La canticchiante merda del mondo


fiocco di neve

…quando stupire non è un opzione

“Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti.” – Andy Warhol lo diceva ormai trent’anni fa. È ancora vero? Io credo di no. Televisione, internet, reality show, social media, video-tube, blog… nel mucchio, non conta più un cazzo nessuno.

Siamo una generazione di individui omologati. Usciamo dalla fabbrica con il codice a barre marchiato a fuoco sulla nuca, già impacchettati e pronti per formare una nuova generazione di individui indistinguibili. Per uscire dal gruppo, perfino Jack1 ha dovuto omologarsi.

Per dimostrare che non è così, noi cosa facciamo? Ci tatuiamo, foriamo, bruciamo, dilatiamo, ci facciamo iniezioni di botox, ci gonfiamo i muscoli e il seno, alcuni perfino le chiappe, e naturalmente, apriamo blog in cui mettere in bella mostra la nostra stupefacente personalità.

«Ehi Jack, che ne pensi di questo mio blog, fratello?»

L’unica cosa che non facciamo è accorgerci di quanto tutte queste cose ci rendano identici. L’argomento di questo post è: voi, io e la canticchiante merda del mondo.

Distinguersi per assomigliarsi

“Sentite, balordi, non siete speciali, non siete un pezzo bello, unico e raro. Siete materia organica che si decompone come ogni altra cosa. Siamo la canticchiante e danzante merda del mondo. Facciamo tutti parte dello stesso mucchio di letame.” – Chuck Palahniuk. Non me la sento di dargli torto. Voi sì? Eppure, fino in fondo non mi convince.

Siamo davvero fiocchi di neve unici e irripetibili? Forse sì, lo siamo. Anzi, io lo credo. Lo voglio credere perché mi sento diverso da tutti voi e non ve ne farei una colpa se per voi fosse lo stesso. Nonostante questo ci comportiamo come se lo dovessimo dimostrare in continuazione. Come se l’essere nati così, come siamo, non bastasse. Nello sforzo di distinguerci, ci assomigliamo.

Cose che facciamo per distinguerci

Cos’è che facciamo per distinguerci l’un l’altro? Gareggiamo a chi riesce a stupire di più. Cerchiamo l’originalità a tutti i costi. Lo facciamo nella vita, nel nostro aspetto e in ciò che creiamo. Perfino questo post ne ha la pretesa. Originalità è la parola d’ordine, stupire: lo scopo, l’obbiettivo unico e ultimo verso cui procedere. Nel mezzo: più nulla. Innalziamo templi dedicati all’originalità, i nostri blog ad esempio, e li chiamiamo individualità. Quanto si distinguono l’uno dall’altro neanche riusciamo più a vederlo.

Tutto questo però, non fa di noi pezzi unici e rari, non fa di noi individui irripetibili, fiocchi di neve belli da vedere, ma solo una canticchiante cacofonia di sottofondo. Un brulicare perpetuo che non riesce a distinguersi. Un fischio ininterrotto e gracchiante di una radio ormai guasta. Nessuna sinfonia nel mare di suoni tutti identici. Solo omologazione senza scopo.

Cose da fare per distinguersi

Ecco cosa voglio fare, allora, per distinguermi: mostrarmi diverso rimanendo me stesso. Niente originalità per il sottoscritto. Nessun tentativo di mostrarmi diverso a ogni costo né alcuno sforzo nel tentativo di provocare stupore per stupire. Sono quello che sono, come mi hanno fatto e come sono diventato e, in fondo, mi va bene così. Se devo assomigliare a qualcuno, allora è a me stesso che voglio somigliare.

E voi, a chi somigliate voi?

Aspettate un attimo

Lo so, arrivati a questo punto pensavate d’esservi tolti il dente, tutti in fila pronti a digitare distrattamente i vostri commenti. Vi sbagliavate. Guardatevi intorno, perché la sala operatoria è ancora allestita e la poltrona reclinabile su cui poggiate il deretano non è ancora sgombra. Le luci sono accese ed è ora di guardare un po’ meglio oltre la superficie.

Se tocco il dente dolente vi fa male? Perché dovrebbe? Davvero credete in tutto quel mucchio di balle che vi ho raccontato finora? Io no, non ci credo. Non ci credo perché in questo ultimo anno ho conosciuto voi: esseri unici e irripetibili, fiocchi di neve magari non belli da vedere, ma da leggere sì.

Certo, un po’ vi somigliate, ma non dipende da voi. Dipende da ciò che vi circonda. Spegnete la televisione. Smettete d’ascoltare i guru. E guardatevi negli occhi. Riconoscerete individui distinguibilissimi, basta scavare e prendersi il tempo necessario per conoscere.

Io vi ringrazio per aver concesso a me questo tempo. Non siete andati oltre. Non avete puntato con il mouse sulla x in alto a destra. Vi siete fermati a leggere e l’avete fatto giorno dopo giorno.

Sentiti ringraziamenti

È quasi Natale. Questo in genere mi rende più scontroso, ma quest’anno voglio distinguermi dal me stesso di sempre. Nel farlo, voglio ringraziare tutti i miei lettori. Quelli che commentano e quelli che leggono silenziosi. Vorrei potervi conoscere tutti e meglio, perché sono sicuro che ognuno di voi è una bella storia da ascoltare. Succederà. Magari non oggi, non nel 2014, ma accadrà.

Grazie.

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Note

  1. Riferimento a “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” di Enrico Brizzi, 1994 – Baldini & Castoldi.

19 Comments on “La canticchiante merda del mondo”

  1. Ogni essere umano è unico ed irripetibile.
    Perché decide di omologarsi?
    L’ho spiegato ieri: nella zona di comfort si sta tante bene….
    La scrittura però regala la possibilità di esprimere se stessi, senza sé e senza ma. è per questo motivo che non la mollerò mai.
    Grazie a te, Salvatore. Sono sicura che questo sarà l’inizio di una bellissima e proficua collaborazione.

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  2. Mah, Salvatore che ti devo dire… Se dico che son d’accordo mi omologo e mi castro da solo. Se non son d’accordo faccio la figura da cippa per passare originale. Se sto zitto faccio la mummia assieme alle altre mummie… Non c’è scampo. Ahah
    😉

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      • Quello è il minimo. Ma non sempre la verità è un buon vangelo.

        Ma più che dire quello che si pensa, io credo che il punto sia il pensare differente. Cioè andare oltre quello che ci è stato detto, insegnato, quello che si sa. Non accontentarsi della soluzione più semplice. Mettere in discussione i dogmi ai quali ci si affida a occhi chiusi.

        Ad esempio, per restare nell’ambito della scrittura, oggi, tutti, dai guru, a chi guru non è, ripete come un mantra che per emergere come scrittore occorre avere un blog.

        Credo che sia una grossa fesseria questa. Però andarlo a dire a chi lo predica ciecamente, oltre che un’azione stupida, ritengo che non serva. (Spero che tu non sia tra i più accaniti fautori del blog come mezzo per emergere) Gulp!
        Il punto è che un blog come il tuo, come quello di Daniele, di Lisa e di tanti altri, sono belli perché vi esprimete con passione, per il desiderio di comunicare.
        Ma il blog non è la discriminante per emergere come scrittore. Ho letto del tuo articolo precedente della tizia che è emersa con un blog stracciando ogni record di vendite.

        Ma quel caso non conta. Come non conta qualche piccolo caso anche in Italia. Chi riesce è una percentuale così esigua, che rientra nel computo delle esternalità. Anche un giornalista, o uno che ha l’account Facebook può riuscire, o il medico sotto casa. Può capitare a chiunque di fare il botto. Ma dire che tutti gli aspiranti scrittori devono aprirsi un blog, un account Facebook o fare il medico è stupido.

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        • No, io non ho dogmi preconcetti e la ragione d’esistere del mio blog l’ho già espressa tante volte; vale sempre la pena ripeterla però. A me il blog piace, perché dico quello che penso nel modo in cui lo penso e mi offre il vantaggio di conoscere persone con cui comunicare, sugli stessi interessi, anche se con punti di vista differenti. A me piace quando un mio lettore, nel commento, afferma il contrario di quanto vado dicendo io nel post. Certo, deve ragionarci e, possibilmente, argomentare, ma mi piace. Lo accetto. Forse posso addirittura imparare qualcosa di nuovo, anche solo un punto di vista differente che apra nuove vie.
          Sull’uso del blog come strumento di marketing, penso che possa essere uno strumento valido soprattutto per chi di lettori ne ha già, cioè per chi è già conosciuto come scrittore. Certo, si corrono altri rischi, perché ci si espone, ma può valerne la pena. Al mio livello, invece, non credo di aver guadagnato poi così tanti lettori per i miei futuri romanzi. Però ho conosciuto persone validissime, con cui ho condiviso idee. A me basta. Almeno, per il momento. 🙂

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          • Infatti, apprezzo molto il tuo blog.
            Hai una tua voce che si distingue da tanti altri. Riesci a strutturare post che a volte sorprendono, spiazzano e ti fanno riflettere.
            Tra l’altro hai un modo di infiammarti che riconosco, in quanto siciliano. Certo, tu sei diventato nordista. Ma credo proprio che hai fatto bene.
            😉

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  3. Sono cresciuta senza mai trovare qualcuno che mi somigliasse. Ne soffrivo, mi chiedevo se fosse normale sentirsi così. Tutti mi chiamavano “psycho”, e non ero certa che fosse perché studiavo psicologia.
    Poi, viaggiando, ho iniziato a godere della mia unicità, attiravo la gente come una cacca le mosche, tutti volevano essere me, fare come me, imparare da me, passare la notte con me.
    In Asia ho conosciuto Susan, una ragazza americana, bionda e bassina, e abbiamo deciso di viaggiare insieme. Nessuno, NESSUNO, ci distingueva. Per un vietnamita una ragazza caucasica è una ragazza caucasica, con gli stereotipi, i difetti e i soldi di una ragazza caucasica. Mi sarei offesa, ma la verità è che quando la mia amica giapponese Yuki mi presentava le sue amiche a me sembrava sempre di averle già conosciute. E dopo averci parlato per un po’, mi convincevo ancora di più di averle già conosciute. E invece no. Erano semplicemente mingherline more con gli occhi a mandorla che si presentavano secondo il rito della loro cultura

    Oggi, come ieri, non assomiglio a nessuno, ma arrossisco quando un’amica mi dice “non conosco nessuno come te”.
    La mia conclusione è che, seppur tutti uguali, diventiamo unici e speciali attraverso gli occhi di chi ci ama.

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    • Molto bello questo commento. Anch’io mi sono sentito diverso e anch’io ne ho sofferto. Poi ho smesso di guardare me stesso e ho iniziato a guardare gli altri. Allora sono successe due cose: ho iniziato a scrivere; ho smesso di commiserarmi. Io mi piaccio di più, mi amo da solo… ma amo anche gli altri, altrimenti non scriverei di loro. Certo, se poi ci soffermiamo ad analizzare il perché tutti i miei personaggi finiscono morti in modo plateale o imbarazzante… 😛

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  4. Io penso che ognuno sia consapevole della propria unicità e della propria solitudine. Ci si vuole distinguere, sì, ma fino a un certo punto, l’importante è sentirsi comunque parte di un gruppo. I genitori dei miei alunni di cosa sono preoccupati? Che il figlio “sia come gli altri”. Lo vogliono nella norma, nella media, come se il sentirsi uguale agli altri gli potesse risparmiare chissà quale sofferenza.
    Non credo che sia una caratteristica dei nostri tempi. Penso che da sempre la personalità dell’uomo si costruisca nell’oscillazione tra: sono unico (sono solo!)/sono come gli altri (e mi confondo tra essi!).
    Il blog, la scrittura, sono il nostro modo di cercare un equilibrio, per sentirci abbastanza unici da essere consapevoli di avere una personalità ben definita, e sentirci abbastanza appartenenti a un gruppo (coloro che scrivono/leggono) da non sentirci isolati.

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    • Lo scrittore, per definizione, è un individuo unico che dice cose condivisibili. Non nel senso di cercare la ragione a tutti i costi; nel senso, semmai, di cercare quelle linee sottili che collegano l’umanità a livelli così intimi da non essere visibili a tutti.
      Certo, i genitori sperano che il figlio sia normale. Prova a chiedergli, se ti capita, cosa sia la normalità però. Io sono normale, ad esempio, eppure diverso. o.O’
      Un dannatissimo serpente che si morde la coda, ecco cos’è la normalità. 😛

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  5. Non ho intenzione di tatuarmi, forarmi, bruciarmi, dilatarmi, iniettarmi botox, gonfiarmi i muscoli o il seno (…) e le chiappe. Ma ho un blog 🙂

    Ho capito che vuoi dire. Ho iniziato a frequentare meno i vari social perché non ci trovo più nulla di interessante e anche perché mi sembrano tutti uguali.

    Penso che dobbiamo solo essere noi stessi, non ci guadagniamo niente a essere come gli altri.

    Anche a me il Natale rende scontroso e ancora più nervoso del solito, ma ho deciso di restare me stesso comunque 😀

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  6. Grazie di cuore e auguri! Le festività mi portano tristezza e ansia… Chissà quando il Natale non è stato più gioia?
    L’omologazione porta a un lento e inesorabile appiattimento culturale e sociale, ma noi creativi possiamo fare la differenza. Anche se questo potrebbe alienarci.

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