Culo grasso


Culo grasso - racconto

Cu-lo grasso! Cu-lo grasso! Cu-lo grasso!

Erano più o meno queste le parole che si sentiva ripetere da sempre, fin da piccola. Le sentiva ancora, anche se di anni ormai ne aveva trenta. Non più però urlate da ragazzini che la rincorrevano nel cortile della scuola o lungo la strada polverosa verso casa. No. Le udiva nella testa, rimbombando contro le pareti del cranio. Le udiva ogni volta che si guardava allo specchio. Le udiva la domenica mattina, giornata dedicata alla pesa, quando saliva su quella dannata bilancia. Le udiva infine, a ogni nuovo dietologo.

Ne cambiava molti in effetti. Lo faceva perché i tanto sospirati risultati tardavano a venire. Non voleva aspettare in eterno per poter sfoggiare in spiaggia un costume a due pezzi o entrare in un negozio di vestiario che non vendesse solo taglie forti. Voleva poter andare al cinema senza sentirsi addosso le solite occhiate, quelle di chi pensa che di biglietti ne avrebbe dovuti acquistare due, anziché uno. Voleva potersi concedere una serata di hamburger e patatine fritte senza sentirsi in colpa come una peccatrice lussuriosa. Soprattutto, desiderava stare bene con se stessa e voleva farlo prima che la vecchiaia lo rendesse inutile.

Con questo stesso spirito entrò nello studio di un nuovo medico. Ne aveva visti così tanti che ormai li distingueva solo dal nome sulla targhetta. Questa si chiamava Elisabetta. Era grassa almeno quanto lei, ma moriva dalla voglia di farla dimagrire.

Se era tanto efficace, la sua cura, perché non la propinava a se stessa? – si chiese osservandola.

La dottoressa, indifferente allo sguardo dubbioso, le fece qualche domanda di routine. L’argomento naturalmente verteva sulle sue abitudini alimentari. Risposte senza riflettere, conoscendo a memoria ogni singola domanda e ogni adeguata risposta; sempre le stesse. Poi venne il momento della bilancia. Odiava quell’aggeggio. Il suo primo ricordo era legato a una lancetta. Adesso, che di anni ne erano passati parecchi da quella prima volta, la sua peggiore nemica sfoggiava un nuovo look: era digitale.

Le virgole tuttavia le diedero la speranza di poter conseguire qualche risultato in più. Quei grammi in meno… Sarebbe bastato un solo grammo al giorno e nel giro di 190 anni avrebbe raggiunto il suo peso forma.

Su un muro dello studio, un cartello colorato esponeva in modo gioioso i pericoli legati all’obesità. Ipertensione, certo. Problemi cardiovascolari, senz’altro. Apnea notturna…

Si poteva davvero morire soffocati nel sonno? – si chiese.

Evidentemente era possibile, lo diceva il cartello. E poi il male numero uno, quello che temeva di più: la depressione (leggi: suicidio). Sentiva sempre una sorta di inquietudine quando le capitava di pensare alla depressione. Forse lo era già, depressa, e non se n’era mai accorta. Il pensiero le fece distogliere gli occhi.

Dopo quel primo incontro ne seguirono altri. I giorni divennero settimane. I risultati però, non arrivarono. Succedeva sempre così. Era un copione già visto. Odiava quelle diete da fame. Si svegliava nel cuore della notte con i crampi allo stomaco. Aveva messo un lucchetto al frigorifero per evitare che un raptus notturno le facesse fagocitare quello che c’era dentro. Tuttavia non aveva avuto il coraggio di nascondere anche la chiave. Così capitava che quando si svegliava la notte e provava a resistere distraendosi con il suo blog, si ritrovasse poi con un cosciotto freddo di pollo in mano.

Il culmine della disperazione arrivò quando una domenica mattina la bilancia segnò due chili in più, anziché in meno. Questo significava una sola cosa: un’altra dietologa silurata. Le dava sempre un piacere perverso licenziare i suoi medici. Era un modo per chiudere una parentesi e aprirne un’altra. Un modo per ricominciare a sperare dopo l’ennesima delusione.

Ma aveva davvero ancora voglia di incontrare un nuovo medico? – si chiese.

In quel momento il suo sguardo cadde su un link. Le era stato postato da un lettore del suo blog, uno dei pochi. Il blog l’aveva chiamato: Culo Grasso. Aveva scelto quel nome per esorcizzarne l’effetto sul suo morale. Forse anche per una sorta di ironia tutta sua.

Ci cliccò sopra e si aprì un sito dedicato a una dieta. Pensando che fosse la solita trovata pubblicitaria fu sul punto di chiudere, ma quando lesse le parole gratuita e efficace fermò la mano. La curiosità, la voglia di riscatto, la speranza di aver trovato una strada facile per perdere peso, la spinsero alla lettura. La prima pagina conduceva a un’altra in cui, secondo la presentazione, veniva svelato il segreto per dimagrire efficacemente e senza sforzo.

Lesse. Mentre leggeva si sentiva già più leggera, se non nel fisico, quantomeno nel morale. Quello che leggeva le piaceva così tanto, le infondeva così tanta fiducia, che lesse per tutta la notte. Mai, neanche per un istante, le venne voglia di alzarsi e aprire il frigorifero.

Continuò a leggere anche il giorno dopo e quello successivo. Appena aveva un attimo di tempo apriva il sito e leggeva. Dopo un paio di settimane, pesandosi più per abitudine che per un vero motivo, trovò la sorpresa più grande di tutte: aveva perso ben sette chili! Certo, nel mucchio non si notavano, ma era un risultato eccezionale. Uno di quelli che meritava di essere festeggiato. Soprattutto, era un risultato che non aveva mai conseguito prima.

Com’era riuscita a perderne così tanti? – si chiese.

Non aveva fatto nulla per meritarlo. Niente esercizi, niente diete castranti, niente sacrifici. Aveva solo letto. In effetti, pensandoci, non ricordava di aver fatto altro per giorni. Aveva letto ininterrottamente.

Passò tutto l’autunno e il successivo inverno a leggere. Lesse, lesse fino allo sfinimento. Le cose da leggere, su quel sito, sembravano non finire mai. In effetti non ricordava mai bene cosa leggesse. Se avesse dovuto raccontarlo a qualcuno non avrebbe davvero saputo che cosa dire. Ma quando leggeva, semplicemente non riusciva a staccarsi dal monitor.

Dopo due mesi aveva finalmente potuto comprare un paio di jeans di due taglie più piccoli del solito. Dopo sei mesi la bilancia le comunicò che aveva perso ben 57 chili. Le virgole a quel punto non avevano più molta importanza.

Alla fine dell’inverno, quando i primi raggi di sole illuminarono una camera disordinata e sudicia, aveva raggiunto il peso di 39 chili. Per molti giorni non era uscita dal proprio appartamento. Per molti giorni non ricordava di aver fatto altro che non fosse leggere. Ogni tanto beveva un sorso d’acqua, certo, ma quando aveva mangiato l’ultima volta? Proprio non lo ricordava.

Adesso faticava a respirare. Faticava ad alzarsi. Faticava a fare qualsiasi cosa che non fosse leggere. Anche per fare quello però, aveva dovuto ingegnarsi. Se ne stava stesa sul letto con il portatile aperto a fianco. E leggeva. Non riusciva a smettere. Aveva tentato naturalmente, ma ogni volta si ritrovava il portatile accesso e la pagina di quel sito aperta, pronta per una nuova immersione.

Il primo giorno di primavera, quando i vicini preoccupati dall’odore chiamarono i vigili del fuoco, questi sfondando la porta trovarono una donna scheletrica stesa sul letto. Il computer lì accanto era ancora accesso. Il volto della donna era sorridente. Uno dei vigili, con la mano opportunamente premuta sul naso, si avvicinò per constatarne la morte. Gli occhi gli scivolarono sul monitor. La curiosità lo fece leggere. La pagina del browser ripeteva all’infinito una sola frase: Sei bella!

Fine

19 Comments on “Culo grasso”

  1. Una storia agghiacciante, che mi ricorda un racconto di 300 parole che scrissi anni fa, anche se la storia era diversa.
    M’è piaciuto, ovviamente anche questo scritto alle 3 di notte 😀

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  2. Oh my Cthulhu! Forse non avrei dovuto leggerlo, visto che anche io ho l’afflizione del culo grasso ^^ E ho anche “licenziato” un paio di nutrizionisti, prima di decidermi a prendere la dieta sul serio. Poffarre & Poffarbacco XD
    Bel racconto, complimenti.
    Con me ha fatto decisamente centro. Per dirne una, all’ennesima dietologa silurata mi è venuto spontaneo pensare: “Cara mia, sei tu che non vuoi dimagrire. Se non ti sta bene come sei, datti da fare!”. Non mi aspettavo che avrebbe fatto quella fine, però. Mi sento un po’ combattuta: da una parte mi dispiace per lei, dall’altra avrei voluto maltrattarla come uno scendiletto .__.

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    • Grazie Sam, sono contento che ti sia piaciuto. 🙂
      Però vorrei attirare la tua attenzione su due elementi del racconto: la dieta “da fame”, che non funziona, e la frase ripetuta all’infinito – “Sei bella!”-, che invece funziona fin troppo. È una possibile interpretazione, no? 😉
      Un’altra possibile interpretazione è quel cartello dalla dietologa che cita tutte le malattie che l’obesità causa. Nonostante queste però, la protagonista pur obesa è viva, mentre quando si imbatte in una dieta che funziona davvero, be’ muore.
      Insomma, mi contraddigo pure nei racconti… -.-‘

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      • Sì, è per questo che mi sento divisa tra il dispiacere per lei e la voglia di scrollarla 😉
        In effetti, il racconto ha suscitato reazioni contrastanti anche a me ^^

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  3. Ma che bello! Sono rimasta attaccata allo schermo dall’inizio alla fine, senza riuscire minimamente e prevedere cosa sarebbe successo. Lo stile è pulito, chiaro, diretto. Il tema trattato è attuale, specifico e ben delineato. Il racconto è fluido e accattivante. L’autore è mitico 😉

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