Alexej Ravski

Fondamenti di grammatica per aspiranti scrittori

Nei precedenti mini-ripassi abbiamo parlato a lungo dell’articolo: i casi in cui è opportuno inserirlo, per la nostra normativa, e dove non lo è. Oggi approfondiamo il discorso dando meglio un’occhiata all’articolo indeterminativo, del quale tuttavia abbiamo già parlato osservando in quali casi si usa al posto del determinativo.

L’articolo indeterminativo al plurale

La prima cosa, ovvia, da notare è che a differenza del determinativo, l’indeterminativo in italiano non ha un proprio plurale. C’è l’ha lo spagnolo, ci ricorda il Serianni: «in spagnolo e in portoghese, ad esempio, a uno gato, um gato corrispondono i plurali unos gatos, uns gatos», ma non l’italiano. Come plurale, al posto dell’articolo indeterminativo, possiamo farci piacere il partitivo (dei, degli, delle): «ho sentito un rumore» / «ho sentito dei rumori».

Però: «Quando il partitivo è preceduto da preposizione, il suo uso è impossibile (a “i libri di uno scrittore affermato” non può corrispondere un plurale “i libri di degli scrittori affermati”), oppure non sempre consigliabile».

Luca Serianni, Ivi p. 181

Allora un altro modo per rendere il plurale dell’indeterminativo è quello di sopprimerlo del tutto: «nelle strade già solitarie lanterne di carro, traballando, e uomini, s’allontanavano» [Gesualdo Bufalino, Dicerie dell’untore].

In altri casi, ci suggerisce il Serianni, si può fare ricorso all’indefinito alcuni: «alcuni lavoratori hanno protestato davanti ai nostri cancelli». Ma: «in una frase in cui un plurale sia messo in relazione con un singolare indeterminato» l’uso di alcuni non è possibile; meglio allora il partitivo: «non comprare un’anguria, preferiamo alcune fragole» / «preferiamo delle fragole»; oppure l’elisione: «preferiamo fragole».

Infine: «Uno e una possono usarsi al plurale solo come pronomi correlativi: “gli uni (le une) sedevano, gli altri (le altre) restavano in piedi» [Serianni].

Usi particolari

Come per il determinativo, anche gli articoli un, uno e una possono adoperarsi con valore pronominale in unione con un aggettivo: «restituisco la vecchia tessere e ne prendo una nuova».

Con sostantivi astratti o che indicano parti del corpo, un, uno e una assumono il valore di “un certo”, “un particolare tipo di”: «con un passo così legato, con uno sguardo così adombrato, con un viso così stravolto […]» [A. Manzoni, I promessi sposi].

Davanti a delle quantità, un indica un’approssimazione: «un trenta chilometri al prossimo distributore».

«In alcune frasi idiomatiche un può comparire in un sintagma retto da un sostantivo (o da un aggettivo) + di: “Diavolo d’una donna!» (Manzoni, I Promessi Sposi, VIII 50), “birba d’un figliuolo” (Collodi, Pinocchio, 10). Notevoli gl’intercalari di colorito popolaresco formati con boia: “boia d’un mondo” (Bacchelli). Il sostantivo accompagnato dall’articolo può anche essere un nome proprio: “furbacchione d’un Michele…” (Moravia, Gli indifferenti, 19)».

Luca Serianni, Ivi p. 182

Infine, in alcune frasi sospese, accompagnate dai tre puntini, un ha valore intensivo: «ho una fame…».

Con i nomi propri

Con gli antroponimi, gli articoli indeterminativi si possono trovare:

  • Davanti ai nomi che si vogliono determinare: «Forse voi vorreste un Bortolo più ideale» [Manzoni, I promessi sposi]; «Desiderate un Anfuso meno noioso?».
  • Davanti a un nome che si considera sconosciuto o di scarso rilievo, con il significato di “un certo”, “un tale”: «al tempo di Maria Teresa tre castellani del Pedemonte un Franzi, un Tarcentini e un Partistagno furono accusati di fomentare l’inquietudine del paese» [I. Nievo, Le confessioni di un italiano].
  • In senso antonomastico (antonomasia = cambiare un nome con uno più generico), per indicare “qualcuno del livello di…”, “che assomigli a…”: «un Dante non nasce ad ogni generazione». «Da notare che, al plurale, i nomi propri usati per antonomasia assumono l’articolo determinativo» [Serianni].
  • Con valore metonimico (metonimia = trasferimento di un significato da una parola a un’altra in base a una relazione di contiguità spaziale, temporale o causale: «“Un bicchiere!”, urlò entrando»; da «bere un bicchiere di vino»): «un Parini rilegato in marocchino rosso» (un’edizione pregiata del poeta).
  • Per specificare un toponimo: «una Torino eccezionalmente innevata».

Omissione

In quali casi l’articolo (determinativo o indeterminativo) si può omettere?

  • In molte locuzioni avverbiali (per pietà, a torto, in conclusione, ecc.) e nella grande maggioranza dei sintagmi modali formati mediante con e senza: con astuzia, senza paura, ecc.
  • In locuzioni verbali che corrispondo al significato del verbo stesso: prender freddo, fare ammenda, ecc.
  • In molti sintagmi formati con da: carte da gioco, busta da lettera, fare da segretario, ecc.
  • In molti complementi di luogo, specie se introdotti da in: lavorare in fabbrica, andare in chiesa, ecc.
  • In alcune espressioni tipiche si può omettere: «parlare italiano» (al posto di: «parlare l’italiano»). Ma è obbligatorio in: l’italiano della televisione, o l’inglese d’America, ecc.
  • Con il complemento di materia: «una moneta d’argento».
  • Nei proverbi: «finché c’è vita c’è speranza».
  • Nei titoli di libri (di giornali e di articoli, di opere d’arte o musicali, ecc.) o di loro parti: capitolo primo, canto secondo, Mondo operaio, Natura morta, Quartetto d’archi, ecc. «Sono tutt’altro che rare, peraltro, le varianti articolate» [Serianni].
  • Con i nomi dei mesi e dei giorni della settimana.
  • In formule brachilogiche con fini promozionali: «Vendo tricamere zona Sempione»; ma anche nei telegrammi e nelle cartelle cliniche.
  • Negli usi allocutivi: «Sire, i gatti sono fuggiti!».
  • Quando un termine viene adoperato con funzione metalinguistica, arrivando anche a marcarlo con le virgolette (o il corsivo): «Il Piemonte ha il 7.7 per cento della popolazione d’Italia […]. Non solo: Piemonte significa anche il 26 per cento della spesa di ricerca delle imprese e ha mille altri primati» [fonte: La Stampa].

Curiosità

Nelle sequenze didascaliche è buona norma ripetere l’articolo ad ogni termine, oppure ometterlo del tutto.

Conclusioni

E abbiano concluso anche questo nostro excursus sull’articolo, anzi no. La prossima volta diamo un’occhiata alle preposizioni articolate e al partitivo.

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Note

Luca Serianni, Grammatica italiana, UTET 1989

In calce: un quadro di Alexej Ravski.

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10 Comments on “Articolo indeterminativo”

  1. Non so perchè ma oggi mi sento un po’ indeterminato, ma al singolare 😛
    Interessante sapere che l’articolo indeterminativo sdogana la sospensione 😉
    E con questo me ne vo a prendere il treno (o un treno o dei treni)

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  2. Interessante come sempre. L’uso del partitivo come plurale dell’indeterminativo mi dà sempre problemi perché tendo a evitarlo, ma in effetti ci sono casi difficilmente risolvibili. L’esempio che fai “preferiamo delle fragole” è uno di questi: “preferiamo alcune fragole” fa ridere (in alternativa a chili di anguria chiedi una manciata di fragole?); “preferiamo fragole” per carità, troppo lirico; “preferiamo un po’ di fragole” sa di dieta (ho esagerato a pranzo, per merenda solo poche fragole); così ci si rassegna al “preferiamo delle fragole”, aperto a qualsiasi quantità, risolutivo direi.
    Aspetto l’approfondimento di lunedì prossimo. 🙂

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    • A leggere il tuo commento mi sono reso conto che io quel problema ce l’ho quando tento di tradurre in altre lingue. Ma non era più facile un bel indeterminativo plurale alla spagnola? Hole!

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    • Sono rimasto affascinato dall’uso che ne fa Bufalino: «nelle strade già solitarie lanterne di carro, traballando, e uomini, s’allontanavano». O meglio, dell’uso che non ne fa. Lui elimina tutto, lasciando solo l’essenziale. Figo, no?

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  3. Pingback: Gli indefiniti singolativi – Salvatore Anfuso ● il blog