accadermi. E infatti in tutta la mia infanzia e in buona parte dell’adolescenza non mi è mai capitato nulla. Ero una figlia devota, una bambina educata, una compagna di scuola gentile; in una parola: insipida e insicura. La prima parte della mia vita è scivolata via senza lasciare alcuna traccia; come se non l’avessi veramente vissuta. Il resto è trascorso nell’ansia di recuperare il tempo perduto.

A casa mi sentivo soffocare. Così, quando finita l’università mi trovai un lavoretto da segretaria in una grossa azienda, presi un piccolo appartamento in affitto in centro città, con il cuore colmo di speranza, e fuggii dalla campagna. In città speravo che qualcosa capitasse, che qualcuno mi notasse, che l’amore tanto desiderato, quello dei romanzi, di certi romanzi, bussasse alla mia porta.

I primi tempi, quando i trent’anni erano ancora lontani, per lenire quest’ansia piena di aspettative mi affezionavo a chiunque dimostrasse nei miei confronti anche solo un pizzico di curiosità. Bastava uno sguardo attento davanti alla fotocopiatrice, o una parola gentile in coda alla macchinetta del caffè, o un gesto pieno di attenzioni quando un foglio restava bloccato nella stampante: e io cominciavo a sospirare. Passavo il resto della giornata a fantasticare su quello sguardo, su quel gesto, su quella parola; a immaginarmi tra le braccia di quell’uomo così gentile da aver notato la mia presenza in questo mondo. Sognavo sere romantiche, cene a lume di candela, parole dolci come il miele. Sognavo notti infuocate, gesti azzardati, una fuga verso la felicità.

Quando questo avveniva, quando credevo di innamorarmi, capitavano due tipi di cose…

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… continua sullo speciale 01/2017 di Confidenze, in edicola dal 28 dicembre.

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Note

Quest’anno quelli di Confidenze hanno deciso di raccogliere nel loro numero uno, il primo volume dell’anno, solo racconti d’amore.

26 Comments on “Love coach”

  1. Ma almeno la frase… dovevi proprio spezzare la frase? 😛
    Ne approfitto qui, visto che dovrebbe essere l’ultimo post prima di Natale, per fare gli auguri al blog 😉

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  2. …hanno deciso di raccogliere nel loro numero uno, il primo volume dell’anno, solo racconti d’amore….
    Non mi sembra una cosa brutta. C’è talmente tanto orrore in giro, che almeno un po’ di buoni sentimenti ci risollevano.
    Mi costa fatica dirlo… ( umore nero, ma passa).
    Oramai lo dico senza crederlo molto con l’augurio di “Buon Natale “, forse per cortesia. Non lo dico per falsità, ma mi sa che cercherò di farne altri di auguri, non mi piace mentire, anche quando non sono al massimo del mio umore. Pazienza per chi deve sopportarmi.
    Non ti auguro “Buon Natale “, ma “Buone realizzazioni dei tuoi progetti .
    Almeno non ho finto. Ora qualche “Buon Natale” mi tocca. Ma è più un riflesso e un ripetere a pappagallo. Ammazza che allegria. Poi mi assesto e ritorno più solare. 🙂

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    • Grazie, lo preferisco in effetti. 😉

      P.S. le storie d’amore non sono per forza zeppe di buoni sentimenti; non c’è nulla di buono nell’amore! 😛

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  3. Perché l’amore fa battere il cuore e impennare le vendite! 😉
    Pare ti sia calato nei panni di una Bridges Jones…ora mi tocca comprare Confidenze 😀sono curiosa di come vada a finire.

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  4. L’ amore non è bello al 100% , c’è una percentuale di inca… e/o insofferenza, pure sopportazione a volte. Rose e fiori solo nei film.
    P.s. = Mi piacciono le storie d’ amore, sono romantica, ma non come a venti anni. Invecr, sono passata da Silvia. ( a tarda notte) e ho letto il tuo racconto. Complimenti. È quello che piace a me. Sarò che Invecchio, sarà che ne ho viste tante, ma a me piacciono più le storie forti. A me lo impediranno di scriverlo. Tu fallo. A me non va per niente di scrivere. Però ti leggo. Mi piace chi racconta il rovescio della medaglia. La vita non è solo un sorriso. Non ti faccio i complimenti perché poi pensano che sono di parte. In realtà, non sbagli mai, che critica ti posso fare? Più che altro ti consiglio di farli rosicare continuando così.

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      • Giusto buona. Non è il momento di essere buoni, anche se è Natale. A me fa l’effetto contrario, mi viene da essere più schietta che potrebbe sfociare in meno gentilezza. In realtà si chiama sincerità, ma fa paura agli altri. Io, invece la preferisco. Anche perché si dovrebbe essere obiettivi e sapere i propri limiti, senza scoprirlo dagli altri. A me è passata la voglia di scrivere, sono sincera. Spero passi, ma per me stessa. Agli altri non gli fa né caldo, né freddo, anzi.
        Fai rosicare chi si sente uno scrittore consapevole. Da loro hanno una o più pubblicazioni. Da come li leggo, credo che sia stata fortuna nell’aver pubblicato, ma non meritocrazia. Nel tuo caso, sarebbe meritato.
        Ora ridimmi che sono buona.

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  5. Beh, come anteprima non è male, per quanto il genere non mi abbia mai entusiasmato: c’è la psicologia del personaggio, ci sono le premesse perché succeda qualcosa, è scritto bene – ma che lo dico a fare? – quindi direi che funziona.

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