Per chi scrivi le tue storie?

… quando scrivere è raccontare a qualcuno

Si fa un gran dire in giro che una delle cose da decidere, quando si sceglie di scrivere un romanzo, è quella di individuare il tipo di pubblico a cui questo si dovrebbe rivolgere. Non dico in tutti, ma in molti dei manuali di scrittura che ho letto negli anni questa indicazione non è mai mancata. C’è da chiedersi se anche i grandi scrittori la pensino allo stesso modo, oppure semplicemente scrivano quello che gli pare.

A cosa serve determinare un pubblico di riferimento? Probabilmente a scrivere un libro che abbia caratteristiche tali da poter attrarre tutta la nicchia di pubblico (più o meno grande) a cui ci si rivolge. In questo contesto entra in ballo anche il genere letterario, immagino. Tuttavia l’argomento del post non è questo, non in particolar modo almeno. L’argomento di questo post è se voi, giovani aspiranti scrittori emergenti, avete un vostro pubblico di riferimento. Per chi vi piacerebbe scrivere?

Raccontare storie

Il segreto della narrativa sta tutto in questo: raccontare storie. Non si scrive un racconto, men che meno un romanzo, solo per chiacchierare, o per mostrare quanto siamo bravi a mettere in fila soggetti, verbi, aggettivi, ecc., in modo originale e attraente. Si scrive fondamentalmente per raccontare una storia. Chi non capisce questo concetto basilare, e si concentra unicamente sul linguaggio, sbaglia e non potrà mai essere un buon narratore.

Allo stesso tempo, quando si decide di raccontare una storia, si sta scegliendo in un certo senso il pubblico di riferimento. Le love story si rivolgono soprattutto a un pubblico di giovani donne, dico bene? Certo, non solo. Anch’io sto leggendo qualche romanzo di Nicholas Sparks, e questo in alcun modo fa di me un uomo effeminato. Tuttavia immagino di non rientrare nel tipico lettore dei suoi romanzi.

Ci sono anche generi che non hanno un pubblico di riferimento ben preciso o facilmente individuabile. I gialli possono essere letti indistintamente da uomini e donne, da giovani e anziani; in questo caso probabilmente molto dipende dall’attitudine personale all’inghippo. Cioè dell’essere dotati di quella particolare curiosità che spinge una persona a scervellarsi per trovare il bandolo della matassa prima che la soluzione venga svelata. Se avete quel tipo di curiosità è probabile che i gialli facciano per voi.

Ci sono anche generi che negli anni hanno cambiato o evoluto il pubblico di riferimento. Sto pensando al genere fantasy ad esempio. Quando ero ragazzino io, trovare una ragazza che non sdegnasse il fantasy, o anche solo che non mi guardasse dall’alto in basso per le mie letture, era davvero una rarità. Quando ho ripreso a scrivere, dopo molti anni passati a fare altro, ho iniziato a frequentare qualche blog e qualche forum di aspiranti scrittori. Immaginate la mia sorpresa quando in questi anfratti ho scoperto che le ragazze/donne erano tra le più grandi lettrici di fantasy e che il genere che aspiravano a scrivere era proprio questo… Una rarità ai miei tempi.

Scegliere il genere quindi, nella maggior parte dei casi almeno, è un po’ come scegliere il proprio pubblico. In fondo chi decide di fare cabaret sa già che gli amanti del teatro drammatico non staranno seduti in prima fila. Anche se nulla vieta di godersi entrambe le tipologie di intrattenimento. Con il genere letterario questa differenza è forse ancora più marcata. Certo, io posso leggere Nicholas Sparks, Agatha Christie e Chuck Palahniuk senza per questo sentirmi in colpa. Tuttavia non ho mai letto fantascienza, ad esempio, e dopo aver passato i primi venticinque anni della mia vita a leggere prevalentemente fantasy, ad oggi non la leggo quasi più… Sono cambiati i miei gusti? Certo, in alcuni casi si sono anche affinati. Soprattutto, però, sono cresciuto. In senso cronologico intendo. Ed è probabile che questo abbia contribuito a farmi cambiare letture.

Come sono fatti i tipici lettori?

La risposta a questa domanda è: in nessun modo particolare. Conosco sportivi che leggono narrativa e conosco ragazze che si ammazzano di studio ma si guardano bene dall’aprire un romanzo. Non esiste il lettore tipico. Mio padre ha sempre letto western e polizieschi. Oggi non legge più e preferisce guardare la TV. Mia madre, invece, ha sempre letto gialli e thriller e a distanza di quasi settant’anni non ha mai cambiato genere. Naturalmente lei legge ancora. Mio fratello maggiore non ha mai letto, ma ha sempre raccomandato me di farlo. Tuttavia lui era giustificato, disegnava da Dio e preferiva creare una vignetta che aprire un libro. Io ho sempre letto, però poco volentieri i western, i polizieschi, i gialli e i thriller. Odio anche le vignette.

Dicevo, non esiste un lettore tipico, ma se dovessimo sceglierne uno di riferimento le caratteristiche principali immagino debbano essere inevitabilmente:

  1. L’età anagrafica;
  2. Il genere sessuale di appartenenza;
  3. Il numero di libri letti all’anno (vale a dire se rientrano tra i lettori occasionali, o tra i lettori voraci);
  4. Caratteristiche atipiche (fra un attimo vediamo cosa significa).

Non saprei dire se età, sesso di appartenenza e familiarità alla lettura, distinguano un pubblico da un altro. Tuttavia sono le uniche caratteristiche che possiamo tirare in ballo per iniziare a delineare il pubblico di riferimento del nostro romanzo. Dovrei immaginare che una giovane ragazza, poco abituata alla lettura, legga cose molto diverse da un anziano lettore forte, giusto? Potrebbe non essere così, non sempre almeno, ma la maggior parte delle volte lo è.

Certo, sarebbe facile (e poco proficuo) rispondere alla domanda: qual è il tuo lettore di riferimento?, con un bel: tutti! Ma il mondo non funziona così, dico bene? Quindi come primo passo si dovrà stabilirne l’età e il sesso. Se poi vi state chiedendo perché la frequenza alla lettura sia stata tirata in ballo, è presto detto. Per sua stessa ammissione, Fabio Volo, sostiene che i suoi lettori “tipici” sono quelli che raramente entrano in libreria. Se dovessimo fare l’identikit del tipico lettore di Fabio Volo, credo di non sbagliare eccessivamente dicendo: giovane; donna; lettore occasionale. La pensate come me?

Per quanto riguarda le caratteristiche atipiche, anche in questo caso c’è una spiegazione semplice. Ci sono libri che fanno riferimento a temi precisi. Un libro che parli di New Age si rivolgerà a tutte quelle persone che sono interessate da questo argomento. Stesso discorso per quei libri scritti da VIP, o che fanno riferimento a un argomento “televisivo”. Se dovessimo aggiungere una caratteristica ai lettori di Fabio Volo, continuando l’esempio di prima, potremmo dire che queste giovani donne poco abituate a leggere, probabilmente guardano anche molta televisione (o ascoltano molta radio).

Qui, quindi, abbiamo tutti gli elementi che siamo in grado di tirare in ballo per delineare il nostro lettore di riferimento. Tuttavia… l’argomento del post era un altro, ricordate? Lasciamo perdere per un attimo i calcoli commerciali. Anzi, lasciamo che siano le case editrici a occuparsene. E chiediamoci invece se quando scriviamo pensiamo a una persona in particolare…

Chi vorreste far leggere le vostre storie?

Molti scrittori quando scrivono pensano di raccontare la loro storia a una persona in particolare. Stephen King ha ammesso di pensare alla moglie, Tabata. Io quando scrivo penso a me stesso – essendo tra le altre cose un narciso, come sottolinea spesso la mia amica di Venezia –, quindi il mio lettore di riferimento dovrebbe essere un uomo abbastanza abituato a leggere e con un sacco di peculiarità negative…

E voi, invece, per chi scrivete? Ci avete mai pensato?

31 Comments on “Chi sono i vostri lettori ideali?”

  1. Per me il “lettore ideale” è un fattore fondamentale. Secondo me è meglio non sovrapporre troppo l’idea del lettore ideale con quella del lettore reale. Quest’ultimo è, almeno alle prime pubblicazioni, inconoscibile prima che l’opera sia in vendita. Il lettore ideale serve all’autore per aggiustare il tiro su lessico, tono e tematiche.
    Io penso sempre a una persona precisa. Se penso a un racconto che abbia come lettore ideale mio marito, ci sarà molta ironia, situazioni surreali e un forte gusto per l’intreccio. Se penso alla mia amica E. invece faccio più attenzione agli spetti psicologici, d’altro canto so che non si spaventa con tematiche forte. Se invece penso a S, so che devo sfumare sulle scene forti, perché si impressiona.
    Poi, nella prassi, non so chi leggerà i miei scritti, ma scegliere un lettore ideale ben preciso mi permette di caratterizzare nel dettaglio la narrazione.

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  2. Pensando alla forma che il mio romanzo sta prendendo in sede di stesura, credo possa piacere ad una fascia di età compresa fra i 25 e i 45 anni, ovvero la generazione che può meglio comprendere il contesto di riferimento, però non credo che esistano grosse barriere d’entrata per altre fasce d’età . Per quel che riguarda il genere, la scelta di far sì (dopo un dubbio iniziale) che “viaggio dell’eroe” sia intrapreso da un protagonista maschio, è legata anche all’esigenza di non targettizzare il mio romanzo in chiave troppo femminile. Esiste una mentalità malata, in Italia, tale per cui un romanzo con una protagonista donna è automaticamente scambiato per un rosa e quindi bocciato dal pubblico maschile.
    Credo che il mi lettore debba avere un livello culturale piuttosto elevato… o almeno non farsi spaventare dal numero di pagine!! 😀 Direi che un lettore assiduo sarebbe perfetto. Se conquisti quelli, sei nell’olimpo, 😉

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    • Be’ hai le idee molto chiare. Però ho ancora una domanda per te: il target che hai ben delineato è anche il target per cui scriveresti, o è solo una questione opportunistica? Cioè, per intenderci, per chi vorresti scrivere tu?

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      • Al momento sì. Il target per cui scrivo è quello che mi interessa. In fondo, mi sento affine alla mia generazione, ho a cuore la loro sorte, e credo che il messaggio possa riguardare soprattutto loro.
        La scelta di cui parlavo prima – ovvero scegliere un protagonista maschio – non mi è pesata per nulla, quindi non è stata solo una questione legata al target. Avevo due alternative fra cui scegliere, lui o lei. Se avessi scelto lei, avrei dato una connotazione diversa alla storia, con il rischio di essere identificata con il mio personaggio. Invece scegliendo lui non solo posso abbracciare un target più ampio, ma anche mettermi alla prova come autrice. Devo imparare a pensare da uomo e a ragionare da uomo. è molto divertente e formativo. Tutte le mie protagoniste, finora, erano donne.

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  3. Quando ho scritto il mio romanzo, l’ho fatto prevalentemente per me stessa: era una mia esigenza che prendeva forma solo per gratificare quella parte di me che aveva bisogno di scrivere una storia come quella. In sostanza non mi sono mai preoccupata del target o del pubblico al quale sarebbe potuto piacere il mio libro; poi, a pubblicazione avvenuta, la domanda me la sono posta: credo che l’età anagrafica conti ed io penso che con il romanzo mi sia avvicinata di più ad un pubblico giovane, fascia 20- 35 anni, capaci di fantasticare ancora molto. Escludo gli intellettuali, troppo esigenti e, ovviamente, gli amanti di certi generi ben definiti: fantasy, gialli; sulla fantascienza sono un pò interdetta, perché in fondo la mia storia qualcosa di fantascientifico ce l’ha (se non altro i fantastici vocaboli che mi sono strainventata).
    L’età conta anche come scrittrice: adesso scriverei cose diverse, sono cresciuta (sono ottimista e non dico invecchiata!) ed ho voglia di raccontare altro: il mio pubblico di lettori potrebbe salire di livello! 😉

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    • Giusto, conta anche l’età dello scrittore. Con l’età cambiano gli interessi. Più volte ho sottilineato che non leggo (né scrivo) più molta fantasy… 🙂

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  4. Hai 542 followers!!??!? Sei famosissimo!
    Finalmente anch’io sono iscritta alla newsletter.
    La foto nuova è molto bella, come ti dicevo sono rimasta sorpresa perché nella mia testa eri completamente diverso. Non ti avrei riconosciuto per strada. Adesso invece ti si vede bene e hai i capelli cotonosi che fan venir voglia di passarci il palmo della mano per farsi il solletico.
    Il mio lettore ideale è una zitella acida e frustrata, e non mi somiglia per nieeeente…. 😉

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  5. Ogni genere letterario ha il suo pubblico, è vero, come è anche vero che alcuni generi non l’abbiano: i classici sono per tutti. Ma anche i thriller sono apprezzati da una gran varietà di persone. Ci sono alcuni generi, come le storie d’amore o il fantasy o l’horror, che invece hanno precise nicchie di pubblico.
    Se scrivi di quei generi, allora ti riferisci a un pubblico preciso.
    Adesso che hai detto che odi le vignette io e te non abbiamo più niente da dirci 😀
    Mio padre leggeva invece solo classici latini e greci. Mia madre legge un po’ di tutto, da Ken Follett a Hosseini a Tolkien. Idem mie sorelle e il sottoscritto.
    L’età mi interessa se devo scrivere un libro per bambini o ragazzi. Il genere sessuale se devo scrivere una storia d’amore. Il numero di libri letti l’anno se devo scrivere un romanzo impegnativo.
    Io pure, quando scrivo, penso a me stesso. A uno che voglia qualcosa di diverso dal solito, che ami esplorare certi mondi, certi lati sconosciuti della persona o della realtà.
    Il post comunque fa riflettere e non dubito che possa ispirare un articolo nel mio blog 🙂

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    • Mi piacerebbe leggerlo! Al di là di tutto però, tu hai un pubblico per cui preferiresti scrivere più di ogni altro? Qualche post fa, nel tuo blog, parlavi di narrativa per ragazzi… 🙂

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      • Non ho mai pensato a un pubblico rispetto a un altro, a dire la verità. Parlavo della narrativa per ragazzi perché mi piacerebbe scriverla. Ma preferisco essere libero di scrivere ciò che voglio.

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  6. Leggo spesso di questo aspetto di cui tenere conto, anche solo a livello commerciale, quando scriviamo le nostre storie e mi mette in difficoltà. Quando hai scritto che sarebbe bello poter dire di scrivere per tutti stavo quasi per risponderti a voce: “Ma infatti!”. Scrivendo un po’ tutto quello che mi passa per la testa di certo non mi facilito il compito anche se, visti un paio di argomenti ricorrenti, cominciano a delinearsi uno o più lettori tipo ai quali potermi rivolgere. Non avevo mai pensato all’idea di tenere a mente una sola persona cui rivolgermi quando scrivo e devo dire che mi piace molto. Tra l’altro questo espediente permette di variare soggetto ogni volta, volendo, e di creare un legame immaginario nel tentativo di enfatizzare l’empatia col lettore. Grazie per la dritta a te e Tenar 🙂

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    • Alcuni scrittori lo consigliano infatti. Anzi, ti dirò di più, alcuni scrittori raccomandano di scrivere come se stessi raccontando la storia a qualcuno… 😉
      E chi sono questi lettori che stai delineando? Spero belle, giovani e procaci fanciulle… così ti vengo a trovare. 😀

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  7. Io credo che chi aderisce a cuor leggero all’idea di scrivere per un lettore ideale rischia di prendere una cantonata pazzesca.

    Il perché è semplice. Non sei un esperto.

    O riesci a comprendere il tuo lettore ideale per istinto e talento, oppure se stai lì con il bilancino a stilare genere, età, propensione culturale, sbagli senza alcun dubbio. Perché non sei un mago del marketing, non vivi dentro una libreria e fai la diagnosi a ciascuno che acquista un libro, perché non sei un sociologo, e perché non sei nella testa di ciascun lettore. Certo, qualcuno che si crede furbo, potrebbe pensare che basterebbe seguire pedissequamente Nicholas Sparks per confezionare un romanzo che si rifaccia al suo pubblico. BEEEP! Errore. Il buon Nicholas ha un suo pubblico radicato negli anni e i lettori si fidano di lui e non di te.

    È pur vero che molti scrittori famosi consigliano la cosa. (Lasciamo perdere tale consiglio dai manuali di scrittura, ché disdegno sempre chi spiega agli altri come scrivere un grande romanzo ed è incapace a scriverlo per se stesso.) Ma gli scrittori famosi che sono emersi ispirandosi a un lettore ideale sono una capocchia di spillo rispetto alla marea oceanica di coloro che sono rimasti nessuno. Magari ispirandosi al lettore ideale sono emersi perché avevano talento o semplicemente perché hanno avuto una gran botta di culo.

    Ma la cosa peggiore nel costruire un romanzo avendo un modello ideale di lettore è perdere creatività.

    “No, questo non posso metterlo, poi il mio lettore non lo capisce.”
    “Porca loca, nemmeno questo, perché senza sono in un genere giallo paragnosto, se lo aggiungo mi trasformo in un genere giallo violetto da tramonto sud americano.”

    Il mio consiglio? Scrivi per te stesso, per tutti o per nessuno.

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    • Il rischio c’è di sicuro, a maggior ragione per i narratori privi di esperienza (come il qui presente sottoscritto…). Infatti credo che la maggior parte dei “fenomeni letterari” nascano dalla coincidenza assolutamente speciale che si verfica quando lo scrittore scrive qualcosa che lo ispira molto e, allo stesso tempo, riesce a beccare in pieno i gusti di un grosso pubblico. Più raro che scientifico, secondo me. 🙂
      Tuttavia gli americani, per dire una cosa banale, sono molto bravi a fare questi conti, sia per la narrativa sia per il cinema. Che siano riusciti effettivamente a produrre un’equazione replicabile? o.O

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      • Io non credo all’equazione perfetta. Se per scrittori americani di successo iniziamo a contare King, Follet, e via scorrendo ne rintracciamo ne 20/40 che sono ben poco rispetto rispetto alle centinaia di migliai di scrittori che vorrebbero emergere anche in quel mercato.
        Discorso a parte è Patterson che pubblica un romanzo al mese con l’ausilio di 12 ghost writer accertati. Lui grande esperto di marketing ha creato un impero senza anima. King lo detesta pubblicamente.

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        • Pensavo proprio a Patterson, in effetti. Anch’io non amo la narrativa “matematica”.
          È vero, ce ne sono migliaia che vorrebbero emergere pure in quel mercato, ma ho sempre pensato che sia necessario prendere come riferimento chi, a emergere, c’è riuscito. 🙂

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  8. Ho sempre in mente un pubblico, ma non troppo specifico. Adesso sto scrivendo YA, quindi il pubblico adolescente è quello più ovvio, ma io adolescente non sono (per un pelo!) eppure leggo volentieri YA. In generale, tra romanzi e saggi, direi che immagino principalmente un pubblico di donne tra i 25 e i 50 anni. Non è una cosa cui penso spesso, però, quanto piuttosto un’idea che resta sullo sfondo del mio scrivere.

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      • Mi aiuta genericamente a non fare un soliloquio (anche se non corro molto il rischio, per natura), e nello specifico a scegliere che registro di linguaggio usare, oppure quanto spazio dare a una vicenda o a un’altra. Lo sento un po’ come il tema: c’è, mi guida, ma non ci penso quasi mai coscientemente.

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        • Mi sa che anch’io faccio qualcosa di simile allora, inconsciamente. Ma non ho un pubblico di riferimento, non saprei neanche da dove cominciare a immaginarmene uno… Magari potrei pensare a tante giovani lettrici nude, ma mi distrarrebbero solamente. 😀

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  9. Per me uno quando scrive dovrebbe pensare di poter raggiungere tutti. Così non è nella realtà e i primi che impediscono questa possibilità siamo noi stessi quando ci creiamo nicchie e non osiamo uscire dal nostro comfort. Credo che i grandi narratori, magari senza dirlo, spingono sull’acceleratore per arrivare dappertutto. Se uno scrive con sincerità, con passione e senza mai fermarsi, presto o tardi, fa uscire qualcosa destinato a tutti anche se magari vuol soltanto eccitare gli erotomani.

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    • Ciao Ferruccio, benvenuto nel mio blog. Eccitare gli erotomani, dici eh? Mmh, la cosa suscita in me un qualche interesse… 😛

      Scherzi a parte, sì, anch’io credo che l’obbiettivo da porsi debba essere sempre quello massimo. Di chi sia poi la colpa del fallimento, be’, temo sia una questione più complessa. Io scrivo da schifo e sono quindi giustificato, ma chi scrive bene trova spesso attorno a sé tanta concorrenza e tanta indifferenza. Forse la nicchia, alcune volte, è l’unica strada possibile. Sai che una certa cosa piace a un certo numero di persone, insindacabilmente, e ne approfitti. Certo, potessi scegliere, preferirei essere letto da tutti, ma proprio da tutti tutti eh?! 😉

      Grazie per il commento. 🙂

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  10. Ciao Salvo! Ho letto solo ora il tuo post e mi intriga un sacco!!!

    In prima battuta per me stessa. Scrivo una storia che mi piacerebbe leggere, cioè che contenga tutti quegli elementi che in genere vengono divisi per generi… amore, azione, fantascienza, fantasy, dramma, paura. Quindi potrei pensare che il mio lettore ideale sia un/una lettrice navigata, che segue film/telefilm/anime e legge manga, ma in seconda battuta penso al mio compagno e agli amici che leggeranno i miei testi (lettori prevalentemente occasionali o divoratori… dipende dal tempo), vado a fasi, questi lettori, però non guardano tv, come me. Se devono seguire qualche cosa si rivolgono a internet e guardono i film in lingua originale con i sottotitoli.
    Penso sempre a cosa penseranno, se la lettura che gli propongo gli piaccia o se gli faccia schifo…

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      • Magari sì! In realtà penso che ogni scrittore, scriva per se stesso! In fondo scriviamo una storia che ci piacerebbe leggere, no? 😀

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