10 piccoli drammi da lettore
… quando leggere è una sfida
Nella lettura sono onnivoro. Sono una di quelle persone che legge un po’ di tutto, senza troppe preferenze. Certo, i gialli mi appassionano meno di altri generi, e se dovessi scegliere fra la narrativa pura e un qualunque genere, sceglierei la prima. Il mainstream, come viene chiamato oggi, è ciò a cui ambisco come scrittore. Nonostante questo, ultimamente sto anche leggendo molta narrativa sentimentale. Nicholas Sparks… ve lo potreste immaginare? Eppure è così.
Tuttavia l’argomento di questo post non sono le letture in sé, ma la lettura in senso lato. Cioè: tutti quei piccoli drammi che da lettori viviamo quotidianamente. Ognuno probabilmente ha i propri, altri saranno comuni a quasi tutti i lettori. Io vi dico i miei, voi fate altrettanto se vi va.
1. Aspettare il terzo volume di una trilogia che mai verrà tradotto e stampato in Italia
Non vi è mai capitato? A me sì. La Nord e la Fanucci facevano spesso questo tipo di scherzo. Il genere fantasy è anche quello più colpito. Un po’ perché le trilogie e il fantasy vanno a braccetto; un po’ perché del fantasy gli appassionati sono in numero minore e se le aspettative di vendita per il terzo volume non sono adeguate all’investimento, be’ semplicemente non lo si stampa!
2. Prestare un libro e perdere un amico
Certo, bisogna intendersi su cosa sia un amico. Io distinguo in modo netto le conoscenze dalle amicizie vere. Tuttavia, soprattutto crescendo, capita che alcune amicizie si esauriscano fino a sparire. Non so se sia capitato anche a voi, ma io in questo modo ho perso più di un libro… Ora, non ho problemi a contattare una persona per chiedergli la restituzione del libro, ma se la colpa dell’allontanamento è mia? Addio libro…
3. Sentirsi chiedere: qual è l’ultimo libro che hai letto?
Io leggo più o meno tre o quattro libri contemporaneamente. Inoltre non ci sono mai periodi di vuoto tra una lettura e l’altra. In genere sto sempre leggendo qualcosa. Se unite questo a una memoria che dimentica facilmente nomi e titoli, potete immaginare l’espressione del mio volto quando mi pongono questa domanda.
4. Sentirsi chiedere: qual è il tuo libro preferito?
Pur non essendo un lettore forte, nella mia vita ho letto centinaia di libri. Alcuni neanche li ricordo più. Come posso, fra tutti i libri che ho letto e vorrò leggere in futuro, scegliere quello che mi è piaciuto di più? Qualcuno può avermi colpito in un dato momento della mia vita, ma anche questo ha una sorta di scadenza. Ad esempio, da ragazzo ho letto tutta la produzione letteraria di Hemingway e della Beat Generation. Oggi non li rileggerei più. Quindi, che ti rispondo?
5. Sentirsi dire: leggi troppo, dovresti socializzare di più
Tipicamente è mia madre a dirmelo, fin da ragazzo. Nonostante questo, non ricordo di aver mai avuto problemi a socializzare. Anche di amici ne ho e ne ho avuti diversi. Le serate fuori da ragazzo le ho fatte come tutti. Qualche sport, lo studio, un paio di convivenze finite male… Se poi contiamo il fatto che sono anche responsabile vendite della mia azienda e che con le persone parlo per lavoro, be’ non credo di avere tutti questi cazzo di problemi a relazionarmi. Forse dovrei passare più tempo a leggere…
6. Diventare architetti del proprio spazio vitale per capire dove piazzare i libri letti
I libri hanno un peso. E un volume. Questa verità scontata l’ho recentemente affrontata durante il trasloco. E non è ancora finita, perché sono intenzionato a recuperare da un magazzino una serie di scatoloni che contengono molti, molti libri. In questo periodo preferisco averli tutti con me. A causa di questo, ho promesso a me stesso di non comprare mai più un volume cartaceo: d’ora in poi solo ebook, cazzo! Questo l’ho detto con la fronte sudata, il fiatone per le scale fatte su e giù centinaia di volte, e le braccia doloranti per il peso. La prima cosa che ho fatto questa settimana è stata di acquistare tre volumi, cartacei: 1 di Agatha Christie e 2 di Nicholas Sparks. Erano scontati… Che volete che vi dica, imparerò a dormire in piedi come i cavalli.
7. Finire un libro e chiedersi: … e quindi?
Anche i libri possono fottervi. Sì, proprio così. Ci sono libri belli, scritti bene, che vi prendono nella lettura e non vi mollano fino all’ultima pagina, dopo la quale vi resta un vuoto. Ma ci sono vuoti e vuoti. Ci sono quei vuoti che ti fanno dire: … e adesso? Nel senso di volerne sapere di più, di essere dispiaciuti perché il libro è terminato, di non voler lasciare andare i personaggi. E ci sono vuoti che ti fanno dire: … e quindi? Nel senso di: tutta questa strada, per arrivare a un vicolo cieco? Dov’è il finale? Quando inizi a consultare l’indice per capire se mancano delle pagine – colpa di editori distratti – sai di trovarti di fronte al secondo di questi due vuoti.
8. Scoppiare a ridere o a piangere in pubblico
Con la gente attorno che ti guarda come se fossi un malato terminale, o un maniaco depresso, oppure uno schizzato pazzoide pericoloso. Eppure i libri, quelli belli, fanno questo effetto. A volte mi capita in ufficio. Ieri ad esempio. Leggevo un libro in pdf, per far finta di lavorare, e sono scoppiato a ridere. Non ho potuto trattenermi. Il mio capo si è voltato a guardarmi; un occhiata di disprezzo che avrebbe potuto forare il titanio… Io e lui, purtroppo per lui, abbiamo le scrivanie confinanti. Questa mania del controllo… Ogni tanto gli lancio qualche cartaccia addosso, ma scoppiare a ridere guardando un monitor… non ha davvero giustificazioni.
9. Accorgersi di comprare più libri di quanti se ne potrà mai leggere e, allo stesso tempo, non poter far nulla per fermarsi
Io compro libri. Li leggo anche, certo. Ma soprattutto li compro. Certo, quand’ero in bolletta – cioè finché convivevo – qualche volta ammetto di aver cercato dei pdf gratuiti su internet. Non me ne vergogno, la voglia di leggere nonostante la mancanza di fondi era più grande. Oggi che mi ritrovo le tasche piene, ho ripreso ad acquistarli. Perfino alcuni dei libri che avevo trovato piratati e già letti. Anche di questo non me ne vergogno: se una cosa ti piace, devi possederla. Tuttavia sono consapevole di acquistarne più di quanti ne legga. Ecco perché difficilmente leggo gli esordienti. Ci sono troppi libri!
10. Finire un libro e realizzare di dover tornare alla realtà
Intendiamoci, a me piace la mia realtà. Mi piace sul serio. Sono uno di quelli che va a lavorare con il sorriso stampato in faccia. In dieci anni, non c’è stato un solo giorno che ho sbuffato pensando: domani si lavora, di nuovo…! Mi piace la mia vita e mi piace come la vivo. Ma… c’è sempre un ma. Ma, dicevo, ci sono storie che riescono a rendere la nostra realtà, al confronto, decisamente più triste e vuota.
Con questa perla vi lascio alle vostre riflessioni. Solitamente parliamo di scrittura, ma adesso vi chiedo: quali sono i vostri piccoli drammi da lettori?
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Note
Questo è un meme, e comincia da qui.
Vediamo punto per punto:
1 –> non mi è mai capitato di avere trilogie in sospeso, ma di attendere due anni l’uscita del terzo volume della trilogia del male
2 –> io potrei andare a recuperare i libri prestati anche armata, se necessario
3 e 4 –> idem con patate
5 –> nessuno me l’ha mai detto. Ho sempre avuto un buon equilibrio su questo punto
6 –> i miei libri sono suddivisi in due case: la mia e quella di mia mamma. ogni volta che devo cercarne uno non ho idea di dove sia finito
7–> Sì, mi è capitato. Mi è capitato anche di incazzarmi come una bestia per un finale non soddisfacente.
8–> Mi ricordo una volta che sono scoppiata a piangere in treno, con i singhiozzi proprio. Il romanzo si chiamava “voglio vivere prima di morire” e parlava di una ragazzina malata di cancro che faceva l’elenco delle cose che voleva fare prima di lasciarci le penne
9 –> Come ti capisco! Soprattutto da quando ho il kindle, sono diventata compulsiva.
10 –> Il ritorno alla realtà non mi dispiace. Mi dispiace dire addio a situazioni e personaggi che ho amato.
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Be’ l’attesa di due anni per un terzo volume ci può stare. In fondo i libri dovranno pur essere scritti, no? 😉 Il brutto, invece, è se il libro viene effettivamente scritto, ma non approda più in Italia. A me è capitato un sacco di volte, con il fantasy.
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Sulle trilogie finora non mi è capitato di non trovare l’ultimo romanzo.
Sulle amicizie e le conoscenze siamo d’accordo.
I libri non si prestano, questa è la mia regola. Al massimo li faccio leggere a mia madre e mie sorelle. Non vado oltre.
Anche a me non sono tornati alcuni libri, non ci ho badato perché erano i “100 pagine 1000 lire”. Ma i miei genitori hanno perso libri e anche dischi in vinile per averli prestati. Ora su Ebay sono riuscito a prendere uno dei libri che aveva perso mia madre.
Neanche io saprei dire il mio libro preferito, ce ne sono almeno una decina.
Io ho problemi a socializzare, li ho sempre avuti. Socializzo coi libri e i loro personaggi, non basta? 😀
Io per fortuna i libri letti ora posso portarli nella casa di campagna di famiglia. Quando potrò comprare una casa mia, una stanza sarà dedicata alla libreria.
Credo mia sia successo rare volte di dire “e quindi?”, ma capita.
In pubblico controllo sempre le mie emozioni, quindi non può capitarmi.
Anche io compro più libri l’anno di quelli che riesco a leggere di media all’anno, ma pazienza.
A me, detestando la mia realtà, quando finisco un libro è un trama, ecco perché inizio a pensare a cosa leggere dopo prima ancora di finirlo.
Sul meme vedrò se riesco a partecipare, se, intendo, ci scappa un post sensato.
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Interessante l’affermazione del “trauma” per la fine di una lettura e la previsione di scelta prima che la lettura finisca. io previsioni non ne faccio, sono troppo umorale per scegliere a priori. Per questo finisco per leggere più libri alla volta. Non potrei mai dedicarmi a uno solo. Un po’ come con le donne, in fondo… 😛
P.S. maledetto fortunato. Io sulle trilogie, invece, o una iattura addosso. Adesso sto aspettando che la Nord si decida a stampare l’ultimo della trilogia “Le Cronache dell’Assassino del Re” di Patrick Rothfuss. L’unico fantasy che ho letto negli ultimi anni…
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Ah, mi trovi d’accordo su un sacco di punti! Ci sono libri che ho perso per sempre, serie rimbalzate in Italia da un editore all’altro (Alatriste…) e poi arenatesi. Libri prestati e mai più tornati indietro. Libri che non so dove mettere (anche se una volta all’anno regalo alla biblioteca i volumi che non penso di voler rileggere). E poi il senso di vuoto che coglie alla fine di un libro davvero bello, come essere sbarcati su una spiaggia desiderata e trovarla del tutto deserta.
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Hai ragione, ci sono anche le serie che passano da un editore all’altro e che poi si arenano da qualche parte senza venire concluse… Diciamocelo, quello del lettore è decisamente un lavoraccio! 😛
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Allora, vediamo:
– niente trilogie per me: le storie aperte o sospese mi innervosiscono; quando leggo devo chiudere il cerchio;
– ai tempi del liceo ero solita prestare libri, meglio dire li scambiavo con compagne/i. Io restituivo sempre, i miei raramente tornavano indietro. Ho imparato la lezione!
– stessi problemi tuoi: dimentico in fretta titoli e autori, anch’io leggo due libri contemporaneamnete; una cosa che detesto di me è non riuscire a fare citazioni (forse è per questo che trascrivo le frasi che più mi colpiscono di una lettura). Va da sè che non riesca a dire quale sia il mio libro preferito (l’autore o gli autori sì, però!), meno che mai rispondere alla domanda : qual è l’ultimo libro che hai letto. Dovrei fermarmi e pensarci un po’.
– socializzo solo se mi sento a mio agio, se no la mia timidezza diventa la fortezza più inespugnabile che esista.
– adoro le librerie stracolme di libri, ma lo spazio è un problema che ho vissuto anch’io quando mi sono trasferita a Roma. Adesso comincio a riconoscere i vantaggi dell’e-book.
– la fine di un libro deve lasciarmi dentro la sua storia per almeno 48 ore se no non riesco ad immergermi in una nuova lettura. Soprattutto non deve farmi dire e dunque?
– per un periodo dovevo tenermi lontana dalle librerie: soffrivo di shopping compulsivo di libri. Mai lasciato uno non letto: d’estate recupero alla grande!
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Io, invece, la lezione non l’ho mai imparata… Mi piace condividere. Di libri non letti ne ho lasciati parecchi. Dopo un po’ di tempo, magari qualche anno, riesco a chiuderne uno che non riuscivo proprio a leggere. Ma ce ne sono diversi che proprio non mi prendono.
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Molti “drammini” li condivido con te: il terzo libro della trilogia latitante (se ti becco, Rothfuss!), le domande sul libro preferito (con dimenticanza istantanea di titolo e autore), il libro mai restituito. Scoppiare a ridere in pubblico mi succede e non mi pongo il problema; me lo pongo invece quando mi commuovo in pubblico – e io mi commuovo molto, molto spesso. Mi tocca fare degli stacchi strategici con relative manovre scarica-tensione… uno scandalo. Detesto i finali aperti, che mi fanno sacramentare perché l’autore, dopo essersela tirata per x pagine, ha ben pensato di lasciare a me il piacere di immaginare cosa succederà. Detesto anche scoprire che un libro che adoro era il secondo di una saga, e se torno indietro a leggere il primo non sarà la stessa cosa che iniziare dal principio. Cavoli, non mi ero mai accorta che quella del lettore fosse una vita così difficile… 😉
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Durissima, in effetti. Anche tu hai letto Rothfuss? 🙂
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Già, e mi è pure piaciuto molto! Mi verrebbe voglia di andargli a raccontare dal vivo quanto piace ai lettori restare a metà di una storia. Sono passati tre anni!
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È piaciuto molto anche a me. 🙂
P.S. se lo vedi, picchialo anche da parte mia!
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L’ha ribloggato su cinnamonintheaire ha commentato:
Eccetto il primo punto…glia altri 9 sembrano parole che avrei potuto dire e scrivere! 😁
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