Serial killer - definizioni

…quando una definizione fa la differenza

No, caro follower, non sei tu l’oggetto di questo articolo, a meno che tu: non abbia ucciso più di tre persone in tempi e luoghi diversi, prestando attenzione nel far passare tra un evento e l’altro un periodo di pausa emotiva, oppure che tu non abbia ucciso una sola persona, ma pianificandone una serie che per qualche motivo, ad esempio perché sei stato catturato prima, non sei riuscito a portare a termine.

Detto questo, se decidi di intraprendere questa strada, devi allora sapere che le vittime le puoi scegliere casualmente, oppure selezionandole in base a precisi requisiti, ma gli omicidi devono avvenire in luoghi e tempi diversi, benché ti sia consentito ucciderne più d’una nello stesso luogo; in modo caotico e impulsivo, oppure meditato e compulsivo. Tuttavia sappi che per quanto ti sentirai invincibile, le polizie specializzate del mondo ti stanno già dando la caccia e che, probabilmente, il tuo profilo rientra in una statistica già ben definita e organizzata, archiviata in un file dell’FBI.

Accenni storici e definizioni

Senza entrare nei dettagli di come si sia giunti alla definizione di serial killer, quindi passando prima da mass murderer (assassino di massa) a spree killer (assassino compulsivo), la prima definizione di serial killer è stata elaborata dal Dipartimento di Scienze Comportamentali dell’FBI:

“[…] un assassino che uccide tre o più vittime in luoghi diversi e con un periodo di intervallo emotivo fra un omicidio e l’altro; in ciascun evento delittuoso, il soggetto può uccidere più di una vittima; può colpire a caso oppure scegliere accuratamente la vittima; spesso ritiene di essere invincibile e che non verrà mai catturato”.

Questa definizione è deficitaria di qualsiasi accenno all’intenzionalità del killer e il numero tre oggi è considerato limitativo. Il perché è molto semplice: caro follower, se decidi di ammazzare più di un essere umano, spinto dall’irrefrenabile istinto di cancellare la razza umana dalla terra, o solo una parte, diciamo una categoria, di essa, ma nell’effettivo riesci a compiere un solo omicidio… be’, per l’FBI tu non sei un serial killer. Spiacente!

Inoltre la definizione non accenna ad alcun modus operandi. Come abbiamo visto in precedenza (link), oggi si tende a suddividere i serial killer in categorie che, con tutti i limiti di una catalogazione simile, offre il vantaggio di delineare dei possibili profili, quindi di stringere il cerchio su un numero più ristretto di candidati.

Infine non viene specificato quanto deve essere lungo il periodo di “pausa emotiva” fra un omicidio e l’altro: ore, giorni, anni?

Personalità organizzata o disorganizzata 

Una delle differenze più nette fra un killer e l’altro è il livello di organizzazione nel compiere gli omicidi. Alcuni serial killer agiscono impulsivamente, in base a un istinto momentaneo, e per questo non selezionano in alcun modo le vittime, né il luogo, né il momento; lasciano la scena del crimine zeppa di tracce e usano un’arma recuperata da ciò che l’ambiente e le circostanze gli mettono a disposizione.

Un serial killer organizzato, invece, è un individuo metodico. Decide e organizza tutto. Si muove in base a un piano elaborato in precedenza che, tra l’altro, migliora man mano che acquisisce esperienza. Questo killer seleziona le vittime in base a delle caratteristiche ben precise. Prima le segue, le osserva, elabora delle strategie. Usa un’arma del delitto selezionata con cura e lascia una scena del crimine ripulita da impronte e tracce.

Ecco una tabella riassuntiva tratta da: Vincenzo Maria Mastronardi e Ruben De Luca, I serial killer, Newton Editore, 2013.

Criminale organizzato
Criminale disorganizzato
Crimine pianificato
Crimine impulsivo
Vittima selezionata
Vittima scelta a caso
Scena del crimine ordinata
Scena disordinata e confusa
Conversazione articolata
Scambio verbale minimo
Vittima sottomessa
Scoppio violento e improvviso
Uso di mezzi di costrizione
Assenza di mezzi di costrizione
Sadismo
Necrofilia
Spostamento del cadavere
Coincidenza dei luoghi di omicidio e ritrovamento
Uso premeditato di un’arma e sua rimozione
Arma scelta con impeto e lasciata sul luogo del delitto
Tracce fisiche assenti (o quasi)
Tracce fisiche numerose

Il periodo emotivo

Secondo le casistiche internazionali, tra un omicidio e l’altro possono passare mesi o anni addirittura, ma se passano solo pochi secondi o minuti il soggetto non rientra più nella categoria di assassini seriali, ma di assassini compulsivi. Naturalmente il problema della definizione sta tutta in quel lasso di tempo “emotivo” fra un delitto e l’altro: quanto dev’essere lungo?

Meno problematica, invece, è la definizione di assassino di massa, vale a dire colui che uccide più persone contemporaneamente. In questa categoria, solo per fare un esempio, possono rientrare tutti quelli che fanno esplodere ordigni in luoghi pubblici. Anche se, volendo fare le pulci fino in fondo, in alcuni casi di potrebbe parlare di assassini di massa seriali…

Conclusioni

Perché le definizioni sono tanto importanti? Credo sia una domanda legittima. Provo a rispondere da perfetto profano: perché in base alla definizione è possibile compilare un profilo che aiuti gli investigatori nello loro indagini, ad esempio, ma anche perché in base alle definizioni possono essere approntate delle leggi più specifiche che aiutino ad arginare il problema.

Insomma, caro follower, che tu sia organizzato o disorganizzato, emotivamente compulsivo o impulsivo, il tuo profilo è già nelle mani di qualche studioso e prima o poi, che tu lo voglia o meno, verrai catalogato in una categoria umana come tutti noi…

8 Comments on “Chi è un serial killer?”

    • Grazie, lo aggiungo.
      Alcuni dicono che sia dovuto a una maggiore frenesia della vita moderna. Gli Stati Uniti sono al TOP su tutto. Altri dicono che in Europa ce n’è di meno, ma quelli che ci sono, sono più truculenti… Alla fine non credo che si abbiano le idee chiare, al momento.
      Tempo fa qualcuno sosteneva che il fenomeno dei serial killer riguardasse solo i paesi occidentali e solo la razza bianca. Oggi, grazie alle banche dati, sappiamo che si tratta di un fenomeno diffusissimo e che riguarda tanto i paesi occidentali, quanto quelli latini, arabi, asiatici, ecc.

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  1. Scusami se il mio commento devia leggermente dai binari: leggevo, qualche anno fa, di uno studio secondo il quale si ipotizzava che Jack Lo Squartatore fosse in realtà “Jackie”, una donna.
    Hai sentito qualcosa al riguardo? Dal momento che si tratta del serial killer per eccellenza (in un certo senso il primo diventato “famoso” nella storia) magari potresti scrivere qualcosa al riguardo. 😀

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    • No, non ne sapevo nulla. Su Jack Lo Squartatore si è davvero scritto di tutto e credo che la sua figura sia molto inflazionata. Per questo motivo, l’idea di scriverci qualcosa su non mi attira particolarmente.

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  2. Anch’io avevo sentito la storia della Jackie squartatrice. ma tempo fa, poi non ne ho più sentito parlare quindi immagino che non fosse vera. Sul fatto che gli USA abbiano più serial killer ho i miei dubbi, penso che abbiano solo più statistiche di altri Paesi. Certo che se è vero che la dieta influisce sulla salute mentale potrebbe anche essere vero che ci sono più matti in America che altrove, stamattina ho dato un morso a un muffinator e mi è esploso il colesterolo…

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    • Se ne dicono talmente tante… Gli Stati Uniti, statisticamente, ne hanno di più, almeno il 70% dei casi nel mondo. Però hai anche ragione nel dire che gli studi in America sono più approfonditi e, di conseguenza, anche le statistiche. Non tanto rispetto all’Europa, che è molto attenta all’argomento e che in pencentuale occupa quasi il restante 30%, ma rispetto al resto del mondo. Ultimamente si sta facendo più attenzione e ci si è resi conto che anche in sud America, nei paesi arabi e in Asia ci sono serial killer.
      Almeno ne valeva la pena, dargli un bel morso? 🙂

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