Connection


scrittori connessi

… quando scrivere è virtuale

Immaginate un mondo senza internet. Un mondo in cui le persone parlano fra loro, ma guardandosi negli occhi. Un mondo in cui chi scrive lo fa su carta e chi legge, legge inchiostro. Un mondo in cui le parole: social network, blog, web, self-publishing… non hanno alcun significato. Un mondo fatto di sentimenti reali, di materia organica vivente; in cui l’elettricità serve a illuminare gli ambienti, non la mente; un mondo fatto di librerie reali, non virtuali; un mondo che abbiamo già visto, alcuni di noi almeno. Ci riuscite?

Io, no. Non più. L’argomento di questo post è: l’importanza di essere connessi.

Premesse ineluttabili

In questi giorni di grandi cambiamenti – per me, non per il resto dell’umanità – mi sono ritrovato a vagare senza potermi collegare a internet quando e dove volevo. Traslocando ho dovuto elemosinare connessioni web, in alcuni casi rubandole perfino. Tutto questo per cosa? Che domande, per scrivere!

Questo è il primo post che scrivo dalla mia nuova casa e lo sto postando usando la mia personalissima connessione. Finora è stata un’agonia. Non sapevo di essere così dipendente dal web, dalla connettività, prima di averlo sperimentato direttamente sulla mia pelle. Qual è il vero limite di non potersi collegare alla rete come e quando si vuole? Il limite è che le persone che vorresti incontrare, ormai non più vicine di casa ma sparse in ogni luogo, non le puoi semplicemente raggiungere.

Leggere i vostri blog, ad esempio, e commentarli. Oppure scrivere i miei di post e inventarmi escamotage per riuscire a metterli on line in tempo. Dopotutto sono stato bravo. Non avete avvertito alcun cambiamento, o quasi… Sbaglio?

Il male della dipendenza

Io non credo che ci sia un male assoluto, solo un nuovo modo di fare. Un tempo scrivevamo lettere. Io stesso l’ho fatto. La prima che ricordo era destinata a un mio compagno di classe, in seconda elementare. Era un gioco e allo stesso tempo una cosa da grandi. L’emozione di scrivere, a mano, di piegare il foglio infilandolo in una busta e di affrancarla per poi consegnarla alla buca delle lettere, be’ mi era sembrato un prodigio. Il mio amico abitava a soli due isolati di distanza da me… Se vi sembra una cosa ridicola, chiedetevi quante volte avete mandato un messaggio, in qualsiasi formato (sms, whatsapp, mail, facebook, twitter o altro), alla persona che vi stava esattamente a fianco. Quello non vi è sembrato ridicolo?

Sicuramente ci sono degli aspetti negativi in questa dipendenza, come in ogni altra dipendenza al mondo. Eppure, diversamente da chi si ubriaca, da chi si svalvola il cervello con sostanze stupefacenti, o da chi accumula banconote come fossero francobolli, in questa dipendenza, la connettività, vedo anche molti vantaggi. Li vedo per ciò che sto cercando di fare nel campo della scrittura. È di questo, in fondo, che stiamo parlando.

Gli usi del web

Non posso parlare per voi, né per gli altri, posso però parlare per me. Prima d’ora non avevo fatto caso a quanti modi e per quante cose usassi il web. E sicuramente ce ne sono molti altri che non conosco, ma che sono altrettanto validi. Vi va di fare questo gioco con me? Vediamo in quante maniere utilizziamo la rete. Per scrivere intendo.

Il mio primo pensiero va a questo blog. Lo sto curando amorevolmente dal settembre scorso. Poco tempo rispetto ad altri, ma ha già fruttato molto. Ha fruttato la vostra conoscenza, gli scambi di pensiero e di nozioni che sono avvenuti proprio in queste pagine. I miei post sono solo una scusa per attaccare bottone, poi nei commenti si finisce per parlare di tutt’altro e non sai mai che strada potrebbe prendere il discorso. Di una cosa, invece, sono sicuro: è piacevole e anche utile. Non rinuncerei facilmente a tutto questo. Alcuni di voi hanno scritto che non si vedono a gestire il proprio blog ancora a cinquant’anni… Io sì invece. Non per il blog, e neanche per farmi pubblicità, ma per voi. Per leggervi, qui, a casa mia.

Cercare di postare gli articoli, in tutti i modi possibili, scrivendoli nei ritagli di tempo, facendo saltare ogni possibile progettazione, trasportandoli in chiavette usb per poi caricarli su WordPress alla prima occasione valida… be’, come per la prima lettera, mi è sembrato un gioco di spionaggio. Perché sbattermi tanto, vi starete chiedendo. Forse alcuni di voi avrebbero rinunciato con un’alzata di spalle. E avete ragione, non lo nego. Però poi io come vi leggevo nei commenti? Mi sarebbe dispiaciuto troppo.

Un altro modo di usare il web è potermi collegare ai social network. A chi me lo chiedeva ho sempre risposto che li pratico poco, non mi piace perderci troppo tempo. Ed è così, non ho mica mentito. Tuttavia, facebook, twitter, google+, sono diventati parte integrante del mio mondo. Ho iniziato a imbastire dei rapporti in quegli ambienti. Ma i rapporti sono cose fragili, come curare le piante. Se non gli dai da bere ogni giorno, finiscono per avvizzire.

Su facebook, in particolare, faccio parte di diversi gruppi. Non di aspiranti scrittori, no. Gruppi di lettori. Si può imparare molto da un vasto numero di lettori accaniti che non hanno alcun desiderio di mettersi a scrivere libri. Sembra quasi di entrare in un altro mondo, un mondo sconosciuto, in cui si parla di libri, ma non quelli che scriviamo o vorremmo scrivere, di quelli letti o che vorremmo leggere. Una bella esperienza, ve lo assicuro. Anche a questo, adesso, non rinuncerei volentieri.

In ultimo, ma solo per esigenze di spazio, la scrittura. Sì, avete letto bene. Quasi tutti consigliano di scollegarsi da internet per potersi concentrare meglio. Non sono d’accordo. Io scrivo con almeno tre pagine aperte dietro il programma di video scrittura. Anzi, prima di iniziare a scrivere apro sempre la pagina del vocabolario Treccani, quella dei sinonimi/contrari di Virgilio e quella dell’accademia della Crusca. In questi giorni, che ho scritto senza connessione, mi sono quasi sentito nudo. Come viaggiare in macchina senza allacciare la cintura, o andare per negozi senza avere il portafoglio in tasca.

Questi sono solo alcuni modi in cui la rete si è infilata nella mia vita e ha cambiato il mio modo di agire. Alcune cose possono sembrare ridicole, ma sono rituali legati alla quotidianità e rimanendone improvvisamente privati… sembra che manchi tutto.

E voi, cari follower, in che modo usate la vostra connettività? Siete dipendenti come ho scoperto d’essere io o potreste farne a meno per giorni, settimane perfino, senza battere ciglio? In che modo internet influisce sulla vostra attività di scrittori?

31 Comments on “Connection”

  1. Nel 2012 sono partito per la Norvegia, andavo a stare presso due famiglie per un mese e mezzo. Per sicurezza mi sono fatto il mazzo prima di partire e i post – a quel tempo pubblicavo ogni giorno della settimana – sono usciti regolarmente e sono anche riuscito a rispondere ai commenti. Qualcuno m’è sicuramente sfuggito.

    Dopo un mese sono ripartito per quasi altre settimane: altro mazzo per scrivere e programmare i post.

    Ora con gli smartphone e il blog responsive e anche un programma di scrittura nel cell non c’è più bisogno di farsi il mazzo. Per me sì, perché odio scrivere da cellulare e non potrei mai scrivere un post di 1000 parole con lo smartphone.

    Io sono stanco di questa dipendenza. Non voglio abbandonare il blog, ma sto riducendo già la mia permanenza online: intorno alle 19 chiudo il pc. Ma vorrei arrivare al punto di staccare in modo completo sabato e domenica. Niente internet, almeno. E il pomeriggio staccare prima. Basta organizzarsi.

    Soprattutto mi solletica l’idea di poter vivere perfino senza elettricità. Un modo per riscoprire il vero significato dell’esistenza, di passatempi più sani.

    Non voglio passare il resto della mia vita stando appiccicato a uno schermo tutto il giorno. Non ha davvero senso questo. Possibile che non ve ne rendete conto?

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    • Come no, certo. Dipende da te e da come sei fatto. Vivere da eremita ha il suo fascino, ma non è una cosa per tutti. Mia madre ha una casa in montagna, una bella villa a dire la verità. Comoda, ma totalmente staccata dalla civiltà. Soprattutto, dalla “connettività”. Qualche volta mi ha solleticato l’idea di andarci per un’estate e scrivere immerso nella quiete e staccato da tutto. So già, però, che la connessione a internet mi mancherebbe troppo. In questo momento della mia vita almeno, magari un giorno (quando sarò vecchio come te… :P) le cose avranno una prospettiva diversa per me. 😉
      Secondo me dovresti fare quello che senti giusto per te. Ti dirò che mi mancherebbe parecchio Pennablu e gli scambi di battute su twitter, ma sono giunto alla conclusione che nella vita l’unica cosa che conta è essere felici. Un giorno passato senza essere felici è un giorno sprecato. Se staccarti da tutto questo ti rende felice, fallo! Assolutamente. Ti verrò a trovare sugli Appennini abruzzesi… 😉

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  2. Per quel che riguarda la scrittura vera e propria, posso farla indifferentemente sia online sia offline. Mi è addirittura capitato di scrivere in treno.
    Per quel che riguarda tutto il resto … beh … penso all’ultima volta che ho saltato l’aggiornamento del blog, posticipandolo dal lunedì al martedì. Ricordo la sensazione di “ritorno a casa” quando, superate le problematiche che mi avevano impedito di scrivere, ero riuscita finalmente a pubblicare il mio post. Ormai si è creata una routine, intorno al blog; una routine rassicurante e piacevole che scandisce la mia settimana. Al lunedì e al giovedì mattina sfoglio le idee che mi ballonzolano nella testa, guardo le bozze bianche salvate su blogger e poi – spesso in pausa pranzo – inizio a buttare giù una bozza. Lo salvo su Google-drive (fantastico, perché libera dalle chiavette) e poi a casa lo recupero, lo concludo e lo pubblico intorno alla mattina. Al martedì e al venerdì mattina appena accendo lo smartphone guardo se ci sono stati dei commenti e poi, nelle pause sigaretta, mi adopero per rispondere.
    Facebook lo uso più che altro per esprimere me stessa. Pubblico un po’ di tutto, anche cazzate (più volte mi sono detta “devi essere seria”, ma che dire? mi diverto) anche se ho una stratificazione della privacy degna della CIA. Parenti, amici stretti e blogger (ebbene sì: anche se non ci si conosce di persona siete nel priveè dei vip) possono vedere tutti i miei post. Conoscenti e colleghi assolutamente no.
    Su twitter e Google + invece non passo molto tempo. Ma sai di cosa non potrei più fare a meno? Dello smartphone!

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    • Ecco, io lo smartphone invece lo odio. Devo dire che il cellulare, proprio come oggetto, l’ho usato sempre poco… Ma trovo lo smartphone ridondante, rispetto a un tablet ad esempio, e scomodo. Lo schermo è troppo piccolo e non riesco a scrivere come vorrei. Dello smartphone potrei proprio fare a meno. Però guarda già in quanti modi utilizzi internet. Ti occupa quasi l’intera giornata… 😉

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      • Facebook è un vero e proprio riempitivo dei tempi morti. Ad esempio quando vado a fumare e incontro qualche collega che non ha voglia di conversare… 😉 A casa cerco di usarlo poco.
        Non ho un tablet, che in questo momento forse non mi servirebbe molto avendo sia uno smartphone evoluto (il Samsung S5) sia un pc portatile.

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  3. Io utilizzo internet per lavoro e ammetto che ne sono abbastanza nauseato. Quando scelsi di costruirmi la mia attività online ero affascinato dalla teoria economica che m’ero prefigurato. Lavorare ovunque. Sull’isola deserta, sul pizzo della montagna, in un parco, in spiaggia, dove mi pare. E ovunque mi trovi poter lavorare con qualsiasi parte del mondo. Che gran figata. Unica condizione la connessione internet. Paradossalmente per un certo periodo di tempo ho meditato di lasciare l’Italia e la cosa più incredibile era che il lavoro veniva con me. Inghilterra, Spagna, Stati Uniti. Connetti il portatile e lavori. Da questo punto di vista non cambierei il mio lavoro con nulla al mondo. Anzi, con il lavoro di scrittore lo cambierei, e sto provando a cambiarlo. Perché purtroppo questa sovra esposizione di internet non la sopporto più. Tanto è vero che mi sarebbe piaciuto avere un mio blog dove sproloquiare le mie teorie sulla scrittura. Ma nemmeno a parlarne, non ce la faccio. Nei social sono iscritto in tutti, ma non ho la voglia di usarli. Da questo punto di vista mi sento uno scroccone. Mi diletto a leggere i vostri blog, imparo, acquisisco, cresco e in cambio do solo qualche sparuto commento. Un grande scroccone. 😉

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    • Be’ no, scroccone no. Arricchisci sempre i post con i tuoi commenti. È vero, però, che lavorare con il web ti permette di portarti il lavoro ovunque. Ovunque, tranne qui in Italia. Qui il massimo della connessione che puoi scroccare in giro è andando a mangiare dal McDonald. 😉
      Cos’è che ti nausea di internet? Ci passi semplicemente troppo tempo? Fosse così, varrebbe per qualsiasi altro lavoro non trovi? Io passo troppo tempo con il mio capo, ad esempio, un ingegnere… inizio ad odiarne la categoria. 😛

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    • No, la connessione non mi manca mai. Hotspot, chiavette, sono superdotato ehm…
      Nausea di internet. Come ben dicevi in un tuo altro commento, la cosa che conta, l’unica cosa che conta è ritagliarsi la propria fetta di felicità. La maggior parte degli umani vive un’esistenza che non gli appartiene. Piena di doveri, responsabilità, lavori che non appagano il nocciolo essenziale. E dato che fra i miliardi di anni dell’universo, ci è stato concesso appena un cerino nella sconfinata notte, credo che ciascuno di noi abbia il dovere di ricercarla la propria felicità. Per tutta una serie di eventi personali e circostanze esterne, quello che sto vivendo è il momento più difficile della mia vita. Se all’inizio degli eventi avversi stavo per crollare, adesso non più intenzionato a piegarmi agli altri e a ciò che capita. Per fermarmi devono abbattermi con un fucile, un missile o una bomba atomica. A questo punto ne uscirei comunque indenne. Nelle nostre mani ci giochiamo le nostre possibilità. Ormai mi ritrovo a praticare internet per dovere. E quel dovere è incompatibile con la mia autodeterminazione. Io voglio scrivere. E in qualche modo, in un modo o nell’altro, ci riuscirò.
      Caspita, stamattina sono nella fase eroica. 😉

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      • Sì è vero quel che dici. È divertente a volte parlare con persone che si lamentano del mondo moderno. Sono convinte che una volta si viveva meglio, a stretto contatto con la natura, una vita più semplice e felice.

        Io sorrido sempre divertito. Conosco molto bene la storia. E allora domando: ma quando? A quale periodo storico ti riferisci? Una volta, rispondono. Bene, durante la seconda guerra mondiale o la prima? Forse nell’Ottocento prima della rivoluzione industriale quando il tasso di mortalità infantile era sul 70%, e tranne quei 4 nobili e borghesi affermati, si moriva di fame e di penuria?

        Forse nel rinascimento quando passeggiava Leonardo e incontravi un tizio per strada al quale non andavi a genio e ti infilzava con la spada come se nulla fosse? O quando, forse durante le invasioni barbariche dove saccheggi, stupri e devastazioni erano la prassi? O durante l’impero romano, che magari nascevi nel posto sbagliato e per caso ti ritrovavi a essere schiavo per tutta la vita. Non è mai esistita un’umanità migliore di quella di oggi, pur con tutti i nostri limiti e difetti.

        Mio nonno era strapieno di doveri. Mia nonna ha fatto 11 figli. Ma vivevano delle vite merdose. E se il buon dovere di una volta significa vivere vite merdose, oggi non siamo più disposti ad accettarlo.

        Cos’è l’evoluzione se non il tentativo inconscio dell’umanità di fuggire dal nostro atavico passato? Di tentare di vivere sempre meglio? Oggi, ma soprattutto in futuro, la ricerca della felicità, il tentativo di vivere meglio sarà la nostra maggiore preoccupazione. Siamo troppo evoluti intellettualmente per accontentarci delle giornate fatte di niente.

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        • Anche se ci sono ancora un sacco di persone che nel niente ci sguazzano… 😛
          Una visitina al periodo della Repubblica Romana (SPQR) lo farei però. Loro, per molti versi, erano migliori di noi. Vita dura, certo. Ma se avessero avuto la tecnologia che abbiamo noi oggi, avrebbero davvero dominato il mondo.

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  4. Io sono completamente web-dipendente ma so anche godere dei momenti in cui non ce connessione per fare quello che di solito non faccio perché sono online. Quando c’è burrasca intorno a casa possiamo perdere l’elettricità anche per due o tre giorni, rompe ma è anche bello perché scaldiamo l’acqua sul camino, mangiamo i panini e giochiamo a Catan (un gioco di società bellissimo). Appena torna la luce però mi ributto sul computer. Non avendo fissa dimora non ho il contratto sul telefono, ma la prepagata. In Italia 500MB alla settimana costano 1-2 Euro, ma in Canada 500MB al MESE costano 30 dollari (sti gran figli) quindi non sono abituata ad usare il telefono per bloggare e navigare, e non sopporto di scrivere lunghi messaggi sul touchscreen, sbaglio sempre le lettere. Il mio peggior nemico è il correttore automatico!

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    • Per la precisione 500 Mb alla settimana in Italia costano 2,5 euro, però compresi ci sono anche un certo numero di minuti per le telefonate e un certo numero di messaggi. Dipende poi dal contratto. Vedi? Noi italiani ci lamentiamo sempre è poi si scopre che c’è chi sta peggio… 😛
      Anch’io odio il correttore automatico, ma puoi disattivarlo. Quello che non puoi modificare, invece, è la grandezza dello schermo. In proposito ho le tue stesse difficoltà.
      Anch’io voglio giocare a Catan! Come si gioca?

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      • Quattro giocatori costruiscono le proprie case e le proprie strade su un tabellone formato da diverse risorse: grano, mattoni, pecore, legno, roccia… e vince chi strategicamente riesce a bloccare lo sviluppo degli altri giocatori implementando il proprio. Lo definirei un incrocio tra Monopoli e Risiko, però è più complicato, ci vuole un paio di settimane per capire bene il gioco. Il gioco si chiama Settlers of Catan, è stato inventato in Germania ma ha spopolato in Canada, esistono una decina di variazioni del gioco, una con le barche, una coi cavalieri, ecc. Si può giocare online ma a me non piace perché mi diverto a contrattare con gli altri giocatori a suon di promesse e minacce 🙂

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        • Una piccola dittatrice, eh? 😀
          Sembra carino, magari una partitina on line coinvolgendo gli altri blogger la potremmo fare, prima o poi. Se si può. 🙂 Chi perde, chiude il proprio blog! 😛

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  5. Adoro il web e vado in crisi di astinenza se resto scollegata a lungo… ma se devo fare qualcosa di specifico, quel “lungo” si riduce a cinque minuti. Ogni tanto un paio di giorni di disintossicazione mi fa bene, però, perché il mostro rischia sempre di fagocitarmi. Mi piace la possibilità di parlare potenzialmente con tutti, in ogni angolo del pianeta o quasi. Mi piace poter scegliere come interpretare i vari social per farli miei. Ho conosciuto tante persone cui mi sono affezionata, te incluso. Mi piace poter soddisfare le mie curiosità in tempo reale. Mi piace meno la ridotta pazienza indotta dall’uso del web; sono diventata frettolosa fino al ridicolo, nei momenti peggiori. Il bilancio comunque è in super-attivo.

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    • Grazie! ^^ Vale anche per me. 🙂
      È vero, anch’io sono diventato frettoloso… La cosa ridicola è che più le tecnologie vanno veloci, meno pazienza ho io di attendere. Strano, no?
      Però mi sorprendi, ti facevo più donna da vita immersa nella natura fino al midollo. E cosa ti scopro? Che nella natura ci stai anche magari, ma con una connessione wifi da 100 Mb/secondo… O.O

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  6. La connettività.
    Sono dipendente, non riesco a farne a meno. Fa parte di me. Scrivo con il vocabolario sempre aperto, con modi di dire sempre a disposizione, sinonimi e significati; per non parlare degli elenchi dei nomi e del significato dei fiori. Tutto a portata di click insomma.
    Quando mi capita di scrivere in treno o in posti dove non posseggo la connessione e mi ritrovo sola con il mio tablet e la tastiera è una liberazione, forse una contraddizione, ma è pur sempre una liberazione, un qualcosa che mi costringe a concentrarmi.
    La connessione non è solo un aiuto, ma anche una maledizione, una continua fonte di distrazione, sbandamento, schock, ma come farne a meno?

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    • È vero, può essere una fonte molto dannosa di distrazione. Però, sai una cosa? Se non ho voglia di scrivere e non ho internet, qualcosa di alternativo da fare per distrarmi lo trovo lo stesso… Quindi sei sicura che la distrazione sia causata proprio dal web? O meglio, dalla possibilità di usarlo?
      Il treno è un mondo a sé, in cui il tempo è sospeso in attesa di giungere a destinazione. È un ottimo luogo per concentrarsi a fare quello che solitamente non si ha voglia di fare. Molti, infatti, sul treno leggono! 😉

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