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Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

… e si continua con la 4a e 5a persona.

Noi e Voi

«Noi e voi si usano indifferentemente come soggetto o complemento: “ci pensiamo noi”, “vengo con voi”».

Luca Serianni, Ivi p. 245

Nell’uso toscano è caratteristico il vernacolare noi si fa al posto di noi facciamo, in cui il pronome si accompagna non al verbo che s’intende utilizzare ma a un corrispondente costrutto impersonale. Il Serianni ci ricorda esempi di autori non toscani che ricorrono a questa costruzione: «noi il denaro lo si troverà in qualche modo» [Moravia, Gli indifferenti], «e quelli di Roma, si sa, non vogliono che noi si viva da cristiani» [Levi, Cristo si è fermato a Eboli], e poi il mio preferito: «noi si rideva» [Gesualdo Bufalino, Diceria dell’untore].

Se il verbo ha un oggetto plurale, esplicito o sottinteso, «si può avere accordo alla sesta persona, pur mantenendo il si» [Serianni]; come in questo esempio tratto da La ragazza di Bube: «Ora queste ragazze andavano alla messa e noi si volevano accompagnare» [Cassola].

Il noi e la sua corrispondente forma verbale si possono adoperare al posto di un pronome e di un verbo in prima persona nei seguenti casi:

  • Nelle allocuzioni solenni emanate da un’altissima autorità, civile o ecclesiastica, e negli atti ufficiali: «un esemplare del testo del Codice civile, firmato da Noi e contrassegnato dal Nostro Ministro Segretario di Stato» [il Re, esempio tratto dal Serianni]; è chiaro che al di fuori del suo contesto il plurale maiestatico è in forte declino, il noi dei Pontefici è stato abbandonato già da Giovanni Paolo I alla sua elezione al soglio pontificio (1978).
  • Nella poesia d’intonazione classica, in cui il poeta evita di parlare in prima persona di sé come già nella poesia latina («patriam fugimus» [Virgilio]): A noi / morte apparecchi riposato albergo» [Foscolo, Dei Sepolcri].
  • Nell’uso letterario moderno (ma non contemporaneo) in cui, per affettazione di umiltà, l’autore parla di sé col noi per non far pesare la sua presenza (plurale di modestia): «e, per dir la verità, anche noi, con questo manoscritto davanti […]; anche noi, dico, sentiamo una certa ripugnanza a proseguire» [A. Manzoni, I promessi sposi].

Ben altro paio di maniche il plurale di un oratore più umile (un insegnante che spiega, un prete che predica, un narratore che…): «Ieri abbiamo esaminato la questione dei pronomi dal punto di vista della terza persona, oggi…»; chi parla, in questo caso, associa idealmente alle sue riflessioni e al suo argomentare il pubblico presente – invece di rivolgersi da singolo individuo a una platea –, quasi che, da ambo le parti, si svolgesse un vero e proprio dialogo tra diversi interlocutori; e noi non ci sentiamo di fargliene una colpa…

Quest’uso (plurale didattico) è molto frequente nella manualistica tecnica: «[…] inoltre la saliva ha ancora un ufficio più propriamente digestivo, per un enzima amilolitico che essa contiene, la “ptialina”: come vedremo, non solo il contenuto…» [Serianni].

Veniamo, infine, al plurale narrativo, il quale può venire adoperato in tre «usi notevoli»:

  • Per indicare una sorta di solidarietà con il lettore a proposito di un giudizio o della valutazione di un avvenimento: «Un movimento irrazionale come il fascista non può che esprimere una propaganda irrazionale, la quale predica l’olocausto e la sconfitta con onore mentre nega la possibilità di una vittoria avversaria. Siamo alla pura finzione ipnotica, alla persuasione per formule misteriche» [Bocca, Storia dell’Italia partigiana].
  • Per scandire le varie fasi di una trama narrativa, con verbi come siamo, vediamo, assistiamo, partecipiamo e simili: «Eravamo già alla seconda domenica di quaresima […]. Il sole entrava vivo e festante per le tre finestrelle[…]. Demetrio, infilato l’ago, stava rattoppando una delle tasche» [De Marchi, Demetrio Pianelli].
  • Siamo, in particolare, può servire a introdurre il lettore nel mondo ideale di una rappresentazione letteraria: «ecco la trama del “Ballo in maschera”: siamo a Boston, nel XVII secolo…» [Serianni].

Conclusioni

Mi pare che questo mini-ripasso si sia rivelato particolarmente interessante per i giovani aspiranti scrittori che mi seguono ormai da numerosissime settimane; le informazioni ivi contenute faranno di voi dei grandi scrittori, e noi non possiamo che compiacercene. A presto.

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Note

Luca Serianni, Grammatica italiana, UTET 1989

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25 Comments on “Noi e Voi”

  1. Pingback: Lui e lei, esso e essa, egli e ella | Salvatore Anfuso – il blog

  2. Molto interessante, forme già lette, già sentite, ma mai analizzate in dettaglio. Grazie.
    Niente confronto col tedesco oggi, andiamo (visto? ho imparato!) sul letterario, troppo difficile per me (potevo metterci un noi?). Invece nella letteratura tecnica io propendo per l’impersonale, ma ammetto che in inglese spesso uso il “we” 😉

    P.S. grazie per il giovane 😀 per l’aspirante non so, scrittore no, proprio no 😛

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    • Ciao Barbara, benvenuta. Non dirlo a nessuno ma anch’io mi faccio aiutare da un lettore beta e da un lettore alfa. A volte litigano fra loro… 😛

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  3. Noi timidi si usa spesso il plurale timiditatis, una sorta di anglosassone “understatement” affinché il riflettore non si punti su di noi (appunto). 🙂 🙂 🙂

    Però ammettete (voi 🙂 ) che “Ora queste ragazze andavano alla messa e noi si volevano accompagnare” fa un po’ venire il prurito, anche se l’ha scritto Cassola…

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  4. Nel blog sto usando il noi ultimamente, ma non come plurale majestatis, né perché ho scritto il post a 4 mani, ma perché coinvolgo anche i lettori.
    Per esempio nell’ultimo post ho scritto: “Non sa ancora come andranno le vendite del primo e noi non siamo appunto scrittori famosi, che vendono.” E con quel noi intendevo io, tu, Grilloz, e tutti gli altri 🙂

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