Dieci regole per scrivere meglio


Dieci comandamenti nella scrittura

Scrivere è un mestiere difficile. Non ci si fa mai veramente il callo. Non importa se si è principianti o scrittori affermati. Non importa se si è alle prime armi o nell’autunno di una carriera prolifica. Scrivere è mestiere duro.

Per farlo al meglio mi sono dato delle regole. Regole che non sempre riesco a seguire, ma quando lo faccio migliorano la mia resa. Scrivere non diventa meno faticoso, ma più proficuo sì.

Sulla base della mia esperienza, delle mie osservazioni, dei miei tentativi e fallimenti, ecco le mie dieci regole per scrivere meglio:

1. Se vuoi scrivere, scrivi! Leggi quando hai tempo.

Se vuoi imparare a nuotare, non stai seduto sul bordo della vasca a guardare farlo agli altri: ti butti e nuoti. Se vuoi imparare a scrivere, allora devi scrivere. Scrivere è una palestra. Farlo tutti i giorni, un allenamento. Leggere è una fonte di informazioni. Leggere è una sorgente di ispirazione. Leggere è rilassante. Leggere è intrigante. Leggere è interessante. Leggere è indispensabile per sapere cosa scrivono gli altri. Leggere è bello, ma se vuoi scrivere: scrivi!

È questo che vuoi fare, giusto? Allora fallo, scrivi. Scrivi dopo aver letto e dopo aver scritto torna a leggere. Continua così finché sarai stanco. Quando sarai stanco, riposa. Non impegnarti in altro, perché non serve al tuo mestiere; scarica le energie, fa perdere tempo e annebbia le idee. Non distrarti, resta focalizzato.

2. Scrivi da solo. Fallo in silenzio.

Ricerca la solitudine. Devi volerla, desiderarla, amarla. Si nasce soli, si scrive soli. Non ci sono altre vie. La compagnia di altre persone deconcentra. Solo la solitudine e il silenzio posso cullare i tuoi pensieri permettendoti di tradurli in parole. La concentrazione è un’amica volubile, non lasciarla andare. Alcuni ascoltano musica, lasciali fare. Tu ascolta il silenzio. Non farti distrarre.

3. Scrivi in solitudine, ma non isolarti. 

Scrivi di gente, conosci gente. Scrivere non significa diventare un eremita. Si scrive nella solitudine della propria stanza, della propria mente, ma si scrive di persone. Per farlo devi conoscerle. Esci quindi. Fallo almeno una volta alla settimana. Incontra altre persone. Sii conviviale. Impara da loro. Ascoltali. Osservali. Parlaci. Poi torna a scrivere.

4. Cerca il tuo ritmo.

Trova il modo giusto di farlo. Scopri dopo quante parole diventi improduttivo. Scopri quali manierismi ti permettono di entrare nel giusto stato mentale. Scopri il momento della giornata in cui sei più fresco e ispirato. Scopri come e quando scrivi al meglio. Cerca il tuo ritmo. Quando lo trovi, non abbandonarlo o lui abbandonerà te.

5. Cerca il tuo stile. 

La tua voce ha un suono. La tua scrittura, pure lei ce l’ha. Trovala. Non copiare quella di un altro. Vuoi fare lo scrittore o l’imitatore? I ventriloqui si allenano su altri palchi. Tu scrivi. Fallo con la tua voce. Fallo con il tuo stile. Quando lo trovi, non mollarlo o lui mollerà te.

6. Non scrivere mai troppo, ma scrivi tutti i giorni.

Cinquecento parole al giorno sono il minimo, duemila il massimo. Tieniti all’interno di questa media e scrivi tutti i giorni. È domenica? Bene, scrivi. È festa? Bene, scrivi. È Pasqua? Bene, scrivi. È Natale? Bene, scrivi! Non scrivere troppo, dopo un po’ diventi improduttivo e quello che scrivi lo scrivi male. Rischi, scrivendo troppo, di uscire fuori tema, di dire cose che non diresti mai. Scrivi il giusto, ma fallo tutti i giorni. Finché non hai finito non esistono pause.

7. Se un giorno ti accorgi di scrivere male, smetti di farlo.

Può succedere, non sei una macchina. Recuperare i pezzi scritti male è difficile e frustrante. Meglio interrompersi e riprendere in seguito. Leggi, piuttosto. Trova di nuovo l’ispirazione. Poi torna a scrivere.

8. Non parlare di scrittura con chi scrive.

Se scrive male: ti confonderà le idee, peggiorandoti. Se parli di scrittura con chi scrive rischi di assumere per imitazione cattive abitudini. Non cattive in senso assoluto, cattive per te. Tu sei tu, scrivi a modo tuo. Lascia perdere gli altri scrittori. Con loro parla di donne, piuttosto.

9. Conosci i tuoi lettori.

Scrivi per loro, quindi stimali. Loro stimeranno te. Impara i gusti delle persone. Scrivi per te stesso, è vero, ma sono loro a leggerti. A volte sono la fonte delle tue storie, altre ti sono di ispirazione. Loro pagano le tue bollette, il tuo affitto, le tue cene. Gli devi qualcosa. Scrivi bene allora, fallo per loro. Non svenderti, ma impara a conoscere i tuoi lettori. Con il tempo diventeranno amici.

10. Diffida degli addetti ai lavori.

Il più delle volte sono incompetenti. Non sanno nulla di scrittura. Spesso non sanno neanche come vendere libri. Non conoscono i gusti delle persone. Non hanno idea del perché un libro abbia successo e un altro no. Non ti possono dare buone idee né validi suggerimenti. Diffida. Quei pochi buoni sapranno guadagnarsi la tua fiducia. Loro lo sanno già.

La condivisione

Il bello di avere un blog è che si condivide con gli altri le proprie idee e osservazioni. Non so se queste regole possono essere utili a voi. Lo sono per me, questo è certo. Fatene ciò che volete. Ignoratele, rigettatele, criticatele o seguitele.

34 Comments on “Dieci regole per scrivere meglio”

  1. D’accordo col punto 3 – e su tutti gli altri più o meno: l’isolamento totale inibisce la comunicazione, che è prerogativa della scrittura.

    Non condivido l’8: io nel blog parlo di scrittura con chi scrive e lo fai anche tu.

    Non sono neanche d’accordo coi limiti sulle parole. Credo di scrivere entro quella media, fra narrativa e articoli, ma non penso che ci debba essere un limite preciso.

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  2. Sul punto numero 6 purtroppo sono ancora indietro. Vorrei poter scrivere ogni giorno, ma ho dei ritmi di vita che non me lo consentono. Ci sono momenti in cui faccio delle full-immersion e scrivo anche per 4 o 5 ore di fila. Ma non mi sento limitata in questo. Anzi: se sono “sul pezzo” ed interrompo perdo la concentrazione. Se scrivo male per la stanchezza pazienza: posso sempre rifarlo, intanto ho una base di partenza.
    Non sono per niente d’accordo sul fatto di non parlare di scrittura con chi scrive. È vero che non lo si possa fare con chiunque, perché se condividi un progetto con la persona sbagliata rischi di compromettere seriamente il tuo lavoro. Ma penso che avere un buon mentore sia il presupposto necessario per creare contenuti di successo, soprattutto quando si è alle prime armi.

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    • Quando ho scritto il punto 8 ho pensato alla ritrosia tipica (manuali di scrittura esclusi) con cui gli scrittori parlano di scrittura, soprattutto con i propri colleghi ma non solo. C’è un aneddoto molto bello su William Faulkner. Si racconta – lui stesso lo fa – che fra gli amici di Faulkner ci fosse Sherwood Anderson, all’epoca un noto e affermato scrittore. Quando Faulkner comunicò all’amico (di bevute) la sua intenzione di diventare a sua volta scrittore, Anderson iniziò a disertare le riunioni con gli amici. Una sera la moglie di Anderson busso alla porta di Faulkner e gli disse che se si impegnava a non parlare mai di scrittura con il marito, lui era disposto a presentarlo al proprio editore. Naturalmente la moglie di Anderson aveva tutto l’interesse a liberarsi del marito che si era tappato in casa da almeno un mese.
      La morale di questa storia è: noi adesso siamo aspiranti scrittori e ci fa un sacco piacere parlare e condividere le nostre opinioni sulla scrittura con altri aspiranti colleghi, ma quando (se) diventeremo dei professionisti della penna sarà ancora così? La storia dice di no. 😉

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      • Mi sembra che Daniele tempo fa avesse pubblicato un articolo relativo alla “concorrenza” fra scrittori, ma non vorrei sbagliarmi. Quando saremo professionisti chissà… al momento il confronto è benefico e produttivo. Se così non fosse, invece di bloggare saremmo tutti a prendere il sole 😀

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  3. Ma quando saremo tutti scrittori ricchi e famosi almeno potremo giocare a poker come Richard Castle con i suoi colleghi?!
    A parte gli scherzi, tranne che per il punto 8, sono abbastanza d’accordo su tutto. A 500 parole al giorno non sempre arrivo, anzi. Però se riesco almeno ad aprire il file del romanzo che sto scrivendo, rileggere qua e là e scrivere qualche riga, mi ritengo soddisfatta lo stesso. L’importante è non perdere la confidenza con la scrittura e i personaggi, secondo me.

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    • Ciao Maria Teresa, benvenuta nel mio blog. Io una partitina a carte, ma va bene anche il cricket, con i miei colleghi scrittori la farei volentieri. Se giochiamo a poker punto a spennare Daniele! 😛
      Scherzi a parte, a me piace tantissimo condividere la mia passione con altri aspiranti scrittori. Non avrei aperto un blog che parla di scrittura altrimenti. Ma quando sarai affermata e famosa tu vorrai ancora parlare di scrittura con me tapino? 🙂

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  4. Il punto 4 mi sembra fondamentale. A cosa serve ostinarsi a scrivere di prima mattina perché tutti dicono che in quel momento si è più creativi, quando si ha un metabolismo che arranca fino alle 10? Ognuno deve sperimentare per capire cosa funziona per lui.
    Il punto 8… non sono d’accordo, è scontato. Da famosa, cosa farei? Non lo so. Sarei più impegnata, meno motivata a stare nella mischia? Continuerei a intrattenermi con i colleghi sui blog, dicendo cose nuove e diverse? Chissà. Di sicuro c’è nella presenza in rete una componente egoistica: fa piacere parlare di scrittura anche perché ci si sente meno soli ritrovando negli altri le nostre stesse difficoltà e si coltivano i contatti con i potenziali lettori. Non credo ci sia da vergognarsi di questo. Sparite le difficoltà, con i progetti che vanno a gonfie vele, queste motivazioni vengono meno. Resta il piacere di condividere e di dare una mano, che non è poco.

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  5. Uno dei più bei decaloghi di cui ho letto, sarei felice di riuscire a fare metà di quel che c’è scritto qui (e non parliamo di volontà. Non rispondere, so già che stai per dirmi che in realtà è quella che conta).
    Aggiungerei anche “non parlare di scrittura con chi non scrive”, il più delle volte ti ascolta a malapena e cambia discorso appena può. Ti dicessero “chissene…” subito risparmieresti almeno il fiato.

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    • Ciao Seme Nero, benvenuto nel mio blog. Ottima osservazione, hai ragione. Non solo, ma è anche meglio che perfino il lettore curioso non sappia fino in fondo come si scriva un libro. Rischia altrimenti di perdere il fascino della lettura. Certe cose è meglio che restino un segreto (di Pulcinella visto il contesto in cui lo dico). 😉

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  6. Pingback: Dipendenza da scrittura | Salvatore Anfuso

  7. Decalogo molto utile 🙂 Anche io non sono d’accordo al punto 8, trovo molto stimolante confrontarmi con persone che scrivono, come Seme Nero non trovo utile parlare della scrittura con persone che non scrivono. Sul silenzio, dipende dai momenti, spesso la musica mi aiuta a collegarmi con le emozioni spingono fuori le parole con più facilità.

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    • Grazie, Isabella. Capisco la voglia di confrontarsi e condividere, soprattutto all’inizio. Ma gli altri non possono darti soluzioni che ti siano utili, perché tu sei tu. E qualche volta i buoni consigli, quelli dati per il bene, fanno solo dei grandi danni. È solo il mio parere… 🙂

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      • Quello che trovo utile nel confronto è che si muovono le idee, stare con persone creative muove la fantasia, crea delle connessioni che sono addormentate e le porta in superficie. Ad esempio, confrontarsi sulle letture che possono aiutare a mettersì più in contatto con se stessi (io penso a McCarthy). Trovare idee per aumentare la suspense di un giallo. Suggerire possibilità di comportamenti per un personaggio loffio. Ognuno ha il suo stile e la sua voce, ma se riempie il foglio di sarebbe di fare, di forse e di probabilmente, prima si chiarisce le idee e prima può trovare il suo stile.
        Però capisco il tuo punto di vista quando sento dire: no, così per me non va bene, io lo scriverei così, e te lo riscrive a modo suo.

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        • Questo piace molto anche a me, altrimenti non avrei un blog. L’unico motivo per cui ho aperto questo spazio, in effetti, è di chiacchierare con perfetti sconosciuti di quello che mi piace di più: scrittura, narrativa, lettura, ecc. 🙂

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  8. Comunque hai ragione, a me non piace essere monotematica e parlare solo di scrittura con gli altri appassionati di carta e penna, mi pare noioso. Io ho bisogno di spaziare argomento, ecco perché a volte ti conduco in un post in tutt’altra argomentazione. Ma è normale. Non ti annoieresti se davanti a te una persona ti parla di un solo argomento per ore? Poi ritorni pure a parlare di scrittura ma nel mezzo si svisa.
    Non sempre voglio sapere se ieri hai scritto, ti potrei anche chiedere : ” Sei andato a vedere il film di Julia Roberts? ” oppure ” Com’è che sei raffreddato? “…. ” Lo sai che ieri sono caduta in sala d’attesa e tutti a guardarmi come se avessi rubato un cesto di mele al fruttivendolo? Che figuraccia e che dolore!”

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    • Più che la noia, io intravedo un pericolo nel parlare di scrittura con altri “scrittori”. Soprattutto quando si è ancora inesperti. Il pericolo è di farsi un’idea sbagliata del mezzo. Ognuno deve scrivere a suo modo, e come lo fai tu potrebbe non andare bene per me. E visto che all’inizio si è molto malleabili…

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  9. È vero. Molto malleabili. I pescecani adorano mordere. Per fortuna non so nuotare, però a volte mi perdo comunque anche stando sulla riva.

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