La vita coniugale di uno scrittore


Due Rose e note

…quando l’amore non si abbina alla scrittura

Oggi la mia donna ha lasciato un messaggio sul desktop: “L’amore è un gioco a incastro, devi trovare il pezzo giusto”. Il messaggio è per me e il sottinteso è che lo siamo l’uno per l’altra. Mi sembra quindi arrivato il momento di scrivere un post sulla vita coniugale dello scrittore e la sua influenza nella scrittura.

Questo è un post che volevo scrivere da tempo, ma dato il tema delicato l’ho rinviato sempre, fino a oggi. Se è vero che dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, è altrettanto vero che scrivere è un mestiere solitario. Scrivere richiede concentrazione, dedizione e solitudine. Se si ha il terrore di restare soli, come avviene per parecchie persone, questo non è il mestiere giusto.

L’ipotesi da cui parto è che la vita coniugale, per quanto soddisfacente in sé, non faccia bene alla scrittura. Volete sapere se alla fine del post sarò ancora d’accordo con questa affermazione? Bene, non vi resta che leggere fino in fondo allora.

Lo scrivere ideale

In un mondo puramente ideale, la scrittura per me non avrebbe orari, né luoghi. Lascerei che fosse l’istinto, l’ispirazione, a guidare la mia mano. In un mondo ideale scriverei per vivere e non dovrei uscire di casa tutte le mattine per procacciarmi il cibo. Piuttosto mi siederei alla scrivania dando vita a mondi immaginari. In un mondo ideale niente disturberebbe la mia routine e tutto sarebbe in funzione della scrittura. In un mondo ideale…

Noi però non viviamo in un mondo ideale, giusto? Il mondo ideale è quello che creiamo scrivendo. È quello in cui vorremmo vivere e lo facciamo certo, ogni volta che ci caliamo in una delle nostre storie. Qualcuno ha scritto un racconto lungo una volta, non ricordo chi sia l’autore, in cui un gruppo di scrittori si trasferisce in un villaggio isolato. Uno di quelli con le capanne in stile villaggio turistico, sapete? Serviti e riveriti. Con l’unica preoccupazione nell’arco della giornata, giorno dopo giorno, di scrivere.

La domanda è: vorremmo vivere in un mondo così? Avremmo ancora lo stimolo a creare mondi? Lo ammetto, ponendo la questione in questi termini faccio passare il messaggio che solo un grande disagio possa portare a scrivere, isolandosi. Forse è anche vero, ma non solo. Se la scrittura fosse solo questo, sarebbe piuttosto limitata. Si scrive per tante ragioni e ognuno ha le proprie. Io scrivo per:

  1. Essere famoso, il che corrisponde a sentirsi dire bravo, ma da un mucchio di persone diverse;
  2. Per fare soldi, il che sta a indicare quanto sono folle, visto che di scrittura non si campa, ma in un mondo ideale si camperebbe eccome;
  3. Perché mi piace farlo e se vado indietro con la memoria, benché siano state tante le passioni fugaci della mia vita (il paracadutismo, il pugilato, il tennis), questa è l’unica che abbia avuto una sorta di costanza.

Tuttavia, se fossi già ricco, famoso e pienamente soddisfatto vorrei ancora fare lo scrittore?

Come un amore influenza la scrittura

Ogni mattina mi sveglio alle tre, passo le successive quattro ore a scrivere, quindi mi vesto, sveglio la mia donna, facciamo colazione insieme e esco di casa per recarmi in ufficio. Ogni giorno passo dieci fottute ore chiuso in una stanza a vendere sogni. A volte lo faccio direttamente dai clienti, viaggiando per andare a trovarli nei loro uffici.

Ogni sera torno a casa, se non in albergo, bacio la mia donna sull’uscio, preparo una cenetta per entrambi (perché a me piace cucinare), ci scambiamo gesti affettuosi (…credo abbiate capito), e mi butto a letto. Quando sprofondo fra le calde braccia di Morfeo, sono già le nove e mezza di sera (già? Solo, vorrai dire!). Dormo per circa cinque ore prima di tirarmi nuovamente su e ricominciare il ciclo daccapo.

Nei week end va meglio. Mi sono imposto di non scrivere nei fine settimana. L’unica cosa che faccio è scrivere i tre articoli per il blog della settimana successiva e leggere. Leggo anche durante la settimana, ad esempio nella pausa pranzo in ufficio o nella mezz’oretta che precede il mio riposo notturno, ma meno.

In tutto questo, che spazio ha la mia compagna? A parte il bacio di rientro in casa, nessuno. Lei nella mia vita non esiste. Il problema però, è che io esisto per lei. Se non l’avete ancora capito, il senso di questo post non è una lagna sul tempo che potrei dedicare alla scrittura se non avessi una donna, ma il profondo sconforto nel sapere che una compagna ce l’ho e attende silenziosa un mio sguardo o una mia parola distratta. A lei forse basta anche, ma è giusto? Io credo di no. Io credo che se avessi davvero le palle allora dovrei lasciarla libera per dedicarmi totalmente a me stesso, come già faccio, senza vincolare un altra persona al mio stile di vita.

Rinunciare a scrivere

Qualcuno di voi forse lo ha pensato: perché non rinunci alla scrittura e non ti godi la vita? Ho un lavoro, non ho bisogno della scrittura per mantenermi. Quest’anno la mia azienda ha aumentato il proprio fatturato del 16% rispetto all’anno precedente. Un dato confortante visto il periodo. Anzi, quasi miracoloso. Non dico che sia tutto merito mio, ma il mio lavoro lo faccio davvero bene. So vendere, so parlare alle persone. Soprattutto, loro comprano.

Ho una donna. Lei mi adora. Non c’è bisogno che ne dia dimostrazione, basta quanto detto poche righe sopra. Con lei potrei essere felice. Potrei mettere al mondo tanti piccoli me stesso in miniatura e attendere che la vecchiaia trasformi il mio corpo in un simulacro di larva e la mia mente in un guscio vuoto. Potrei… ma non voglio.

Tempo fa mi confrontai su queste cose con mio padre. Mio padre, per me, è Dio. Lo è perché lo merita. Molti hanno un rapporto conflittuale con i propri genitori e io ce l’ho sicuramente con mia madre. Ma con mio padre no, con lui è tutta un’altra storia. Be’ lui mi disse: “Non è giusto legare a te un’altra persona se poi non la degni di attenzioni. Se decidi di stare con qualcuno devi starci, oppure resta solo e pensa a te stesso. Devi fare una scelta”.

Una scelta di vita

Una scelta io ancora non l’ho fatta. Aspetto di vedere come va in un periodo di tempo imposto, ma anche se non dovesse andare come vorrei, se i miei libri (ancora incompiuti) non dovessero venire letti da nessuno, non sono sicuro che abbandonerei il campo. E la mia donna? Forse un giorno si stuferà, ponendo fine al problema per entrambi, o forse non si stuferà mai fino a diventare lei stessa una vecchia acida incartapecorita. Comunque vada, questa è la nostra vita. Ce la siamo scelta e la viviamo così come vorremmo. Altrimenti basterebbe dire: basta.

Per rispondere alla domanda: credo che non ci sia una risposta. Ognuno viva la propria vita come meglio crede. Forse domani sarò un uomo solo, ma per oggi sono ancora quel tizio che si sveglia alle tre di notte, scrive, vende sogni e condivide i pochi secondi che rimango con una donna che meriterebbe altro. Io sono questo. Voi, invece, chi siete?

Post scriptum

Da qualche tempo ha iniziato a scrivere anche lei, la mia donna. Ha un blog – che non linko – che riscuote più successo del mio. Forse in famiglia scrive la persona sbagliata. Di questo non sono invidioso, ma felice. Scarica un sacco di peso dalle mie spalle.

Da quando scrive infatti, si è resa conto di quanto sia difficile farlo. Soprattutto ha capito perché mi isolo. Anche lei adesso si isola per scrivere. La scrittura è mestiere duro, va fatto in solitudine. Come una traversata oceanica. Diversamente da me, lei scrive cinque mila parole a botta, una volta a settimana. Scrive racconti erotici che hanno attirato l’attenzione di un oscuro giornalista siciliano… Se mi stai leggendo, sappi che ti osservo. Una parola sbagliata e chiamo i miei contatti con la mafia. Sono siciliano anch’io.

Che io sia un uomo egoista l’ho sempre detto. Egocentrico, pure. Ma bugiardo, no. Bugiardo non lo sono nemmeno nella vendita ed è questo il segreto del mio successo. Chi parla con me sa che qualunque cosa esca dalla mia bocca (o dalle mie mani) corrisponde a verità. Una verità che può non piacere, ma verità.

La settimana scorsa la mia donna si è fatta tatuare sul braccio questa frase: “Non fare domande se non sei pronto alle risposte”. Lei non è poi così diversa da me. Forse ci incastriamo davvero, nonostante tutto.

27 Comments on “La vita coniugale di uno scrittore”

  1. Il tema della solitudine sarà affrontato “di striscio” nel post di oggi e forse nel dettaglio in uno dei successivi. Oppure viceversa. Dipende dalla mia ispirazione.
    Per quanto riguarda la vita coniugale, io non ho mai risentito della convivenza con il mio compagno, non è mai stata un ostacolo alla mia scrittura. Diversamente, ora che è andato a Milano e lo vedo solo nei weekend, mi trovo a non accendere nemmeno il pc di sabato e di domenica, cosa che prima invece cercavo di fare per almeno un paio di ore al giorno. Questo mi penalizza un po’, perché alla sera sono piuttosto scoppiata e non sempre riesco a scrivere come vorrei. Fortunatamente si tratta soltanto di una fase transitoria. 🙂

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  2. Sono combattuta. La solitudine non mi piace, ma allo stesso tempo la vorrei.
    Purtroppo non posso vivere con il mio compagno e sono sicura che i tempi per la scrittura arriverebbero in maniera naturale, ma invece abito coi miei… e qui ahimé i tempi per la solitudine non ce ne sono. Per fortuna ho una grande capacità di concentrazione per isolarmi, ma quando succede qualcosa, in grado di cambiare il mio umore, la voglia di scrivere sciama come foglie al vento. Apro il file e lo richiudo.
    Devo solo attendere, aspettare e cogliere l’occasione.

    Ps, un’amica conosce un tizio che campa di scrittura, come io ne conosco molti che campano di fumetti… probabilmente è solo una questione di opportunità

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  3. Quando lavori, è ovvio che la tua donna non esista, o almeno come presenza fisica. Quando scrivi e dormi, idem, ma è così per tutti.

    Se la tua passione fosse stata un’altra, non sarebbe cambiato nulla.

    Io non ho nessuna compagna, ora, e neanche la voglio, almeno finché non sarò riuscito a dare una svolta definitiva alla mia vita. Ma se e quando ne avrò una, non so, lei saprà che mi piace scrivere, quella è la mia passione e dovrà accettarla. Altrimenti esistono tantissimi altri uomini in giro che non hanno passioni né passatempi.

    A me piace anche fare trekking e non voglio rinunciarci. Non lo farò per nessuna donna al mondo. Non è giusto rinunciare, ma solo trovare un modo per ottimizzare i propri tempi.

    La tua situazione non è diversa da molti che non hanno hobby, ma hanno un lavoro che li obbliga a uscire di casa alle 6 e rientrare alle 20: è la stessa cosa, i due coniugi si vedranno poco nella settimana e avranno sabato e domenica per stare di più insieme.

    Se la tua donna continua a stare con te, credo che le stia bene così. Altrimenti ti avrebbe lasciato (se legge questo e ti lascia, declino ogni responsabilità).

    Beh, scusa ma adesso siamo tutti curiosi di vedere il suo blog, vero? 😀

    Non è detto che scriva la persona sbagliata, poi, e non c’entra nulla che abbia più successo il suo blog, dipende sempre dal tipo di contenuti.

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  4. Buongiorno a tutti!
    Solitamente non commento i post di Salvatore perché non mi piace espormi, ma in questo caso, parlando di me, non posso esimermi dal farlo.
    La vita di coppia con uno scrittore è davvero complicata! Condivido il pensiero di Daniele nella quale dice che si è fatti così, prendere o lasciare. Il problema sorto con Salvatore è che mi ha messo davanti alla faccia che avrebbe voluto scrivere dopo tre anni di convivenza, tre anni in cui abbiamo lottato per raggiungere un equilibrio degno di chiamarsi tale. Siamo due persone con caratteri molto forti e trovare il giusto incastro è stato davvero difficile (i primi mesi si basavano principalmente su scontri caratteriali). La scrittura ha rimesso in discussione il nostro equilibrio e non vi nego che sia stato difficile ingoiare il rospone che mi è stato gentilmente offerto.
    Sono dell’idea peró, che le passioni debbano essere coltivate. Di vita ce n’è una sola e non esiste al mondo che possa “costringere” una persona a guardarsi indietro un giorno e porsi la domanda “ma se avessi scritto? Come sarebbe stata la mia vita?” .
    A fatica ho accettato la condizione imposta, ma per amore e per rispetto che nutro nei confronti di Salvatore ho cercato, con il suo aiuto ovviamente, di trovare un nuovo equilibrio.
    Per adesso sembra funzionare e nonostante la solitudine che ogni tanto sento, tutto fila liscio!
    Coltiva le tue passioni, ti sarò a fianco.
    Buon proseguimento a tutti!!

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  5. Mi sono identificata parecchio leggendo questo post. Mio marito non scrive e non ha un blog, quindi c’è tutta una parte della mia vita che non condivido con lui. Dopo tanti anni però credo che abbiamo raggiunto un buon equilibrio, in cui ognuno ha i suoi spazi e coltiva i suoi interessi. E’ chiaro che questo richiede dei compromessi, altrimenti la situazione si sbilancia e uno dei due finisce per sentirsi escluso. Credo che avere il sostegno di chi ci sta accanto quando si scrive sia fondamentale, però è anche vero che preferisco conservare questo come uno spazio mio e se anche lui scrivesse mi sentirei a disagio e scatterebbero altri sentimenti.
    Vi auguro di trovare presto un equilibrio, ma dalla risposta di Frediana mi sembra che siate già a buon punto. Tu però, Salvatore, non esagerare, eh?! A noi signore non piace essere messe troppo da parte… 😉

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    • Mi impegnerò a dormire ancora meno… ç.ç

      😉

      P.S. ci sono giorni che mi sento febbricciante per la mancanza di sonno… Ma devo impegnarmi adesso che posso, non si può sapere cosa riservi la vita.

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  6. Bel post Salvatore. Hai scritto un bellissimo racconto. Perché è un racconto questo post, vero? Tutta immaginazione, la tua. Quella cosa che poi ti svegli alle tre di notte per scrivere è credibilissima. Lo fanno tutti i grandi scrittori, hai copiato da loro, immagino.

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  7. Mi ha fatto piacere conoscerti meglio. 🙂 No, non sono d’accordo con tuo padre (Padre?). Non penso che le persone si lascino libere. Lasciamo libero un uccellino dalla gabbia, un riccio che abbiamo tenuto in casa qualche giorno. Comunque qualcuno nei cui confronti ci sentiamo in posizione di potere, per quanto amorevole, non una persona nostra pari. Stare con te è una scelta, non un obbligo. Questo non toglie che sia importante cercare di venire incontro in qualche modo a chi ci sta accanto, né ci esonera dai tanti compromessi necessari a tenere in piedi un rapporto.
    Però sarebbe bello sentirsi completamente liberi per qualche giorno all’anno. Così, per ricordare com’è. Non so se scriverei, ma ho qualche dubbio. Secondo me è solo uno dei soliti miti farlocchi (si capisce o è solo bolognese?).

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    • Si capisce. 🙂 La mia compagna è una donna forte (non potrebbe essere diversamente), sa badare a se stessa e sa cosa è meglio per se e per noi. In fondo il bello di essere uomini è sapere che c’è sempre da qualche parte una donna che si (pre)occupa di entrambi… 😉

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  8. Davvero un bel post, come hanno detto altri, è molto narrativo, quasi un racconto.
    Quando a me, con la scrittura e mio marito, il problema non pare essere che mi isolo. Anzi. Il problema è che il poveretto è costretto a convivere, oltre che con me, con tutti i miei personaggi. Gliene parlo, lo trascino a conferenze che mi servono per documentazione, gli parlo dei libri che leggo per documentazione, alcuni glieli affido proprio (ha istituito una sorta di sindacato dei serial killer dei miei gialli obbligandomi a inserire almeno 4 giorni di pausa tra un omicidio e l’altro). Poi ovviamente legge e commenta.
    È praticamente già santo

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  9. Sto sbavando come il cane di Pavlov.
    Non posso credere di essermi persa questo post, il mio preferito. Per fortuna Grazia ha messo il link sul suo blog e così mi sono potuta godere dieci minuti di gossip succulenti inediti. Non solo ho potuto sbirciare tra le lenzuola di Salvatore, che mai e poi mai mi sarei immaginata potesse trovarsi una compagna (hihihi), ma anche tutti gli altri hanno commentato dicendo dei loro mariti e mogli, e addirittura Daniele ha parlato di sé. Ma che è, il momento confessionale?
    Vi ringrazio tutti, aggiungerò i dati nelle cartelle che tengo coi vostri profili psicologici personali. Quando sarete scrittori famosi io farò i soldi in TV, spiegando le molle che hanno fatto scattare il vostro talento. Per quanto riguarda il padrone di casa, questo commento era più lungo ma l’ho cancellato per rispetto della privacy. Se e quando vorrai sapere cosa penso ti serva per raggiungere il successo, sai dove trovarmi… 🙂

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    • Manchi solo tu allora, Lisa. Prima del segreto del mio successo, svelaci quelli delle tue di lenzuola. 😉

      P.S. In genere mi piace cavarmela da solo, ma mi hai incuriosito troppo con questa tua affermazione. Verrò a farmi un giro dalle tue parti, muoio dalla voglia di ascoltare segreti questa sera.

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      • Eh no, un mago non rivela mai i suoi trucchi! Ti dirò solo che, come casalinga, non mi augurerei al mio peggior nemico. E che il buon Neil e i suoi due predecessori hanno un’unica cosa in comune: la tendenza a definirmi una “spoilt brat” (stronzetta viziata) 🙂

        Se vuoi ti scrivo la mia diagnosi per mail. Poi mi saprai dire se ci ho preso oppure no.

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