Questa settimana in edicola
La mia vita prese una certa piega il giorno in cui Giorgio mi disse: «Sai, non credo di averti mai veramente amata». Eravamo di ritorno da una di quelle serate noiose a casa di amici. Le foglie amaranto di metà autunno cadevano attorno a noi formando una pioggia di petali dorati. Guidava lui.
«Dico sul serio, non credo di averti mai veramente amata».
Mi voltai a guardarlo. Giorgio osservava la strada con volto inespressivo. Non capivo se stesse parlando con me, di me, o magari di se stesso. Stavamo assieme da cinque anni. C’erano stati alti e bassi. Di recente, però, non avevamo litigato quasi per nulla. «E io, come dovrei reagire?».
«Non lo so, ma non credo sia giusto farti perdere tempo».
«Non sto perdendo tempo», balbettai confusa. «Almeno, non credo».
«Se stai con una persona che non ti ama, allora stai perdendo tempo», disse Giorgio, nel suo modo pedante. Poi, senza staccare gli occhi dalla strada, sfilò una sigaretta dal pacchetto e se l’accese. «Non credo sia giusto nei tuoi confronti, capisci? Sei ancora giovane: puoi rifarti una vita». Soffiò una lunga, nervosa, saggia spirale di fumo.
All’epoca avevo trentadue anni. Lavoravo part-time in uno dei tanti call-center. Vendevamo contratti telefonici, agevolazioni sulle tariffe dell’energia elettrica e olio di oliva extravergine. L’offerta cambiava a seconda delle stagioni. Guadagnavo 650 euro al mese.
«Cosa dovrei risponderti? Grazie?». Stava capitando tutto così in fretta che faticavo a rendermene conto.
«Non lo so. Dico solo che non credo sia giusto. Tutto qua. Non voglio farti perdere tempo. Per voi donne è importante, il tempo».
«Stiamo assieme da cinque anni e non vuoi farmi perdere tempo?».
«Sai, non dovresti scherzarci. Sono serio». Spirale di fumo.
«E quando l’avresti formulato questo pensiero, mentre eravamo a cena o appena saliti in macchina? Magari ci stai pensando da giorni…».
«Credo di pensarlo da sempre».
… continua sul numero 30/2016 di Confidenze
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Note
Vince concorsi uno via l’altro e pubblica anche lei con il Gruppo Editoriale Mondadori: sto parlando di Antonella Mecenero, alias Tenar. La cito perché un paio di settimane fa sul proprio blog ha posto ai propri lettori un interrogativo interessante: Gli uomini scrivono “da uomini” e le donne “da donne”? Vengo tirato in ballo, e non vedo quale occasione migliore della pubblicazione di un mio racconto per porre la questione alla vostra gradevole, gradita, graziosa attenzione.
Stateve buono, guagliù.
P.S. Mi sto guardando la serie Gomorra: il dialetto napoletano mi si è conficcato tra le meningi…
È un bel dialogo, lo vedrai molto bene al cinema!
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Grazie, Irri. 🙂
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Ordinaria amministrazione…
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E bravo! MA è un po’ hot o solo line? 😛
P.S. a proposito di uomini che scrivono da donna e donne che scrivono da uomini (o tutte le altre possibili permutazioni) ho da poco letto la femmina nuda di Elena Stancanelli e, secondo me, anche se ha una protagonista femminile ed è scritto in prima persona, è scritto da uomo.
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Quindi la Stancanelli (che non ho mai letto) secondo te scrive da uomo?
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No, non posso dire ciò, avendo letto un solo romanzo, ma in quel particolare romanzo secondo me ha scritto da uomo.
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Ipotizzo: ghost writer?
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No, non penso, perchè dovrebbe? Comunque non avendo letto altro non so se scrive sempre così o se qui ha voluto spingere in quella direzione.
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Wow!
Tu scrivi molto bene, c’è poco da fare.
Quello che io penso è che ci siano storie scritte bene e storie scritte male e basta. Vorrei fare uno studio serio sugli pseudonimi, ma non ho tempo, ma so per certo che molti romanzi di fantascienza editi da Urania a nome di autori uomini e stranieri sono stati scritti in realtà da donne italiane, così come gli Harmony abbondano di uomini.
Inoltre l’ho già scritto in un post. La mia rivelazione letteraria di quest’anno è stata Scerbanenco, uno che non aveva paura a buttarsi nel cuore più nero dell’umanità. Ho letto 4 romanzi, scritti a fine anni ’60 e ho trovato: eutanasia, l’innamorata dell’eroe che viene sfigurata e deve poi fare i conti per tutta la vita con un viso deturpato, ragazze di buona famiglia che si danno alla prostituzione per curiosità, maestra violentata e uccisa dai suoi allievi minorenni e tante altre cose che secondo me oggi non verrebbero pubblicare con facilità. Scoprire che Scerbanenco campava di romanzi rosa un po’ mi ha spiazzato (non ho letto i suoi romanzi rosa, scritti con pseudonimo non sono facilissimi da reperire, ma immagino che sarei sempre lì ad aspettarmi la disgrazia o la strage alla pagina dopo), ma mi ha dimostrato che non c’è una scrittura “da uomini”e una “da donne”. Solo la capacità di scrivere.
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Lo penso anch’io, anche perché ogni individuo è così diverso l’uno dall’altro che è impossibile stabilire una regola generale. Altrimenti dovremmo cominciare a sostenere che la scrittura di tutte le donne hanno elementi in comune fra loro (quali?) e così gli uomini. Non mi pare si possa intraprendere questa strada insomma.
Scerbanenco non l’ho mai letto ma la descrizione che ne fai lo rende, ai miei occhi, interessante. Quando avrò esaurito la mia lista (cioè fra un paio di genenrazioni) proverò a leggerne qualcosa. 🙂
Attualmente, invece, mi sto avvicinando ai classici, quelli veri: le orazioni di Cicerone, la storia di Tucidide e Erodoto, e via dicendo.
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“ma so per certo che molti romanzi di fantascienza editi da Urania a nome di autori uomini e stranieri sono stati scritti in realtà da donne italiane”
Sicuro!
Venere privata? 😉
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Ti consiglio la “La ragazza dell’addio: non strappalacrime, ma da sospiri lunghi.
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Sei bravo cavoli. STRAcavoli.
In merito a Gomorra, ti capisco. Giro per casa con aria minacciosa atteggiandomi a Savastano. Me la prendo sopratutto con chillo sfaccimme emmerd do canarino che stà a allucà tutta ajuurnata.
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Caspita, conosci il dialetto napoletano? Io ho dovuto faticare per scrivere: “Stateve buono, guagliù”. Ricerche glottologiche su ricerche glottologiche… 😛
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😀 Scherzi a parte, non sono capace a scrivere in napoletano ma lo parlo… cresciuto nei vicoli hehehehe.
Ribadisco il bravo, bravo bravissimo. Si percepisce il tocco del professionista.
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Grazie. 🙂
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In effetti l’incipit è da applauso. 🙂
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A proposito di applausi… Caro lettore beta le devo pubblicamente tirare le orecchie: «Soffiò una lunga, nervosa, saggia spirale di fumo», e lo ripeto perfino: «“Sai, non dovresti scherzarci. Sono serio”. Spirale di fumo». Dimmi, caro Paolo, com’è fatta una spirale? Ti pare che quando si soffia via del fumo di sigaretta dalla bocca possa uscirne una spirale? Perché non hai fermato la mia follia? Forse aveva ragione il lettore alfa… -.-‘
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Ach, ho sbagliato a posizionare la risposta, è più sotto, maldito computer.
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Dunque, se storci un po’ la bocca così, e soffi un po di sbieco così…
😛
comunque salire sali spiraleggiando
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Il lettore alfa ha sempre ragione, sia chiaro 🙂 🙂 , ma in quasi tutti i dizionari la “spirale di fumo” è uno dei primi esempi figurativi riportati. Non sarà una spirale perfetta, ma se fumi in auto davanti alle bocchette dell’aria non è poi così raro che si formino. 🙂
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Il lettore alfa sostiene che il lettore beta si stia arrampicando sugli specchi… XD
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Affatto.
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Molto belli i tuoi racconti, sei bravo anche nel metterti nei panni dei personaggi femminili. E qui vengo alla tua domanda (andrò a leggere anche il post di Tenar appena riesco) io credo che uno scrittore possa scrivere dura da donna sia da uomo, di solito lo scrittore quando racconta una storia si cala nei panni degli altri o almeno ci prova. Ho letto dei romanzi scritti da uomini dove i sentimenti e le emozioni femminili erano descritte benissimo e le ho sentite molto vicine al mio sentire in quanto “donna”.
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Grazie, Giulia. 🙂
Avevo scritto un articolo sull’immedesimazione con il metodo Stanislavskij: https://salvatoreanfuso.com/2014/11/21/scrivere-metodo-stanislavskij/. È un po’ vecchio, ma forse funziona ancora. 😛
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Letto il tuo post, davvero interessante e sicuramente è un metodo validissimo. *_*
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L’incipit mi piace molto. I miei complimenti.
Scrivere è un’arte. E non un’arte qualunque, diciamocelo. Credo che uno “scrittore”, che dovrebbe essere un grande conoscitore dell’animo umano, mettendo a frutto tutta la sua sensibilità e il suo mondo interiore nonché conoscenze, se possiede la vera “arte della scrittura”, poco importa se sia uomo o donna. Credo che uno scrittore/scrittrice possa districarsi ovunque e comunque. L’arte è arte.
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Grazie, Giuseppe, e benvenuto. Uno scrittore non è solo un artista, è un intellettuale dotato del potere di creare la vita. Ecco perché gli scrittori sono tanto sensibili, quasi femminei.
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Quando apri la tua scuola di scrittura?
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Però ci vuole un nome figo, tipo tana delle tigri 😉
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Quando sarò vecchio. Non manca molto…
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La tua ricerca per l’essenziale sta diventando sempre più sobria, lineare, direi perfetta. In queste poche righe hai avviato l’unico motore che conta, la voglia del lettore di continuare a leggere.
Quindi ti restano due possibilità. O io trovo questa Confidenze, dove dicendo all’edicolante che dentro deve esserci la Hot Line, lui non mi risponda: non si prenda questa confidenza con me. Oppure se dalla mie parti la rivista non si trova, o mi passi il racconto sotto banco oppure ti mazzio.
E non dire che sono troppo buono. 😀
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Be’ è solo una delle tante possibilità. Al contrario abbondare non è un male. Dipende da cosa devi scrivere e da come lo devi presentare. Sto lavorando in questi giorni, Paolo ne sa qualcosa perché ha già letto il primo capitolo, a un romanzo a puntate che penso di pubblicare sul blog a partire da settembre. La mia scrittura sarà molto diversa da come siete abituati a vederla… 😉
P.S. A proposito di Confidenze, la redazione mi ha detto che si trova in edicola perfino in quel di Germania. Sarebbe carino vedere la foto di un mio racconto scritto in tedesco… Chi ha orecchie per intendere… 😛
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Was? Ich hab’ nicht vesrstanden! 😛
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Come sai dal documento teutonico che ti ho fatto vedere, io e il tedesco siamo tanto in sintonia che mi fido ciecamente anche senza fare copia e incolla su Google translate. 😛
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Meno male che c’è Google traduttore… Ad ogni modo, si levi quella vestaglia marroncina, molli le pantofole a forma di Topolino, si lavi, si vesta e corra più in fretta che può in edicola!
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Mi spiace che sono allergica a certe riviste. Quindi, o aspetto che tu scriva per “Donna in sella” oppure attendo qui in un angolino che esca la tua antologia… 😉
L’inizio del racconto mi ricorda il film “Le squillo della porta accanto” (originale For a Good Time, Call…), anche lì c’è una ragazza mollata dal fidanzato, che si ritrova per caso ad aiutare la nuova coinquilina che lavora in una linea erotica. Mentre in “Satisfaction” (la serie australiana, non quella americana) c’è proprio il personaggio di Lauren, donna di mezza età, che lasciata dal marito per una più giovane, sfida se stessa e diventa una delle escort più pagate. Insomma, l’essere lasciate pare una costante…
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C’è anche un racconto di Carver che tratta la stessa tematica, non ricordo il titolo.
Donna in sella, invece, potrebbe essere il titolo del mio prossimo racconto. Parla di una scuola di equitazione che alleva giovani amazzoni… 😉
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ma sa che Barbara si riferiva ad ua sella con sotto il cofano tanti cavalli 😛
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E io che penso subito male… XD
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Vecchio porco!
(ok, ora puoi aprire la scuola di scrittura 😛 )
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“Donne in sella” è un magazine semestrale, alter ego della rivista “In Sella” per maschietti 🙂
Non è di casa Mondadori, la quale non ha riviste cartacee, ma il portale moto.it
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Li pubblicano i racconti? Potrei scrivere una cosa alla Easy rider… 🙂
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Al momento no, ma potresti proporti. Un racconto della durata della sosta 😉
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Il problema è che lui ha sempre in testa le cavalle. 😀
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Cavalcate a pelo… XD
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C’è anche un romanzo di Scurati che inizia con lei che lascia lui dicendogli: “forse mi piaciono le donne”
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Vabbè, mo che centra? A proposito, ha molto da fare Lei oggi? Dovrebbe fare una piccola commissione in edicola… 😀
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Guarda, qui stiamo nella parte povera e sperduta della Germania, è tanto se arriva il corriere di due giorni fa, comunque ci do un’occhio 😉
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Se lo trovi ti faccio una statua: piccola, in marmo, con scritto: gli vollero sempre bene, ma per l’eredità. XD
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No dico, io non la trovo a Catania, che l’edicolante ogni volta mi dice, era arrivata una copia ed è finita (non so se ormai mi prende per il cul) se lui la trova in Germania emigro per il Congo Belga. Perbacco!
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In Congo Belga si trova?
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Ovviamente…
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Non lo so se lì si trovi, ma la battuta di Totò era: Ma mi faccia il piacere! ma che siamo nel congo belga o altrove! 😛
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Ahahah inizia a fare la valigia: conosci la legge di Murphy? XD
P.S. Sta volta ho dovuto girare tre edicole per intercettarla. Nella prima ho visto una donna uscire con l’ultima copia in mano. Sto cacchio di settimanale va a ruba…
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Dicono che da quando ci scrive l’Anfuo abbiano raddoppiato le vendite.
P.S. ma quanto ti costa ordinarle tutte? 😛
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Una botta, ma tutti soldi ben spesi… La scalata al successo ha il suo prezzo. XD
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Anche Catherine Dunne con la metà di niente. Sono che la protagonista anziché con la Hot Line finisce per fare dolci. 😀
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Invece il protagonista di Scurati fa lo chef, c’è un sottile filo che li lega tutti 😛
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E sull’uomo mollato in maniera analoga c’è una qualche letteratura medica?
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Possibile, ma, ehm, io faccio l’ing, e il sangue mi fa un po’ impressione 😛
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Sì: lui viene mollato da lei che fugge con un fotografo francese, allora comincia ad andare nello studio di uno psicologo per farsi curare le nevrosi, e lì incontra Margherita… by Carlo Verdone. 😛
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Letto.
Solo due appunti:
“La mia vita prese una certa piega il giorno in cui Giorgio mi disse:”
“Una certa piega” minimizza la vicenda ( fatto positivo, meglio non essere troppo spacconi) però potresti anche usare qualcosa di meno… educato?
Esempio: “Chiamatemi Ismaele” non è lo stesso di “Chiamatemi, se volete, Ismaele.”
Massacrali, ma con garbo.
«Non sto perdendo tempo», balbettai confusa. «Almeno, non credo».
Perché non farla balbettare senza dire che sta balbettando?
– Non.. s-sto p-perdendo t-tempo – tratteni un rigurgito di lacrime – Almeno non credo.
Ma qui entrano in gioco anche i gusti personali e il suono della frase.
Per il resto ammetto che mi piace il tutto: ci sono molto dettagli di scena (la spirale di fumo, le foglie) e dei bei dialoghi, viva i dialoghi.
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Grazie Rewind, interessanti i tuoi appunti. Solo che: Il racconto è stato venduto a un settimanale femminile, dove si pretende molto, molto garbo; odio i dialoghi in cui i personaggi balbettano sul serio, preferisco mi venga detto in nota. 🙂
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Brava Salvatore!
Ops… la “A” finale è stato un lapsus freudiano ma ho deciso di non correggerlo perché in un certo senso risponde perfettamente alla domanda del giorno! 😀
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Ho un lato femminile molto esuberante, e perfino affascinante… praticamente una zoccola. 😛
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