Come fare una scaletta per il tuo romanzo


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…quando scrivere è ispirazione e metodo assieme

Ho sempre scritto di getto e prediligo questo all’estrema razionalizzazione di una storia. Ci sono scrittori che fanno scalette concettuali anche dei singoli paragrafi; non io. La scrittura per me è un atto di supremazia creativa, un’esplosione di idee, un fiume di parole che si riversa dalla mente allo schermo. Dopo sette manoscritti abbandonati però, ho capito che un simile criterio può andare bene per una scrittura breve o estemporanea (come un racconto, ad esempio, o una singola scena). Non è, invece, ottimale per scrivere un intero romanzo. Il romanzo è un progetto lungo, va curato bene.

A causa dei miei errori e fallimenti, o grazie a essi, ho elaborato un sistema di lavoro, uno schema, che sto tuttora adoperando per il mio attuale progetto. Quello ambientato in America, ricordate? Bene, ve ne voglio svelare i segreti, poiché l’argomento di questo post è: la scaletta.

Un lavoro progettato bene

In un altro post parlerò di come suddivido in fasi il lavoro di scrittura. Per il momento basti dire che parto inizialmente da un’idea a cui fa seguito un ragionamento. Questo è puramente mentale ed è volto, da un lato, a metabolizzare l’idea stessa, dall’altro, a stabilire approfondimenti mentali. Quando ritengo di aver sviluppato a sufficienza l’idea, se nel frattempo non mi è venuta a noia, stendo una prima scaletta.

In questa fase la scaletta è un abbozzo molto striminzito che segue pedissequamente lo schema proposto da Vogler nel suo saggio: Il viaggio dell’eroe. Mi serve più che altro per individuare i punti fondamentali della storia, come ad esempio il richiamo dell’eroe, il varco della prima soglia, la scena culmine del conflitto…

A questo punto scrivo di getto una prima scena. Lo faccio seguendo unicamente l’ispirazione del momento. Questo test serve a individuare lo stile e il taglio con cui voglio narrare la storia. Se non riesco a scriverla – può accadere – significa che c’è qualcosa che non va. Può essere che la storia non mi ispiri come pensavo oppure che non ho riflettuto abbastanza sull’idea o, ancora, che non ho maturato sufficientemente il concetto che voglio esprimere. Se è così, mi fermo e torno indietro, oppure cambio storia.

Se la stesura di getto, invece, dà vita a un buon risultato, allora sono pronto a proseguire. Sono pronto a scrivere la storia. Ed è proprio in questa fase che mi sono sempre fregato, perché nelle precedenti occasioni procedevo a stendere il romanzo arenandomi più o meno a metà stesura. Succedeva perché non avevo altri riferimenti che non fossero frutto dell’ispirazione momentanea. Memore di questo, mi fermo e, anziché scrivere, raccolgo tutto il materiale che mi servirà successivamente.

Quale materiale è utile alla stesura di un romanzo?

Dipende molto da quale libro si sta scrivendo. Nel mio caso ho letto due saggi specifici su quello che è l’argomento chiave del romanzo (non sono ancora pronto a svelarvelo), quindi ho letto un paio di romanzi che rientrano più o meno nello stesso genere. Cerco di non leggere romanzi “identici”, ammesso che ne esistano, perché non voglio venirne influenzato. Tuttavia, se è di un genere che si sta parlando, di romanzi che possono aiutare a capire quali siano i punti di forza del genere stesso ce ne sono e vanno letti.

Contemporaneamente, per non perdere tempo, ho stilato delle schede personaggio, individuando quelli che saranno i principali personaggi della storia: il protagonista, l’antagonista, il mentore, la spalla… Parlerò delle schede personaggio in un altro post, probabilmente, basti dire tuttavia che mi sono reso conto di non riuscire a fare schede troppo approfondite. Il personaggio va conosciuto poco alla volta, man mano che la narrazione procede. Fa parte di tutta quella porzione di storia che non deve essere preparata, ma affidata all’istinto creativo. Ci torneremo.

Quindi ho lavorato molto sull’ambientazione, conscio che è la parte più criticabile del romanzo, e su questa ho scritto ben nove pagine di approfondimento. Ho anche letto un saggio specifico, un libro di viaggi, e diversi blog ambientati esattamente dov’è ambientata la storia. Insomma, ho raccolto tutto il materiale che ho potuto. Stessa cosa per il contesto storico. Il quando dev’essere deciso con cura.

Tra il materiale preparatorio, ho inserito anche diverse mappe reali della zona, studiate con cura, e l’osservazione di diversi video su youtube. Ho scoperto che c’è un sacco di gente che si diverte a girare in macchina per la propria città filmando gli spostamenti. Questi filmati sono utili per farsi un’idea dell’ambiente e raccogliere delle sensazioni. Sensazioni che poi verranno rielaborate in fase creativa. Infine, amo scaricare da internet immagini di luoghi o persone che possono essermi d’ispirazione per le descrizioni.

La scaletta

A questo punto mi sento pronto. Ho tutto. Ho una storia su cui ho riflettuto quanto basta, sviscerandola a dovere. Ho tutto il materiale a supporto. Ho deciso quali sono e chi sono i personaggi principali. Ho l’ambientazione (il dove) e il contesto storico (il quando). Ho perfino lo stile e il taglio della narrazione. Cosa manca? Una scaletta più dettagliata rispetto al viaggio di Vogler.

Mi sono reso conto, a forza di fallire, che non avere affatto una scaletta o seguire unicamente il viaggio di Vogler sono entrambi metodi insufficienti. Almeno, per me. A questo punto della preparazione ciò che mi serve è una scaletta dettagliata. Ma cos’è una scaletta dettagliata?

Probabilmente dipende dai gusti o dalle abitudini. Ogni scrittore avrà la propria personale variazione in merito. Nel mio caso, una scaletta dettagliata è una sorta di riassunto delle singole scene. Non sto parlando di una traccia della storia, quella la faccio a seguito della riflessione e spesso arrivati a questo punto viene rimaneggiata totalmente. Parlo invece di dividere la storia in una serie di scene – questo è in fondo una storia, scene collegate tra loro – e di ognuna ne faccio un riassunto striminzito e abbozzato.

Lo scrivo già con lo stesso stile che userò in fase narrativa, per facilitarmi, inserendo delle frasi e dei concetti che mi saranno d’ispirazione nella stesura. Il punto è che la scaletta non è altro che un “raccontare a un amico” il romanzo scena per scena, riassumendolo. Se volete è una sorta di prima bozza poco curata e molto schematica. Partendo da questa mi sarà poi più facile scrivere di getto la prima vera stesura e, soprattutto, farlo in tempi rapidi.

Conclusioni

Questo è il metodo che ho seguito finora e devo dire d’essermi trovato bene. È adeguato alle mie caratteristiche, alla mia indole, alle mie esigenze. Non è detto che possa andare bene anche per voi. Voi, piuttosto, avete un metodo? Come fate una scaletta?

22 Comments on “Come fare una scaletta per il tuo romanzo”

  1. Io ho sempre fatto una scaletta generica prima della stesura ed una dettagliata dopo aver iniziato a scrivere. In poche parole, ho deciso i punti chiave del viaggio dell’eroe (A e B) riservandomi di definire strada facendo come arrivare dall’uno all’altro. All’inizio di ogni “atto” decido come procedere.

    Devo ammettere che questo metodo mi ha sempre aiutato a creare un giusto compromesso fra libertà e disciplina, fra creatività e rigore: so dove indirizzarmi ma mi lascio ampli margini di movimento. Penso sia consono al mio carattere.

    Tuttavia, circa un mese fa, è successa una cosa che tu già sai, ma che riassumo per gli altri: un’intuizione in seguito ad un paio di conversazioni particolarmente costruttive mi ha suggerito una chiave di lettura diversa e sicuramente più efficace, ma che mi impone dei cambiamenti alla storia.

    è nato il titolo (che non avevo ancora scelto) ed una quasi ovvia suddivisione in quattro parti. Scalettando la prima, mi sono trovata a trattarla come un’unità narrativa a se stante. Questo mi aiuta a capire in che modo indirizzare il personaggio principale. Dopo tutto, è difficile fare in modo che abbia un obiettivo e lo mantenga per quindici anni: o è un fanatico o un fallito, e lui non è né l’una né l’altra cosa.
    Per questo motivo, ogni sezione ha un obiettivo principale diverso mentre l’unico scopo “esistenziale” (profondo ed irraggiungibile) accompagnerà Nico per tutta la durata della storia. Mi piace questa impostazione e mi sento molto ottimista. Ho razionalizzato e semplificato il mio lavoro. Prima avevo tanta di quella carne al fuoco che non sapevo proprio come muovermi…

    Le schede dei personaggi, invece… quelle sì, sono precisissime. Protagonista e comprimari hanno circa cinque pagine a testa. Ho bisogno di sapere tutto di loro, anche se questa definizione non può diventare un vincolo. Bisogna essere aperti a nuove idee, ma avere il buon senso di aggiornare subito la scheda per fare in modo che la personalità rimanga coerente.
    Ora, però, probabilmente ci saranno dei cambiamenti anche in questo ambito. I personaggi principali (quattro) sono intoccabili. Altri li sto mettendo sotto esame. Del resto è normale: cambiata la chiave di lettura, cambia anche il casting. Come per l’ambientazione, anche i personaggi devono essere scelti con lo scopo di valorizzare al massimo la storia.

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  2. Io faccio la scaletta o la sinossi prima di cominciare a scrivere. Scaletta per punti se scrivo a mano (così scrivo meno), riassunto discorsivo se uso il computer. Mi documento, ovviamente, prima e durante la stesura, se serve prendo le mappe necessarie (non sempre ambiento la storia nel presente e questo punto può prendere un po’ di tempo).
    Prima di iniziare una storia lunga di solito prendo confidenza con personaggi, ambientazione e stile con uno o più racconti autoconclusivi. Se posso li invio a dei concorsi per avere anche un riscontro (per quanto parziale).
    Non faccio invece schede dei personaggi. Quando arrivo a scrivere una storia lunga i personaggi sono come i miei migliori amici. Stanno campeggiando nel mio salotto. Non mi serve schedarli: posso chiedere direttamente quello che voglio sapere!

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    • Bella l’idea dei racconti autoconclusivi tratti dal romanzo. Devo provarci anch’io, ma per non perdere tempo con la stesura del romanzo (che finora è la cosa più difficile con cui mi sono confrontato), preferisco posticiparne la scrittura alla conclusione almeno della prima bozza… 😛

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  3. Scrivere un racconto come costola di un romanzo, o viceversa, è una pratica intelligente e interessante. Di fatto molto scrittori hanno sviluppato nel tempo romanzi a partire da racconti, ma racconti a partire da romanzi, è la prima volta che lo sento. Originale ed economico.

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      • In realtà ce ne sono molti. In Italia il racconto non vende molto, quindi queste operazioni, più comuni all’estero, non sempre giungono da noi. Ricordo almeno un paio di antologie fantasy fatte con racconti “costole” di romanzi famosi, oltre a numerosi racconti “costole” di romanzi che mi sono piaciuti e che, sapendo che esistevano, sono andata a cercarmi.

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        • Una di quelle antologie di cui parli l’avevo letta anch’io parecchi anni fa e aveva come scopo quello di spingerti ad acquistare qualcuno dei libri che ne venivano promozionati. Era un’idea valida, secondo me. Non c’è bisogno di dire che tutti i romanzi (e quindi i racconti) erano scritti da autori stranieri.

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  4. Ciao, mi sembra che te ne avevo già parlato da qualche parte.
    Fino a un quarto del romanzo o metà preferisco arrivarci a naso, magari scrivendo due righe sul capitolo successivo, in modo da sapere già dicosa parlerò e non ritrovarmi in ansia (questo metodo è valido solo per il primo della trilogia, gli altri partirò probabilmente con gli archi narrativi).
    Una volta arrivata a metà storia scrivo su un foglio tutti gli archi narrativi aperti dei vari personaggi e vado a scrivere in modo secco cosa accadrà e come si chiudono.
    Su un altro foglio invece i titoli dei capitoli finali e tra parentesi i personaggi che si vedranno) Tutto questo non è mai un dogma, ma se la storia lo vuole posso variare in corso d’opera.
    L’unico punto che non cambierà mai è il finale. So già che accade, io devo raccontare il viaggio e far mutare i personaggi, farli crescere.
    Man mano che la storia prosegue cancello i pezzi degli archi narrativi realizzati e fissati.

    Il mio materiale, invece è una serie di riflessioni, sociali, politiche, faunistiche del mondo che ho creato. Abitudini, modi di dire cose che potrebbero aiutarmi a rendere vivo il mio mondo (ci ho impiegato circa 2 anni a scrivere 4 pagine di testo, compresi i personaggi raggruppati per libro.) Quando si dice la velocità è?

    Quindi tirando due somme 2 anni di progettazione, il romanzo l’ho iniziato agosto 2013… 3 anni e qualche mese XD se non mi sono stufata fino a ora… devo dire che la storia può funzionare, almeno per me U_U

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  5. Anch’io so sempre come finisce la storia che creo, e anche come inizia a dir la verità. Invece è lo svolgimento che mi crea qualche problema e merita una certa cura; diciamo una progettazione, appunto. Gli archi narrativi sono un’idea interessante. Me ne avevi già parlato, confermo. Dovresti scriverci un post. 😉

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  6. Ciao Salvatore, sono venuta a trovarti nel tuo blog ed ho subito trovato interessante questo argomento. (Ti comunico che leggerò anche il tuo racconto e ti dirò l’impressione che mi ha fatto da “occhio terzo”).
    Sono d’accordo sull’ispirazione che motiva una scrittura di getto e sono anche d’accordo sul fatto che ciò sia più facile per un racconto che quando si ha in mente un romanzo.
    Quando ho scritto il mio, il filo conduttore era lo scopo che volevo raggiungere, cioè stupire il lettore con rivelazioni e colpi di scena, così ho costruito la storia su queste basi. La cosa complicata è stata mantenere una certa coerenza fra i capitoli e spesso mi sono trovata ad avere detto cose negate poi in seguito. E lì a leggere e rileggere, tornare indietro, modificare… Scrivere un romanzo- lo avrai notato- non è per niente una passeggiata di salute! Ahimè non sono brava a fare scalette e quando ci ho provato le rivedevo puntualmente perché fuoriuscivo dai binari: sono istintiva in questo, vado dove mi porta il cuore! Così ne pensavo una e il giorno dopo la storia aveva preso una strada più interessante. Fondamentalmente, ho un’idea di ciò che voglio raccontare e c’è l’ho chiara, poi i modi per farlo sono invenzioni quotidiane.
    Strano, io così ordinata, quando scrivo sono la maestra del disordine! 🙂

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    • Ciao Marina, benvenuta nel mio blog. Grazie per la visita e aspetto con piacere il tuo commento sul racconto.
      No, scrivere un romanzo non è affatto facile. Dipende dalle dimensioni del progetto soprattutto. Ho grande ammirazione per quegli scrittori che proseguono imperturbati per 800 pagine. Non ho idea di come facciano, ma li ammiro. Il mio modo di risolvere il problema è – come avrai letto – mettere la fretta (di concludere) da parte, lasciare l’ispirazione a cuocere, e dedicarmi alla programmazione per tutto il tempo che ritengo utile.
      A questo punto del romanzo sto facendo la scaletta dettagliata e, come dicevo, mi sto trovando bene. Forse ho trovato il mio metodo… vedremo.

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  8. Quindi alla fine anche tu hai iniziato a fare la scaletta per le storie 🙂
    Io penso che ogni scaletta sia in funzione della storia: più è complessa la storia, più la scaletta deve essere dettagliata.

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  9. Ciao a tutti. Sono nuovo e non ho avevo mai letto bolg del genere, ma sono contento di averlo fatto. Io mi trovo perennemente in difficoltà nel srilare slatette o mappe. Finora ho sempre scritto racconti ma mi sono accorto che certe idee non risco più a trattenerle in una o due pagine. Quando scrivo io seguo il cuore e mi appunto solo alcune parole chiave della trama, poi lascio marinare nella testa e attendo che il mio cervello macini. Mi trovo molto in difficoltà se devo buttare giù una scaletta della trama perciò scrivo anche semplici frasi che ritengo importanti, poi le unisco, sapendo che dietro ognuna di esse io conosco tutte le vicende collegate.

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