Albert De Salvo

Lo strangolatore di Boston

Luogo: Boston, Massachusetts, USA
Periodo: due anni, tra il 1962 e il 1964
Vittime: 13 donne, soprattutto anziane
Arma: a mani nude (strangolamento)

Dossier DeSalvo

Tra il 1962 e il 1964 la polizia di Boston si trova per le mani tredici omicidi di donne, tutte uccise per strangolamento, e un timido sospetto che queste uccisioni siano da attribuire a un solo individuo. L’identità del killer è ancora oggi oggetto di dispute. Infatti, Albert DeSalvo, non fu mai condannato per questi omicidi, nonostante la sua spontanea confessione, ma per altri reati, tra cui numerosi stupri (una cifra compresa tra i 300 e i 2000) avvenuti in un arco di tempo precedente agli omicidi.

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DeSalvo confessò inizialmente gli omicidi a un compagno di cella, George Nassar, per poi renderla spontaneamente – sotto ipnosi – agli investigatori. Nel 2013 il Boston Globe annuncia che gli investigatori sono finalmente riusciti a collegare l’undicesima vittima a De Salvo, grazie a delle impronte rilevate su una bottiglia. Tuttavia DeSalvo non sconterà mai quella pena, perché sei anni dopo essere stato rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Walpole, il 26 novembre del 1973, venne trovato morto nell’infermeria dell’istituto a causa di una pugnalata inferta da mano ignota.

L’infanzia del killer

Albert DeSalvo nasce a Chelsea il 3 settembre del 1931, da padre italiano (Frank) e madre irlandese (Charlotte), entrambi immigrati. È il terzo di tre figli, Albert, e la sua infanzia è particolarmente movimentata a causa dell’estrema povertà in cui versava la famiglia e dei continui maltrattamenti a cui il padre Frank sottoponeva la moglie.

Frank DeSalvo venne imprigionato due volte prima che, nel 1944, la moglie Charlotte si decidesse a divorziare. In questo periodo, per racimolare denaro, Frank insegna al figlio come rubare automobili. All’età di cinque anni Albert DeSalvo è perfettamente in grado di farlo da solo e nella gioventù colleziona numerosi arresti per furto con scasso.

All’età di sette anni, Albert, vive il ricordo più scioccante della sua infanzia. Il padre, Frank, alcolizzato e spesso assente da casa per lunghi periodi di tempo, quando vi faceva ritorno, portandosi dietro alcune volte delle prostitute, sfogava la sua frustrazione sulla moglie, picchiandola selvaggiamente e costringendo il figlio ad assistere.

La sera in questione, quella dei ricordi, Albert assiste a una sfuriata più violenta del solito. Il padre, a forza di pugni, rompe i denti della madre. Ma non si ferma qui, Frank. Sempre davanti agli occhi del figlio, spezza alla donna le dita di entrambe le mani, un dito alla volta.

Sempre da ragazzino, Albert e le sue sorelle, vengono venduti dal padre a una coppia di contadini del Maine, per nove dollari. In quel periodo, anche se DeSalvo dice di non ricordare nulla, il bambino viene trattato alla stregua di uno schiavo e le probabilità di essere stato sottoposto ad ogni tipo di abuso non sono irrilevanti.

All’età di dodici anni, a causa dei continui furti di automobili, Albert finisce in riformatorio, in cui, secondo la sua stessa testimonianza, impara ogni tipo di perversione sessuale e di comportamento criminale.

Un pugile niente male

Una volta fuori, nel 1948, Albert si arruola nell’esercito e viene spedito a Francoforte, in Germania, con le forze di occupazione. A Francoforte conosce Irmgard, che diventerà la sua sposa e che si trascinerà negli Stati Uniti al suo ritorno.

DeSalvo è piccolo di statura, ma robusto e indurito dalla vita. Mentre è in servizio in Germania partecipa e vince, per conto dell’esercito statunitense, il campionato europeo di pugilato, pesi medi.

Nel 1955, di ritorno negli Stati Uniti, viene congedato a causa del suo primo reato (documentato) di molestie sessuali. La vittima è una bambina di nove anni. Albert viene incriminato, ma l’esercito decide ugualmente di congedarlo con onore.

Dal 1958, anno di nascita del suo primo figlio, inizia un’escalation di molestie e aggressioni a sfondo sessuale che condurrà DeSalvo all’omicidio seriale. Un’evoluzione abbastanza tipica, stando agli studiosi, partendo dai furti con scasso, passando per le molestie, gli stupri, per giungere, infine, agli omicidi. Un’evoluzione tipica, certo, se fosse vera.

Modus operandi di DeSalvo

 La tecnica che usa DeSalvo è ingegnosa. L’uomo veste con eleganza e gira per Boston a caccia di star. Egli, infatti, si fa passare per talent scout in cerca di volti per la televisione o per il cinema. Un soprannome che gli viene affibbiato dalla stampa dell’epoca è: l’uomo che prende le misure. Infatti con questa scusa, DeSalvo, ne approfitta per mettere le mani sulle potenziali vittime.

In questo periodo le denunce per molestie sono molte, ma di più sono le donne che decidono di tacere l’accaduto. La polizia, notando la mancanza di vere e proprie aggressioni, fa cadere le accuse. Ma nel 1960, per aggressione, condotta indecente e tentato furto, la polizia lo arresta e il sistema lo imprigiona con una pena di due anni. Ne sconterà solo undici mesi, per essere poi rimesso in libertà sulla parola.

Stando alla moglie, Irmgard, Albert sentiva il bisogno di fare sesso ben dodici volte al giorno. Dopo la condanna, la moglie decide di restare al suo fianco, ma i rapporti fra i due si raffreddano e la donna non è più disposta a giacere un numero così rilevante di volte con il marito. È in questo periodo che le molestie si trasformano in stupri. Il numero non è confermato, ma DeSalvo, in cella, se ne attribuisce almeno tremila.

Tornando al modus operandi, DeSalvo, con la scusa del talent scout si introduce negli appartamenti delle potenziali vittime. Quando si imbatte in una donna sola (perché vedova, separata o semplicemente sola in quel momento), ne approfitta.

Nel ’62 la tecnica viene leggermente modificata e lui non si fa più passare per talent scout ma per operaio. Infatti Albert lavora come operaio non specializzato per un’azienda e in tuta da lavoro verde – altro nomignolo dell’epoca è l’uomo in verde – si introduce a casa delle vittime.

La tecnica alla fine è sempre la stessa. Si fa aprire, poi le strangola e le stupra. Quindi dispone il corpo nudo sul pavimento, con le gambe divaricate. Nella vagina introduce degli oggetti e alla caviglia o alla gola annoda una calza di nylon che sarà la sua firma. Questo fino all’undicesima vittima, le ultime due donne, invece, vengono uccise in modo diverso (la dodicesima picchiata a morte e l’ultima pugnalata), tanto che i dubbi se attribuire o meno a DeSalvo questi omicidi sono parecchi.

Le vittime

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Rachel Lazarus, Helen E. Blake, Ida Irga, J. Delaney, Patricia Bissette, Daniela M. Saunders, Mary A. Sullivan, Israel Goldberg, Margaret Cadigan, Sophie Clark, Anna E. Slesers, Jane Sullivan e Cheryl Laird. Questi sono i nomi delle tredici donne (in ordine di immagini e non cronologico) il cui omicidio è attribuito, anche se fittiziamente, a DeSalvo.

La prima è Anna Slesers. La donna è un’attraente divorziata, immigrata, negli anni cinquanta, dalla Lettonia assieme ai suoi figli. La sera dell’omicidio, il 14 giugno del 1962, prima di recarsi a messa accompagnata dal figlio, che vive fuori casa, decide di farsi un bagno. Quando il figlio arriverà per prelevarla, troverà la donna stesa sul pavimento con in dosso solo un accappatoio. La cintura di cotone è annodata attorno alla gola e l’accappatoio è scostato all’altezza dell’inguine in modo da lasciare in bella vista la vagina. Le gambe sono divaricate, il volto della donna fissa con occhi spenti la porta.

La polizia scoprirà che la donna è morta per strangolamento e che le pareti della vagina risultano fortemente lacerate. Il motivo delle lacerazioni è sicuramente lo stupro, ma perpetrato con un oggetto. L’appartamento risulta messo sottosopra, come se si fosse trattato effettivamente di una rapina finita male, ma l’aggressore dimentica di intascarsi i gioielli della vittima.

Errore che non compie con la seconda vittima, Helen Blake, una 65enne divorziata. La mattina del 30 giugno, la donna, viene raggiunta in casa e strangolata con le proprie mutandine. Il corpo verrà ritrovato a faccia in giù, nella camera da letto, con l’ano e la vagina fortemente lacerati. Anche in questo caso, però, non c’è traccia di sperma.

Cinque ore dopo, soltanto cinque avete letto bene, è la volta di Nina Nichols, fisioterapista in pensione e vedova. La donna viene trovata in salotto, con la vestaglia di seta alzata fino alla vita. Lo stupro in questo caso è stato più brutale del solito, perché le pareti della vagina sono lacerate e sanguinanti. La donna è stata strangolata, come le precedenti, ma con una calza di nylon questa volta. Il nylon fa la sua prima apparizione.

Secondo i protocolli dell’FBI dell’epoca, solo dal terzo omicidio in avanti si può parlare di assassino seriale. Da qui in avanti le indagini prendono una direzione diversa, vengono diramati comunicati stampa che raccomandano alle donne di chiudersi in casa e l’FBI viene coinvolta.

Lo sperma compare solo dalla sesta vittima in avanti. Si tratta di Sophie Clark, un’attraente afroamericana studentessa presso l’istituto di tecnologia medica di Boston. Il cadavere viene rinvenuto dai compagni di stanza. Le gambe sono allargate e lo strangolamento è avvenuto con una calza di nylon. Le tracce di sperma vengono ritrovate sul tappeto.

Mi fermo qui, per il momento. Il resto lo vedremo con maggiori dettagli in un articolo futuro su Indagini & Tecniche. Passiamo invece alle conclusioni.

Conclusioni

Gli indizi che conducono a DeSalvo non sono provanti e perfino le famose impronte annunciate dal Boston Globe lasciano interdetti. L’unico vero motivo per cui gli omicidi, almeno i primi undici, vengono attribuiti a DeSalvo è la sua stessa confessione. C’è da dire, tuttavia, che DeSalvo scontava già all’epoca una pena lunga a causa degli stupri e delle rapine. Attribuirsi quegli omicidi significava attirare su di sé l’attenzione medianica, e in America questo significa: soldi. Per le interviste, ad esempio, e i memoriali. Soldi che avrebbero potuto aiutare la famiglia fuori dal carcere. Dove stia quindi la verità, non c’è dato saperlo. Come con Jack lo squartatore, anche in questo caso forse non avremo mai la certezza assoluta dell’identità del killer. Tuttavia, il caso, è rilevante per la sua evoluzione.

DeSalvo ha un’infanzia difficile, è vero, ma se tutti quelli che hanno un’infanzia difficile finissero per diventare serial killer al mondo non ci sarebbe più nessuno, di vivo almeno. Il punto quindi non è questo. Egli ha una forte spinta sessuale. Finché riesce a soddisfarla con la moglie, i suoi “crimini” si limitano a semplici, si fa per dire, molestie. Quando però la moglie decide di averne avuto abbastanza, per poi infine divorziare, la violenza si evolve. Fa un passo avanti. Fino a giungere agli omicidi. Anche questa però non è una giustificazione valida; esistono pur sempre, per quanto illegale in America, le prostitute. Quale sia la scintilla che faccia scattare nell’individuo la violenza fino a giungere all’omicidio è indagine di questa rubrica. Non vi prometto nulla al riguardo, ma sonderemo man mano la mente umana.

Anche l’evoluzione degli omicidi sono un dato interessante. Il serial killer evolve la sua tecnica. Man mano che l’esperienza si accumula, e le fantasie sessuali progrediscono, si fondono in un modus operandi definito. Come avete letto, la calza di nylon fa la sua comparsa solo dalla terza vittima, mentre lo sperma solo dalla sesta. La disposizione del corpo e lo stile dell’omicidio, invece, sono elementi distinguibili fin da subito.

Con una certa sicurezza, possiamo far rientrare lo strangolatore di Boston nella categoria dei serial killer lussuriosi, quelli cioè che agiscono spinti dall’impulso sessuale. Per questi individui, l’omicidio, è solo una conseguenza. Effettuato per coprire le proprie tracce da una testimonianza pericolosa, ad esempio, e poi perpetrato per piacere sessuale, perché stimola enormemente la libido dello stupratore. Avere un corpo privo di volontà a propria disposizione, prima che si raffreddi almeno, può dare una sensazione di onnipotenza.

La categoria degli stupratori seriali, di cui parleremo più avanti in questa rubrica, se non fermata per tempo, prima o poi sfocia dell’omicidio seriale. Una volta fatto un passo in una direzione, è impossibile dire fin dove si è disposti a spingersi.

E tu, caro follower, come ucciderai la tua prima vittima?

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Bibliografia
  • Michael Newton, Dizionario dei serial killer, Newton Compton editori, 2009;
  • Vincenzo Mastronardi, Ruben De Luca, I serial killer, Newton Compton editori, 2009;
  • The Boston Globe, articoli vari;
  • La Tela Nera, sito web (latelanera.com).

9 Comments on “Profilo di un serial killer: Albert De Salvo”

    • Brutta quella scena, vero? Come dice Cormac McCarthy – in “Non è un paese per vecchi” – certe cose non puoi inventartele. Ci puoi provare, ma non ci riesci. La realtà è più cruda.
      Che dici, la prossima volta faccio l’articolo in forma più narrata, mettendoci del mio, o ritieni che il modo in cui l’ho presentato oggi è più adatto?

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      • Non sono la persona più adatta a cui chiedere, io ho letto con le mani sugli occhi e la faccia girata dall’altra parte… seguo questa rubrica solo perché la scrivi tu! Chissà però, un giorno potrei svegliarmi psicopatica pure io, e in quel caso avrò già una buona base di partenza!

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  1. Che dici, la prossima volta faccio l’articolo in forma più narrata, mettendoci del mio…

    Mettici del tuo! 🙂
    Questo è un ottimo articolo informativo, ma mi piacerebbe leggere le storie dal tuo punto di vista: informazioni pure e semplici posso sempre reperirle online.

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