Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori
Dopo una panoramica generale sul mondo dei pronomi, radiografata lo scorso lunedì, vediamo adesso come si adoperano. Per questo mini-ripasso ci soffermeremo sulla prima e seconda persona; forse anche sulla terza, se c’è tempo. Buona lettura.
Io e tu
Io e tu si usano sempre come soggetti. Mentre per io non ci sono dubbi su chi sia il soggetto, con tu ci si può riferire anche a un interlocutore generico: «in tal caso il costrutto corrisponde a una frase col si impersonale o passivante» [Serianni]. Esempio: «dalle tre finestre e dalla ringhiera si guardava in un cortile stretto e profondo come una torre, di cui non vedevi la fine» [De Marchi, Demetrio Pianelli]. In questa frase di De Marchi, «non vedevi» riassume la locuzione: “di cui non si vedeva”.
Un modo recente di adoperare io in uso sostantivato è con l’accezione psicologica di “coscienza individuale”, o “parte intima di una persona”: «colloqui dell’io antico e dell’io nuovo; cioè di quello che io fui con quello ch’io sono» [Leopardi]; «Conoscete il vostro vero io?» [Me, medesimo].
Per ciò che riguarda la sua collocazione, trovandosi con altri soggetti il pronome io lo si pone spesso in ultima posizione: «Giulio, Andrea e io»; ma può anche porsi all’inizio o, se i soggetti sono molti (più di due), in posizione intermedia: «Io, Giulio e Andrea», «Giulio, io e Andrea».
«Spesso la posizione iniziale del pronome io manifesta l’importanza che chi parla o scrive attribuisce (più o meno consapevolmente) a sé stesso rispetto agli altri».
Luca Serianni, Ivi p. 241
Nel registro formale, creando quelle comiche elegie a cui mai noi che scriviamo ci abitueremo, spesso si evita di esprimersi in prima persona, ricorrendo a una perifrasi spesso con la terza: «il sottoscritto chiede a Vossignoria un’udienza»; «Molti storici, fra cui anche De Felice, avanzano il dubbio che il suo non fosse stato affatto un salto nel buio […]. Chi scrive crede di poterlo escludere sulla base delle confidenze fattegli in tempi non sospetti» [Montanelli, L’Italia in camicia nera].
Me e te
Talvolta, all’io e al tu, si preferiscono le forme «oblique» me e te, anche in funzione di soggetto. Alcuni casi in cui esso avviene sono:
- Nei paragoni di uguaglianza: «impara da me», «io sono come te».
- In espressioni esclamative accompagnate da un aggettivo: «povero me!», «beata te!».
- Quando hanno funzione predicativa e il soggetto è diverso: «io non sono te», «lui vuole essere me»; se il soggetto è lo stesso i pronomi restano io e tu: «se io non fossi io, cioè il poeta» [Carducci].
- Con un participio assoluto: «rivolgendosi ogni volta a persone diverse, te compreso» [Calvino]; e in costrutti nominali arcaici modellati «sull’ablativo assoluto latino»: «Poiché, securo me di tali inganni, / fece di dolce sé spietato legno» [Petrarca].
- Nell’uso letterario, come soggetti di una proposizione infinitiva di tipo latineggiante: «Vo’ […] che confessi me solo esser felice» [Ariosto].
Il pronome te con funzione di soggetto appare ormai la regola in frasi coordinate «quando il pronome di 2a persona sia al secondo posto»: «io e te», «Ugo e te». In altre posizioni, si tratta di un modo caratteristico della sola lingua parlata: «Ma giudicandoti dalla fisionomia, anche te mi sembri un cane di garbo» [Collodi, Pinocchio]; «Te pensa solo a tener ferma la valigia sul manubrio» [Cassola, La ragazza di Bube]. Naturalmente esistono le eccezioni, per chi voglia simulare la parlata.
In questo senso è ancora più marchiato l’uso (settentrionale) di me, come soggetto. Esempio: «Il padrone sono me» [Panzini]; «Me e te siamo due bei stupidi» [Fenoglio].
Conclusioni
Ho pensato che, visto l’approssimarsi dell’estate e la voglia che evapora all’impennarsi dell’asta, fosse una buona idea contrarre questi articoli; ma io e voi sappiamo bene che essa è solo una bassa menzogna. La verità è che, del blog, il padrone sono me! State bene.
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Note
Luca Serianni, Grammatica italiana, UTET 1989
In calce, un’immagine tratta dal film: Io,io,io… e gli altri, con Walter Chiari e Gina Lollobrigida, 1966
“Abrasivo assoluto”…?
😂
Immagino sia colpa di un correttore automatico da cellulare… come li detesto anch’io!
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Corretto. 🙂
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A Professo’! Semo ar mare… Basta con ‘sto Serianni de li mortacci tua.
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Enno! Te lo devi da sorbi pure ar mare, te lo devi da sorbiii pure en spiegga! XD
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Me, te me rompi…
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Mo me lo segno proprio…
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Me, te me rompi…
Traduzione: io, tu mi rompi…
Fine della lezione su Io, tu, me, te. Vedi l’ho sintetizzata in due righe, otto parole. Basta poco che ce vo’…
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Avessero tutti il dono della sintesi commeatte, noi poveri scrittori che facim’?
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Me e te sono usati come complementi, quindi in quel senso vanno usati. Non è quindi preferibile, ma obbligatorio.
Poi, chiaro che “io e te” suoni meglio di “io e tu”, ma si può sempre scegliere “tu e io”.
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Si può, certo. 🙂
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