La mia libreria - Maffei

… i classici delle mie letture

La scorsa settimana ho parlato della sezione storica dei miei libri. Oggi passo alla letteratura. Ma che letteratura? Quella con la elle maiuscola: i classici! Come per la sezione storica, anche in questo caso ci sono libri di pregio. Parlo del libro proprio come oggetto. Intervallati, però, da altri in edizioni economiche. Sarà difficile riuscire in un solo post a citarli tutti… vedrò come fare.

Letteratura italiana e narrativa classica

Per primi non posso che citare i quattro volumi che raccolgono tutti i drammi di William Shakespeare. Sono quattro volumi con copertina in pelle blu notte e incisioni in oro. William Shakespeare, Opere scelte (4 vol.), Garzanti Editori, Milano 1994, seconda edizione. Il bello di questa edizione è che ogni pagina ha il suo corrispettivo in lingua originale: sinistra inglese, destra italiano.

Iliade e Eneide, Edizione Mondolibri su licenza di Giulio Einaudi Editore, 1967, Milano. Di questa serie, come si intuisce, mi manca l’Odissea. Ero ragazzo, andavo ancora a scuola e potevo contare per i miei acquisti solo sulla paghetta settimanale. E come la spendevo io? In libri. Quando li ho visti in vetrina, questi tre volumi, sono entrato a comprarli, ma non avevo abbastanza soldi per acquistarli tutti e tre. Cosa scegliere, mi chiesi? Scelsi il primo e l’ultimo… della serie. Vale a dire l’Iliade di Omero e l’Eneide di Virgilio. Anche questi hanno la pagina di sinistra in lingua originale (latino).

Poi ho tre minuscoli volumi con copertina in cuoio e incisioni dorate. Storia della letteratura italiana, Giuseppe Maffei, Carbonazzi, Torino 1830! Prima edizione. Sono scritti in italiano e hanno quell’odore pungente tipico della carta ammuffita. Le pagine sono ingiallite. Le copertine consumate. Ma non mancano pagine e, i caratteri, neri e ben impressi a forza, si leggono tutti senza difficoltà. Carbonazzi, come editore, non lo ricordo per nulla. Deve aver chiuso eoni fa… Questi tre volumi sono davvero incredibili, delle chicche.

Segue un libro pazzesco, in francese, con copertina in velluto viola (molto consumato e tendente al fucsia) con incisioni dorate. Perfino i bordi delle pagine sono verniciati d’oro. All’interno ci sono dei disegni protetti da un velo di carta velina… Massillon et ses Oeuvres, Eugéne Rosary, Megard Editore, Rouen 1868, prima edizione.

Segue: Tragedie, Vittorio Alfieri (con i pareri dell’autore intorno alle stesse…), sezione letterario-artistica del LLOYD AUSTRIACO, Trieste 1857. La copertina, in cartone, e stata rifoderata (malamente). Il volume è ridotto abbastanza male, ma non mancano pagine e si legge tutto. All’interno c’è un incisione dello stesso Alfieri in posa. Naturalmente è una prima (e forse unica) edizione.

Un altro volume pazzesco, con copertina in velluto rosso (ben tenuta e molto morbida al tatto) e incisioni dorate, è: Testamento, R. C. Hutchinson, Baldini & Castoldi, Milano 1940, prima edizione. Parla di una guerra in Crimea e del conte Anton Scheffler. Questo è un pezzo di letteratura dimenticato…

A questi fanno seguito, in edizioni molto più moderne e pratiche, i classici della nostra letteratura: dalla Divina Commedia ai Promessi sposi, passando per i vari poeti italiani (Pascoli, Leopardi, Pasolini, ecc.), e i narratori (Pirandello, Svevo, Verga, Calvino, ecc.) che avete sicuramente letto anche voi a scuola. Fra questi, una chicca: I racconti della scapigliatura, Autori Vari, Arnoldo Mondadori Editore, Cles 1994, dodicesima edizione. Se non li conoscete, ve li consiglio.

Per quanto riguarda la narrativa classica internazionale

Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde, Mondadori, Cles 2004, quattordicesima ristampa, italiano e inglese.

L’isola del tesoro e La vera storia di Dr. Jekyll e Mr. Hyde, Robert L. Stevenson, Giunti, Firenze 2005. Entrambi in lingua originale.

Racconti dell’incubo, Guy de Maupassant, Einaudi, Torino 1993. A metà strada tra Poe e la Scapigliatura. Un bel libro.

Racconti di enigmi, Edgar Allan Poe, Mondadori, Milano 1997, terza edizione. Ma soprattutto, di Poe, Racconti del terrore, Rizzoli, Milano 1950. Questa un’edizione abbastanza scadente, con copertina in cartone semplice.

Sull’amore, Hermann Hesse, Mondadori, Milano 1997.

Gioventù e Il negro di Narciso, Joseph Conrad, Bompiani, Milano 1978 e Tifone, stesso autore, acquistato con l’Unità in un anno non ben precisato…

La morte di Ivan Il’ìc e altri racconti, Lev Tolstoj, Mondadori, Milano 1999.

L’amante di Lady Chatterley, D. H. Lawrence, Mondadori 2001, acquistato assieme alla Repubblica.

Al di qua del Paradiso, Francis Scott Fitzgerald, Biblioteca Economica Newton, Milano 1996.

Il Dottor Zivago, Boris Pasternak, Feltrinelli, Milano 2002, per la Repubblica.

Ulisse, James Joyce, Newton Compton Editori, Roma 2015. Acquistato quest’anno e ancora in lettura.

Scomparsi

Risultano scomparsi: Le notti bianche di Fedor Dostoevskij, un’edizione Einaudi se non ricordo male, Cime tempestose di Emily Bronte, di cui non ricordi l’edizione e letta tanti anni fa, da ragazzo, e Il libro della giungla di R. Kipling, un regalo dei miei letto da bambino. E poi chissà quanti altri che non ricordo più e che sono rimasti in giro da qualche parte… Se becco a chi li ho prestati lo stronco!

Ernest Miller Hemingway

Di Hemingway possiedo tutti i romanzi. Sono stati le prime letture nell’età post adolescenziale (fino a 17 anni). Assieme a lui la Beat Generation: Jack Kerouac e John Fante fra tutti.

Adesso vi faccio una domanda, visto che ho delle difficoltà a inquadrare una disposizione intelligente per la mia biblioteca: cos’è un classico? Quali libri rientrano in questa definizione? Stanno bene Tolstoj e Hemingway nello stesso scaffale? Io Hemingway lo metterei vicino a Kerouac e Fante piuttosto, ma questi rientrano fra i classici? Che dire, infine, di Sir Arthur Conan Doyle? Lo inserisco fra i classici o fra i gialli?

Per oggi vi ho annoiato abbastanza. Che classici avete letto voi?

23 Comments on “La mia libreria – parte II”

  1. Domande difficili, non mi ci metto neanche. Io li dividerei a seconda dell’altezza e del colore.
    Scherzo.
    Anche se in realtà nella mia cameretta a casa dei miei genitori i libri sono davvero disposti dal più alto (l’atlante del mondo) al più basso (il vangelo per ragazzi).

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  2. Di de Maupassant ho un cofanetto con tutte le novelle, non ancora lette. Di Poe due volumi con tutti i racconti, già letti. Leggo i classici di continuo, sono tanti e non avendo letto da ragazzino, li sto leggendo da adulto. Ma tra i primi classici e libri letti ci sono La montagna incantata di Thomas Mann, alcuni romanzi di Hamsun, Stevenson, Lermontov, Merimee e Stendhal. Tutti presi da una collezione di mia madre.

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  3. Dimenticavo, di Omero ho un volume in pelle con Iliade e Odissea, ma senza testo originale a fronte. L’Eneide in cofanetto con testo latino. Più diversi altri classici latini e greci (Ovidio, Platone, Cesare, Seneca, Tacito, Erodoto, ecc.).

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    • Io di autori latini, invece, non ne ho affatto. E meno male che sono appassionato di storia romana… Sarà che non ho fatto latino a scuola? 🙂

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  4. Ho dimenticato di rispondere alla domanda 😀
    Sì, secondo me Tolstoj e Hemingway stanno bene insieme, io i classici nella libreria li dividerei in classici antichi (dove metto latini e greci insieme per ordine alfabetico), poi quelli più moderni, sempre in ordine alfabetico.
    Doyle fra i classici, anche perché non ha scritto solo Sherlock Holmes.

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    • È una buona idea, ma per la letteratura italiana? Che facciamo? Pascoli, Pasolini, Pirandello (ma iniziano tutti con la P?), dove li metteresti? Oppure faresti una sezione a parte solo per loro? E in quel caso, Dante lo inseriresti fra i classici antichi o nella letteratura italiana? Cazzo, è meno facile di quel che si pensa.

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  5. La domanda che poni è annosa, mi è capitata diverse volte in forum e blog e ogni volta si è costretti a sospendere il giudizio: l’unica risposta soddisfacente è che un classico si dice tale se Topolino ne ha presentato una parodia 😀
    Ognuno ha il proprio concetto di classico, e spesso si tratta di opere che lo sono diventate a posteriori. Quando Dostoevskij era un “giovane” autore emergente Tolstoj era già considerato un gigante: eppure per noi sono entrambe classici. “Ivanhoe” era il “Codice Da Vinci” dell’epoca, un prodotto di largo consumo che tutte le case editrici provavano (senza successo) a battere al botteghino, ma per noi è un “normale” classico. Temo che il “classico” sia figlio dei tempi e dunque sfugga alle catalogazioni del momento. 😉

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      • Secondo alcuni, un classico è un libro di cui chiunque ha sentito parlare, moltissimi lo hanno letto almeno una volta e forse qualcuno sa anche di cosa tratta… o almeno ne conosce la parodia disneyana… 😀

        Sinceri complimenti per la libreria suddivisa e ordinata!
        Visto che siamo concittadini, se vuoi (e soprattutto se hai qualche mese libero) posso anche invitarti a venire a sistemare la mia, anche se credo che potrebbe essere considerata un’impresa veramente epica! 😉

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  6. Bella collezione la tua.
    Io non mi sono mai posto il problema dell’ordinamento. Quando avevo una casa e una libreria molto grande ero arrivato ad avere più di 3 mila volumi. Adesso che la maggior parte si ritrova a giacere in un garage dentro scatoloni, mi tengo stretto una settantina di libri sulla scrivania. Comunque il mio ordinamento violava le regole del buon senso. Niente generi, o distribuzione alfabetica, editore, forma o colore. I libri li distinguevo in quelli che potevano sostare ovunque, primo buco da infilare, e i libri degli autori amati. Gli autori che ho amato, che siano classici dell’ottocento, o della beat generation, gialli o contemporanei, stanno tutti assieme, appartengono alla stessa famiglia.

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    • Concordo e forse, alla fine, è la scelta migliore. Anche perché c’è da uscirne pazzi… Anche nella mia libreria, per molto tempo, i libri hanno occupato un posto a caso. Diciamo che ogni decennio cerco di rimettere a posto le cose, ma sempre senza successo…

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  7. Io ho letto una sfilza di classici che non si può neanche immaginare, dal momento che ho studiato al liceo classico e sono laureata in lettere (seppur con indirizzo comunicazione).
    Proprio perché sono tanti, li suddivido in due categorie: quelli che ho dovuto leggere a scuola e che ancora oggi tornano nei miei incubi e quelli che ho amato, a prescindere dall’averli conosciuti per studio o per scelta.
    Nella prima categoria entrano di sicuro “La Novelle Eloise” di Rousseau (700 pagine di noia), “Fontamara” di Silone e, quasi al primissimo posto, “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati.
    Nella seconda, invece, tutto Calvino, che adoro non solo perché è un mio concittadino, “Il giovane Holden”, “La coscienza di zeno”, tutto Hemingway e quella passeggiatina primaverile (ironico, ovvio) che è la Recherche di Proust…
    Ti dirò la verità, però: ho sempre separato gli ambiti e, in generale, preferisco la letteratura contemporanea. Sono pochi i classici che ho deciso di leggere, al di fuori dall’università o dalla scuola. Probabilmente l’ho fatto per non rendere le mie letture monotematiche… 🙂

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    • Davvero hai amato Proust? Io lo apprezzo tantissimo, ma dire di amarlo… Anche la tua classificazione ha un senso, secondo me, ma quando gli anni di scuola si accumulano lontani alle spalle e il tempo passa, finisce per essere meno sensata. Se provassi con una classificazione puramente alfabetica per cognome di autore? Certo, rimarrebbe il problema degli Autori Vari… Secondo me non c’è soluzione e le biblioteche pubbliche sono solo un’invenzione narrativa! 😀

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  8. Io non parlavo di una suddivisione “fisica” in libreria, ma proprio “ideologica”, anche perché i miei libri sono sparsi in tre case diverse (la mia, quella di mia mamma e quella di mia sorella). In linea di massima, preferisco le opere di autori contemporanei, mi servono anche per apprendere determinate tecniche narrative… ma potrebbe essere una fase, ne ho avute tante. 😉

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    • Anche i miei libri erano sparsi in diverse case, magazzini e cantine… Adesso piano piano li sto riunendo tutti. Motivo questo che mi ha spinto a fare un po’ d’ordine. 😛

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  9. Pingback: La mia libreria – parte I | Salvatore Anfuso – il blog