Come procedere nella stesura di un romanzo

Consigli pratici su come organizzarsi

Per quanta strada tu possa percorrere nel mondo, per quanta gente avrai la fortuna di conoscere nella tua vita, mai e poi mai incontrerai due persone identiche. Le coppie più affiatate che conosco sono composte da uomini e donne dotati di una spiccata individualità. Se prendi due fabbri, entrambi bravi nel proprio mestiere, e li metti a confronto sullo stesso pezzo ti accorgerai che ciascuno ha sviluppato un proprio metodo di lavoro. I risultati saranno simili; la qualità buona in entrambi i casi; ma i percorsi imboccati per arrivarci, no: quelli saranno assolutamente autonomi.

Le aziende spendono ogni anno migliaia di euro per tutelare i propri segreti. Ciò che acquistano, è il diritto di monopolio sulle procedure che hanno escogitato dopo numerosi tentativi. Nonostante questo: tutte le automobili funzionano allo stesso modo; tutte le biciclette sono dotate di ruote, pedali, e catene; tutte le bibite gassate in lattina si aprono tirando una linguetta d’alluminio. Con alcune differenze, che dipendono più che altro dalla fascia di mercato di riferimento, fra prodotti equivalenti persino la qualità sarà equiparabile. I metodi sono diversi, ma i risultati simili.

Adesso domandati: perché nella scrittura dovrebbe essere diverso?

Se artisti si nasce, scrittori lo si diventa. E ciascuno lo diventa attraverso un proprio percorso. C’è chi è nato in una famiglia composta a sua volta di scrittori e di laureati, con tutte le risorse a disposizione per poter realizzare i propri sogni; chi in una famiglia disagiata, con a disposizione solo la passione: entrambi possono essere grandi scrittori. Carver, per citarne uno, rientra nella seconda categoria. Ma lo diventeranno percorrendo strade differenti. Ogni scrittore alle proprie spalle ha una storia unica.

Tuttavia, alcuni passaggi per procedere nella stesura di un romanzo sono identici per tutti. Altrimenti non avremmo romanzi. Avremmo opere uniche, persino nella forma (come nel postmoderno, ma è un altro discorso). Ed è su questi passaggi che mi concentrerò in questo post.

Le quattro fasi della stesura di un romanzo

Fase 1: riflessione

Questo passaggio lo si potrebbe sintetizzare nel modo seguente: prima di cominciare a scrivere, devi sapere cosa scrivere. Non è molto diverso dai temi che ti davano da svolgere a scuola: prima riflettevi, poi cominciavi a stendere le tue idee. La differenza sta nel fatto che in questa fase sei tu a dover scegliere l’argomento.

Prima di gettarti nella stesura di un romanzo, è necessario che tu raccolga tutto il materiale informativo utile a organizzare bene gli argomenti. Dovrai escogitare un dispositivo drammatico, di cui parlerò in un altro post. Dovrai riflette sui risvolti più oscuri e meno banali della storia, al fine di individuare una chiave di lettura originale. Il segreto della narrativa occidentale è di aggiungere sempre un tassello a ciò che è stato fatto prima. Se è vero che il numero di storie è per sua natura finito, i punti di vista da cui ogni storia può essere osservata sono virtualmente infiniti.

L’obbligo morale che ogni scrittore ha in questa fase, tranne che non sia colto da una pulsione improvvisa e insopprimibile, è di astenersi dallo scrivere fino a quando non avrà le idee sufficientemente chiare. Buttarsi immediatamente nella stesura di un romanzo, senza aver opportunamente passato del tempo a riflettere, accumulare informazioni, porsi le domande essenziali porta di norma a un unico risultato: il fallimento. Fallimento che si concretizza nell’abbandono del progetto o in una storia portata a termine ma piena di crepe, banale, o entrambe le cose. Se ritieni che il tuo caso rientri fra questi, allora è a questo livello che stai sbagliando.

Consiglio pratico: non programmare ancora una scaletta degli eventi, è troppo presto.  Rischieresti solo di irrigidire la tua immaginazione.

Fase 2: di getto

Raggiunta la sicurezza sui contenuti, sul punto di vista e su tutte quelle informazioni che contribuiranno a rendere la tua storia credibile e ben strutturata, il passaggio successivo è quello di lanciarsi nella scrittura. Lo dicono tutti i manuali, riprendendosi e copiandosi a vicenda: la prima bozza si scrive di getto. Scrivere di getto non significa saltare la fase 1, che come abbiamo visto è indispensabile. Significa procedere spediti, senza preoccuparsi della grammatica, senza preoccuparsi delle idiosincrasie, senza preoccuparsi dei coesivi che collegano le varie parti di cui il romanzo è composto. Su questi, si tornerà in seguito. In questa fase l’unica preoccupazione dev’essere quella di scrivere, di farlo velocemente e di portare a compimento la stesura del manoscritto nel minor tempo possibile.

Perché è così importante procedere di corsa? È importante perché, inevitabilmente, sorgeranno dei dubbi su quello che stai facendo; perché la storia, pensandoci su a lungo, ti verrà a noia; perché un’altra idea potrebbe attirare la tua attenzione, infilandosi di prepotenza nei tuoi pensieri. Finiresti per avere una marea di manoscritti avviati e nessuno concluso. Inoltre di mezzo c’è pur sempre la vita, con tutti i suoi piccoli drammi, con tutti i suoi inconvenienti, con tutti i suoi imprevisti. E non sai mai cosa potrebbe capitarti domani. Se la storia su cui stai lavorando è davvero buona, il pericolo di bloccarsi è minimo. Ma perché correre il rischio?

C’è anche un altro motivo per cui il procedere di corsa sarebbe in questa fase un incedere sensato; un motivo per sua natura meno razionale, a cui molti danno il nome di ispirazione. Che si tratti o meno di ispirazione, è indubbio che di tanto in tanto capitino dei momenti magici in cui tutto pare risultare facile, in cui le parole scorrono fluide, in cui le cose solitamente difficili diventano quasi naturali. Questi momenti vanno e vengono secondo il loro capriccio, in maniera assolutamente illogica e ingovernabile. Quando si presentano, quando la storia dopo averci riflettuto comincia a montare: sarebbe stupido non sfruttarli. Se si aspetta troppo prima di cominciare, se dopo aver cominciato ci si ferma a limare i dettagli – dettagli che magari in fase di riscrittura potresti persino decidere di eliminare piè pari – l’ispirazione potrebbe passare. Ti ritroveresti con un manoscritto mutilato che con buona probabilità non vedrà mai la luce. Il fiuto dello scrittore consiste anche nel carpire i momenti giusti: carpe diem.

Fase 3: riscrittura

Il vero segreto della scrittura, quello che nessuno scrittore – soprattutto se famoso – ti rivelerà mai, non è di saper scrivere bene di getto, ma di riscrivere ciò che si è scritto finché il risultato voluto non si paleserà nel modo desiderato. Va da sé che la riscrittura è una fase essenziale, nella stesura di un romanzo.

Molti consigliano di lasciare passare del tempo tra la prima bozza e la sua riscrittura; tempo che si può sfruttare in molti modi – vivendo, viaggiando, leggendo, o scrivendo racconti poco impegnativi – ma che fondamentalmente ha lo scopo di farci prendere un certo distacco dal manoscritto, così da essere più obbiettivi durante la prima rilettura. I pericoli sollevati nella fase precedente a questo punto non rappresentano più un problema. Anzi, è augurabile che in questo passaggio sorgano dei dubbi. Quei dubbi ti guideranno nella riscrittura.

A questo punto potrebbe esserti utile una scaletta. Io sconsiglio di farla prima: creerebbe troppa rigidità, costringendo l’istinto creativo a incanalarsi su binari pre-tracciati che porterebbero a risultati scontati. Ma la necessità di controllare la coerenza dei vari passaggi, in questa fase, potrebbe effettivamente richiedere una didascalia che faccia da guida. Didascalia che ricaverai direttamente dalla bozza. E già il solo fatto di stilarla da un testo già steso, ti aiuterà non solo a tracciarla rapidamente e con sicurezza, ma anche a evidenziare fin da subito quei passaggi deboli, che sembrano non funzionare perché disposti maldestramente. A volte basta cambiare di posto due scene perché tutto cominci a filare.

La fase di riscrittura si può ripetere più volte, fino a quando non sarai soddisfatto del risultato. Carver arrivava a riscrivere i propri racconti anche venti volte. Riscrivere un testo, della mole di un romanzo, venti volte potrebbe essere un lavoro titanico, ma farlo almeno un paio non è così insolito. In questa fase non si deve aver paura di gettare via intere pagine, di riscrivere da capo interi capitoli. I pittori fiamminghi stendevano il colore nei loro quadri un velo alla volta in infiniti passaggi, fino a quando la particolare lucentezza che li ha resi famosi non si concretizzava.

Fase 4: limature

 Quando approderai a quest’ultimo livello, il tuo romanzo sarà ormai concluso e ben equilibrato. A questo punto il grosso del lavoro è terminato. In questa fase, che avrei potuto anche chiamare “rilettura”: si limano i dettagli, si elimina il superfluo, si correggono i refusi. Non ingannarti sulla facilità di questo lavoro: non è un passaggio semplice. Si passa dal grosso al minuto. Infatti è un lavoro da certosini quello che ti viene richiesto in questa fase. Qui potrai permetterti di essere pignolo. Più lo sarai, più il risultato rischierà d’essere eccellente. Il volume del manoscritto dovrà diminuire del 10-20%, dice Stephen King. Che sia vero o meno, limare i dettagli non significa limitarsi a correggere i refusi e i tempi verbali.

Non pensare di affidarti a un editor o a un correttore di bozze. Loro ci lavoreranno sul tuo romanzo, certo; ma solo se, presentandolo a una casa editrice, ti verrà dato il via libera. Se dovrai presentare il tuo romanzo a un professionista il suo livello dovrà già essere eccellente. Se decidi di proseguire da solo lungo la strada della pubblicazione, allora il livello del tuo manoscritto dovrà essere impeccabile. L’obbiettivo, per un qualsiasi autore, dovrebbe essere quello di presentare un prodotto già pronto per la stampa. Poi non sarà così, non lo è mai. Ma non è compito tuo preoccuparti di questo. Il tuo compito è di presentare un prodotto vendibile. Almeno vendibile. E ricorda: è il tuo nome che stampano in copertina; quindi è tua la responsabilità. Cerca di fare qualcosa che ti renda orgoglioso.

Conclusione

Ci sono una marea di consigli pratici che potrei ancora darti. Come, ad esempio, quello di individuare la fascia oraria giornaliera in cui la tua scrittura rende di più. La mia è tra le 8,30 e le 11,30 del mattino. Sconsiglio inoltre di cominciare la fase 2 in concomitanza con l’inizio della primavera. Le stagioni influiscono sul nostro rendimento. Dopo anni di tentativi ho capito che la primavera è una stagione perfetta per viaggiare, riceve stimoli dall’esterno, sognare a occhi aperti. Potresti far coincidere questa stagione con il periodo di riposo tra fase 2 e fase 3. L’inverno è una stagione ideale sia per studiare sia per raccogliere informazioni statiche, quindi potrebbe coincidere con la riscrittura o con la fase di riflessione. L’autunno a me dona in genere un grande dinamismo, una voglia di fare esuberante e una buona dose di creatività: potresti farla coincidere con la fase di getto.

Tuttavia, la cosa importante da comprendere, è che ogni scrittore è un individuo unico, con abitudini, stili di vita e energie specifiche. Quindi prendi questo pseudo-manuale con la dovuta diffidenza, e scopri da solo qual è il miglior modo di procedere per te.

Buon lavoro, aspirante scrittore.

45 Comments on “Come procedere nella stesura di un romanzo”

  1. Sostanzialmente condivido i tuoi punti. Quello della riscrittura credo che sia un nodo cruciale, non perché gli altri siano meno importanti ma perché generalmente è quello che si tende a saltare. Io non ne avevo compreso l’importanza fino a pochissimo tempo fa. Ora invece è diventata una tappa fondamentale e persino piacevole.
    Per quanto riguarda la scrittura di getto ho necessità di farla precedere da una scaletta. Magari anche solo una scaletta di massima, oppure una scaletta più dettagliata che poi finirò per stravolgere durante la scrittura di getto, però una mappa per me è indispensabile prima di cominciare a scrivere, altrimenti rischierei di trovarmi ad un punto morto senza sapere come proseguire.
    Una curiosità: mi pareva che tu stesso in un post di qualche mese fa sottolineassi l’importanza della scaletta prima della stesura di getto. Ricordo male o la tua è un’evoluzione recente?

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    • Non credo di averne parlato di recente nel mio blog. Forse ricordi una mia risposta in un post di qualcun altro. In questo caso, però, la mia risposta andrebbe contestualizzata. Per quanto riguarda la scaletta, io ho le idee piuttosto chiare: non ne ho mai fatte. Odio stilare scalette come odio prendere appunti. Supportato da una memoria fenomenale, la mia scaletta è tutta mentale. Questo non significa che non ci sia, quindi. Significa solo che tendo a non scriverla. La scrittura, ormai mi conosci, per me è una cosa seria. Perfino quando si tratta di scrivere la lista della spesa. Farla prima, farla dopo: conta poco. Ognuno trovi il proprio metodo, che è poi il focus di questo post. 😉

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  2. Quando avevo dodici anni (credo) mi fu regalata una lettera 35 e dopo aver imparato alla bell’e meglio come battere sui tasti (mamma mia come erano duri a confronto delle moderne tastiere) decisi che avrei scritto un romanzo, potevo tirarmi indietro ora che avevo la mia macchina da scrivere? Così iniziai dall’inizio, dal primo capitolo, l’omicidio. Peccato che poi non avevo un assassino, non a vevo un movente, non avevo una pista e per la verità non avevo manco un investigatore, tutto quel che avevo era un cadavere in giardino. Il cadavere è rimasto lì, fermo al primo capitolo. 😛 (però avevo un titolo, e anche una copertina fatta in asciiart, ovvero digitando x e spazi in modo da creare un disegno 😀 )
    Ok, ero giovane, inesperto, ingenuo, ma capii da subito che per scrivere un romanzo non basta mettersi a pigiar tasti 😉
    Non so se scriverò mai un romanzo, forse non è cosa per me (ci riprovai anche ma questo aneddoto me lo tengo per un’altra occasione), però ammetto che con questo post (e anche qualche commento pregresso) mi han messo un po’ di voglia di riprovarci.
    Da tutto che ho letto in giro ci sono due approci alla scrittura di un romanzo, quello strutturato, razionale, in cui si parte dalla scaletta dettagliata, scheda dei personaggi ecc. e quello istintivo, in cui si parte a scrivere. Penso che il grosso fraintendimento del metodo istintivo sia pensare che si parte a scrivere e basta, dal foglio bianco, è la prima volta (finalmennte) che leggo un approcio ragionato al metodo istintivo (che poi è quello che fa King, anche se non entra nei dettagli, ma è chiaro, leggendo fra le righe, che lui parte con un’idea chiara in mente).
    Però penserai mica di cavartela con un solo post 😛 c’è gente che ci ha scritto libri su libri 😉 Ogni punto sarebbe da riapprofondire, ma per ora mi limito ad una domanda sulla riscrittura, per riscrittra intendi proprio riscrivere tutto a memoria? O qualcosa di più soft? (perchè riscrivere tutto a memoria sia una cosa che spaventa tanti scrittori, non tanto per la mole di lavoro, sono già dediti al sacrificio di se, ma per il sacrificio delle pagine scritte con tanto sudore, molti autori sono troppo legati alle loro parole).

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    • Be’, è una domanda interessante. Anche in questo caso preferisco non dare direttive. Non hanno senso le direttive e ognuno deve indagare se stesso sul metodo migliore da seguire. L’idea di riscrivere da capo a memoria il romanzo appena abbozzato mi piace. Mi piace per diverse ragioni. Prima di tutto perché la prima bozza è quasi sempre un’aborto (naturalmente parlo per me, ma non sareste onesti a contraddirmi). Riscriverla a memoria ha il vantaggio della seconda opportunità partendo da una base certa e già sviluppata senza rimanere impantanati nella vischiosità della parola scritta. Tuttavia, mi domando, chi se la sentirebbe di prendere il proprio bel manoscritto fresco fresco di stesura, cancellarlo e ricominciare da capo? Ipotizzo una risposta: nessuno. In genere, quindi, per riscrittura si intende conservando gran parte del materiale già scritto e andando a riscrivere quelle parti che convincono poco o funzionano male.

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      • Per la cronaca: primo treno cancellato, secondo treno in ritardo, cambio di percorso con un cambio in più, ultimo treno un’altra mezz’ora di ritardo, quasi quasi rimpiango trenitalia 😛

        Veniamo al cuore della questione 😉
        Al di la delle direttive, che oltre che antipatiche sono in genere anche poco praticabili, magari potresti raccontarci tu come fai coi racconti. Anche per distinguere bene la riscrittura dalla rifinitura. Io immagino ch tra la fase 2 e la fase 3 ci sia una fase 2.5 nella quali l’autore si rilegge tutto il manoscritto di fila, come se fosse un libro di altri, senza toccarlo e segnandosi solo le parti deboli, le parti da ritoccare o da spostare, ma anche i punti di forza da sottolineare, magari in questa rilettura o subito dopo potrebbe sì farsi una scaletta di dettaglio. Dopo questa fase l’autore si trovarà un taquino con su scritto cap 2 da riscrivere in toto, cap 3 spostare avanti cap 4 va bene solo rifinire, tra cap 4 e 5 aggiungere un raccoro ecc. e poi con questo materiale partire alla riscrittura, come la vedi?

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        • In effetti hai descritto la fase tipica della riscrittura. Poi ognuno si gestisce un po’ come vuole. Per quanto riguarda il “come faccio io”: è meglio non saperlo. XD

          P.S. c’è da dire che racconti e romanzi sono cose diverse.

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      • Noch eine Frage:
        Quando un autore può dirsi pronto per passare alla fase 2? queli sono i requisiti minimi per poter dire: ok, ora inizio a scrivere?

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    • In questo modo, però, rischi d’irrigidire la tua immaginazione. Se hai fatto un buon lavoro di scavo preliminare, forse la scaletta non ti è poi così indispensabile. Naturalmente dipende da te, da come sei fatto, eccetera. Ognuno deve trovare il proprio metodo.

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  3. Sono d’accordo su tutto, ma dalla fase 1 si dovrebbe uscire almeno con una proto-scaletta, magari non dettagliatissima ma qualcosa che ti guidi nella scrittura di getto. In ogni caso, come dici tu, ognuno è un caso a sé, e ho notato che la propria sequenza di fasi prende forma già da giovanissimi, con i temi alle scuole superiori, dipende dalla propria indole e te la porti dietro per sempre. Come Grilloz, dopo i primi scritti giovanili nei quali il protagonista rimaneva bloccato con l’arma in mano senza sapere chi doveva uccidere o cosa doveva farne o dove doveva andare, semplicemente perché non lo avevo programmato, ho capito che iniziare senza una scaletta, senza sapere esattamente come va a finire, era uno spreco di tempo perché si iniziavano venti storie e se ne finiva nessuna.
    Grilloz dice anche un’altra cosa sacrosanta, che ho capito essere un difetto: gli autori inesperti sono troppo innamorati delle loro parole e dei loro incipit. Un grosso errore è pensare di aver risolto una storia se si hanno in mano un incipt ad effetto e una manciata di paragrafi azzeccati. È doloroso, ma penso che dobbiamo convincerci che ogni frase, ogni parola che scriviamo può essere cancellata senza pietà, se serve. La potenza di una storia sta nella storia, non nelle sua parole.

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    • Hemingway diceva che bisogna avere il coraggio di uccidere i propri cari, e se lo diceva lui…
      La protoscaletta credo che molti autori che dichiarano di scrivere senza in realtà ce l’abbiano inconsciamentee a mente, però dipende anche dal genere, un giallo senza scaletta mi pare quais impossibile, un mainstram drammatico magari viene bene anche senza.

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    • Be’ esistono anche romanzi che non raccontano storie, e che demandano tutto alla potenza delle parole. Quindi bisognerebbe fare almeno un distinguo. Tuttavia, come dicevo rispondendo a Daniele, se il lavoro di scavo preliminare è stato fatto con scrupolo forse una protoscaletta non è così indispensabile come si pensa.

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  4. Il tuo post è pieno di buon senso, qualità sempre più rara in qualsiasi campo, scrittura compresa!
    Ovvio che poi ognuno si regola come meglio crede e come è meglio per sé. Io, ad esempio, ho bisogno di scalettare prima di iniziare la prima stesura. Poi va da sé che i punti saltano, ma intanto ho ragionato sullo struttura. Inoltre i miei periodi di scrittura non dipendono tanto dalla predisposizione d’animo, quanto dal tempo libero, quindi si scrive d’estate, volenti o nolenti…

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    • Ecco una domanda per te: scaletta a parte, quanto tempo dedichi al lavoro preliminare di preparazione? Perché forse con l’approfondimento si può ovviare a una scaletta preliminare. Scaletta che in molti casi viene violata (cosa che rappresenta una palese contraddizione). Secondo me la scaletta è più utile in fase di riscrittura, per testare la tenuta del romanzo, più che in fase “di getto”.

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      • Non saprei, ma non credo. Spesso ho bisogno di sapere, ad esempio, cosa sta facendo l’assassino mentre il protagonista è in un posto o in un altro. Spesso ci degli “eventi a tempo” di cui il lettore (e il protagonista) non è a conoscenza (es: serial killer che uccide ogni tot giorni, attentato dopo tot giorni) e quindi ho bisogno di sapere con precisione matematica a quanto siamo dall’evento X. Credo che dipenda molto dal tipo di storie che scrivo, infatti ho la necessità di scalettare anche i racconti oltre le 40000 battute. Quando capisco che è più utile fare una modifica alla scaletta ho la necessità di sistemare tutto perché il calcolo del tempo trascorso va rivisto. Immagino che, ad esempio, in una storia d’amore se passa un’ora in più o in meno tra il primo incontro e il primo bacio non cambi molto, ma se c’è una bomba con un timer inserito è tutta un’altra questione…
        C’è da dire che la mia scrittura è sempre poco di getto. Non scrivo neppure una parola se non so dove vado a parare. Le modifiche, infatti, non sono quasi mai sostanziali, più spesso mi viene solo in mente una soluzione più semplice per arrivare allo stesso risultato. La parte “di getto” credo di farla tutta a mente, qua e là nei momenti morti delle giornate.

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  5. Ottimi consigli anche se vanno adattati alla propria situazione, io ho una fase riflessiva interiore cioè qualcosa che mi frulla in corpo (non in testa bada bene, ma nella pancia e nello stomaco) per moltissimo tempo e istintivamente prendo appunti e raccolgo materiale o semplicemente butto giù i pensieri. Arriva poi il momento in cui riesco a mettermi a scrivere e cerco di scrivere velocemente, anche se tra lavoro, stanchezza, impegni a volte è molto difficile.
    Io per esempio scrivo molto bene al mattino, dalle 8.00 alle 12.00 per me sarebbe l’orario ideale, peccato che di solito a quest’ora sono al lavoro. E quindi mi ritrovo a scrivere di sera fino a mezzanotte oppure sacrifico il sabato e la domenica mattina (è in questi momenti che probabilmente scrivo le pagine migliori…)

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    • Quella che chiami “riflessione interiore” è esattamente ciò che intendo per fase preparatoria. Il romanzo lo devi sentire per primo nello stomaco. Deve diventare parte di te.

      Anch’io in quella fascia orario sono di norma mi trovo in ufficio. Non c’è via d’uscita purtroppo.

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  6. Dimenticavo: la scaletta è quasi sempre sommaria e non sempre la rispetto, ma è colpa dei personaggi che spesso mi portano da un’altra parte rispetto a quello che avevo preventivato.
    La riscrittura ovviamente è fondamentale, ma per me è soprattutto una revisione profonda.

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  7. Pur ammettendo di essere un po’ debole nella parte di riflessione condivido tutti i tuoi consigli. Devo ammettere però che questo difetto operativo ormai è così congenito che non ci faccio più caso, anzi: quando ho provato a eliminarlo progettando con maggiore precisione ho fatto solo un gran casino. La documentazione c’è ed è anche troppa, ma della trama conosco solo il sunto, per il resto “invento”. Per questo motivo la fase di riscrittura sarà per me fondamentale.

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    • Riflettere prima non significa “progettare”, in senso stretto. Ritengo che la fase di creatività pura, quella della scrittura di getto, debba avere il suo momento. 😉

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      • Sicuramente non brancolo nel buio. Un minimo di idea su cosa scrivere deve esserci. Ma confesso di aver sempre avuto un problema con le scalette. Anche con i temi del Liceo, non le facevo mai. E se le facevo non le rispettavo. 🙂

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  8. La riflessione certamente c’è. Per le scene, faccio vere e proprie visualizzazioni. Però confesso di avere seri problemi nella gestione delle scalette. Anche al liceo, con i temi, non le facevo mai. E se le facevo, non le rispettavo. Le persone sono diverse, e devono seguire percorsi adatti alla loro mente. 🙂

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    • Neanche io faccio scalette (ma non ho ancora mai scritto un romanzo) e odio prendere appunti. Tengo tutto a mente – ho una memoria eccezionale – e quindi la mia scaletta me la faccio lì. Probabilmente vale anche per te la stessa cosa.

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      • In realtà, io prendo appunti, ma raramente li rileggo: mi basta scrivere una cosa perché mi rimanga in mente. Anche in questo caso però non si tratta di un processo logico e razionale. Per me è una sorta di brain-storming.

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  9. Io vado avanti a intasarti lo spazio dei commenti 😛
    Porte aperte o porte chiuse? Dico la mia:
    Fase 1: porte aperte, apertissime, più informazioni, sensazione, emozioni entrano in questa fase meglio è
    Fase 2: chiusissime, l’ideale sarebbe chiudersi per un paio di mesi in una baita di montagna, senza internet, telefono, acqua calda… (beh, vuoi scrivere senza soffrire?)
    Fase 3: qui ho dei dubbi, dipende anche dall’autore, ma secondo me la prima riscrittura andrebbe fatta in autonomia, un lettore esterno finirebbe con l’individuare gli stessi difettti che può individuare l’auotere stesso, e finirebbe così la sua vera utilità. Penso che l’autore prima di affrontare i lettori (anche i beta) debba essere sicuro della sua opera, sarebbe come per un avvocato andare in dibattimento senza aver letto le carte 😛
    Fase 4: direi che qui le porte si possono riaprire e vai con lettori alfa, beta, valutazioni, consigli, ecc.

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    • Dipende dallo scrittore: io preferisco barricarmi in casa…

      Scherzi a parte: porte chiusissime fino almeno alla prima riscrittura: non vorrai far leggere della robaccia in giro che ti rovini la reputazione?

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